VITALE Cavalli da Bologna
Pittore. Operava nella prima metà del sec. XIV. Riconosciuta apocrifa la data (1320) aggiunta nella Madonna col bimbo e angeli (Bologna, Pinacoteca), che oggi si restituisce a Simone dei Crocifissi, valgono i documenti, dal 1334 al 1359, che comprovano la presenza e l'attività del maestro, al quale, nel 1343, sono commesse dal vescovo di Ferrara quattro statue di legno dipinte (Annunciazione e due assistenti). La Madonna dei denti, firmata (Bologna, Galleria Davia-Bargellini), appartiene al 1345, e al '53 risale, secondo la plausibile lettura d'un documento, il polittico bolognese di S. Salvatore. La cronologia delle opere comincia nel 1330 circa con i Fatti di S. Antonio abate (Bologna, Museo di S. Stefano); i pregevoli resti del Cenacolo della chiesa bolognese di S. Francesco si ascrivono al 1340; a questi seguono l'Adorazione dei magi (Edimburgo, National Gallery) e la piccola Madonna (Città del Vaticano, Pinacoteca); gli affreschi di Mezzaratta, alle porte di Bologna (Presepio, Battesimo di Gesù e Madonna col Bimbo), datati con il 1350, precedono di un anno il ciclo pittorico di Pomposa, dove si stimano autentici, nell'abside, Cristo in gloria con i beati e le Storie di S. Eustachio.
La Madonna dei denti, che chiude l'esile corpo nel manto verde oliva, intessuto di grifi d'oro, può richiamare i riminesi; delle quattro sante che la fiancheggiavano, divise su due fasce, rimangono S. Apollonia e S. Agnese (Vienna, Collezione Lanckoroński). In altri dipinti, per es. in quelli di S. Stefano in Bologna, si avvertì, in passato, uno stretto rapporto con Iacopo dei Bavosi. La tenerezza dei tratti fisionomici, che sembrarono desunti da modelli senesi, non si modifica in una piccola tavola di New York (antiquario Bottenwieser); diviene più realistica in altra Madonna che fu erroneamente ascritta ad Andrea da Bologna, e s'aggrazia di nuovo nell'anconetta del museo Poldi-Pezzoli in Milano e nell'Incoronazione e Santi della raccolta Stoclet in Bruxelles. Definire lo stile di V. non è agevole nemmeno dopo gli ultimi e acuti riconoscimenti, che lo distinguono dalla maniera di Simone dei Crocifissi; gli echi umbri, senesi e oltremontani sembrano sostituiti dai caratteri più positivi della scuola di Rimini, che si fondono con gli influssi indubitabili della miniatura. Le belle immagini giovanili, che meritarono al pittore di denominarsi "dalle Madonne", mostrano un'espressiva fissità negli occhi allungati e piegano dolci il viso, dal naso fine e diritto e dall'ovale che s'appunta per accentuar il silenzio delle labbra sottili.
Bibl.: A. Venturi, Storia dell'arte ital., V, Milano 1907, p. 942; E. Sandberg Vavalà, V. dalle Madonne e Simone dei Crocifissi, in Riv. d'arte, XI (1929), pp. 449-480; XII (1930), pp. 1-36; R. Longhi, in Mitteilungen des kunsthistorischen Instituts in Florenz, 1933, pp. 135-37; M. Salmi, La badia di Pomposa, Roma 1936; C. Brandi, Un "cenacolo" di V. scoperto nel convento di San Francesco a Bologna, in Boll. d'arte, XXIX (1936), pp. 448-57.