BIGARI, Vittorio Maria
Figlio di Giacomo, pittore del quale non è nota l'attività, nacque a Bologna nel 1692. Suo biografo principale è lo Zanotti: in un primo tempo si esercitò nell'arte degli stucchi e nella scultura; quindi, divenuto aiutante dello scenografo C. A. Buffagnotti, abbinò all'attività di quadraturista scenografo lo studio della figura.
Nel 1720 il B. lavorò con A. Buttazzoni alla decorazione (che è oggi scomparsa) del coro della chiesa di S. Nicolò a Carpi; due anni dopo dipinse a Rimini il soffitto del coro della chiesa di S. Agostino (due angeli staccati sono nel Museo Comunale di Rimini). Sempre nel 1722 inizia l'attività del B. per i conti Aldrovandi di Bologna: nel palazzo (ora Montanari) di via Galliera, egli esegue, in collaborazione con il quadraturista S. Orlandi, la decorazione del soffitto dello scalone e di una sala con la favola mitologica di Aurora che abbandona il vecchio Titone (altre decorazioni sono posteriori). In seguito al successo riportato da questi lavori, il B. ebbe l'incarico di dipingere nella volta della galleria di palazzo Ranuzzi (attuale palazzo di Giustizia) a Bologna le Allegorie dei Bagni della Porretta, feudo dei conti Ranuzzi, su soggetto del poeta P. I. Martelli e con la collaborazione dell'Orlandi (1724-25; Ravaglia 1925).
In queste opere giovanili, squisitamente rococò, èpresente ancora il ricordo del Crespi degli affreschi di palazzo Pepoli e delle grazie più leggere di G. Dal Sole, con risultati assai simili a quelli dell'elegante e spiritoso F. Monti, che, più anziano del B., indubbiamente deve averlo influenzato. L'ammirazione riscossa con queste opere valse al B. l'ingresso (1727) all'Accademia Clementina.
Sempre nel 1727, insieme con l'Orlandi, il B. fu invitato dai Manfredi a Faenza per decorare i soffitti di tre grandi sale e la galleria del palazzo (ora palazzo comunale) con affreschi monocromi e policromi dedicati al Sole, alle Stelle, alle Rose e ai Fatti della storia romana.
Nello stesso periodo e nella stessa città, secondo lo Zanotti, dipinse (Assunzione) la cappella di casa Bartoli, andata distrutta nella seconda guerra mondiale. Ancora lo Zanotti attribuisce al periodo dopo Faenza la vasta e non felice tempera con Apollo che conduce le virtù al tempio della Gloria in palazzo Aldrovandi a Bologna; un'Immacolata Concezione, oggi nella chiesa di S. Eugenio Papa di Bologna, deve essere ritenuta di questi anni (Volpe), caratterizzati da un gesto rococò più svelto e leggero di quello delle prime opere.
Attorno al 1731 il B. si recò a Milano insieme con l'Orlandi per decorare alcune sale di palazzo Archinti, ora distrutte ad eccezione di un piccolo gabinetto, ove è raffigurato il Tempo che scopre la verità. Essenziale per il B. in questo viaggio l'incontro con il Tiepolo, pure attivo in quel tempo nello stesso palazzo. Probabilmente al ritorno da Milano dipinse la grande tempera con S. Vincenzo Ferreri nella sesta cappella della navata sinistra in S. Petronio. Nella collezione Montanari e nella galleria Davia Bargellini è conservato un gruppo omogeneo di tempere da datarsi tra il 1724 ed il 1733 (due di queste portano, infatti, tali date), realizzate dal B. in collaborazione con l'Orlandi e con il più fantastico e romantico A. Paltronieri detto il Mirandolese. Queste tempere, e l'affermazione dell'Oretti che il B. eseguisse figure nei paesaggi di vari quadraturisti, mostrano come debba essere limitata la attività del B. quadraturista, forse oggi recuperabile solo in alcune tempere della Pinacoteca di Bologna (Mauceri, 1930).
Nel 1734 il B., che nel 1731 e nel 1732 era stato viceprincipe, venne eletto principe della Accademia Clementina (Atti, cc. 86, 95). Dopo il 1732 si può fare iniziare il ciclo di otto tempere della chiesa di S. Domenico di Bologna, raffiguranti "sacri ed illustri fatti intervenuti nella chiesa" (Zanotti, p. 290). Probabilmente attorno al 1735, anno in cui il pittore è assente da Bologna, va collocata la decorazione di alcune sale di palazzo Pellegrini in Verona (sempre con l'Orlandi); anteriore al 1739 è la bellissima pala col Battista della chiesa arcipretale di Minerbio (attr. dello Zanotti).
Dalla fine del 1738 all'agosto 1740 il B. risiedette a Torino, dove decorò alcune sale del palazzo reale (vedi mandati di pagamento in Schede Vesme, p. 139): oggi rimangono solo le raffigurazioni delle Quattro parti del mondo, frescate in monocromo nei peducci del soffito della Sala del Caffè, firmate e datate 1739 (A. Griseri, 1958-59).
Nel 1747 il B. fu rieletto viceprincipe e nel 1748 principe dell'Accademia Clementina (Atti, cc. 136, 141) e negli stessi anni ricevette notevolissimi incarichi, quali la decorazione della volta della seconda cappella nella navata a sinistra di S. Petronio con l'Assunta (con l'Orlandi) e delle volte di due sale del palazzo Albergati di Zola Predosa (1749-50: documenti in Mauceri, 1930, pp. 6-8), affreschi questi ultimi che egli realizzò, ancora con l'Orlandi, in un tocco leggero e luminoso, in una tavolozza caldissima, memore forse degli affreschi del Crosato o del Beaumont, visti a Torino.
Nel 1752 (Galimberti), a Bologna, il B. dipinse monocromi nella cappella dei SS. Sebastiano e Rocco (sono leggibili ora solo quelli della volta); dello stesso periodo è la tempera accademica e rigida con la Visitazione nella sacrestia di S. Maria dei Servi (l'altra con il Battista cisembra di bottega). Nel 1754 riprese i lavori in pal. Aldrovandi, dipingendo gli Avvenimenti illustri della famiglia (la discontinuità tra il bellissimo fregio e i riquadri fa sospettare l'intervento della bottega: tre bozzetti furono esposti alla mostra del 1935; catal., p. 127); l'anno successivo, nella "galleria delle statue", dipinse in monocromo Fatti della storia romana.
Ultimi importanti lavori del B. sono gli affreschi per la cappella maggiore del santuario della Madonna di S. Luca di Bologna (1760) e per le volte di alcune sale del palazzo di Renata di Francia a Ferrara (ora università: Matteucci, p. 130), opere che risultano non tutte di uguale livello (in Ferrara il B. affrescò anche la volta della sala del seminario; v. L. N. Cittadella,Guida del forestiere in Ferrara, Ferrara 1873, p 57). Infatti, a differenza degli altri affreschi, la decorazione del catino del santuario bolognese appare pesante: certo collaborarono con il B. gli allievi, e in particolare il figlio Gaspare. Queste opere della maturità si caratterizzano per gli evidenti modi veneti, per una pennellata più calda ed intensa, in parallelo forse alla conversione tiepolesca dei Gandolfi.
All'opera del B. sono da aggiungere diversi quadri in collezioni private e numerosi disegni ancora non catalogati (Galleria degli Uffizi, Accademia Albertina di Vienna, collezioni private bolognesi).
Nel 1759 il B. venne nuovamente eletto viceprincipe e in seguito, per ben due volte (anni 1767 e 1773), principe della Accademia Clementina (Atti, cc. 241, 74, 184). Morì a Bologna il 17 giugno 1776 e il 21 giugno fu sepolto nella cappella dei SS. Sebastiano e Rocco; la lapide che era posta sulla sua tomba (Galimberti) ricordava le numerose onorificenze da lui avute: pittore di gabinetto dell'arcivescovo di Colonia, membro della Accademia di Parma e di quella di Pietroburgo.
È tutta da studiare l'opera pittorica, spesso confusa, dei figli del B., Gaspare, Angelo e Francesco. Insieme con Nicola Bertuzzi essi furono i suoi veri seguaci.
Gaspare nacque probabilmente nel 1724, come risulta dal necrologio scritto in occasione della sua morte, avvenuta a settantatré anni, a Bologna il 28 ott. 1797 (Atti dell'Acc. Clementina, c. 340). Nello stesso necrologio si dice che egli "fu uno di quegli uomini che sono forniti di talenti ma di naturale flemmatico e tardo così che poco di lui può dirsi" e che fu fatto accademico clementino (1775; Atti, c. 208) "più per i meriti del padre e le sue qualità di carattere che per abilità pittoriche". D'altra parte, sostenne varie cariche all'Accademia (fu anche principe nel 1791) e ne frequentò assiduamente le sedute fino al 1796, anno in cui fu colpito da grave malattia (Atti, c. 287). Dalla stessa fonte si ricava che era buon quadraturista e ornatista e che restaurò "i quadri a olio nella sala da pranzo degli Anziani consoli"(1789, c. 24), che era familiare del march. Paolo Vincenzo Salaroli, che aiutò spesso il padre specie negli ultimi lavori nella Madonna di S. Luca e nella galleria di casa Guidotti (opera perduta: v. Galimberti) e che spesso dipinse le "figurine" nelle prospettive di altri accademici, specialmente di V. Martinelli. Nel 1743 dipinse figure nelle quadrature di Francesco Orlandi nella chiesa di S. Andrea degli Ansaldi a Bologna (ora distrutta) e nel 1768 gli ornati della chiesa di S. Niccolò in via S. Felice (ora in gran parte distrutta).
Angelo, del quale non si conoscono estremi biografici, oltre ad aiutare il padre in varie imprese, eseguì a Bologna affreschi nella volta del presbiterio della chiesa dell'Annunziata (quadrature dello Zanotti), nell'oratorio dello Spirito Santo, nella chiesa di S. Maria de' Foscherari (ora distrutta: vi avrebbe eseguito anche una tela con S. Onofrio). Su disegno del Bianconi avrebbe dipinto le figure della galleria e della scala del palazzo dei Banchi. Compare negli Atti dell'Accademia Clementina nel 1753 (c. 174: tra i concorrenti al premio Fiori), nel 1758 (c. 212: partecipa al premio Marsili Aldrovandi), nel 1759 (c. 236: riceve il premio di prima classe per il disegno di figura), nel 1760 (c. 260: premio di seconda classe per la scultura) e nel 1765 (cc. 13, 20). Nel 1766 venne pagato per un quadro con S. Gaetano eseguito con V. Martinelli per la chiesetta della villa Sampiera" (Zucchini, 1951-53, p. 348); e collaborò alle tempere di una sala a piano terreno di palazzo Hercolani. Il fatto che dopo questa data non se ne abbiano più notizie fa supporre che abbia raggiunto il fratello Francesco in Inghilterra (Bianconi, p. 465).
Francesco appare solo nel 1752 (c. 161) negli Atti dell'Accademia Clementina per aver vinto il primo premio Marsili di architettura; secondo il Bianconi (p. 465), si recò ben presto a Londra, dove era "bravo pittore d'architettura e... dipingeva ne' teatri". Molto probabilmente è Francesco (o Angelo?) quel Bigari "pittore teatrale dell'Imperial Corpo dei Cadetti d'Infanteria" che partecipò all'allestimento di spettacoli teatrali con musiche di Paisiello a Pietroburgo al tempo di Caterina II: L'Idolo chinese da rappresentarsi nel Nuovo Teatro di Scarseo Selo…, 1779; Alcide al bivio, del Metastasio, 1780 (scena con "La reggia del piacere"); Il mondo della luna, del Goldoni, 1783 (scena con "Sala stravagante del Mondo della luna").
Fonti e Bibl.: Il B. e i suoi figli sono citati in tutte le guide di Bologna dalle più antiche alle più recenti. Si veda in particolare: Bologna, Bibl. Com. dell'Archiginnasio, ms. B 104: M. Oretti,Le pitture... nelli palazzi e case... di Bologna,passim; Ibid., ms. B 131: Id.,Notizie de' professori del disegno..., IX, cc. 402-406 per il B.; cc. 428 s. per Gaspare; 423 s. per Angelo; Bologna, Acc. di Belle Arti,Atti dell'Acc. Clementina, ms., per il B., 1740-1776,passim (1776, c. 234: necrologio); per Gaspare, 1775-1796,passim (1797, c. 340: necrologio); G. P. Zanotti,Storia dell'Acc. Clementina, Bologna 1739, II, pp. 285-292 e passim; [C. C. Malvasia],Pitture,scolture ed architetture... di Bologna, Bologna 1792, v. Indice (anche per Angelo e Gaspare); Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 139 s.; G. Bianconi,Guida del forestiere..., Bologna 1820, p. 465 e passim (accenna a un soggiorno del B. a Colonia, del quale non c'è altra notizia); p. 464 per Angelo; G. Ravaglia,Le pitture di V. M. B. nel palazzo di Giustizia di Bologna, in Il Comune di Bologna, XI(1925), pp. 82-88; E. Mauceri, V. M. B., ibid., XVI(1930), pp. 3-8; Id.,Le racc. di antichi disegni nella R. Pinac. di Bologna, in Boll. d'arte, XXV(1931-32), pp. 560-567; R. Longhi-G. Zucchini,Mostra del Settecento bolognese (catal.), Bologna 1935, v. Indice; G. Zucchini,Le tempere della Sampiera, in Atti e Mem. della Deput. di storia patria per le prov. di Romagna, 1951-53, n. 2, pp. 337, 348 (per Angelo); P. Galimberti, V. M. B., tesi di laurea, univ. di Bologna, anno acc. 1955-56; A. Griseri,Precisaz. per il pal. reale di Torino in Boll. Soc. Piem. Arch. e Belle Arti, XII-XIII(1958-59), pp. 142 s.; C. Volpe,Per V. B., in Arte Antica e Moderna, 1962, n. 17, pp. 104 s.; A. M. Matteucci, in Ville del Bolognese, Bologna 1967, pp. 118, 130, 330; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, IV, pp. 19 s. (con ult. bibl.); Encicl. Ital., VI, p. 988; Encicl. dello spettacolo, II, col. 504 (attribuisce erroneamente al B. gli spettacoli in Russia che noi pensiamo siano di Francesco o di Angelo).