LONGO, Vito
Nacque a Catania il 24 ott. 1902 da Edoardo e da Santa Giuffrida. Studiò medicina e chirurgia presso l'Università di Messina dove, nel luglio 1927, si laureò discutendo una tesi di interesse neurologico, Sul contenuto in Ca e K del siero di sangue di soggetti normali ed epilettici, pubblicata in Note e riviste di psichiatria, XVI (1928), pp. 229-240. Dopo aver prestato il regolare servizio militare, fece ritorno nell'ateneo messinese iniziandovi la sua attività specialistica presso la clinica delle malattie nervose e mentali come assistente. Nel 1933 si trasferì con questa qualifica nella clinica delle malattie nervose e mentali dell'Università di Catania, diretta da V.M. Buscaino, di cui divenne aiuto due anni dopo.
Conseguita la libera docenza nella specialità, nel 1939 ottenne la direzione della clinica delle malattie nervose e mentali dell'Università di Modena. Nominato ordinario di quell'insegnamento G. Boschi nel 1943, il L. rimase nella clinica modenese con il titolo di aiuto e con l'incarico di docente supplente nei periodi di assenza del titolare. Nel 1948, dopo avere superato il relativo concorso, fu chiamato dalla facoltà medica dell'Università di Cagliari a dirigere come professore straordinario la cattedra di clinica delle malattie nervose e mentali.
Durante gli otto anni nei quali ricoprì questo ruolo riorganizzò l'Istituto in modo radicale sul piano tecnico e scientifico: ne ristrutturò l'edificio, dotandolo di moderne apparecchiature per l'attività neurodiagnostica e realizzandovi uno stabulario per gli animali impiegati nella sperimentazione; vi fondò un reparto neurochirurgico, in contatto con la sezione specialistica creata da G.M. Fasiani nella clinica chirurgica dell'Università di Milano; instaurò una stretta collaborazione scientifica e didattica nel campo della patologia mentale con il locale ospedale psichiatrico; organizzò viaggi di studio e aggiornamento per i suoi allievi presso le Università straniere.
Assunta la direzione della clinica delle malattie nervose e mentali dell'Università di Siena nel 1956, ne curò in modo privilegiato lo sviluppo dell'attività neurochirurgica, in particolare con l'istituzione di un centro di chirurgia stereotassica, avvalendosi della collaborazione di due allievi di Fasiani, L. Gallone e F. D'Andrea, che vi si erano trasferiti da Milano.
Nel 1958 il L. fu chiamato alla direzione della cattedra e della clinica delle malattie nervose e mentali dell'Università di Napoli, dove concluse la sua carriera accademica.
Alla guida dell'importante struttura seppe realizzarne in modo mirabile l'ampliamento e la modernizzazione pervenendo a risultati di rilievo sul piano assistenziale e su quello clinico-scientifico: il raddoppio di capienza dei reparti di degenza e delle attrezzature di laboratorio e di servizio; la ristrutturazione delle sale operatorie al fine di renderle idonee all'esecuzione di ogni tipo di intervento neurochirurgico; la creazione di reparti e insegnamenti di neurochirurgia e neuropsichiatria infantile; l'istituzione di un servizio autonomo di neuroradiologia e della prima attività di neuroriabilitazione; la realizzazione nella clinica di un vero e proprio dipartimento di scienze neurologiche e psichiatriche articolato in varie sezioni affidate alla conduzione di collaboratori scelti con criteri prevalentemente meritocratici. Riorganizzò a fondo la biblioteca dell'istituto: ne restaurò i locali e il mobilio dell'epoca del suo fondatore, L. Bianchi, e ne curò l'arricchimento e l'aggiornamento in volumi e periodici, fra l'altro acquistando dagli eredi gran parte del ricco patrimonio librario di M. Levi Bianchini.
Al pari di quelle didattica e organizzativa, fu apprezzabile l'attività clinico-scientifica del L., che condusse numerose ricerche, in buona parte sperimentali, nei vari settori delle neuroscienze.
Tra i vari temi di indagine affrontati dal L. si ricordano i rapporti tra funzionalità epatica e patologia neuropsichiatrica, la fisiopatologia del sistema extrapiramidale e l'epilessia sperimentale.
Riprendendo il filone di ricerche inaugurato dal suo maestro Buscaino, l'indirizzo biologico nello studio dell'etiologia e della patogenesi delle malattie mentali, condusse una serie di osservazioni sulla funzionalità epatica di soggetti neuropatici, volte a dimostrare l'importanza dell'azione di amine tossiche sfuggite alla funzione neutralizzante del fegato in caso di insufficienza dell'organo nel favorire soprattutto la comparsa della demenza precoce e delle sindromi amenziali nel quadro di quella che il suo maestro aveva definito "patogenesi entero-epato-tossica della demenza precoce e delle amenze" (La siero-reazione di Weltmann nelle malattie nervose e mentali, in Boll. della Soc. medico-chirurgica di Catania, II [1934], pp. 827-832; La siero-reazione di Weltmann nelle malattie nervose. Nota II, ibid., III [1935], pp. 67-71; Nuovi reperti d'insufficienza epatica in malati nervosi e mentali, in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, LXI [1937], pp. 1117-1121): fornì l'esposizione dettagliata dei risultati delle sue ricerche, corredata da una ricca bibliografia, in Prove combinate di funzionalità epatica negli schizofrenici e negli amenti, in Memorie scientifiche dedicate a V.M. Buscaino nel XXV anno del suo insegnamento. Quaderni di Acta neurologica, III, Napoli 1953, pp. 19-111, in collab. con G.A. Buscaino et al.).
L'attenzione del L. per la fisiopatologia del sistema extrapiramidale fu stimolata soprattutto dai risultati ottenuti dalla chirurgia stereotassica nella malattia di Parkinson in termini di riduzione del tremore e della rigidità con salvaguardia della motilità volontaria: l'attento esame anatomo-fisiologico delle strutture implicate in tale patologia lo condusse a formulare l'ipotesi che il circuito extrapiramidale sia fisiologicamente deputato alla tonomodulazione con le sue implicazioni motorie, ma poco influente sulla normale teleocinesi esecutiva; e che la tonoregolazione reticolare generalizzata del tronco encefalico sia caratterizzata da "effetti proiettivi panmetamerici aspecifici", diversamente da quella delimitata, segmentaria e discriminata che definì "proiettiva oligo-plurimetamerica specifica" (Il controllo "extrapiramidale" del tono muscolare: fisiologia, in Acta neurologica, XVIII [1963], pp. 287-308). Questo lavoro, che costituì il tema della sua relazione al XIV congresso della Società italiana di neurologia a Torino il 5 ott. 1962, era anche un bel saggio sull'architettura neurassiale; un altro esempio di questo tipo di indagini era stato offerto dal L. in Rilievi sperimentali sulla rappresentazione motoria omolaterale nella corteccia cerebrale del cane utili per l'interpretazione fisiopatologica degli effetti dell'emisferectomia nella frenastenia cerebropatica, ibid., X [1955], pp. 667-683, in collab. con E. Ferrari: brillante dimostrazione dell'insostenibilità del rigido schematismo della obbligata dipendenza dell'attività motoria dalla rappresentazione controlaterale nella corteccia cerebrale.
Alla conoscenza dell'epilessia il L. recò importanti contributi di carattere prevalentemente sperimentale: in particolare ritenne di fondamentale importanza, nella genesi delle crisi, l'esistenza di una sorta di predisposizione organica, molto probabilmente in relazione a fattori endocrini, responsabile di una esaltata eccitabilità ai vari stimoli epilettogeni della corteccia cerebrale, sulla quale, in tale condizione, è in grado di esercitare l'azione convulsivante anche la penicillina (Sulla propagazione dell'accesso epilettiforme sperimentale nei suoi rapporti col grado di eccitabilità dei centri sigmoidei nel cane, in Archivio di fisiologia, XXVIII [1930], pp. 33-50; Contributo sperimentale alla conoscenza della cosidetta "epilessia di Brown-Séquard", ibid., XXX [1932], pp. 279-329, in collab. con E. Moracci; Epilessia riflessa da eccitamenti afferenti nell'uomo, in Riv. di patologia nervosa e mentale, XLV [1935], pp. 153-165; Epilessia sperimentale e glandole endocrine. Nota I: pancreas, in Boll. della Soc. medico-chirurgica di Catania, III [1935], pp. 467-475; Nota II: tiroide, ibid., pp. 506-508; Variazioni ponderali dei visceri nei cani predisposti e nei non predisposti alla epilessia sperimentale da eccitamenti afferenti, ibid., pp. 509-514; Osservazioni in tema di etiologia e patogenesi dell'accesso epilettico evidenziabili con le tecniche convulsivanti, in Acta neurologica, VI [1951], pp. 751-758, in collab. con A. Uras; Contributo alla conoscenza dell'azione degli antibiotici sul sistema nervoso. Nota I: penicillina, ibid., pp. 759-779, in collab. con F. D'Andrea; Gli effetti dell'ipotermia provocata sulla predisposizione del cane alla epilessia riflessa da eccitamenti afferenti di Amantea, ibid., X [1955], pp. 746-751, in collab. con E. Ferrari). Sintetizzò ed esemplificò i risultati dei suoi studi in un articolo pubblicato sul volume IV della 1° edizione della Enc. medica italiana, Firenze 1950: Il contributo dell'epilessia sperimentale allo studio della patogenesi dell'epilessia umana, coll. 142-150, s.v. Epilessia.
Del L. deve essere ancora ricordato il capitolo Malattie dei nervi spinali, redatto in collab. con F. Rinaldi per il secondo volume del Trattato di diagnostica chirurgica, Milano 1957, pp. 1207-1250.
Lasciato l'insegnamento per raggiunti limiti di età nel 1972, il L. mantenne ancora per 5 anni la direzione della Scuola di specializzazione in clinica delle malattie nervose e mentali.
Il L. morì a Napoli l'11 marzo 1995.
Dal suo matrimonio con Maria Paparcone aveva avuto l'unica figlia, Francesca.
Fonti e Bibl.: Notizie sulla vita e la famiglia, sulla carriera accademica, l'attività scientifica e le pubblicazioni del L. sono state fornite dall'allievo prof. Eugenio Ferrari, già direttore della clinica neurologica dell'Università di Bari. Diz. biografico dei meridionali, Napoli 1974, p. 197; C.G. Mor - F. Di Pietro, Storia dell'Università di Modena, I, Firenze 1975, p. 264; M. Crespi, Fasiani, Gian Maria, in Diz. biografico degli Italiani, XLV, Roma 1995, pp. 231-234; Lessico universale italiano, XII, p. 323; Supplemento II, II, p. 792.
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