CARRERA, Vito
Nacque a Trapani, probabilmente intorno al 1555, da Andrea e da Giovanna, della quale è ignoto il casato. Il padre era scultore e incisore d'ambra, ed è ricordato come autore di un immagine della Madonna conservata a Trapani (Fortunato Mondello, p. 135). Si dedicò anch'egli all'attività artistica e fu allievo del pittore trapanese Giuseppe Arnino. L'ambito della sua formazione pittorica non può essere definito con facilità per il numero non grande di sue opere giunte fino a noi. Le fonti parlano concordemente di un gusto neoveneto, riferendolo soprattutto alla Cena dipinta dal C. nel 1607 per il refettorio dell'ex convento della Zisa a Palermo, ma distrutta nel secolo passato.
Da quanto ci è pervenuto più evidenti risultano i riferimenti alla cultura manieristica locale per la ripresa di un motivo iconografico molto diffuso in Sicilia e che trova i precedenti più espliciti in alcune opere di Vincenzo da Pavia: la figura del santo isolata nel centro del quadro e contornata ai bordi da più piccoli quadretti che illustrano episodi della sua vita. è questo lo schema compositivo della tela con S. Raimondo di Pennafort eseguita per la chiesa di S. Domenico a Trapani, firmata e datata ("Vitus Carrera Drepanensis pinxit Anno Domini 1603" vedi la scheda di restauro di V. Scuderi, in Boll. d'arte, LIII [1968], p. 150). Altre tele con identico soggetto sono conservate nelle chiese di S. Domenico, di Castelvetrano e Palermo. I documenti e le fonti indicano numerose altre opere del C. per chiese di Calatafimi e soprattutto di Trapani. Tra queste ultime ricordiamo le Vergine che visita s. Elisabetta e l'Incontro tra i ss. Francesco e Domenico (1609) per la chiesa dei padri minori osservanti. A Palermo, nel 1619-20, fu impegnato, per un quadro della Madonna del Pilere con s. Giacomo per la cappella del corpo di guardia del palazzo reale, disperso; e più tardi ebbe dal viceré di Sicilia Filiberto di Savoia l'incarico di dipingere i ritratti di Carlo V, Filippo II, Filippo III, Filippo IV, rimasti incompiuti se un documento del 1623 indica nel fratello Giuseppe colui che li portò a termine. Secondo la tradizione, il C. sarebbe stato il maestro di Pietro Novelli, ma deve essere stato un rapporto limitato e ben poco determinante, dal momento che altri furono i riferimenti culturali alla base della formazione della personalità artistica del pittore monrealese.
Il C. morì a Trapani. La data della sua morte ha subito nella tradizione storiografica oscillazioni notevoli: secondo il Di Ferro (1825, p. 250) nel 1609, secondo il Gallo (p. 5) nel 1631. Le ricerche documentarie del Meli e del Serraino consentono di fissarla con sicurezza intorno al 1622.
Fonti e Bibl.: G. M. Di Ferro, Guida per gli stranieri in Trapani, Trapani 1825, pp.215, 250, 271;A. Gallo, Elogio stor. di P. Novelli da Monreale…, Palermo 1828, p. 5;G. M. Di Ferro, Biogr. degli uomini ill. trapanesi…, Trapani 1830, III, pp. 60-67;P. Fortunato Mondello, La Madonna di Trapani, Trapani 1835, p. 134;G. Meli, Nuovidocum. relativi a V. C. pittore trapanese, in Arch. stor. sicil., II(1877), pp. 82-89; Id., Docum. intorno a V. C. e ad altri pittori sicil., ibid., III (1878), pp. 211-214; F. De Felice, Arte del Trapanese, Palermo 1936, pp. 69-75; P. Sgadari di LoMonaco, Pittori e scultori sicil. dal Seicento al primo Ottocento, Palermo 1940, ad vocem; III mostra di dipinti restaurati (catal.), a cura di V.Scuderi, Trapani 1960, pp. 10 s.; M. Serraino, Trapani nella vita civile e relig., Trapani 1968, pp. 139-142; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p.69.