dianoetiche, virtu
Nella dottrina morale aristotelica, le virtù che, a differenza di quelle etiche, attinenti più propriamente all’attività pratica, si riferiscono al retto comportamento della ragione discorsiva o conoscitiva (διάνοια), in ogni aspetto della vita (Etica Nicomachea, I, 13, 1103 a; VI, 3, 1139 b). Le virtù d. sono proprie della parte razionale dell’anima e si distinguono dalle virtù etiche (coraggio, temperanza, liberalità, giustizia, ecc.) che appartengono invece a quella parte dell’anima (concupiscibile o appetitiva) che, pur essendo priva di ragione, può obbedire alla ragione stessa (Etica Nicomachea, I, 13, 1102 b). Secondo Aristotele vi è una gerarchia tra le virtù, e quelle intellettive sono superiori alle morali. Le virtù d. sono cinque: l’arte (τέχνη), la scienza (ἐπιστήµη), la saggezza pratica o prudenza (φρόνησις), l’intelletto (νοῦς) e la sapienza (σοφὶα). L’attività spirituale dell’uomo è triplice e consiste nel creare (ποιεῖν), operare (πράσσειν), conoscere (ϑεωρεῖν): al creare corrisponde la virtù dell’arte, all’operare la prudenza, al conoscere il sapere (o scienza) e l’intelletto.