VISCHER
. Famiglia di scultori e fonditori in bronzo di Norimberga.
Hermann il Vecchio fondò nel 1463 una fonderia che esercitò fino alla Polonia e all'Ungheria una specie di monopolio per la fornitura di lastre tombali in ottone. Sotto Hermann l'attività della fonderia era caratterizzata dalla solida bontà del prodotto tecnicamente sempre più perfezionantesi. Al fonte battesimale nella collegiata di Wittenberg (1457), di forma ancora impacciata seguì circa il 1470 la fusione perfetta delle lastre tombali del vescovo Giorgio I di Schaumberg nel duomo di Bamberga e di altre lastre.
Nel 1488, anno di morte di Hermann, viene menzionato per la prima volta il figlio Peter il Vecchio (1460-1529) che fornì il disegno per una cassa in bronzo destinata a racchiudere, nella chiesa di San Sebaldo a Norimberga, il sarcofago argenteo del 1397 con le reliquie del santo. Il progetto non fu eseguito, ma sembra che fossero già state fuse alcune statue di apostoli che poi furono impiegate nel 1495 per il sarcofago dell'arcivescovo Ernesto di Sassonia nel duomo di Magdeburgo. In queste figure di apostoli, come pure in parecchie altre delle numerose lastre tombali di questo periodo fino al 1506, Peter continuò la tradizione della bottega, liberata da goffaggini e ripetizioni meccaniche. Oltre a lastre incise (a Meissen, a Poznán, a Erfurt) e a lastre in rilievo (tra altro a Breslavia e a Poznán ve n'è una già del 1488 circa, con una figura di cavaliere a tutto tondo (Otto di Henneberg, a Römhild) d'un movimento energico e drammatico; e nel sarcofago di Magdeburgo prevale nettamente il trattamento a tutto tondo. Nel 1506 Peter compì un viaggio a Cracovia, dopo il quale fu eseguita tutta una serie di importanti lastre tombali che sembrano però tutte dovute al figlio Hermann il Giovane (1486-1517). Nel 1507 Peter ebbe per la seconda volta l'incarico della "tomba di S. Sebaldo" che egli iniziò subito; nel 1512 il lavoro, che fino allora aveva rapidamente progredito, venne interrotto e fu ripreso solo nel 1514 dai figli di Hermann, Peter il Giovane e Hans in forme in parte ispirate al Rinascimento dell'Italia settentrionale. Nel 1519 l'opera grandiosa era terminata. Oltre alle parti gotiche della struttura architettonica si attribuiscono a Peter il Vecchio le famose figure degli apostoli il cui stile monumentale, derivato parzialmente dalla scultura tedesca dei secoli XIII e XIV, si rivela nelle sue forme astratte più prossimo al Rinascimento maturo che non al realismo del sec. XV.
L'incarico per cui Peter interruppe nel 1512 il lavoro alla tomba di S. Sebaldo partì dall'imperatore Massimiliano; si trattava di due statue di grandezza superiore al vero per il sepolcro monumentale a Innsbruck, in cui dovevano essere rappresentati gli antenati dell'imperatore in 40 grandi statue in bronzo e in 100 più piccole. Le figure dei re Arturo e Teodorico eseguite da Peter sono le migliori. Dopo il compimento delle due stupende figure egli si ritirò da qualunque attività artistica, limitandosi nei 16 anni che trascorsero fino alla sua morte, a dirigere soltanto l'andamento commerciale della bottega.
Tra le singole statue in bronzo vanno ricordate la misteriosa figura di un uomo in atto di spezzare dei rami nel Bayerisches Nationalmuseum di Monaco, datata 1490, che, mentre non s'inserisce bene nello sviluppo di Peter, non può essere neppur attribuita a nessun altro artefice; e il piccolo gruppo di Ercole e Anteo nello stesso museo, eseguito probabilmente circa il 1508.
A Hermann il G. si possono assegnare oltre alle lastre di Cracovia fortemente influenzate dal Dürer, anche una statuetta di pellegrino nel museo di Vienna e la grande tomba di Ermanno VIII ed Elisabetta di Henneberg (circa il 1512) a Römhild. Nel 1515 Hermann eseguì durante un viaggio a Roma e a Siena dei disegni architettonici di schietto gusto italianeggiante (oggi conservati al Louvre), in base ai quali gli si può attribuire il monumentale "cancello dei Fugger", il suo capolavoro, che fu in origine fuso in Augusta per una cappella funebre di questa famiglia, poi collocato nella sala del Palazzo comunale di Norimberga e, infine, distrutto nel 1806. Se ne sono conservati quattro stupendi rilievi, rappresentanti scene di battaglia e centauri portastemma, che furono scoperti nel 1921 nel castello Montrottier presso Annecy.
Al secondo figlio Peter il Giovane (1487-1528) è dovuta la trasformazione definitiva dell'architettura e della decorazione figurata della tomba di S. Sebaldo in stile del Rinascimento dell'Italia settentrionale. Le graziose figurine generalmente mitologiche e allegoriche, sparse in grande quantità su tutto il monumento, si ispirano alla scultura in bronzo padovana, ma sono di forme più morbide e pittoriche. Lo stesso stile mostrano due calamai, ciascuno con una figura femminile, a Oxford (Ashmolean Museum; uno dei quali datato 1525) e due targhette entrambe rappresentanti Orfeo ed Euridice. a Berlino e a Parigi, Peter eseguì inoltre medaglie e lastre tombali. La tomba datata 1527 del principe elettore Federico il Savio a Wittenberg dimostra come egli fosse anche capace di creare opere improntate a un carattere monumentale. Il suo stile, d'una plasticità energica e molle a un tempo, deriva dal Dürer e dall'arte padovana e veneziana; ma è ciò nonostante d'una leggiadra originalità.
Il terzo figlio di Peter il V., Hans, morto nel 1550, capo unico della bottega dopo la morte del padre, dal 1529 al 1549, recò pregiudizio alla fama della bottega per lo stile generalmente duro e secco delle sue numerose lastre tombali e più ancora, nel periodo tardo, per aver ripetuto meccanicamente modelli vecchi facendoli eseguire da aiuti. Altri maestri presero allora a Norimberga il primato, mentre nuove fonderie in Augusta osavano entrare in concorrenza con quelle di Norimberga. Tuttavia Hans riuscì eccellente in una serie di nudi classicheggianti eseguiti da lui personalmente circa il 1530: due statue femminili a Copenaghen e a New York, un giovane che incede nell'atteggiamento del Doriforo (due repliche a Vienna e a Monaco, Museo Nazionale) con lievi ricordi di Tullio e Antonio Lombardi, e la fontana di Apollo del 1532 nel cortile del Palazzo comunale di Norimberga, una variante molto personale dell'Apollo del Belvedere.
Va inoltre ricordato anche il figlio di Hans, Georg, morto nel 1592, del quale si conoscono due calamai con figure (a Berlino, firmato G. F. e datato 1547, e a Firenze, Museo nazionale). Con Georg si spense, nella quarta generazione, dopo 140 anni, l'attività artistica dei V.
Bibl.: S. Meller, P. V. der Ältere u. seine Werkstatt, Lipsia 1925. Inoltre: A. Mayer, Die Genreplastik am P. V.'s Sebaldusgrab, Lipsia 1911; H. Stierling, Kleine Beiträge zu P. V., in Monatsh. f. Kunstw., VIII (1915), pp. 366-71; XI (1918), pp. 17-20, 113-125, 172, 245-68, 341-44; XII (1919), pp. 47-56; XIII (1920), pp. 182-219; XV (1922), pp. 23-30; M. Aubert, Les bas-reliefs de la grille des Fuggers, in Bull. de l'art, XXIII (1921), p. 148; R. Berliner, Herkules und Antäus von P. V. dem Älteren, in Münchener Jahrb. d. bild. Kunst, n. s. , III (1929), pp. 75-88; E. F. Bange, Die künstlerische Bedeutung P. V.'s Des Älteren, in Jahrb. d. preuss. Kunsts., L (1929), pp. 167-82; V. OBerhammer, Die Bronzestandbilder des Maximiliangrabmales, Innsbruck 1936.