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BUONCONSIGLIO, Vitruvio

di Franco Barbieri - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)
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BUONCONSIGLIO, Vitruvio

Franco Barbieri

Figlio del maggiore e ben più valente Giovanni, è comunemente menzionato nella forma dialettale Vitrulio. La prima notizia su di lui risale al gennaio 1523 quando, assieme all'intagliatore F. Maio, feriva in una rissa presso Rialto un mercante veneziano. Fuggito, venne condannato in contumacia, il 20 febbr. 1523, a sei anni di esilio; lo ritroviamo a Ferrara, testimone in documenti del 3 nov. 1528 e del 1º sett. 1529: riprova degli stretti contatti del padre, in quegli anni, con l'ambiente ferrarese. Il 20apr. 1538, quando stende l'inventario dei suoi beni, è però nuovamente a Venezia, dove vive con due sorelle nubili, Faustina e Altabella, in una casa ereditata dalla madre ai SS. Apostoli. Nel testamento dell'11 giugno 1539 nomina le sorelle eredi universali: dal che si può dedurre non avesse ancora né moglie né figli. Il 25 ott. 1540 denuncia al fisco veneziano l'entità dei beni posseduti a Vicenza e nel territorio per trasmissione paterna; nello stesso anno viene ammesso alla scuola di S. Maria della Misericordia dei Mercanti. Un suo secondo testamento è del 6 genn. 1560: il B. appare adesso sposato con una Beatrice di Napoli, cui lascia l'intero patrimonio, trasferibile ai figli dopo la morte della madre. Di un terzo testamento del B., in data 23 luglio 1571 conosciamo l'esistenza, ma il documento risulta, oggi, perduto. È questo, d'altronde, il termine ultimo delle nostre conoscenze sul Buonconsiglio.

Della attività del più giovane B. quale pittore, poco si è salvato. Le sue opere del 1550 nella scuola di S. Rocco sono perdute. Rimangono alcune tele per il palazzo dei Camerlenghi, dove egli collaborò con Bonifacio Veronese e la sua bottega alla decorazione degli uffici. Su una parete della prima sala del magistrato del Monte novissimo dipinse tre scomparti: a destra (1551 circa), su commissione di Vittore Malipiero, una allegoria di Venezia in trono che incorona la Vittoria;a sinistra (1559), su commissione di Gabriele Pizzamano, una allegoria dell'Ammortizzamento di un debito pubblico;al centro, la figura del Padre Eterno accompagnato da angeli attorno a una Madonna del Giambellino. Nel 1559, sempre per ordine del Malipiero, eseguiva un'altra allegoria - Venezia in trono cui rendono omaggio cittadini e pescatori - perl'ufficio del magistrato delle Rason vecchie, nello stesso palazzo dei Camerlenghi. Di queste tele, la prima è nei locali dell'ex palazzo reale di Venezia (Procuratie nuove); la seconda, firmata e datata, si trova presso i depositi delle gallerie dell'Accademia; la terza è smarrita, dopo essersi però conservata negli stessi depositi fino al 1854; la quarta, pure firmata e datata, è in palazzo ducale.

Il B. appare, come pittore, scarsamente originale. Partendo dai modi tardi e già appesantiti del padre, egli va gravitando nell'orbita di Bonifacio Veronese, senza, in fondo, saper staccare la sua modesta personalità dalla cerchia dei minori contemporanei veneziani: un Antonio Palma, Polidoro da Lanzano, Parrasio Micheli, Battista di Giacomo, ecc., ai quali lo unisce il senso diffuso di manierato e un po' gretto provincialismo, nell'eco scolorita della gloriosa maniera di Giorgione e di Tiziano. Anche avvertibili reminiscenze - già, del resto, acutamente segnalate (Bernath) - dai cinquecentisti ferraresi, specie dal Mazzolino, si perdono, ormai del tutto svigorite, in questo sostanziale conformismo.

Fonti e Bibl.: Nessuno si è occupato particolarmente del B. dopo le fondamentali ricerche documentarie di G. Ludwig, Archivalische Beiträge zur Gesch. der venezian. Malerei, in Jahrbuch der kön. preussischen Kunstsammlungen, XXVI(1905), Beiheft, pp. 95 s.; vedi anche, dello stesso, Bonifazio de' Pitati da Verona,eine archival. Untersuchung,ibid., XXII (1901), pp. 194-196. Un breve profilo dell'artista, sempre sulla base del Ludwig ma con ulteriori precisazioni bibliogr., è in T. Borenius, I pittori di Vicenza, Vicenza 1912 (ma l'ed. ingl. è del 1909, London), pp. 195-198;e ben poco aggiunge M. H. Bernath, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, Leipzig 1911, p. 230. Si tengano inoltre presenti: P. Pino, Dialogo di pittura... nuovamente dato in luce (1548), a cura di R. e A. Pallucchini, Venezia 1946, p. 130;M.Boschini, Le minere della pittura..., Venezia 1664, pp. 275, 278;Id., Le ricche minere della pittura veneziana, Venezia 1674, pp. 24, 26;A. M.Zanetti, Descrizione di tutte le pubbliche pitture de la città di Venezia…, Venezia 1733, pp. 282 s.; L. N. Cittadella, Doc. ed illustraz. riguardanti la storia artistica ferrarese, Ferrara 1868, p. 112;G. Faggin, Bonifacio ai Camerlenghi, in Arte veneta, XVII (1963), pp. 91 ss.; L. Puppi, G. Buonconsiglio detto Marescalco, in Rivista dell'Istituto nazionale d'archeol. e storia dell'arte, XIII-XIV (1964-1965), p. 299.

Vedi anche
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