VITAMINE (XXXV, p. 462; App. II, 11, p. 1116)
Generalità. - Le più recenti conoscenze sulle v. ne hanno reso la definizione più concisa e significativa: "catalizzatori esogeni necessarî per il normale svolgimento dei processi metabolici degli organismi viventi". L'attribuzione della qualifica di "catalizzatori" alle v. non è ora basata solo sulla circostanza che gli organismi le richiedono in piccolissime quantità, ma sui ben documentati rapporti fra v. ed enzimi, i biocatalizzatori di tutti i processi vitali.
Alcune delle v. sono state riconosciute come costituenti dei coenzimi; per le altre un'altrettanto stretta relazione con i sistemi enzimatici non è ancora stata possibile, ma numerosi dati fanno ritenere prossima analoga dimostrazione. Risultando necessarie per la costituzione della molecola degli enzimi, le v. acquistano un significato nuovo anche in patologia: dal momento che la loro funzione metabolica è condizionata dalla trasformazione nei corrispondenti coenzimi, alterazioni metaboliche possono originarsi, oltre che per carenza alimentare vitaminica, anche per un'inadeguata capacità dell'organismo a convertire le v. in coenzimi.
Al concetto classico di carenza alimentare vitaminica ("deficienza vitaminica primaria" o "avitaminosi") si è così aggiunto quello di "deficienza vitaminica condizionata" ad indicare una condizione in cui la v., pure introdotta con la dieta nella quantità dovuta, non viene utilizzata dall'organismo, o perché l'assorbimento intestinale ne è impedito (v. B12 nell'anemia perniciosa) o perché i processi metabolici che provvedono alla trasformazione delle v. nel corrispondente coenzima sono profondamente alterati.
Lo studio delle v. come "fattori di accrescimento" dei microrganismi (batterî, funghi e protozoi) ha portato alla formulazione dei metodi microbiologici per il dosaggio delle v., molto più semplici ed esatti di quelli, ormai abbandonati, basati sull'azione terapeutica o profilattica delle v. su animali sottoposti a dieta carenziata.
Lo studio delle v. a livello microbiologico ha portato altresì alla scoperta delle cosiddette "antivitamine", sostanze aventi struttura chimica molto simile alle v., ma azione antagonista. Oggi è infatti possibile riprodurre nell'animale uno stato di avitaminosi, non solo mediante somministrazione di dieta carenziata, ma anche mediante somministrazione delle antivitamine, che spostano dalle strutture enzimatiche, sostituendovisi, le corrispondenti vitamine. Sulla base di questo antagonismo competitivo sono stati chiariti, ad esempio, l'effetto batteriostatico dei sulfamidici, antagonisti dell'acido paraminobenzoico, fattore di accrescimento dei batterî, e l'azione citostatica dell'aminopterina e della metapterina, sostanze antagoniste degli acidi folici ed usate nella terapia delle leucemie.
Alle v. già note da tempo si devono aggiungere le seguenti, scoperte negli ultimi 10 anni:1) acido tioctico o lipoico; 2) colina; 3) carnitina o v. BT; 4) v. F o acidi grassi insaturi essenziali (fattori liposolubili). In quest'ultimo decennio si è altresì definita la natura chimica dei componenti il gruppo degli acidi folici e delle v. B12.
Complesso B. - Il criterio di mantenere raggruppate le v. B in un complesso ha acquistato ulteriore validità dal riscontro di proprietà generali comuni e compendiabili nella seguente definizione (R.J. Williams, 1950): "fattori presenti in tutte le cellule viventi, animali e vegetali, che agiscono come catalizzatori - in quanto precursori dei coenzimi - e che hanno una funzione importante nella nutrizione di almeno alcuni animali superiori".
Tiamina (aneurina o vitamina B1). - Accanto alla forma fisiologicamente attiva di questa v., la tiamina pirofosfato (cocarbossilasi) - il coenzima della decarbossilazione anaerobica svolgentesi nei lieviti e della decarbossilazione ossidativa svolgentesi nei microorganismi e negli animali - si è dimostrata l'esistenza di una monofosfotiamina e di una trifosfotiamina. Il significato fisiologico di quest'ultima è ancora oggetto di studio. La monofosfotiamina è stata invece riconosciuta come il precursore della tiamina nel processo di biosintesi nei microrganismi e nei lieviti, a partire dai nuclei tiazolico e pirimidinico, entrambi attivati in forma di esteri fosforici. La fosforilazione della tiamina a cocarbossilasi è catalizzata da un enzima - la tiaminocinasi - mediante trasferimento di un radicale pirofosforico dall'ATP alla tiamina. Il meccanismo della decarbossilazione, facente capo alla cocarbossilasi, non è ancora noto. Si annette molta importanza alla possibilità che la cocarbossilasi, come la tiamina stessa, possa esistere nelle attive forme tiolica e disolfuro, interconvertibili per ossido-riduzione.
La tiamina pirofosfato costituisce anche il coenzima della transchetolasi e della transaldolasi, due enzimi recentemente scoperti, catalizzanti due tappe fondamentali del cosiddetto "ciclo dei pentosi" (v. metabolismo: m. glucidico, in questa App.). Una deficienza di tiamina può essere determinata sperimentalmente, oltre che mediante somministrazione di diete carenti in tiamina, per somministrazione di ossitiamina o di neopiritiamina, due potenti antagonisti della tiamina stessa (antivitamine). La profonda deficienza di tiamina riscontrata nelle foche ed, in genere, negli animali che si cibano di pesce fresco, è dovuta alla presenza nei pesci e nei molluschi della tiaminasi, un enzima capace di demolire le molecole della tiamina. La cocarbossilasi, la cui preparazione è possibile per via chimica, trova oggi impiego nella terapia delle malattie metaboliche caratterizzate da accumulo di α chetoacidi.
Acido lipoico. - Cristallizzato dal fegato da C.I. Reed e coll. (1951) ed ottenuto per sintesi da E.L.R. Stokstad (1952) e anche denominato, in riferimento alla sua natura chimica. acido tioctico. Ha la struttura di una catena ottanoica rettilinea con un ponte -S-S fra gli atomi di carbonio 6 e 8 (acido ditioottanoico):
Solo la forma d- (l'atomo in posizione 6 è asimmetrico) è biologicamente attiva. L'acido lipoico integra l'azione della cocarbossilasi nella decarbossilazione ossidativa degli α chetoacidi. La stretta relazione funzionale fra questi due coenzimi è avvalorata anche dalla loro costante coesistenza in tutte le preparazioni enzimatiche di piruvico- o α chetoglutarico-deidrogenasi. L'acido lipoico si condensa con una molecola di acetaldeide, formatasi per azione della cocarbossilasi sull'acido piruvico, mediante una reazione di ossido-riduzione accoppiata, in seguito alla quale l'acido lipoico viene ridotto a diidrolipoico, mentre l'acetaldeide viene ossidata ad acido acetico. Quest'ultimo viene quindi trasferito al coenzima A, mentre l'acido diidrolipoico viene riossidato dal DPN ad acido lipoico. Si spiega così la necessaria cooperazione di 4 coenzimi (cocarbossilasi, acido lipoico, coenzima A e DPN o difosfopiridinnucleotide) nel processo della decarbossilazione ossidativa sia dell'acido piruvico sia dell'α chetoglutarico.
Prima ancora di essere riconosciuto come coenzima della decarbossilazione ossidativa e identificato chimicamente, l'acido lipoico era noto come fattore di accrescimento del Lactobacillus casei e come fattore nutrizionale di un protozoo la Tetrahymena gelii. L'acido lipoico è largamente distribuito nel regno animale e vegetale, ma sempre in piccole quantità ed in forma saldamente legata alle strutture proteiche. Non si è ancora riusciti a provocare negli animali un'avitaminosi da acido lipoico. L'acido lipoico viene ora preparato per sintesi ed è usato nella terapia di certe affezioni epatiche.
Riboflavina o v. B2. - La riboflavina è il costituente essenziale di due coenzimi: il FMN o flavinmononucleotide o acido riboflavinfosforico, ed il FAD o flavindinucleotide.
Il FMN e il FAD sono i coenzimi delle flavoproteine o enzimi flavinici. Nell'ambito dei rispettivi enzimi, FMN e FAD costituiscono la sede o "centro attivo" dei processi di ossidoriduzione biologica facenti capo alle flavoproteine. La riboflavina viene ottenuta su scala commerciale dall'Eremothecium asbyii, un fungo che produce nel suo mezzo di coltura questa v. in tale quantità da renderne possibile la cristallizzazione spontanea. Secondo un recente metodo di K. Yagy (1950) dallo stesso fungo si può ottenere anche il FAD. Il FMN viene invece prodotto chimicamente per fosforilazione diretta della riboflavina. Nell'organismo, il FMN si forma dalla riboflavina secondo la seguente reazione enzimatica (B. Kearney e S. Englard, 1951):
Il FAD si forma dal FMN secondo la seguente reazione (A. Kornberg e coll., 1950):
Azione antagonista a quella della riboflavina esercitano la diclororiboflavina e l'atebrina, sostanza antimalarica che inibisce specificamente la D-aminoacidoossidasi, enzima FAD dipendente.
Vitamina B6. - La v. B6 comprende tre sostanze chimicamente affini: la piridossina o piridossolo, caratterizzata dal gruppo CH2OH in posizione 4 dell'anello piridinico, il piridossale dal gruppo aldeidico −CHO, e la piridossamina dal gruppo −CH2NH2. Piridossale e piridossamina sono stati riscontrati nell'organismo anche in forma di esteri fosforici ed il piridossal-fosfato è riconosciuto come il coenzima attivante diversi processi metabolici, tutti aventi come substrato gli aminoacidi: decarbossilazione, transaminazione, transulforazione, sintesi e demolizione del triptofano, deaminazione della serina e della treonina.
Il meccanismo del processo della transaminazione e della decarbossilazione degli aminoacidi è stato riconosciuto svolgersi tramite la formazione di composti intermedî (basi di Schiff) fra piridossal-fosfato e aminoacidi. Il piridossal-fosfato, con meccanismo ancora ignoto, determina inoltre il passaggio degli aminoacidi entro le cellule, contro un gradiente di concentrazione. Il piridossal-fosfato, quale coenzima della decarbossilazione dell'acido glutammico, è necessario per la formazione dell'acido γ-aminobutirrico, un aminoacido recentemente scoperto come componente del tessuto nervoso, del quale modera l'attività. A deficienza di acido γ-aminobutirrico, e quindi di piridossal-fosfato, si ascrivono alcune sindromi epilettiformi che cedono al trattamento con piridossal-fosfato o con piridossolo, suo precursore. Antagonista del piridossal-fosfato è l'idrazide dell'acido isonicotinico, oggi usata nella terapia della tubercolosi; a tale antagonismo va ascritta la sintomatologia neurologica ed umorale che si instaura sovente nei pazienti trattati con questo farmaco.
Vitamina PP. - Questa v. comprende sia l'acido nicotinico (niacina) sia la sua amide (niacinamide). Quest'ultima costituisce il gruppo attivo del DPN (difosfopiridinnucleotide o cozimasi I) e del TPN (trifosfopiridinnucleotide o cozimasi II). DPN e TPN costituiscowo i coenzimi delle numerose deidrogenasi piridiniche, enzimi fondamentali per i processi di ossidoriduzione. Il processo di ossidoriduzione si svolge nell'ambito del DPN e TPN proprio a livello della molecola della niacinamide, con alternativa trasformazione da trivalente a pentavalente dell'azoto del suo anello piridinico. Il processo di biosintesi sia del DPN che del TPN è noto, ma il prodotto di partenza non è, contrariamente a quanto si riteneva, la niacinamide, ma l'acido nicotinico. La niacinamide viene eliminata dall'organismo in forma metilata, come N-metilniacinamide. La niacina si combina invece con la glicina e viene eliminata in forma di acido nicotinurico. La niacinamide si può ottenere in laboratorio per ossidazione della nicotina. Sfortunatamente per i fumatori, l'organismo animale non è capace di convertire la nicotina in vitamina PP. Antivitamine PP sono l'acido piridin-3-solfonico e la stessa idrazide dell'acido isonicotinico.
Acido pantotenico. - Fattore antigrigio del ratto e antidermatico del pulcino, l'acido pantotenico è anche il fattore di accrescimento di svariate specie di microrganismi. Nell'uomo un'avitaminosi carenziale da acido pantotenico non è nota, anche per la grande diffusione di questa vitamina. Un'avitaminosi da acido pantotenico è stata indotta in volontarî mediante somministrazione dell'antivitamina corrispondente: la pantoiltaurina. La sindrome che ne consegue riflette una disfunzione delle surrenali. L'acido pantotenico è il precursore del coenzima A (A = acetilazione) scoperto ed isolato da F.A. Lipmann, insignito per questo del premio Nobel per la medicina nel 1953. La sua struttura chimica è nota, come pure le varie tappe metaboliche della sua biosintesi dall'acido pantoten ico.
Il coenzima A o coacilasi ha una posizione fondamentale nello svolgimento di numerosi processi metabolici; fra gli altri: ossidazione e sintesi degli acidi grassi, sintesi dell'acido citrico e dell'acido glutammico della prolina, dell'arginina, delle porfirine, del colesterolo, degli ormoni steroidei e dell'acetilcolina (v. metabolismo, in questa App.). In questi processi il coenzima A agisce come trasportatore del radicale acetato o dei radicali acilici in genere. Il gruppo attivo del coenzima A è il gruppo -SH, che viene alternativamente acetilato e deacetilato, così come il nucleo piridinico del DPN viene alternativamente ossidato e ridotto.
Il legame indicato con il simbolo ~ è un legame ricco di energie. La distribuzione dell'acido pantotenico in natura ricalca quella degli altri fattori B: lievito, fegato, uova e particolarmente, la pappa reale delle api e le ovaie dei pesci ne sono le sorgenti più ricche.
Biotina. - L'avitaminosi da biotina non può instaurarsi, né essere artificialmente provocata per somministrazione di dieta priva di questa v., in quanto la microflora intestinale è in grado di sintetizzarla in quantità adeguata al fabbisogno. Una deficienza da biotina è invece provocabile o per sterilizzazione dell'intestino. per esempio mediante antibiotici, o, più rapidamente, per ingestione di albume d'uovo crudo. In questo è infatti contenuta una glicoproteina, denominata "avidina", capace di fissare la biotina che viene conseguentemente sottratta all'assorbimento intestinale. L'avidina è termolabile: infatti il bianco d'uovo perde questa proprietà per cottura. Nei tessuti la biotina è presente come "biocitina" o ε-N-biotinillisina. Un enzima, la biocitinasi, è capace di demolire la biocitina in biotina e lisina. Si suppone che la biocitina costituisca la forma fisiologicamente attiva, cioè il coenzima, della biotina.
La biotina, probabilmente in forma di biocitina, è un fattore indispensabile per i processi di fissazione della CO2. per esempio: formazione dell'acido ossalacetico dall'acido piruvico.
La biotina è anche indispensabile per la biosintesi dell'acido aspartico, dell'acido acetacetico, della citrullina e dell'acido folico.
Acido paraminobenzoico (PABA). - L'acido paraminobenzoico entra nella costituzione dell'acido folico; sembra, anzi, che il suo ruolo metabolico si esaurisca nella biosintesi di quest'altra v. Non si conosce una sindrome da carenza da acido paraminobenzoico e neppure una precisa indicazione terapeutica per un suo impiego clinico.
Acidi folici. - Il gruppo degli acidi folici comprende le seguenti sostanze chimicamente e funzionalmente correlate: 1) Acido pteroil-monoglutammico (acido folico o folacina o v. Bc): combinazione fra nucleo pteridinico, acido paraminobenzoico ed acido glutammico. 2) Acidi pteroiltriglutammico e pteroil-eptaglutammico (acidi folici coniugati, o poliglutammici, o v. Bc coniugata). 3) Rizopterina o acido 10-formilpteroico. 4) Acido folinico o acido 5-formil-5,6,7-tetraidropteroil-glutammico. L'acido folico viene trasformato nel fegato in acido folinico, che può ritenersi la forma fisiologicamente attiva di questo gruppo. La sindrome da deficienza da acido folico è caratterizzata da arresto di accrescimento, anemia, leucopenia ed agranulocitosi. Data la grande diffusione degli acidi folici e la capacità della flora intestinale a sintetizzarli, è difficile provocare un'avitaminosi mediante somministrazione di una particolare dieta: facilmente può invece ottenersi per somministrazione di sulfamidici, la cui azione si esplica mediante inibizione della sintesi dell'acido folico dall'acido paraminobenzoico da parte della flora intestinale.
La grande importanza degli acidi folici in terapia deriva dalla loro capacità di evocare una risposta ematopoietica positiva in varie anemie macrocitiche megaloblastiche nutrizionali od associate alla sprue. Non vengono invece più usati nella cura dell'anemia perniciosa integralmente curabile con la B12 e gli estratti epatici, poiché non ne risolvono i sintomi gastrici e spesso ne peggiorano quelli neurologici. Il meccanismo d'azione degli acidi folici, probabilmente in forma di acido folinico, consiste nell'attivazione delle cosiddette "unità carboniose" (−CHO; −CH2OH; −CH3) e nella loro utilizzazione per la sintesi di varie sostanze, come le basi puriniche e pirimidiniche, le porfirine ed alcuni aminoacidi. Di particolare interesse per la loro applicazione nel trattamento delle leucemie - anche se la remissione che inducono è solo temporanea - sono gli "antifolici", cioè le sostanze ad azione antagonista agli acidi folici. Gli antifolici più potenti sono l'aminopterina (acido 4-amino-folico) e l'α-metapterina (acido 4-amino-10-metilfolico). Queste sostanze agiscono bloccando la sintesi degli acidi nucleici, inibendo conseguentemente la duplicazione dei cromosomi e quindi le mitosi. Poiché la loro azione inibitrice viene soppressa dall'acido folinico, ma non dall'acido folico, si pensa che interferiscano nella formazione dell'acido folinico dal folico.
Vitamina B12. - Isolata nel 1948 dal fegato come un composto rosso cristallino contenente cobalto e fosforo, essa s'identifica con il fattore antianemico pernicioso (fattore estrinseco di Castle). La B12 viene ora ottenuta come prodotto di fermentazione dallo Streptomyces griseus. La sua formula di struttura è stata chiarita nel 1955
La molecola della B12 contiene il 5,6-dimetilbenzimidazolo, legato a una molecola di ribosio-3-fosfato, il cui radicale fosforico è legato, con legame anidridico, ad una molecola di aminopropanolo, legata a sua volta con legame carboamidico al radicale propionico di uno dei 4 anelli pirrolici che coordinano nel loro insieme - struttura a tipo porfirinico - un atomo di cobalto. Il cobalto, nella forma di B12 più attiva, è in forma di cianuro: da qui il termine di cianocobalamina. In altre forme di B12. meno attive, il gruppo −CN è sostituito da altri gruppi: si ha così l'ossicobalamina e la nitrocobalamina.
La mancanza di B12 determina l'anemia perniciosa di Biermer che non è dovuta a mancata ingestione di B12 ma a difetto del suo assorbimento intestinale. L'assorbimento della B12 è condizionato dalla presenza di HCl nella secrezione gastrica e di un fattore, pure di origine gastrica, non ancora noto come entità chimica, detto "fattore intrinseco di Castle". L'anemnia perniciosa e infatti sempre associata ad acloridria e ad achilia, mancanza di enzimi nel succo gastrico. I pazienti che subiscono la resezione gastrica totale vanno incontro ad anemia perniciosa per la completa assenza del principio intrinseco necessario per l'assorbimento intestinate della B12. In tale circostanza l'anemia s'instaura solo 2 o 3 anni dopo l'intervento, poiché i depositi endogeni di B12 si depauperano molto lentamente. I concentrati di fattore intrinseco preparato da una specie animale non sono purtroppo in grado di facilitare l'assorbimento di B12 in altre specie. Per la mancanza del principio estrinseco la somministrazione di B12 all'anemico pernicioso per via orale è inefficace. Iniezioni intramuscolari di B12, alla dose iniziale da 10 a 100 μg, determinano una pronta remissione dei sintomi ed una normalizzazione del quadro ematico. Come terapia di mantenimento bastano quindi 10 μg ogni due settimane. La B12 viene usata con uguale positivo effetto anche nella terapia delle altre anemie macrocitiche megaloblastiche, sprue compresa.
Come l'acido folico, anche la B12 interviene, sebbene in corrispondenza di stati metabolici differenti, nella sintesi degli acidi nucleici, tramite l'attivazione delle unità carboniose necessarie per la sintesi delle basi puriniche e pirimidiniche. La partecipazione della B12, come dell'acido folico, nella biosintesi di queste sostanze rende chiaro il significato dell'importanza di queste v. per la crescita e la riproduzione delle cellule. Le cellule del sangue sono, fra le cellule dell'organismo. quelle più rapidamente rinnovantesi e conseguentemente su di esse, più che su altre, si ripercuote la deficienza di queste v., determinando uno stato di anemia.
Colina. - Viene considerata fra i fattori vitaminici del complesso B con qualche riserva, sia perché l'organismo è in grado di sintetizzarla, sia pure in quantità limitata, sia perché viene richiesta in quantità notevolmente maggiore rispetto alle altre v. La colina è idrato di trimetilossietil-ammonio:
In alcune specie animali - specie mammiferi - la deficienza alimentare di colina e dei suoi precursori determina una sindrome ben definita, caratterizzata da accumulo di grasso nel fegato (steatosi epatica), degenerazione emorragica del rene ed emorragie oculari. Gli animali che sopravvivono vanno incontro a cirrosi epatica. Per analogia, la colina viene usata nella terapia delle epatopatie precirrotiche e cirrotiche dell'uomo. Nei pulcini la deficienza di colina si manifesta con la cosiddetta perosi: zoppia per alterazione dell'articolazione tibio-tarsica. La colina ha la proprietà di cedere i gruppi metilici a varî accettori nei cosiddetti processi di transmetilazione. Poiché i gruppi metilici donati dalla colina partecipano al "pool" delle unità carboniose, si comprende come il fabbisogno per la colina sia condizionato, oltre che dalla quantità di proteine nella dieta - può essere infatti sostituita dall'aminoacido metionina - dall'introduzione della B12 e degli acidi folici.
Inositolo. - La deficienza d'inositolo determina nel topo alopecia, perdita del pelo intorno agli occhi ("topo con gli occhiali"), arresto della crescita e perdita della secrezione lattea. Si è anche riscontrato che il mesoinositolo è necessario "in vitro" per l'accrescimento dei fibroblasti e di varî ceppi tumorali. Si attribuisce all'inositolo un'azione lipotropa, molto probabilmente in rapporto con la biosintesi dei lipidi contenenti inositolo (lipositoli), ed un'azione antichetogena. L'inositolo è abbondantemente distribuito nel regno vegetale (sotto forma di acido fitico) ed animale. Particolarmente ricco ne è il tessuto cardiaco dei mammiferi e quello scheletrico dei pescecani nei quali pare abbia la stessa funzione che il glicogeno esplica nei muscoli degli altri animali.
Carnitina o vitamina BT. - Riconosciuta come fattore essenziale per l'accrescimento del Tenebrio Molitor, il verme della farina, è stata successivamente identificata come trimetilbetaina dell'acido β-ossi-γ-aminobutirrico:
È attualmente studiata anche in rapporto con la sua funzione negli animali superiori. Si è constatato che non interviene, come la colina, nei processi di transmetilazione, ma pare agisca invece sull'attivazione degli acidi grassi.
Vitamina C o acido ascorbico. - Gli studî più recenti su questa v. riguardano la sua azione fisiologica. Fattore ben definito delle ossidazioni nei vegetali, non è ancora chiaro a quale livello e in quale misura l'acido ascorbico esplichi tale funzione nei tessuti animali. In questi è stato comunque riconosciuto come il cofattore dell'ossidazione della tirosina e della trasformazione dell'acido folico in acido folinico. L'acido ascorbico è certamente coinvolto nel processo dell'osteogenesi (il quale risulta alterato, tra l'altro, nel morbo di Barlow, o scorbuto dei bambini) per quanto non si conosca il meccanismo con il quale esso stimoli e contribuisca a mantenere la normale attività degli osteoblasti, degli odontoblasti e la formazione del collageno. Si è accertato che gli animali non suscettibili di avitaminosi C possono sintetizzare l'acido ascorbico dal galattosio, via acido galatturonico, o dal glucosio via acido glucuronico. Un'importante deplezione di acido ascorbico a carico delle surrenali, che ne costituiscono il tessuto animale più ricco si riscontra nell'infezione difterica e, in misura minore, nelle altre infezioni batteriche. Queste variazioni del contenuto deella v. C nelle surrenali nel corso delle malattie infettive sono messe in rapporto con la possibilità che questa v. possa stimolare le reazioni di difesa dell'organismo.
vitamine liposolubili. - Vitamina A (axeroftolo o retinolo). - I danni da deficienza di v. A sono stati probabilmente sopravvalutati nel passato. Un accurato studio su volontarî umani lasciati per più di due anni ad una dieta priva di v. A, ha messo in evidenza come questa v. decresce molto lentamente nel sangue, sia per il suo scarso fabbisogno per l'organismo, sia per le abbondanti riserve accumulate nel fegato. Solo due su venti volontarî hanno accusato alla fine dell'esperimento una lieve emeralopia. Accanto alla v. A - ora detta A1 - si è identificato un secondo fattore, v. A2, derivante dalla prima per riduzione. Si tratta, infatti, della 3-deidro-vitamina A2 o 3-deidro-retinolo. Com'è noto, il prodotto di ossidazione della v. A, cioè l'aldeide corrispondente, è il retinene, o retinolo, componente della porpora visiva, o rodopsina, protagonista del cosiddetto "ciclo visivo" descritto da Wald nel 1938. La rodopsina, come la porfiropsina, entrambe identificate come lipoproteine coniugate con il retinene, sono state trovate presenti, oltre che nei bastoncelli, anche nei coni, sebbene in concentrazioni molto inferiori.
Vitamine D (antirachitiche). - Accanto alla v. D2 (ergocalciferolo) e D3 (colecalciferolo), si sono individuate, nell'olio di fegato di tonno, altre sostanze con azione vitaminica D: si tratta di derivati chetonici del secosterolo (così viene chiamato il nucleo della D2 e D3) con il chetogruppo in posizione 7 e gruppi ossidrilici in posizione 3 e 10. L'azione fisiologica della v. D non è ancora stata chiarita. Contrariamente a quanto si riteneva, non sembra che agisca sull'assorbimento intestinale del calcio e del fosforo, ma a livello dell'osso stimolando o mantenendo la normale osteogenesi. Attualmente sono molto piò frequenti e serî i danni da ipervitaminosi D - ipercalcemia, lesioni renali, ecc. - conseguenti a somministrazione di eccessive dosi di questa v., che i danni da deficienza di questa vitamina.
Vitamina E (v. antisterile; tocoferoli). - Il meccanismo d'azione della v. E non è ancora del tutto noto. L'osservazione che nell'avitaminosi E viene incorporata negli acidi nucleici una quantità maggiore di formiato e di fosfato, fa ritenere che la v. E regoli il metabolismo degli acidi nucleici. L'α-tocoferolo sembra anche intervenire nella fosforilazione ossidativa, probabilmente come trasportatore di elettroni fra i citocromi b e c1. Non è ancora possibile decidere se la v. E è indispensabile per la fertilità dell'uomo.
Vitamine K (antiemorragiche). - Sia le v. naturali K1 e K2, sia lo stesso menadione o v. K3 (2-metil-1,4-naftochinone) sono stati sostituiti in terapia dai derivati idrosolubili di quest'ultimo, assorbibili dall'intestino anche in assenza di bile. Fra questi va ricordato il sale sodico del disfosfomenadiolo. E dimostrato che le v. K naturali sono componenti - in quanto precursori di un coenzima chinonico, il coenzima Q - del sistema trasportatore di elettroni nell'ossidazione accoppiata con la fosforilazione del ciclo degli acidi tricarbossilici. Particolare interesse - anche per le sue applicazioni pratiche - riveste il dicumarolo o antivitamina K, che ha trovato impiego come anticoagulante. Riconosciuto come il fattore della malattia emorragica del bestiame quando questo viene foraggiato con trifoglio dolce, il dicumarolo ha una struttura simile alla v. K, ma ne antagonizza l'azione inducendo ipotrombinemia, con conseguente predisposizione alle emorragie. Per quest'azione il dicumarolo ed altre antivitamine K recentemente scoperte vengono usati in medicina nel trattamento delle trombosi.
Vitamina F (acidi grassi essenziali). - Gli acidi grassi insaturi linolico, linoleico e arachidonico sono essenziali dal punto di vista nutrizionale e, per questo, sono omologati alle v.
Nei ratti tenuti a una dieta artificiale priva di questi acidi s'instaurano lesioni renali e una dermatite squamosa, localizzata in corrispondenza delle zampe posteriori e della coda (sindrome di Burr). Non è ancora sufficientemente dimostrata la proprietà di questi acidi di prevenire il deposito di colesterina nelle arterie. Pur sussistendo tale incertezza, essi vengono usati nella terapia, o meglio nella profilassi, dell'arteriosclerosi.
Bibl.: W. H. Sebrell e R. S. Harris, The vitamins, New York 1954; N. Siliprandi, The significance of B complex vitamins in clinical chemistry, in Clinical chemistry, ivi 1957; R. S. Harris e S. F. Marrian, Vitamins and hormones, ivi 1949-1959; F. Horowitz, Progress in biochemistry since 1949, ivi 1959; G. Quagliariello, Chimica biologica, Milano 1959; G. Moruzzi, C. A. Rossi e A. Rabbi, Principî di chimica biologica, Bologna 1960.