PARTICIACO, Vitale
PARTICIACO, Vitale. – Patriarca di Grado, nacque nella prima metà del IX secolo. La sua appartenenza alla illustre famiglia, pur consolidata nella tradizione storiografica, è asserita soltanto da una cronaca di attendibilità molto dubbia dei primi del XIII secolo (Origo, 1933, p. 125), che lo indica come figlio di Ioannaceno Particiaco; ma non vi sono prove documentarie.
Incerta rimane anche la data precisa della sua elezione, attribuita generalmente all’856. Il suo predecessore, Vittore I, compariva infatti per l’ultima volta il 1° aprile dell’852, quando gli fu concesso il pallio da papa Leone IV, mentre analogo onore fu conferito a Vitale il 30 marzo dell’858 da Benedetto III (cfr. infra). Secondo il cronista Giovanni Diacono (Cronaca veneziana, Cronache veneziane antichissime, I, a cura di G. Monticolo, p. 116) non vi sarebbero stati altri patriarchi tra Vittore e Vitale. Tale affermazione risulta credibile: la sottoscrizione di un presunto patriarca Elia che compare nel testamento del vescovo di Olivolo, Orso, del febbraio 853, è il risultato di una evidente falsificazione effettuata poco dopo la metà dell’XI secolo.
Al pari dei suoi immediati predecessori, il problema principale che Vitale si trovò ad affrontare per tutto il suo mandato, protrattosi fin verso l’874, fu rappresentato dalle conseguenze della sinodo dei vescovi del Regno Italico tenutasi a Mantova il 6 giugno dell’827 che aveva dato piena ragione al patriarcato di Aquileia nel suo plurisecolare tentativo di veder riconosciuta la supremazia della sua sede nei confronti del patriarcato concorrente di Grado, dichiarato in quella circostanza semplice pieve del primo, subordinando in tal modo la Chiesa veneziana a un’autorità esterna al ducato.
Per quanto i deliberati della sinodo mantovana non abbiano avuto applicazione pratica, né da parte imperiale (tendenzialmente favorevole ad Aquileia) né da parte pontificia (prevalentemente a favore di Grado) e neppure, a maggior ragione, da parte dell’autorità civile veneziana, un suo effetto concreto fu la sottrazione del diritto di consacrazione dei vescovi dell’Istria al patriarca gradense e la loro assegnazione al collega aquileiese.
La questione era sorta già all’inizio dell’VIII secolo e rinvigoritasi successivamente, con la conquista, longobarda prima e carolingia più tardi, della penisola istriana. La separazione politica fra la Venezia bizantina e l’Istria carolingia, dove però persistevano possedimenti fondiari e interessi commerciali veneziani, fu quindi accompagnata da quella religiosa nell’anno 827. Il patriarca gradense Venerio, non accettando le risoluzioni mantovane, si era rivolto, già nell’828, a Gregorio IV per una loro revisione, e ancora tra l’844 e l’847 Sergio II scriveva al patriarca aquileiese Andrea, progettando una sinodo, che poi non si fece, per discutere della contesa fra le due sedi. Il tema però rimase irrisolto anche quando, nell’852, Leone IV concesse il pallio al predecessore di Vitale, Vittore I.
Dal canto suo, l’imperatore Ludovico II, nell’855, quando forse Vitale aveva già assunto la sua carica, confermò al patriarca di Aquileia, Teutimaro, i diritti metropolitici sui vescovadi dell’Istria, come fecero in seguito i suoi successori. Vitale rispose rivolgendosi a Roma e ottenendo il 30 marzo dell’858 da Benedetto III la concessione del pallio, simbolo della pienezza dei suoi diritti arcivescovili.
Cinque anni più tardi, nell’863, Nicolò I invitò Vitale a una sinodo conclusasi a Roma il 30 ottobre di quell’anno per trattare argomenti diversi, che si concluse con la deposizione e scomunica degli arcivescovi Guntero di Colonia e Tilgaldo di Treviri.
Il testo dell’invito papale è particolarmente interessante, perché, mentre nell’atto di concessione del pallio nell’858 Vitale era stato qualificato semplicemente come arcivescovo di Grado, ora invece gli veniva riconosciuto il titolo di patriarca, e l’invito era esteso ai vescovi suoi suffraganei. In sostanza, il pontefice non teneva conto dei dettati della sinodo dell’827, anche se non vi era un esplicito riconoscimento dei diritti metropolitici gradensi sui vescovi istriani.
Il decennio successivo non riporta più alcuna attestazione di Vitale Particiaco; il silenzio delle fonti potrebbe costituire un indizio significativo del clima di collaborazione che probabilmente si instaurò con il nuovo doge Orso I (forse suo parente), molto attivo sia nella difesa degli interessi veneziani in Istria contro le incursioni slave sia nel trovare un accordo con il patriarca di Aquileia (nell’880 infatti fu posta fine, almeno provvisoriamente, alle ostilità tra le due sedi). Nel frattempo, attorno all’874, Vitale era però scomparso.
Gli successe Pietro, che, dopo anni di contrasto, dovette piegarsi alla volontà di controllo sulla Chiesa veneziana da parte del doge.
Fonti e Bibl.: Cronica de singulis patriarchis Nove Aquileie, in Cronache veneziane antichissime, I, a cura di G. Monticolo, Roma 1890, p. 15; Iohannes Diaconus, Cronaca veneziana, ibid., pp. 116, 121; Regesta pontificum romanorum, a cura di P. Jaffé et al., I, Leipzig 1895, p. 351; P.F. Kehr, Italia pontificia, VII, Venetia et Histria, 2, Respublica Venetiarum, provincia Gradensis, Histria, Berolini 1925, p. 43; Nicolai I. papae epistolae, a cura di E. Perels, in Monumenta Germaniae Historica, Epistolae, VI, Epistolae Karolini aevi, IV, a cura di E. Perels, Berolini 1925, p. 283; Origo civitatum Italiae seu Venetiarum (Chronicon Altinate et Chronicon Gradense), a cura di R. Cessi, Roma 1933, pp. 44, 125; Andreae Danduli ducis Venetiarum Chronica per extensum descripta, a cura di E. Pastorello, in RIS, XII, 1, Bologna 1938-58, p. 154; Documenti relativi alla storia di Venezia anteriori al Mille, a cura di R. Cessi, Padova 1942, II, pp. 4, 6; Concilia aevi karolini, in Monumenta Germaniae Historica, Concilia, IV, a cura di W. Hartmann, Hannoverae 1998, p. 151.
S. Romanin, Storia documentata di Venezia, I, Venezia 1853, p. 134; P.F. Kehr, Rom und Venedig bis ins 12. Jahrhundert, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XIX (1927), p. 58; V. Piva, Il patriarcato di Venezia e le sue origini, I, Venezia 1938, p. 90; R. Cessi, Venezia ducale, I, Duca e popolo, Venezia 1963, pp. 250, 256, 261, 266; D. Rando, Una chiesa di frontiera. Le istituzioni ecclesiastiche veneziane nei secoli VI-XII, Bologna 1994, p. 119.