PANDOLFI, Vito
Regista, autore e storico del teatro, nato a Forte dei Marmi il 24 dicembre 1917, morto a Roma il 19 marzo 1974. Si diplomò in regia all'Accademia d'arte drammatica di Roma l'11 febbraio 1943 con un originale "adattamento a modo di leggenda popolare" di Beggar's opera di J. Gay (1728), in cui, spostata l'azione agli anni Venti, trovavano tra l'altro posto, pur nel rispetto del testo originale, allusioni parodistiche al regime fascista e all'atmosfera di corruzione e clientelismo di quegli anni.
La sua attività di regista professionista, iniziata nel 1944 con Egor Bulyciov e altri di M. Gor'ki, subì una sosta forzata nel periodo della Resistenza, di cui P. fu una tra le figure eminenti; ripresa all'indomani della Liberazione, ebbe le tappe salienti nelle proposte di testi di "contenuto" quali La luna è tramontata di J. Steinbeck (1946), La casa di Bernarda Alba di F. García Lorca (1947), Il malinteso di A. Camus (1949), Il mutilato di E. Toller (1950); trovando le realizzazioni più felici e congeniali in spettacoli che per carattere o struttura si prestavano ad assumere aspetto di avvenimenti collettivi legati in qualche modo alle istanze del corpo sociale: e si dovranno citare almeno La fiera delle maschere, un adattamento di vari canovacci della commedia dell'arte (1947 in collaborazione con L. Squarzina e L. Salce), Scenario (1951), Isabella comica gelosa (1959), nonché l'esperimento assai riuscito di adattare per le scene alcune novelle di Boccaccio e di Bandello (1951-56, in collaborazione con C. Bernari, V. Pratolini, C. E. Gadda).
Dopo aver partecipato con P. Grassi e G. Strehler all'attività iniziale del Piccolo Teatro di Milano (1947: ne uscì per contrasti ideologici), e dopo un lungo e difficile periodo di attività indipendente, nel quale P. venne anche spesso emarginato per ragioni politiche (cfr. Il Ponte, XIII, 1957, pp. 1285-95), nel 1962 ottenne la libera docenza in storia del teatro e dello spettacolo e dal 1966 l'incarico per la medesima disciplina nell'università di Genova.
Parallela all'attività teatrale procedette quella di critico militante e di pubblicista teatrale e cinematografico. Con E. Vittorini, F. Fortini e P. Calamandrei fu tra i fondatori di Il Politecnico (1945), cui, oltre a scritti di argomento teatrale, diede contributi d'ambito diverso (Inchiesta alla Fiat, Intervista a C. Marchesi, ecc.). Collaborò in seguito a diverse testate: L'Unità (1944-47), Il nuovo Corriere, Il Dramma, Sipario, Teatro d'oggi, Il punto (1958-64), Marcatre, Bianco e nero, Cinema nuovo. Tra i suoi scritti di maggior impegno: La commedia dell'arte (6 volumi, Firenze 1957-61), fondamentale per chiunque si volga allo studio dell'argomento; Storia del teatro (2 volumi, Torino 1964), Regìa e registi del teatro moderno (Bologna 1961,19732), Il cinema nella storia (Firenze 1957), Il teatro del Rinascimento e la commedia dell'arte (Milano 1969). Da ricordare sono inoltre le molte sillogi di testi teatrali, come Teatro italiano del dopoguerra (Parma 1956), Teatro tedesco espressionista (ivi 1956), Copioni da quattro soldi (Firenze 1958), Teatro goliardico dell'Umanesimo (Milano 1965).
Al cinema ha dato, oltre a numerose sceneggiature, riduzioni e collaborazioni diverse, un lungometraggio a soggetto, Gli ultimi (1962), e un documentario di notevole interesse, Provincia pilota di Latina (1965).
Nel 1956 ebbe il premio "Silvio D'Amico" per la critica teatrale.
Bibl.: O. Savio, in Enc. dello Spettacolo, VIII, Firenze 1960; C. Meldolesi, in Scena, n. 2, 1978, pp. 44-47 (con bibl.).