VITIGE (Witigis) re degli Ostrogoti
Nato da famiglia ostrogota non illustre, si era distinto nella guerra di Sirmio contro Gepidi e Bulgari (504) e in quella contro i Franchi (509) e da Teodorico aveva ottenuto il titolo di armigero o spatario. Era stato poi consigliere di Amalasunta e suo legato a Costantinopoli. Gli Ostrogoti, scontenti della fiacca resistenza di Teodato all'impresa di Belisario, lo elessero re, levandolo sugli scudi nel campo di Regeta (autunno 536): era una riscossa dell'elemento nazionale gotico e una riaffermazione del diritto, che l'assemblea dei liberi conservava, d'intervenire nei casi più gravi della vita del popolo. Ma V. non rispose, o forse non poté rispondere, alle speranze dei suoi. Sbarazzatosi di Teodato, raccolse l'esercito a Ravenna, lasciando a Roma quattromila Goti, portando con sé ostaggi e facendo giurare al papa Silverio, al senato e al popolo d'essere fedeli al regno barbarico. Costrinse poi alle nozze con lui già vecchio la giovinetta Matasunta (Matheswintha), figlia di Amalasunta, e ne pose il monogramma nelle monete, per innestarsi alla stirpe degli Amali. Per ottenere la segreta alleanza dei Franchi cedette a questi la Provenza e pagò duemila soldi d'oro. E tuttavia tentò accordi con Costantinopoli e sulle monete impresse l'effigie e il nome dell'imperatore. Ma Belisario entrò in Roma, invitato dallo stesso Silverio (dicembre 536); e la città resistette prima a un assalto, poi per oltre un anno (febbraio 537-marzo 538) al blocco di V., che aveva con sé, scrisse Procopio, certo esagerando, 150 mila uomini: né valsero al re il barbaro espediente di massacrare gli ostaggi, né una nuova offerta di trattative all'imperatore; Matasunta stessa tramava a suo danno. Frattanto i Greci erano giunti a Rimini e avevano in dedizione la Liguria. I Goti con l'aiuto dei Borgognoni ricuperarono e distrussero Milano, ma perdettero ancora Osimo e Fiesole, e non ebbero vantaggio da una discesa devastatrice di Franchi (estate 539). Ravenna, dove si era chiuso V., fu bloccata (autunno 539): a un ultimo tentativo di pace aderì l'imperatore, ch'era minacciato dai Persiani, mossi dallo stesso V., ma si oppose Belisario. I Goti offrirono a questo la corona; ed egli parve accettare, ma, entrato in città (maggio 540), ne prese possesso in nome dell'imperatore e condusse con sé a Costantinopoli Vitige, Matasunta e molti prigionieri col tesoro regio. V., creato patrizio e divenuto amico a Giustiniano, visse ancora due anni, ultimo re degli Ostrogoti, di cui le leggi imperiali riconoscessero l'autorità.
Bibl.: G. Romano, Le dominazioni barbariche in Italia, Milano s. a.; F. Gabotto, Storia dell'Italia occidentale, II, Pinerolo, 1911; L. M. Hartmann, Geschichte Italiens, 2ª ed., I, Stoccarda-Gotha 1923; F. Cognasso, Popoli e stati del Mediterraneo nell'alto Medioevo, Milano 1931.