Imbriani, Vittorio
Letterato napoletano (1840. 1886), figlio di quel Paolo Emilio (1808-1877) che aveva pubblicato articoli di esegesi dantesca sul " Progresso " e su " Temi italiana "; l'I. ereditò dalla tradizione familiare, durante la sua giovinezza in esilio, il culto delle patrie lettere, in cui D. aveva un posto eminente, ormai consacrato dalla prospettiva nazionale e romantica. Allievo del De Sanctis a Zurigo e suo collaboratore (1863-67) sulle pagine dell' " Italia " e della " Patria ", arricchì la propria cultura a contatto col Romanticismo germanico, ma non seppe acquisire l'equilibrio e la finezza critica del maestro, tendendo piuttosto a quell'espressione polemico-umoresca che, esercitata dopo il '70 nel giornalismo dell'opposizione, alimentò i molti suoi scritti durante l'insegnamento di letteratura italiana e tedesca (poi di estetica) all'università di Napoli.
Benché allevato alla scuola dell'idealismo hegeliano e spaventiano, l'I. nutrì un positivistico culto per il documento, tanto che molti suoi lavori su D., di minuta impostazione biografica, sono corredati da trascrizioni in copia tale da costituire un primo codice diplomatico dantesco. Ma quanto era minuziosa e paziente l'osservanza archivistica, altrettanto era arbitraria e spericolata la congettura con cui l'I. colmava lo spazio vuoto tra le testimonianze, cercando d'inserirle in una cornice storica. Tra le estrose illazioni dell'I. vanno ricordate almeno le due più clamorose, cioè lo spostamento dell'anno di nascita di D. al 1268 (essendo il 1265 dovuto alla sola testimonianza di If I 1 e XV 51, che si possono diversamente interpretare), e l'identificazione della Pietra con Piera di Donato Brunacci, moglie di Francesco Alighieri: di quest'amore sensuale di D. per la cognata sarebbe testimonianza l'episodio di Paolo e Francesca.
Priva di serenità e di misura, la critica fu soprattutto per l'I. una recensio degli errori altrui (famose le sue asprezze polemiche verso il Witte, il Fraticelli, il Giuliani, e specialmente velenose le puntate contro lo Scartazzini); ma spesso le sue pagine sono stimolanti, sia per le mobilissime luci della scrittura, sia per l'intreccio e l'urto di due metodi diversi, che sembrano postulare quell'equilibrio tra documento e ipotesi da cui egli rimase tanto lontano.
Scritti danteschi dell'I.: Che Brunetto Latini non fu maestro di D., Napoli 1873; Quando nacque D.?, ibid. 1879; Che D. probabilissimamente nacque nel MCCLXVIII, ibid. 1880; Sulla rubrica dantesca nel Villani, Bologna 1880; Testamento della suocera di D. nel XVII febbraio MCCCXV, Pomigliano d'Arco 1880; Illustrazioni di V.I. al capitolo dantesco del Centiloquio, Napoli 1880; Il documento carrarese che pruova D. in Padova ai venzette di agosto MCCCVI, Pomigliano d'Arco 1881; Gabriello di D. Allaghiero, s.l. 1881; La pretesa Beatrice figliola di D., in " Giorn. napoletano della Domenica " 26 febbr. 1882; L'esilio di D., ibid.; Sulle canzoni Pietrose di D., Bologna 1882; Documenti su Iacopo di D. Allaghieri pubblicati da F. Fiorentino e V.I., Napoli 1883; Studi danteschi con prefaz. di F. Tocco, Firenze 1891.
Bibl. - G. Doria, prefaz. e nota bibliografica a V.I., Critica d'arte e prose narrative, Bari 1937; B. Croce, Letteratura della Nuova Italia, ibid. 1929², III 179-199; ID., Una famiglia di patrioti ed altri saggi storici e critici, ibid. 1919; L. Russo, F. De Sanctis e la cultura napoletana, ibid. 1943², 143-145; utili cenni in Contini, Rime 148; e in M. Apollonio, D. - Storia della Commedia, Milano 1951, 412.