Trevisan, Vitaliano
Trevisàn, Vitaliano. – Scrittore (n. Sandrigo 1960). Dopo le prime prove – Un mondo meraviglioso, uno standard (1997) e Trio senza pianoforte. Oscillazioni (1998) –, si è affermato con il romanzo I quindicimila passi, un resoconto (2002), vincitore del Campiello Francia nel 2008: il protagonista è un uomo assediato e confuso da fobie e comportamenti compulsivi-ossessivi. Successiva è la raccolta Standards vol. 1 (2002), cinque racconti in cui T. si confronta e reinventa altrettanti pezzi celebri della tradizione (gli standard sono quei temi classici che tutti i musicisti jazz conoscono e hanno in repertorio), dalla canzone When I fall in love di V. Young ed E. Heyman a Un canto di Natale di C. Dickens. Wordstar(s). Trilogia della memoria (2004) riunisce tre testi teatrali che hanno per titolo termini tecnici dell’informatica: scandisk, defrag e wordstar(s). Nel primo gli operai di un magazzino di prodotti metallici progettano un colpo che dovrebbe permettere loro di cambiare vita; in defrag tre voci sole in una lenta e dolorosa scansione delle relazioni tra madre e figlie, parlano delle loro vite; la terza pièce è dedicata all’ultima giornata di vita di Samuel Beckett. Affronta alcuni dei temi a lui più cari – dallo sradicamento all’odio/amore per la provincia, al lavoro – nei brevissimi racconti Shorts (2004), vincitori del premio Chiara, in cui ricalca la musicalità improvvisata dei minifilmati di presentazione dei pezzi jazzistici (chiamati appunto, negli anni Quaranta, shorts). Del 2007 è il romanzo Il ponte, un crollo, spietato e nichilista, che racconta le sorti di un Paese alla deriva, senza più bellezza, nè tradizione. Seguono la raccolta di racconti Grotteschi e arabeschi (2009), piccola silloge dalle atmosfere allucinatorie e surreali, in omaggio a Edgar Allan Poe, e Tristissimi giardini (2010), un libro che è un attraversamento di luoghi, fisici e morali. Con la pièce Una notte in Tunisia (2011) ricostruisce gli ultimi giorni di esilio e di malattia di B. Craxi facendone un emblema della caduta del potere. Si ricorda infine l’adattamento per il teatro di Giulietta di Federico Fellini e la cosceneggiatura del film Primo amore (2003) di Matteo Garrone, che lo ha visto anche nel ruolo di attore protagonista. T. fa spesso riferimento nelle sue opere, in maniera più o meno esplicita, agli autori T. Bernhard e S. Beckett.