DENTE, Vitaliano
Nacque in data sconosciuta a Padova da Guglielmo - già morto nel 1294 - e Lutia, sorella di Rolando Can da San Ferrero. Fu uno dei padovani più ricchi e influenti del suo tempo.
Nell'Inferno dantesco (XVII, vv.64-69) Reginaldo Scrovegni, che gli aveva dato in sposa la figlia Beatrice, annuncia al poeta la prossima discesa del D. al suo fianco, tra gli usurai: "sappi che 'l mio vicin Vitaliano / sederà qui dal mio sinistro fianco". L'identificazione del Vitaliano nominato dallo Scrovegni nel D. fu contestata in primo luogo da E. Morpurgo (Iprestatori di danaro al tempo di Dante, in Dante e Padova. Studi storico-critici, Padova 1865, spec. pp. 212 ss.), il quale sostenne l'impossibilità per un uomo tanto in evidenza di esercitare l'illecito mestiere e avanzò invece l'ipotesi che si trattasse di Vitaliano di Iacopo Vitaliani. Che in realtà il D. esercitasse l'usura è fuor di dubbio ed è dimostrato tra l'altro dal primo documento conosciuto che lo riguardi. L'8 dic. 1296 il D. prestò al Comune di Vicenza (tale città e il suo distretto, all'epoca dominio padovano, costituirono il suo prediletto campo d'azione) 2.200 lire di piccoli di cui l'anno seguente - il 3 dic. 1297 - pretese la restituzione. Tra il 1299 e il 1300 acquistò tutta la villa di Malo, con i castelli di Malo e Priabona; per 1.000 lire comprò pure da Enrico Scrovegni la villa e il territorio di Schio, con i castelli di Schio, Santorso e Meda. Si procurò anche possessi in San Vito di Leguzzano e Camisano, tutti luoghi del distretto vicentino. Dei propri ingenti beni padovani vendette al Comune di Padova, nel 1301, terre e abitazioni nelle ville di Agna, Candiana, Cona, Desmano, Fossalta per 22.000 lire.
Il prestito a usura e l'attività di fideiussore, che mai smise di esercitare, furono alla base del suo successo. Nel 1300 garantì, con un sussidio di 14.000 lire, l'elezione di Gualpertino, fratello di Albertino Mussato, a sua volta marito della sorella del D., Mabilia, ad abate di S. Giustina in Padova. Nello stesso periodo prestò denari al Comune di Treviso e a cittadini fiorentini: questi ultimi non rispettarono però gli impegni, determinando il 20 sett. 1306 l'intervento del Comune di Firenze presso quello padovano affinché venissero scongiurate le rappresaglie minacciate dal D. e dai suoi soci (tra cui v'era anche il Mussato).
Il 28 apr. 1303 diede in sposa a Bartolomeo Della Scala la propria figlia Agnese; in seguito alla morte (1404) del signore veronese, il D. richiese ad Alboino Della Scala la restituzione della dote. Dal 1º ag. 1304 al 1º genn. 1305 il D. fu podestà di Vicenza (nel 1307 a ricoprire la carica fu Dente de' Lemici e non Vitaliano: v. N. Smeregli, Annales civitatis Vincentiae (aa. 1200-1312), in Rer. Ital. Script., 2 ed., VIII, 5, a cura di G. Soranzo, p. 18). Furono, questi, anni di iniziative rilevanti: è in tale periodo che il D., con altri suoi concittadini, prelevò dai banchieri Bardi di Firenze, presso una loro filiale parigina, la somma di 3.605 fiorini d'oro. La scelta di una sede estera per tale operazione fu con ogni probabilità dovuta alla ricerca dell'anonimato e segretezza necessari per svolgere attività non lecite (tra l'altro i Bardi possedevano un banco nella stessa Padova). I soci padovani non riuscirono a rispettare le scadenze del prestito, ma la morte salvò il D. dalle difficoltà. Il 20 maggio 1309 ricevette dal vescovo di Vicenza Altegrado di Lendinara il feudo decimale di Schio, del quale, il 4 ott. 1310, veniva investito il figlio Guglielmo.
Il D. morì dunque nel periodo compreso tra le due date.
Finché il D. visse, e grazie a lui (ma si tratta di un elogio alquanto generico secondo B. Scardeone, De antiquitate urbis Patavii, Basileae 1560, p. 318), i Vicentini non ebbero alcuna ragione per sottrarsi "a Patavinorum fide"; lui morto, il giorno di Pasqua del 1311 i Padovani perdettero la giurisdizione sulla città. In quell'occasione, i figli del D., presi prigionieri con altri Padovani, dovettero pagare una forte taglia per riottenere la libertà. Sempre in quell'anno un figlio del D., Guglielmo, venne preso in tutela da Albertino Mussato; quest'ultimo chiamò il proprio figlio Vitaliano a testimonianza dello stretto legame con il cognato.
Fonti e Bibl.: A. Mussato, De gestis Italic. post mortem Henrici VII historia, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., X, Mediolani 1727, col. 762; Annales Veronenses de Romano, in Antiche cronache veronesi, a cura di C. Cipolla, Venezia 1890, p. 467; Monumenti della università di Padova (1222-1318), a cura di A. Gloria, I, Venezia 1884, p. 440; A. Portenari, Della felicità di Padova, Padova 1623, pp. 180, 213; B. Pagliarino, Croniche di Vicenza, Vicenza 1663, p. 215; S. Castellini, Storia della città di Vicenza, X, Vicenza 1783, p. 81; G. Gennari, Annali della città di Padova, III, Bassano 1804, pp. 90 s.; L. I. Grotto, Lemici, Dente, Lenguazzi, in Cenni stor. sulle famiglie di Padova, Padova 1842, pp. 129 ss.; G. Cappelletti, Storia di Padova dalla sua origine sino al presente, I, Padova 1875, p. 499; F. Lampertico, Scritti stor. e letterari, II, Firenze 1883, p. 371; A. Gloria, Della vita e delle opere di Albertino Mussato, in Riv. stor. ital., II (1885), p. 131;G. Poletto, Dizionario dantesco, VII, Siena 1887, pp. 247 s.; A. Gloria, Dante Alighieri in Padova, in Giorn. stor. della letter. ital., XVII (1891), pp. 365 s.; A. BelIoni, L'usuriere V. Illustrazione stor. d'un verso di Dante, ibid., XLIV (1904), pp. 392-406;Id., Dante e Albertino Mussato, ibid., LXVII (1914), pp. 219 s., 226 ss.; Id., Nuove osservazioni sulla dimora di Dante in Padova, in Nuovo Archivio veneto, n.s., LXXXI-LXXXII (1921), pp. 63, 71ss.; G. Biscaro, Dante e il buon Gherardo, in Studi medievali, n.s., I (1928), pp. 83, 86, 91 ss., 105s.; Id., Prestatori di danaro a Vicenza nel secolo XIII, in Odeo Olimpico. Memorie dell'Accademia Olimpica di Vicenza, IV (1943-1963), pp. 72-78;G. Mantese, Storia di Schio, Schio 1955, pp. 255ss.; G. Billanovich, Tra Dante e Petrarca, in Italia medievale e umanistica, VIII (1965), pp. 10 s.; J. K. Hyde, Padua in the age of Dante, Manchester-New York 1966, pp. 86, 187, 225, 227, 272s.; V. Presta, D., V., in Enc. Dantesca, II, Roma 1970, pp. 375 s.; N. Mineo, Vitaliani Vitaliano, ibid., V, Roma 1976, pp. 375 s.; G. Sancassani, Notizie geneal. degli Scaligeri di Verona: da Alberto I ad Antonio della Scala (1277-1387), in Verona e il suo territorio, III, 1, Verona 1975, p. 372.