GRASSI, Vitaliano
Figlio del pittore Tarquinio e di Elena Costa, nacque a Romagnano Sesia l'11 ag. 1694.
Si formò nella bottega paterna a Borgosesia e collaborò dapprima col padre nella sua vasta attività in Valsesia e nel Novarese. Si trasferì quindi, attorno al 1714, col padre e col fratello Giovanni Battista a Torino, ove fu attivo per la corte; nel 1722 eseguì infatti, insieme con vari altri pittori, alcuni dipinti in un appartamento del palazzo reale e delle scene per il piccolo teatro vicino alla galleria di madama reale (Schede Vesme).
La prima opera del G. giunta sino a noi è la pala del 1731 posta sull'altare maggiore della chiesa di Cocconato raffigurante la Consolata e i ss. Fausto e Felice. Attorno a questa data, o poco dopo, il G. rientrò a Borgosesia, ove si stabilì definitivamente, limitando la sua attività in ambito provinciale. Nel 1734 sposò Maria Elisabetta Perdomi, appartenente a una delle famiglie più importanti di Borgosesia.
Nel 1733 dipinse una grande tela, solenne e un po' fredda, col Crocifisso, la Maddalena e il beato Amedeo IX di Savoia per la chiesa di S. Tommaso a Vercelli; e, l'anno successivo, un altro grande quadro con la Madonna di Monserrato e il transito di s. Giuseppe per la stessa chiesa (ambedue le opere si trovano ora nella chiesa di S. Paolo a Vercelli). Nel 1735 dipinse il ritratto del nobile Carlo Cattaneo (Novara, quadreria del collegio Caccia), che rivela le notevoli doti ritrattistiche del G. e la sua conoscenza della pittura lombarda dell'epoca e di Fra Galgario in particolare.
Nel 1739 il G. realizzò il ciclo pittorico ad affresco della cappella di S. Antonio da Padova nella chiesa di S. Antonio Abate a Borgosesia.
Seguendo lo schema adottato circa quarant'anni prima da suo padre Tarquinio nella cappella della Madonna Addolorata nella stessa chiesa, il G. decorò con vivace cromia la piccola cupola con la Gloria di s. Antonio e i pennacchi con figure allegoriche femminili; per le pareti dipinse, oltre a due piccoli monocromi con episodi della vita del santo, le tele raffiguranti S. Antonio che affronta Ezzelino da Romano e il Miracolo del cuore dell'avaro, caratterizzate da un diverso cromatismo severo e un po' cupo.
Nel medesimo anno a Riva, presso Chieri, affrescò sulla volta della chiesa di S. Croce la grande scena con il Trionfo della Croce e, nei pennacchi, quattro Storie della vera Croce. Risalgono agli anni successivi a questo ciclo le due lunette a fresco con la Resurrezione di Lazzaro e Giobbe che rimprovera i familiari, nella prima cappella a destra della collegiata di Borgosesia e due opere perdute: la tela con i Ss. Crispino e Crispiniano (1752) per la chiesa di S. Antonio Abate a Borgosesia e, subito dopo, quella con S. Anna per la basilica dell'Assunta al Sacro Monte di Varallo.
Attorno al 1755 devono collocarsi i nove riquadri dipinti sulla volta del salone di palazzo Langosco a Vercelli (Museo Leone) con al centro il festoso Trionfo della Primavera, direttamente ispirato all'affresco con la dea Flora dipinto da suo padre nel salone di palazzo Castellani a Borgosesia attorno al 1705, quattro ovali a monocromo con episodi mitologici e quattro paesaggi di gustoso carattere decorativo.
Sempre a Vercelli nel 1755 il G. firmò e datò due tele con il Ritrovamento della testa del Battista e la Presentazione della testa del Battista al pontefice per la chiesa di S. Tommaso (distrutta), ora nella sacrestia di S. Paolo, caratterizzate da una sorta di compiaciuta descrittività, quasi cronachistica, e da un armonioso timbro cromatico. Nello stesso periodo il G. dipinse per la chiesa di S. Antonio Abate a Borgosesia le due credenze del presbiterio raffigurandovi Cristo a mezzo busto con in mano l'ostia consacrata.
Del 1759 è la pala di S. Apollinare per la chiesa di Fisrengo, presso Casalbeltrame, che appare eseguita in maniera poco accurata. Qualche tempo dopo dev'essere stata eseguita la tela, di recente attribuita al G. (Dell'Omo), con un Miracolo di s. Vincenzo Ferreri in S. Rocco a Chevio in valle Strona.
Il G. morì a Borgosesia il 18 marzo 1769.
Fonti e Bibl.: C. Conti, La nostra chiesa parrocchiale attraverso i secoli, in Borgosesia al vescovo ed ai ss. patroni, Varallo 1945, pp. 11 s.; Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, II, Torino 1966, p. 542; III, ibid. 1968, p. 860; C. Debiaggi, Diz. degli artisti valsesiani dal secolo XIV al XX, Varallo 1968, p. 89; V. Bussi, L'antica parrocchia di S. Tommaso in Vercelli, Vercelli 1969, pp. 10 s., 24; S. Stefani Perrone, Regesti dei minusieri e schede topografiche, in Artisti del legno. La scultura in Valsesia dal XV al XVIII secolo, Borgosesia 1985, pp. 159, 184 s.; C. Debiaggi, Note sul pittore V. G., autore del quadro dell'altar maggiore nella parrocchia di Cocconato, in Il Ponte, 1992, n. 6, pp. 5 s.; A. Cifani - F. Monetti, I piaceri e le grazie, II, Torino 1993, p. 425; F.M. Ferro - M. Dell'Omo, in La pittura del Sei e Settecento nel Novarese, Novara 1996, pp. 166 s., 258; C. Debiaggi, I dipinti, in S. Antonio Abate, S. Stefano Protomartire. Un oratorio urbano in Borgosesia, Borgosesia 1997, pp. 99-101; M. Dell'Omo, Artisti del Settecento al Sacro Monte di Orta e al Sacro Monte di Varallo: un confronto, in Terra santa e sacri monti, Milano 1999, pp. 112 s.; C. Debiaggi, Il pittore V. G.: la sua attività a Vercelli. Una volta con affreschi in palazzo Langosco, in Boll. stor. vercellese, 2002, n. 57 (in corso di stampa).