VISCONTI
. Famiglia ligure, forse lontana discendente da quella di Milano, trapiantata a Roma alla fine del secolo XVIII. Da essa uscirono molti studiosi di archeologia, fra i quali eccelle Ennio Quirino.
Il capostipite fu Giovanni Battista, o più propriamente Giovanni Antonio Battista, nato a Vernazza il 26 dicembre 1722 e morto a Roma il 2 settembre 1784. Venuto a Roma a 14 anni, entrò presto in relazione col Winckelmann, cui successe come prefetto delle antichità nel 1768. Studioso di notevole valore, ebbe principalmente il merito di provvedere energicamente alla tutela delle antichità che si trovavano in Roma, impedendo l'uscita dei due candelabri Barberini, del Giove Verospi e di altre importanti opere d'arte che riuscì ad assicurare alle collezioni pontificie. Mercé infatti il favore di Clemente XIV e più ancora del suo tesoriere monsignor Braschi (poi papa Pio VI), il V. riuscì a creare in Vaticano il museo Pio-Clementino, che nel 1778 ebbe l'incarico di illustrare. In quest'opera il V., che aveva una notevole cultura e aveva scritto poche ma buone dissertazioni antiquarie, ebbe il merito di associarsi il suo figlio Ennio Quirino. G. B. Visconti sposò Orsola Filonardi, discendente di una famiglia che aveva avuto i cardinali Ennio e Filippo, ed ebbe cinque figliuoli: Ennio Quirino, Filippo Aurelio, Alessandro, e due femmine, poi monache.
Filippo Aurelio si dedicò anch'egli agli studî archeologici, nei quali però ebbe mediocre successo. Quando Roma divenne napoleonica, fu nominato direttore della Zecca; poi al ritorno del governo pontificio, fu segretario della Commissione di governo sulle belle arti; direttore della Calcografia, commissario delle Antichità, anima dell'Accademia di archeologia. La sua più importante opera fu l'illustrazione del Museo Chiaramonti che egli compilò insieme col Guattani (v.), e il cui primo tomo uscì nel 1808. Fece pure il testo alle incisioni di Feoli dei monumenti di Roma misurati dal Valadier.
Ennio Quirino (v.) ebbe due figli: Sigismondo, poi funzionario francese, e Ludovico Tullio, nato a Roma l'11 febbraio 1791, il quale lavorò assai come architetto a Parigi nella prima metà del sec. XIX. Tra le sue opere principali, il completamento del Louvre e la tomba di Napoleone I agli Invalidi. Membro dell'Institut de France, morì il 29 dicembre 1852.
Alessandro ebbe due figli: Pietro Ercole e Felice.
Pietro Ercole nacque nel 1802 e morì nel 1880. Il suo principale merito fu lo scavo di Ostia che egli esplorò in parte. Il materiale rinvenuto è al Museo Laterano. Per tali benemerenze fu creato barone da Pio IX. Professore dell'università di Roma, nel 1870 lasciò il servizio, non avendo voluto prestar giuramento; partecipò tuttavia attivamente ai lavori della commissione archeologica municipale istituita nel 1872. Pubblicò pregevoli studî di archeologia sulle città e famiglie nobili dello stato Pontificio. Compose versi e fu celebre per gli epigrammi.
Figlio di Felice fu Carlo Ludovico, l'ultimo della famiglia, nato a Roma nel 1818, morto ivi il 19 giugno 1894. Coadiuvò lo zio, specialmente nei lavori del commissariato delle Antichità e nella cattedra di Archeologia, e fu autore di molti e pregevoli scritti, specialmente sulle scoperte avvenute in Roma e provincia dal 1855 al 1870. Nel 1883, alla morte dello Jacometti, diventò direttore generale dei musei e delle gallerie pontificie, mentre come membro della Commissione archeologica del comune di Roma ne diresse per ben ventun volumi il bollettino. Tra i suoi meriti resta anche quello di essere stato il maestro di Rodolfo Lanciani.
Bibl.: V. visconti ennio quirino.