AZEGLIO, Vittorio Emanuele Taparelli marchese d'
Nacque a Torino il 17 sett. 1816 da Roberto e Costanza Alfieri di Sostegno. A 5 anni seguì il padre, coinvolto nei moti piemontesi del '21 ed esule in Savoia, in Svizzera e, fino al 1826, a Parigi. Laureatosi in giurisprudenza, iniziò il 18 marzo 1838 la carriera diplomatica; compiuto un anno di noviziato presso il ministero degli Esteri, fu nominato nell'agosto 1839 addetto alla legazione di Monaco di Baviera. A metà dicembre dello stesso anno fu trasferito alla sede di Vienna e quindi all'Aja, dove il 28 marzo 1842 fu nominato segretario di legazione di 2ª classe e nella seconda metà dello stesso anno assunse l'interim della legazione. Nell'agosto del '44 divenne segretario di 1ª classe e verso la fine di dicembre, unificate le legazioni di Olanda e di Belgio, passò alla nuova sede di Bruxelles. Gli era stata già comunicata la nomina a consigliere di legazione, quando, il 19 apr. 1847, venne destinato provvisoriamente a Pietroburgo. Con lo scoppio della guerra tra l'Austria e il Piemonte, che condusse alla rottura dei rapporti diplomatici russo-piemontesi, l'A. lasciò la Russia e il 16 maggio 1848 raggiunse l'ambita sede di Londra. Ad eccezione di un incarico che lo portò a Parigi, tra il giugno e l'ottobre del '49, a riprendere la missione iniziata da Gioberti per ottenere l'appoggio della Francia contro le pretese dell'Austria durante i negoziati di pace, l'Inghilterra fu la sua sede definitiva. Nominato il 15 ag. 1850 ministro plenipotenziario, per circa un ventennio rappresentò a Londra il suo paese, nella fase conclusiva del processo di unificazione della penisola italiana e nel susseguente periodo di rafforzamento, di organizzazione, di completamento dell'unità nazionale del nuovo Regno.
Dopo la disastrosa conclusione della guerra del 1848-49, il Piemonte si rivolgeva all'Inghilterra, come alla sua più naturale alleata, per la tutela della nascente libertà, per l'appoggio contro le pretese dell'Austria e, in taluni casi, della Francia (misure contro i fuorusciti politici e la stampa). L'A., che, figlio di Roberto e nipote di Massimo, pur educato alla scuola diplomatica conservatrice del Solaro, aveva seguito con favore, moderato soltanto dalla preoccupazione per gli eccessi della democrazia, il sorgere del regime liberale, divenne convinto interprete dei problemi e delle esigenze piemontesi. Trovò nel governo inglese ampia comprensione: Londra, dopo aver firmato col Piemonte nel 1851 un trattato di commercio, seguiva con simpatia il progressivo sviluppo del regime liberale. L'intesa raggiunse la sua punta massima nel 1854-1856, quando l'Inghilterra, che aveva particolarmente insistito per l'intervento piemontese in Crimea, si fece, durante il congresso di Parigi, fervente paladina della causa italiana, aspra accusatrice di quei governi che, con regimi assolutistici e arretrati, mantenevano nella penisola focolai di agitazione.
Quando si venne, però, accentuando la politica cavouriana di audace iniziativa in campo nazionale, l'opera dell'A. divenne più difficile e complessa. Sostanzialmente pacifista e conservatrice, l'Inghilterra, tesa al mantenimento dello statu quo e alla difesa della pace, premeva energicamente per una politica di moderazione, per una soluzione diplomatica limitata a interne riforme. L'A., seguendo le direttive di Cavour, ormai orientato all'alleanza con la Francia e alla guerra all'Austria, dovette svolgere una azione tendente ad evitare una aperta rottura, a eludere le richieste, a guadagnar tempo, a convincere gli elementi più qualificati della necessità di soluzioni radicali. Ma se l'A. poté trovare orecchio più comprensivo e spirito più benevolo nei liberali Palmerston e Russell che nei conservatori Derby e Malmesbury, se poté contare su un vasto movimento di opinione pubblica, si scontrò sempre con le immutate direttive del governo inglese, legate, al di sopra di ogni impostazione teorica "sentimentale", alla concretezza degli interessi. Fu soltanto quando questi interessi cominciarono a coincidere con quelli italiani, dopo le annessioni dell'Italia centrale e la spedizione dei Mille, che si andò delineando quella evoluzione della politica inglese, in funzione antifrancese, che assicurò, con il fondamentale appoggio dato al principio della accettazione del fatto compiuto e del non-intervento, il trionfo della rivoluzione unitaria italiana. E l'A. fu il primo diplomatico ad essere accreditato come rappresentante del Regno d'Italia.
Pur non essendo dotato di eccezionali qualità, l'A. sapeva dimostrare prudenza, tatto e, all'occorrenza, fermezza: Cavour riteneva che a Londra egli fosse l'unico a potere "si non faire beaucoup de bien, du moins empêcher beaucoup de mal". La sede londinese gli permetteva un'ampia visione della scena europea e del gioco diplomatico delle varie nazioni. Grazie al prestigio del nome, reso popolare dallo zio Massimo, e a quella reputazione di "fashionabilità" che lo stesso Cavour gli riconosceva fin dal '52, l'A. godeva di molte amicizie, era bene accetto nelle migliori case, occupava una posizione privilegiata fra gli altri diplomatici stranieri, una posizione che in definitiva gli permetteva indubbi vantaggi sia per una conoscenza dell'opinione prevalente negli ambienti più qualificati, sia per un tentativo di convincimento e di pressione. Ebbe successo la sua azione tendente a porre le basi di un prestito con la Casa Hambro, ideato da Cavour, e particolarmente utile, per gli aspetti politici della sua missione, risultò l'amicizia con lady Palmerston, con sua figlia e con il marito di questa, lord Shaftesbury, capo del partito ultraprotestante e persona influente su autorevoli organi di stampa.
Morto Cavour, l'A. continuò ad essere apprezzato collaboratore dei suoi successori, ai quali inviò precisi rapporti sull'atteggiamento inglese nei confronti della crisi di Aspromonte, della convenzione di settembre e della guerra contro l'Austria del 1866, osteggiata da Londra, sempre preoccupata della conservazione della pace europea. In realtà, ormai unita e pacificata, l'Italia non rappresentava più un problema fondamentale e prevalente per la diplomazia inglese, preoccupata da altri focolai di agitazione, da altri pericoli di conflitto che si presentavano sulla scena europea. Nel 1868 l'A. ottenne di essere collocato a riposo. Il 15 nov. 1871 venne nominato senatore. Nel 1875 donò al Museo civico di Torino la sua preziosa raccolta d'arte, messa insieme nel corso dei suoi numerosi viaggi. Nel 1883 acquistò a Saluzzo la vecchia casa Cavassa, che donò al Comune perché la trasformasse in Museo. Con lo scopo di soccorrere i bisognosi della provincia di Cuneo, lasciò il suo cospicuo patrimonio a un'opera pia, da lui fondata a Saluzzo e intitolata al suo nome. Morì a Roma il 24 apr. 1890: con lui si estinse la famiglia d'Azeglio.
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio di Stato, Lettere Ministri in generale. Personale diplom. e consol., 1814-1859; Lettere Ministri Gran Bretagna, mazzi 119-126; Copialettere del Ministro piemon. all'inviato sardo a Londra, mazzo 3; Missioni diplomatiche. Legaz. in Russia, cart. 13; Legaz. in Inghilterra,cart. 6a; Arch. E. d'A.,mazzi 3; Carte polit. diverse,cart. 29; Carte Bianchi,serie I, mazzi 1 e 14; serie II, mazzi 1 e 13; Atti riserv. Ministero Esteri,cart. 6 e 7; Torino, Museo del Risorg., Lettere dell'A.(cart. 87, 97, 156) e all'A (cart. 66, 88, 95, 155-156, 158, 162-163, 165-168, 171); Roma, Archivio stor. del Ministero Affari Esteri, Legaz. sarda all'Aja,busta 6; Legaz. sarda a Parigi, busta 16; Legaz. sarda in Londra, cart.LXIX-LXXX, LXXXII-LXXXIX; Scritture della Segreteria di Stato degli Affari Esteri del Regno di Sardegna, serie Gabinetto particolare e Direz. Gener. delle Provincie italiane, Vertenza col Governo napol. per la cattura del piroscafo "Cagliari",busta 1; Documenti vari (1815-61),busta 2; Istruz. per missioni all'estero (1816-1861),busta 1 (Francia); Serie Divisione delle Legaz. e Divisione Consol., Rapporti di legaz. sarde all'estero,1 busta (264); Torino, Biblioteca civica, Sezione Autografi, Lettere di personaggi vari all'A.,cart. 61; Oxford, Bodlejan Library, mazzi 20, 39, 55; Saluzzo, Opera Pia Taparelli d'A., Carteggio privato del M.se E. d'A.,cart. 11. N. Bianchi, Storia document. della diplom. europea in Italia, Torino 1865-72, V-VIII, passim;Id., Lettere ined. di Massimo d'A. al M.se E. d'A.,Torino 1883, passim;Id., La polit. di Massimo d'A. dal 1848 al 1859,Torino 1884, passim;E. d'Azeglio, Une famille piémontaise au moment de s'éteindre, Turin 1884; Constance d'Azeglio née Alfieri, Souvenirs historiques, tirés de sa correspondance...,Torino 1884, passim (v. ora la trad. Il giornale degli anni memorabili,a cura di M. Schettini, Milano 1960); N. Bianchi, La polit. du comte de Cavour de 1852 à 1861, Turin 1885, passim;E. Borbonese, Gli ultimi d'A.,Saluzzo 1891; L. C. Bollea, Due note ined. del march. E. d'A.,in Miscell. di studi storici in onore di A. Manno, Torino 1912, pp. 223-234; M. degli Alberti, La politica estera del Piemonte sotto Carlo Alberto…,I-III,Torino 1913-1919, v. Indice;L. C. Bollea, Una "Silloge" di lettere del Risorgimento,Torino 1919, v. Indice; A. Colombo, Carteggi e documenti diplomatici inediti di E. d'A.(1831-1854),I-II,Torino 1920, v. Indice;Id., Leopoldo I del Belgio attraverso alcuni confidenziali colloquii con diplom. piemontesi,in Belgio e Piemonte nel Risorg. ital.,Torino 1930; Cavour e l'Inghilterra. Carteggio con E. d'A., I-II,Bologna 1933, v. Indice;A.Signoretti, Italia e Inghilterra durante il Risorgimento,Milano 1940, passim;L. Gullino, Miei ricordi sulla nobile famiglia... d'A.,Saluzzo 1949; F. Valsecchi, L'alleanza di Crimea, Milano 1949, v. Indice; I documen. diplomatici italiani.I serie: 1861-1870,Roma 1952 e ss., v. Indici;A. M. Ghisalberti, Massimo d'A., un moderato realizzatore, Roma 1953, v. Indice; Le relaz. diplom. tra la Gran Bretagna ed il Regno di Sardegna dal 1852 al 1856. Il carteggio diplom. di sir James Hudson,a cura di F. Curato, I-II, Torino 1956, v. Indice; G. Massari, Diario dalle cento voci,a cura di E. Morelli, Bologna 1959, passim; D. Beales, England and Italy, 1859-60, London 1961, passim.