CESARINI, Virginio
Nato a Roma nel 1595 e ivi morto nel 1624. Figlio del duca Giuliano, terzogenito di cinque fratelli, fu mandato a nove anni a Parma presso Ranuccio Farnese per attendere a studî filosofici, nei quali fece rapidissimi progressi. Tornato a Roma, continuò a dar chiare prove del suo valore negli studî giuridici e scientifici. Fu in relazione con Galileo, e cinque anni dopo che questi era stato chiamato da Federico Cesi a far parte dell'Accademia dei Lincei (1611) ne fu anch'egli nominato membro (1616). Ma il suo organismo mal poteva reggere alle fatiche dello studio; donde la tristezza, lo sconforto e lo strazio, fisico e morale, che lo accompagnarono negli ultimi anni della sua breve esistenza e che egli descrive con senso d'ardito verismo, in una bella elegia latina. Nelle sue liriche toscane il C., avverso al manierismo ma non alieno dal tentare nuove vie, espresse il proprio dolore con modi e spunti convenienti a un'austera e meditativa tempra di scienziato. Nelle elegie latine imitò specialmente Ovidio.
Bibl.: Vita di V. Cesarini, nell'ed. delle sue poesie, Venezia 1669; N. Ratti, Memorie di quattro donne illustri di casa Sforza e di monsignor B. V. C., Roma 1785; N. Cervigliani, V. C., Piacenza 1925.