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BERTOLDI, Vittorio

di Tullio De Mauro - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)
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BERTOLDI, Vittorio

Tullio De Mauro

Nato a Trento il 2 apr. 1888, dopo gli studi medi, nel 1907, si trasferì a Vienna, dove fino al 1911 fu iscritto in quella facoltà di filosofia. Ancora studente, si accostò a Wilhelm Meyer-Lübke, del quale divenne assiduo allievo. Negli stessi anni conobbe Carlo Battisti, allora giovane docente di filologia romanza nell'università viennese, e strinse amicizia con Emst Gamillscheg, Friedrich Schürr e Leo Spitzer.

Col Battisti e gli altri più giovani amici, il B. soleva partecipare alle riunioni che si svolgevano in casa di una intelligente linguista austriaca, Elise Richter: in questo ambiente egli venne a contatto con il pensiero linguistico più avanzato dell'epoca, e divenne idealmente seguace di Hugo Schuchardt e Jules Gilliéron. Dell'insegnamento saussuriano giungeva a Vienna invece solo qualche eco: nel 1916, quando apparve il Cours, la concezione di Saussure costituì infatti "una rivelazione" per i giovani studiosi formatisi a Vienna. Prima e più che Saussure, influirono sul B. le idee gillieroniane e il diretto insegnamento di Meyer-Lübke.

Nel 1912 il B. si laureò con una dissertazione in tema di fitonimia, un settore di ricerca che non doveva più abbandonare (Die trientinische Pfianzennamen. Eine onomasiologische Untersuchung). Negli anni della sua formazione fu anche a Parigi, dove rinsaldò i legami con l'ambiente dei linguisti francesi, e a Firenze, dove conobbe Pio Rajna e Ernè sto Giacomo Parodi.

Intanto il B. continuava le ricerche nel dominio della fitonimia romanza. Nel 1920 apparve il suo primo lavoro su una rivista scientifica: Altre denominazioni del mirtillo nero (Vaccinium myrtillus L.) nei dialetti alpini, in Archivum Romanicum, IV (1920), pp. 498-500. Le brevi note di quegli anni dovevano rivelarsi poco più che indizi delle vaste ricerche che egli stava in realtà svolgendo e che furono alla base della prima opera di impegno: Un ribelle nel regno de' fiori. I nomi romanzi del Colchicum autunnale L. attraverso il tempo e lo spazio, Ginevra 1923.

I nomi romanzi del colchico sono studiati prima in funzione del rapporto parola-cosa, poi secondo la loro successione diacronica, infine secondo i rapporti areali. L'opera, insieme con lavori minori, valse al B. la libera docenza (1924) in lingue neolatine.

Nel 1925, in qualità di lettore di lingua e letteratura italiana, il B. si trasferì a Bonn, dove restò fino al 1931: nell'università renana egli poté ristabilire un contatto continuo con Meyer-Lübke (passato colà da Vienna fin dal 1915), al quale pre stò la sua "silenziosa collaborazione" (Battisti) per la terza edizione del Romanisches etymologisches Wörterbuch. Guidato dal Meyer-Lübke, il B. nel 1928 divenne Privatdozent in lingue romanze nell'università di Bonn e nel 1930 ottenne l'incarico d'insegnamento di italiano e spagnolo a Nimega.

Negli anni di Bonn il B. continuò le sue ricerche di fitonimia e si andò sempre più impegnando in indagini relative al sostrato prelatino, occupandosi sia di celtologia sia dei relitti del sostrato prearioeuropeo mediterraneo. Tuttavia il giovanile interesse per la fitonimia trentina restava vivo: nel 193o egli pubblicava a Trento, in collaborazione col fitologo trentino Giovanni Pedrotti, un densissimo volume sui Nomi dialettali delle piante indigene del Trentino e della Ladinia dolomitica, presi in esame dal punto di vista della botanica, della linguistica e del folclore.

Nel 1931 il B. vinse un concorso universitario in Italia, e il 6 giugno dello stesso anno fu chiamato alla cattedra di storia comparata delle lingue classiche e neolatine nella facoltà di lettere di Cagliari, dove ebbe anche l'incarico di dialettologia sarda. Al successo accademico si sommò in quello stesso anno quellache a giusta ragione è stata considerata la consacrazione scientifica del B.: A. Meillet, il quale era sempre assai severo verso le ricerche di preistoria linguistica che, in nome della "concretezza", si risolvono spesso in fantasiose ricostruzioni, accettò di pubblicare nel Bulletin de la Société de linguistique de Paris un suo lungo saggio in materia di sostrato (Problémes de substrat. Essai de méthodologie dans le domaine préhistorique de la toponymie et du vocabulaire, XXXII [1931], pp. 93-184).

Nel 1934 il B. fu chiamato alla cattedra di glottologia nella facoltà di lettere di Napoli. In contatto con l'ambiente crociano, ne derivò un accentuato interesse per gli aspetti soggettivi ed espressivi individuabili nella genesi delle unità lessicali, e il Croce a sua volta ebbe occasione di ricordare con simpatia e favore le sue ricerche. Senza abbandonare il terreno delle analisi storiche, il B. cominciò a occuparsi sempre più largamente di questioni di metodo e di filosofia del linguaggio.

A partire dal 1939 numerosi volumi, in parte dispense universitarie, in parte sintesi di maggiore impegno scientifico, riflettono il suo pensiero: Questioni di metodo nella linguistica storica, Napoli 1939, riapparso in forma più rigorosa col titolo Linguistica storica. Questioni di metodo, Napoli 1942; Glottologia. Principi, problemi, metodi, Napoli 1942; La glottologia quale storia della cultura. Con particolare riguardo a problemi posti dalle lingue dell'Europa nordica, Napoli 1945; La parola quale testimone della storia, Napoli 1945; La glottologia come storia della cultura. Principi, metodi, problemi, con particolare riguardo alla latinità del Mediterraneo occidentale, Napoli 1946; La Parola quale mezzo d'espressione, Napoli 1946; La glottologia come storia della cultura, con particolare riguardo al dominio linguistico dell'Europa centrale e nordica, Napoli 1947; Il linguaggio umano nella sua essenza universale e nella storicità dei suoi aspetti, Napoli 1949; L'arte dell'etimologia, Napoli 1952; La linguistica nelle nuove concezioni filosofiche e storiche. Principi, metodi, problemi, Napoli 1953.

In tali scritti il B. insiste (ed è in ciò da scorgere l'eredità saussuriana presente nel suo pensiero) sulla "solidarietà"che lega tra loro le parole di una stessa lingua; ma insiste anche, sulle orme di Gilliéron, sulla "solidarietà di mutui contatti e scambi" che lega tra di loro le lingue, in una dimensione spaziale: "Tanto le parole quanto le lingue trovano nella solidarietà di mutui contatti e scambi le condizioni stesse della loro vita e del loro rinnovamento". L'origine e la necessità di tali contatti che condizionano la vita delle lingue sono additate dal B. nella "esigenza di chiarezza" che domina i parlanti e li spinge a cercare sempre nuovi mezzi espressivi e comunicativi per fissare le progredienti esperienze culturali. Il costante nesso oggettivo tra storia culturale e storia delle forme linguistiche fa sì che la glottologia non possa sussistere come mera descrittiva di forme esterne, ma debba costituirsi in storia della cultura e della civiltà. Documento estremo e compiuto della sensibilità per i rapporti tra vicende linguistiche e vicende storicoculturali fu l'opera Colonizzazioni nell'antico Mediterraneo alla luce degli aspetti linguistici, Napoli 1950.

Il B., oltre che all'Enciclopedia Italiana (per cui redasse gli articoli Omonimia e Onomasiologia), collaborò al Französisches etymologisches Wörterbuch, a partire dal secondo volume, e fu condirettore dell'Archivio glottologico italiano fino alla morte, avvenuta a Roma l'8 giugno 1953.

Un'accurata bibliografia dei lavori del B. è stata approntata da M. J. Minicucci, Bibliografia degli scritti di V. B., in Arch. glottologico ital., XXXIX (1954), pp. 20-26.

Bibl.: B. Croce, La filosofia del linguaggio e le sue condizioni presenti in Italia, in La critica, XXXIX (1941), pp. 174 ss. (Discorsi di varia filosofia, I, Bari 1959); V. B., in Studi etruschi, XXII (1952-53), p. 494;A. Gentile, V. B.(1888-1953), in Onoma, IV (1953), pp. 97-100; A. Dauzat, V. B.,in Revue intern. d'onomastique, V (1953), p. 250; A. Monteverdi, V. B., in Cultura neolatina, XIII (1953), pp. 259 s.; G. Nencioni, Per V. B., in La parola del passato, VIII (1953), pp. 401-06; B. Terracini, V. B., in Atti d. Accad. d. scienze di Torino, LXXXVIII (1953-54), pp. 405-408; V. Cocco, In memoriam V. B. (Trento 1888-Roma 1953), in Revista portuguesa de filologia, VI (1953-55), pp. 559-562; C. Battisti, V. B., in Arch. glottologico ital., XXXIX (1954), pp. 1-19; A. Gentile, V. B.(1888-1953), in Nueva revista de filologia hispanica, VIII (1954), pp. 134-45; T. De Mauro, Studi italiani di filosofia del linguaggio (1945-55), in Rass. di filosofia, IV (1955), pp. 301-329, specie a pp. 308-309; C. Schick, V. B., in Ann. della Scuola Normale Sup. di Pisa, XXIV (1955), pp. 87-96; J. Vendryes, V. B., in Etudes celtiques, VII (1955), p. 243; C. Schick, Il linguaggio. Natura, struttura, storicità del fatto linguistico, Torino 1960, pp. 53, 55, 57, 69, 76-77, 79, 83; C. Tagliavini, Introduzione alla glottologia, 5 ed., Roma 1963, p. 360; T. Bolelli, Per una storia della ricerca linguistica, Napoli 1965, pp. 531-538; M.Leroy, Profilo storico della linguistica moderna, Bari 1965, p. 164.

Vedi anche
Giovanni Nencióni Nencióni, Giovanni. - Storico italiano della lingua (Firenze 1911 - ivi 2008); prof. univ. dal 1950, ha insegnato glottologia nell'univ. di Bari, dal 1952 storia della lingua nell'univ. di Firenze e da ultimo linguistica italiana nella Scuola Normale di Pisa (1975-82), per la quale dal 1982 è stato professore ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... vernacolo L’uso popolare del parlare caratteristico di un determinato luogo o regione, con particolare riferimento ai tratti che lo differenziano dalla lingua letteraria. La distinzione tra dialetto e vernacolo, fino a un certo punto analoga a quella che si fa in francese tra dialecte e patois, viene osservata ... etimologia Disciplina linguistica che studia la storia delle parole, risalendo fino al punto della storia o della preistoria di un vocabolo ( etimo) in cui esso risulta appartenente a una famiglia di altri vocaboli. Quando le somiglianze non sono ovvie, bisogna risalire con i documenti o con congetture verosimili ...
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