Visdomini (Bisdomini)
Potente consorteria fiorentina di Parte guelfa. G. Villani caratterizza l'essenza del potere politico ed economico e dell'importanza dei V. nella società cittadina dicendoli " padroni e difenditori del vescovado " (IV 10), ufficio di avvocazia che dava loro - così come alle altre casate che ne erano investite - la possibilità di profittare largamente, per quanto illecitamente, degli utili derivanti dall'amministrazione della Chiesa fiorentina nei periodi di sede vacante. Relativo a questo loro ufficio è l'accenno indiretto che fa D. ai V. come ai Tosinghi: coloro / che, sempre che la vostra chiesa vaca, / si fanno grassi stando a consistoro (Pd XVI 112-114).
La cronistica assegna ai V. origini molto antiche, e ne tesse una vicenda genealogica contrassegnata a più riprese dal nobilitante conferimento della dignità equestre ‛ a spron d'oro ' a esponenti della consorteria.
Per primo, Carlo Magno avrebbe conferito quel grado a un messer Buonaccorso; Enrico I lo avrebbe concesso a un messer Cerrettieri. I V. presero parte al governo del comune consolare - Gherardo ‛ rosso ' nel 1198; Aliotto nel 1199; ambedue questi personaggi, insieme con un Davizzo, un Simonetto e un Gherardino, intervennero all'atto di ratifica della pace conclusa da Firenze con i Senesi, nel 1201 -, e più tardi aderirono alla Parte guelfa. Presenti a Montaperti - Aldobrandino di Romeo e Tedice di Aliotto -, saranno poi tra i protagonisti dei più significativi accadimenti storici guelfi del Due-Trecento fiorentino e toscano. Messer Tieri, cavaliere aurato, e Uberto detto ‛ malalingua ' sottoscrissero la pace del 1280; messer Tino morì in armi a Campaldino. La rivalità politica con i Falconieri li portò a militare tra i Bianchi; ma non vennero travolti dalla sconfitta di quella fazione grazie all'intervento del vescovo, il quale ne procurò la riconciliazione con gli avversari nel 1301 - ma i benefici della pace non toccarono a Guccio di messer Cerrettieri, che, a causa dei numerosi delitti commessi, venne bandito definitivamente -. Passato il momento di crisi, i V. ripresero il loro posto in seno al gruppo dirigente guelfo; Enrico VII considerò ribelli Canciotto di Tieri, Simone di Guido, Gherardo di Uberto, ser Abbizzo figlio di questo Gherardo, Tuccio di Teruccio e Lorenzo di Banco. Contro Uguccione della Faggiola militarono a Montecatini quali feditori Piero di messer Gola, Ghino e messer Gherardo, mentre morirono nella battaglia Matteo di Neri e Lotto di Lapo; altri V. capeggiarono milizie fiorentine contro Castruccio.
L'unità politica della famiglia si spezzò, tuttavia, al momento della scelta pro o contro il duca d'Atene. Gualtieri di Brienne poté contare sulla cieca fedeltà di messer Cerrettiere di Simone di Banco, che fu il duro esecutore degli atti tirannici del suo governo; a stento questo ministro avrebbe salvato di lì a poco la vita, che la furia popolare voleva come prezzo per la salvaguardia chiesta dal signore, ma la sua effigie venne dipinta lo stesso a spregio sulla parete esterna del palazzo del Podestà; il nome di Cerrettiere sarebbe divenuto simbolo di spietatezza nella condotta contro gli avversari politici. Tuttavia, avversario del Brienne e del suo consigliere, e partecipe della congiura che tolse loro il potere, fu un altro V., messer Giovanni, il quale, da uomo d'arme quale fu, aggiunse ai meriti politici acquistati nel 1343 altre benemerenze in campo militare quando, nel 1351, costrinse il condottiero visconteo Giovanni da Oleggio a desistere dall'assedio di Scarperia. La lealtà di Giovanni nei confronti della Parte popolare valse ai suoi discendenti l'ammissione tra le famiglie ‛ di popolo '. La stirpe dei V., tuttavia, era già andata spegnendosi, e di essi non si trova più memoria nella documentazione della vita politica e dell'attività burocratica cittadina.
Bibl. - Sui V. sono numerosi i riferimenti nelle cronache fiorentine (Malispini, Villani, Compagni, Marchionne, Buoninsegni, Velluti, Ridolfi) e fra le carte degli eruditi (cfr. in Arch. Stato di Firenze, le Carte Pucci, Carte Dei, dell'Ancisa, l'Istoria delle famiglie della città di Firenze, di P. Monaldi; e nella bibl. Nazionale di Firenze, le Carte della Lena; annotazioni di prima mano fatte da araldisti e genealogisti, le quali furono riordinate e usate, unitamente ai risultati delle proprie ricerche archivistiche, da L. Passerini per i propri scritti di araldica cittadina, conservati nella bibl. Nazionale di Firenze, Carte Passerini, da consultare insieme con le Carte Sebregondi, conservate nell'Archivio di Stato di Firenze), e nelle opere di S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, 178; ID., Vescovi di Fiesole, di Volterra e d'Arezzo, ibid. 1637, 32, 150, 160; V. Borghini, Discorsi, a c. di D. M. Manni, II, ibid. 1755, passim; B. de' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli, nella quale si ragiona... delle famiglie e degli uomini di Firenze, ibid. 1585, 44, 56; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, ibid. 1593, 81, 140, 143, 146; ID., Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini, ecc., Lione 1577, 168, 300, 303, 305; U. Verino, De illustratione urbis Florentiae libri .III., Parigi 1593, 57; M. Salvi, Delle historie di Pistoia e fazioni d'Italia, I, Roma 1656, 255.
Per la pubblicazione o la citazione di fonti relative alla partecipazione dei V. alla vita politica ed ecclesiastica cittadina, cfr. G. Ceracchini, Fasti teologali, Firenze 1738; D. M. Manni, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi de' secoli bassi, ibid. 1740-1786; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne' suoi quartieri, ibid. 1755; G. Lami, Sanctae ecclesiae Florentinae monumenta, ibid. 1758; ID., Lezioni di antichità toscane, ibid. 1766; I. di San Luigi, Delizie degli eruditi toscani (partic. i voll. VII, XVIII e XIX); F. L. Del Migliore, Del governo antico della città di Firenze, in Notizie italiane, Firenze 1781; L. Cantini, Della fondazione del vescovato fiorentino, ibid. 1801; P. Santini, Società delle Torri in Firenze, in " Arch. Stor. Ital. " s. 4, XX (1887) 35-38, 178-204; ID., Studi sulla antica costituzione del Comune di Firenze, ibid., s. 4, XI (1895) 3-59, XXV (1900) 25-86, XXVI (1900) 3-80, XXXI (1903) 308-364, XXXII (1903) 19-72, 310-359; ID., Documenti sull'antica costituzione del Comune di Firenze, Firenze 1895 e 1952.
Sulla partecipazione dei V. alla più antica storia civile, religiosa ed ecclesiastica fiorentina si vedano Davidsohn, Storia, con le unite Forschungen; e gli studi di B. Quilici sulla storia della Chiesa fiorentina dall'Alto Medioevo alla metà del Duecento (volumi vari, dal 1938 al 1965).