VITTIMARIO
. È il nome generico che si dava in Roma al personale subalterno addetto all'azione sacrificale e che era costituito dai popae e dai cultrarii.
Toccava ai vittimarî condurre la vittima all'ara, darle, presi gli ordini dal sacerdote, il colpo sul capo col malleus (mazza) e iugularla, una volta abbattuta, col culter. Uccisa la bestia ne estraevano i visceri sia per l'esame divinatorio da parte degli aruspici, sia per preparare la porzione riservata agli dei, da offrire sull'ara (magmenta). I vittimarî costituivano una corporazione (Collegium victimariorum, Corp. Inscr. Lat., VI, 2191). Al sacrifizio procedevano, vestiti di un solo gremhiule di pelle orlato di porpora, detto limus che scendeva dall'ombelico al ginocchio, portando con sé gli strumenti del sacrifizio. Plinio (Nat. Hist., VII, 12) chiama victimarius negotiator il mercante di animali destinati al sacrifizio.