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De Sica, Vittorio

di Nicoletta Ballati - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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De Sica, Vittorio

Nicoletta Ballati

La realtà vista con occhi diversi

Tra gli attori più amati del cinema italiano, Vittorio De Sica come regista realizzò film ammirati in tutto il mondo. Dotato di grande sensibilità, volle raccontare storie di vita quotidiana ambientate nella difficile realtà dell'Italia dopo la fine della Seconda guerra mondiale. In quegli anni realizzò alcuni capolavori del neorealismo imponendo un modo nuovo di fare cinema

Un immediato successo

Vittorio De Sica, nato a Sora, in provincia di Frosinone nel 1901, quando era ancora molto piccolo si trasferì a Napoli con la famiglia. Intrapresi gli studi di ragioneria, ebbe il primo casuale contatto con il cinema quando fu scelto nel 1917 per un piccolo ruolo nel film Il processo Clemenceau di Alfredo De Antoni. Spinto da una naturale inclinazione per la recitazione, terminò gli studi a Roma e cominciò l'attività teatrale in compagnie prestigiose. Ben presto s'impose per la spiccata personalità, non priva di amabile ironia, e per l'eleganza nel gesto e nel parlare. A dargli la definitiva notorietà furono i film diretti da Mario Camerini, come Gli uomini, che mascalzoni… (1932) e Il signor Max (1937). Con Camerini instaurò un duraturo rapporto professionale che gli consentì di apprendere anche i segreti della tecnica cinematografica.

Gli occhi dei bambini, l'indifferenza degli adulti

Nel 1940 diresse con Giuseppe Amato il suo primo film, Rose scarlatte, una commedia brillante come le successive realizzate in quei primi anni. Fu nel 1944 con I bambini ci guardano che De Sica iniziò a far cinema in modo nuovo, puntando su un estremo realismo anche grazie alla scelta di ambienti dal vero e di attori spesso non professionisti, caratteristiche tipiche del nascente neorealismo. In questa occasione diede inizio alla fruttuosa collaborazione con lo sceneggiatore Cesare Zavattini, proseguita per molti anni. Il protagonista del film, in cui si narra la crisi di una famiglia della piccola borghesia romana, è un bambino di sei anni, Pricò, che assiste alla fine del matrimonio dei suoi genitori. Il suo sguardo innocente è il punto di vista scelto dal regista per evidenziare l'isolamento del piccolo di fronte all'egoismo degli adulti.

Questo tema ritorna anche in Sciuscià (1946), vincitore del premio Oscar nel 1948, ambientato a Roma subito dopo la fine della guerra. Al centro della vicenda due piccoli lustrascarpe, abbandonati a sé stessi e costretti a vivere la dura esperienza del carcere fino al drammatico tentativo di fuga finale. In questo, come negli altri film del periodo neorealista, De Sica rende unici i suoi protagonisti tratteggiandone ritratti indimenticabili per la profondità con cui riesce a fissare caratteri e sentimenti, e per la capacità di cogliere drammi e dolori di una realtà osservata con vibrante partecipazione.

Un mondo difficile

Questo mondo in cui si sopravvive con difficoltà è anche lo sfondo del celebre Ladri di biciclette (1948), vincitore del premio Oscar nel 1950. Al centro della vicenda ancora un bambino 'che guarda', che segue con occhi affettuosi e preoccupati la disavventura del padre, costretto a un'affannosa ricerca, per le strade di Roma, della bicicletta che gli è stata rubata e senza la quale non può lavorare. La disperazione lo induce a commettere a sua volta il furto di una bicicletta sotto lo sguardo del figlio, pronto a offrirgli conforto in un commovente rovesciamento dei ruoli.

De Sica continuò ad alternare prove smaglianti come attore ‒ in parti brillanti, come nella fortunata serie inaugurata da Pane, amore e fantasia (1953) di Luigi Comencini e in parti drammatiche, soprattutto in Il generale Della Rovere (1959) di Roberto Rossellini ‒ ad altre eccellenti come regista, dimostrando sensibilità nel raccontare la solitudine della vecchiaia in Umberto D. (1952) o nel descrivere l'infanzia nei due episodi, Il funeralino e I giocatori, del film L'oro di Napoli (1954). Riconoscimenti a livello internazionale vennero tributati anche ai suoi film successivi, come La ciociara (1960), Ieri oggi domani (1963), Matrimonio all'italiana (1964), Il giardino dei Finzi Contini (1970), sino a Il viaggio, uscito poco prima della sua morte avvenuta a Neuilly-sur-Seine, presso Parigi nel 1974. Tutte opere realizzate dopo la fine della grande stagione del neorealismo, ma comunque caratterizzate da raffinata eleganza e dalla presenza di grandi interpreti come Sophia Loren e Marcello Mastroianni.

Vedi anche
neorealismo filosofia Movimento filosofico tendente a rivalutare l’esistenza obiettiva del reale, soprattutto contro il soggettivismo della filosofia idealistica. Come movimento filosofico il neorealismo sorse tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento in particolare in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. ... Cesare Zavattini Zavattini ‹Ʒ-›, Cesare. - Scrittore e sceneggiatore italiano (Luzzara 1902 - Roma 1989). Sceneggiatore di molti film di successo di V. De Sica (Sciuscià,1946; Ladri di biciclette, 1948), che ne fecero un punto di riferimento del neorealismo, connotò la propria produzione cinematografica e letteraria ... cinema Il complesso delle attività artistiche, tecniche, industriali che concorrono alla realizzazione di spettacoli cinematografici (film) e anche l’insieme di questi, come opera complessiva, in quanto concreta espressione d’arte nel campo della fantasia o strumento d’informazione, di documentazione scientifica, ... Steno Nome d'arte di Stefano Vanzina, sceneggiatore e regista (Roma 1917 - ivi 1988). Seppe costruire con abilità dialoghi e situazioni nelle quali venisse valorizzato l'attore comico scritturato, contribuendo così al successo di molti film con protagonisti quali Totò, A. Fabrizi, V. De Sica. Tra i film (da ...
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    Attore e regista cinematografico italiano (Sora 1901 - Parigi 1974). Fu uno degli autori di maggiore rilievo della stagione neorealista del cinema italiano. Vinse l'Oscar per il migliore film straniero con Sciuscià (1948), Ladri di biciclette (1950) e Il giardino dei Finzi Contini (1972). Vita e opere Dopo ...
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sica s. f. [dal lat. sica; v. sicario]. – Latinismo con cui viene indicato, in riferimenti all’antichità, un pugnale ricurvo a lama acuminata, spec. usato dai gladiatori traci.
vittorióso
vittorioso vittorióso agg. [dal lat. tardo victoriosus, der. di victoria «vittoria»]. – Che ha vinto, che ha riportato la vittoria (in guerre, battaglie, fatti d’arme, raram. in altri confronti, per cui è più com. vincitore): essere, riuscire...
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