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HBV, virus

di Maria Cristina Morelli - Dizionario di Medicina (2010)
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HBV, virus

Maria Cristina Morelli

Virus a DNA appartenente alla famiglia Hepadnaviridae, caratterizzata da spiccato tropismo per le cellule epatiche. È il virus responsabile dell’epatite B.

Struttura

Il DNA virale, che codifica le proteine virali, è racchiuso all’interno di un nucleocapside costituito da una proteina strutturale (antigene core o HBcAg) e da una proteina non strutturale secreta, poi, a opera dell’apparato del Golgi (antigene e o HBeAg). Il nucleocapside è rivestito esternamente da un involucro lipidico, che esprime sulla superficie l’antigene di superficie dell’epatite B (➔ HBsAg, antigene).

Varianti e mutanti di HBV

In molti portatori cronici di HBV possono emergere varianti del virus a causa di mutazioni che si verificano durante la replicazione virale; le mutazioni più frequenti coivolgono il gene che codifica la proteina nucleocapsidica (gene C) a livello della sua porzione distale (regione pre-core) e la proteina dell’involucro virale (gene S). La mutazione della regione pre-core impedisce la sintesi e la secrezione di HBeAg, costituendo un vantaggio biologico per l’HBV. Mutazioni della regione S, meno frequenti, generano un ceppo virale che non viene più neutralizzato dagli anticorpi specifici; particolare attenzione si deve porre per questi ceppi, soprattutto in relazione alla vaccinazione anti epatite B, che in tal caso sarebbe inutile.

Replicazione

Il ciclo vitale di HBV si attua in cinque passaggi: attacco e penetrazione del virus negli epatociti attraverso il legame con recettori della membrana cellulare; penetrazione del DNA virale nel nucleo della cellula e sua conversione in una forma circolare covalentemente chiusa (cccDNA), che funge da stampo per la duplicazione del genoma virale; trascrizione del cccDNA a opera di una RNA-polimerasi in forme multiple di RNA; migrazione di parte dell’RNA genomico nel citoplasma, ove viene utilizzato come RNA messaggero (mRNA) per la sintesi delle proteine virali, mentre un’altra parte funge da stampo per la sintesi di nuovo DNA virale; assemblaggio delle particelle virali e liberazione dei nuovi virioni in circolo.

Epidemiologia

L’OMS valuta che circa 400 milioni di persone siano portatori di HBV; circa un quarto di essi sviluppa affezioni epatiche gravi, con 1÷2 milioni di morti ogni anno nel mondo e circa 22.000 nella sola Unione europea. Lo stato di portatore cronico è infrequente (0,1÷0,5%) nei Paesi dell’Europa settentrionale e dell’America Settentrionale, è comune invece (10÷30%) nei Paesi del Sudest asiatico e in diverse aree tropicali. In Italia la prevalenza di infezione è di circa 1÷1,3%. L’epidemiologia della infezione da HBV in Italia si è profondamente modificata nel corso dell’ultimo decennio; in partic., grazie all’introduzione (1991) della vaccinazione anti-epatite B per tutti i nuovi nati, l’incidenza della malattia è scesa da 12 a 1,8 casi per 100.000 abitanti/anno.

Trasmissione

Serbatoio d’infezione sono i malati in fase acuta e i portatori cronici di infezione, che trasmettono l’infezione per via parenterale apparente (attraverso il sangue) e per via parenterale inapparente (penetrazione di virus proveniente da materiali biologici infetti attraverso microlesioni di cute o mucose), per via sessuale e per via verticale (da madre a figlio in epoca perinatale).

Clinica

Le manifestazioni cliniche dell’infezione da HBV vanno, in fase acuta, da una epatite subclinica a una epatite sintomatica, che raramente può avere un andamento fulminante, e, in fase cronica, da uno stato di portatore asintomatico a uno di epatite cronica fino alla cirrosi e al carcinoma epatocellulare. La presentazione clinica e il destino dell’infezione dipendono dall’età al momento dell’acquisizione del virus, dall’entità della replicazione virale e dal sistema immune dell’ospite. L’infezione perinatale o in età pediatrica ha un elevato tasso di cronicizzazione, mentre quella acquisita in età adulta si associa spesso a forme sintomatiche, ma a un basso rischio di cronicizzazione.

Vedi anche
virus biologia e medicina Gruppo di organismi di natura non cellulare e di dimensioni submicroscopiche costituiti da un acido nucleico rivestito da un involucro proteico (capside) incapaci di una sintesi proteica autonoma e perciò caratterizzati dalla vita parassitaria endocellulare obbligata; sono agenti ... immunoglobuline Molecole glicoproteiche ad attività anticorpale, prodotte da linfociti B in risposta a una stimolazione antigenica(➔ immunità): la figura cellulare finale della serie di trasformazioni a cui va incontro il linfocita B è la plasmacellula in grado di secernere gli anticorpi maturi, che rappresentano le ... sistèma immunitàrio In medicina, insieme di organi (milza, midollo osseo, linfonodi, timo, tonsille ecc.), tessuti e cellule circolanti, distribuiti in tutto il corpo e in comunicazione tra loro, in grado di intervenire in difesa di un organismo in presenza di infezioni prodotte da virus, batteri, parassiti e molecole da ... interferone Sostanza proteica , identificata nel 1957 da A. Isaacs e J. Lindemann, capace di interferire con lo sviluppo dei virus, inibendone la moltiplicazione nell’interno della cellula. È prodotta dalle cellule stesse dopo la penetrazione del virus, ma può essere ottenuta anche in laboratorio. ● Gli interferone ...
Indice
  • 1 Struttura
  • 2 Varianti e mutanti di HBV
  • 3 Replicazione
  • 4 Epidemiologia
  • 5 Trasmissione
  • 6 Clinica
Tag
  • CARCINOMA EPATOCELLULARE
  • APPARATO DEL GOLGI
  • MEMBRANA CELLULARE
  • SUDEST ASIATICO
  • RNA MESSAGGERO
Vocabolario
vìrus
virus vìrus s. m. [dal lat. virus «veleno»], invar. – 1. In biologia, termine con cui si designa un gruppo di organismi, di natura non cellulare e di dimensioni submicroscopiche, incapaci di un metabolismo autonomo e perciò caratterizzati...
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