Lisi, Virna
Nome d'arte di Virna Pieralisi, attrice cinematografica, nata ad Ancona l'8 novembre 1937. Pur avendo iniziato la carriera, giovanissima, con tipici ruoli sentimentali passando poi a dar vita a stereotipi femminili come la 'ragazza per bene', pronta a ogni compromesso per raggiungere il successo, o ancora la bella di turno in film storico-avventurosi, feuilleton o peplum, la L. ha saputo costruire con il tempo e raggiungere con la maturità una ben delineata fisionomia di attrice dalle ricche sfumature e capace di mettersi in gioco in ruoli di donna altera e dal carattere forte. Ha così vinto per le sue interpretazioni come migliore attrice il David di Donatello nel 1980 per La cicala di Alberto Lattuada e la Palma d'oro al Festival di Cannes nel 1994 per La reine Margot (La regina Margot) di Patrice Chéreau; nel 1996 le è stato inoltre conferito uno speciale David per il prestigio della sua carriera.
Bionda e raffinata, aliena dalla dirompente personalità tipica delle maggiorate che dominavano negli anni Cinquanta il cinema italiano, la L. esordì nel 1953 interpretando un film d'ambiente napoletano … E Napoli canta! di Armando Grottini, seguito da altri melodrammi partenopei a fianco di Giacomo Rondinella. Il grande pubblico imparò a conoscerla quando prese parte, assieme a Marisa Allasio, a Le diciottenni (1955) di Mario Mattoli, rifacimento di Ore 9: lezione di chimica girato nel 1941 dallo stesso regista, e soprattutto quando, nel 1957, interpretò un fortunato Carosello televisivo diretto da Luciano Emmer e finalizzato a pubblicizzare uno sciroppo. Aveva intanto partecipato a un film d'autore non riuscito, La donna del giorno (1957) di Francesco Maselli, in cui è una mannequin disposta a tutto per la carriera. La L. lavorò molto anche all'estero, sfruttando il proprio fascino compiutamente internazionale: comparve così in Les hussards (1955) di Alex Joffé, in Eva di Joseph Losey (1962), in cui è una moglie mal amata indotta al suicidio, e soprattutto in un film di grande successo come La tulipe noire (1964; Il tulipano nero) di Christian-Jacque, al fianco di Alain Delon. Il grande pubblico italiano, che era abituato a vederla soprattutto in film avventurosi e mitologici, come Romolo e Remo (1961) di Sergio Corbucci, continuò a conoscerla grazie alla pubblicità (questa volta di un dentifricio, che valorizzava il suo sorriso) e rimase sorpreso dalla sua trasformazione in attrice sexy in La telefonata (episodio del film Le bambole, 1965, di Dino Risi), dove provoca uno sconvolto Nino Manfredi. Con ruoli simili partecipò anche a Signore & signori (1966) di Pietro Germi, Le dolci signore (1967) di Luigi Zampa e Arabella (1967) di Mauro Bolognini. Puntò contemporaneamente sull'eleganza e sull'immagine di donna seducente e provocante anche la sua carriera hollywoodiana, che proseguì parallelamente e la portò a lavorare con registi quali Stanley Kramer (The secret of Santa Vittoria, 1969, Il segreto di Santa Vittoria) e con attori come Jack Lemmon (in How to murder your wife, 1965, Come uccidere vostra moglie, di Richard Quine), Frank Sinatra (in Assault on a queen, 1966, U-112 Assalto al Queen Mary, di Jack Donohue) e Tony Curtis (Not with my wife, you don't!, 1966, Due assi nella manica, di Norman Panama).
Negli anni Settanta in Italia è stata di notevole rilievo la sua partecipazione in Al di là del bene e del male, diretto nel 1977 da Liliana Cavani: proprio con il ruolo di Elisabeth Nietzsche, ricoperto in questo estetizzante film biografico sul triangolo amoroso tra P. Rée, F. Nietzsche e L. Andreas Salomé, la L. ha impresso alla sua carriera una svolta verso ruoli più sfaccettati, raffinatamente calibrati mediante una recitazione più consapevole e matura. Dopo la figura volitiva dell'ex prostituta e madre passionale dai sentimenti complessi interpretata in un film tutto al femminile come La Cicala, e quella crepuscolare e insieme vibrante dell'anziana moglie che riscopre il desiderio, accanto a Michel Serrault, in Buon Natale, Buon anno (1989) di Luigi Comencini, dal romanzo di P. Festa Campanile, e prima dei personaggi della saggia e commovente nonna di Va' dove ti porta il cuore (1996), dal romanzo di S. Tamaro, o della 'matriarca' di Il più bel giorno della mia vita (2002), entrambi di Cristina Comencini, la L. si è misurata con un ruolo complesso e intenso, anche sul piano della 'trasformazione' fisica, facendo rivivere sullo schermo un'altra 'madre terribile', nonché intrigante figura storica: la Caterina de' Medici di La reine Margot.
Dagli anni Ottanta la L. ha riacquistato grande popolarità televisiva, non tanto per la sua partecipazione al kolossal Cristoforo Colombo (1985) di Lattuada, quanto grazie al fortunatissimo sceneggiato E non se ne vogliono andare! (1989) diretto da Giorgio Capitani, alla soap opera Passioni e ad altre serie e film televisivi.
S. Masi, E. Lancia, Stelle d'Italia. Piccole e grandi dive del cinema italiano dal 1945 al 1968, Roma 1989, pp. 32-33.