TESTA, Virgilio
– Nacque a Vejano (Viterbo) il 3 giugno 1889 da Alfredo, segretario comunale, e da Prassede Bernardini, sarta, primo di quattro figli.
Frequentò il liceo a Viterbo e l’università a Roma dove, per mantenersi, divenne dipendente comunale. Nel 1911 ottenne la laurea in giurisprudenza e l’abilitazione alle funzioni di segretario comunale e nel 1914 l’accesso alla carriera direttiva tramite concorso pubblico.
Nel 1915 fu volontario nella prima guerra mondiale come sottotenente; gravemente ferito e dichiarato invalido, rimase comunque in servizio fino alla fine del conflitto come ufficiale automobilista. Nel 1919 divenne capo di gabinetto del segretario generale del Comune di Roma, Alberto Mancini. Nel 1921, tramite concorso interno, divenne capodivisione. L’11 ottobre 1923 sposò Maria Pia Paci, dalla quale ebbe una figlia, Maria, nata nel 1941. Nel 1924 divenne direttore capo delle funzioni amministrative dell’ufficio tecnico municipale, la V ripartizione, affiancando un ingegnere, a capo delle funzioni tecniche.
Nel 1923 fu segretario del comitato Comuni capoluoghi di provincia, poi assorbito dall’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) con la cui delegazione Testa partecipò al III Congresso dell’Union internationale des villes a Parigi, nel 1925, con un intervento su La politica fondiaria dei Comuni e la sua influenza sul problema delle abitazioni, nel quale chiese che il Comune potesse regolare l’espansione urbanistica attraverso un piano edilizio comunale e l’esproprio. Sempre nel 1925 conseguì la laurea in scienze politiche con una tesi su L’espropriazione delle aree fabbricabili come strumento di perfetto ampliamento dei centri urbani. Quello stesso anno il Comune di Roma venne trasformato in governatorato. Cadde così il progetto di riorganizzazione e ampliamento dei poteri del Comune avviato dal segretario generale Mancini, che prevedeva un nuovo piano regolatore e una politica fondiaria diretta a limitare e dirigere l’espansione abitativa; a Testa venne preclusa la possibilità di succedere allo stesso Mancini nella carica di segretario generale, destinata a un prefetto, ed ebbe la direzione dell’ufficio studi della IX ripartizione, dove continuò a occuparsi di problemi urbanistici.
Nel 1926 gli venne attribuita d’ufficio la tessera del Partito fascista. Nel 1928 intervenne al I Congresso nazionale di studi romani, dove propose la costruzione di un quartiere lungo la strada Roma-Ostia, dove poi sarebbe stata localizzata l’Esposizione universale di Roma (EUR) prevista nel 1942. Nel 1930 venne incaricato di stendere il testo del decreto legge che avrebbe dovuto fissare le norme di attuazione del nuovo piano regolatore di Roma – che sostituiva quello precedente, varato nel 1910 – approvato senza modifiche.
Nel 1928 a Parigi Testa fu relatore nell’XI Congresso dell’International Federation for housing and town planning (IFHTP), di cui nel 1929 promosse lo svolgimento a Roma del XII Congresso. Un avanzo contabile nel bilancio di quell’evento fornì le risorse per la fondazione, nel 1930, dell’Istituto nazionale di urbanistica (INU) del quale fu segretario generale fino al 1942. A seguito del successivo congresso dell’IFHTP, nel 1931 a Berlino, entrò a fare parte del consiglio e del comitato esecutivo dell’ente e Francesco Boncompagni Ludovisi, governatore di Roma, divenne uno dei vicepresidenti: per la prima volta degli italiani entravano negli organi della IFHTP, presenze confermate nel successivo congresso di Londra del 1935. Sarebbe stato confermato in carica nei congressi di Parigi del 1937 e di Stoccolma del 1939, insieme a Giuseppe Bottai, nominato vicepresidente.
Nel 1932, con Alberto Calza Bini e Gustavo Giovannoni, Testa fece parte della commissione ministeriale incaricata dal ministro dei Lavori pubblici, Araldo di Crollalanza, della stesura di un disegno di legge urbanistica. Nel 1933, sempre con Calza Bini e Giovannoni, fondò la scuola di perfezionamento in urbanistica presso la facoltà di architettura di Roma, in collaborazione con la scuola di ingegneria e finanziata dall’INU, dove insegnò come libero docente di urbanistica per un quinquennio.
Nel 1935 Testa ebbe l’incarico di insegnamento di legislazione urbanistica e nel 1939 ottenne l’idoneità alla libera docenza. Sempre nel 1935, dopo un colloquio, venne incaricato delle funzioni di segretario generale dal neogovernatore di Roma, Giuseppe Bottai, che non conosceva e che gli affidò la riorganizzazione dell’ente. Nel 1937 prese parte al I Congresso nazionale di urbanistica, aperto da Bottai, divenuto ministro dell’Educazione popolare, continuando a contribuire allo sviluppo della disciplina e all’elaborazione di quella che, nel 1942, sarebbe divenuta la prima legge urbanistica.
Secondo Vittorio Vidotto (2006) «gli anni Venti e Trenta rappresentarono l’età d’oro della burocrazia capitolina» (p. 177); l’esistenza di contrasti con i vertici politici del governatorato, confermati da Paola Salvatori (2006, pp. 96 s.), smentiscono Italo Insolera che accusò Testa di complicità con l’amministrazione locale del Ventennio per le speculazioni compiute durante le grandi trasformazioni urbanistiche del periodo.
Il 25 luglio 1943, alla caduta del fascismo, gli venne confermato l’incarico di segretario generale dal commissario del governatorato, senatore Riccardo Motta, che gli chiese di rimanere anche dopo la sua destituzione da commissario all’inizio di gennaio del 1944. Alla fine di quello stesso mese Testa, denunciato al tribunale straordinario provinciale di Roma, passò alla clandestinità. Nel gennaio del 1945 il sindaco di Roma, Filippo Andrea Doria Pamphili, segnalò la sua attività di contrasto all’opera delle autorità germaniche e fasciste, in particolare riguardo al lavoro obbligatorio e alla persecuzione antiebraica, ma, contemporaneamente, ne chiese il deferimento all’alto commissario per l’epurazione, dichiarando di averlo allontanato dall’incarico perché nominato durante il fascismo. Testa vinse il ricorso e fu riammesso in ruolo dal Consiglio di Stato, ma venne collocato in disponibilità presso il ministero dell’Interno per soppressione dell’ufficio: il governatorato di Roma, infatti, non esisteva più.
Con l’appoggio della Democrazia cristiana divenne capo dell’ufficio regioni alla Presidenza del Consiglio dei ministri e poco dopo, nel luglio del 1947, venne nominato consigliere di Stato e assegnato alla sezione IV dove si occupò, in particolare, di urbanistica e fu relatore di numerose sentenze in materia. Tra gli incarichi esterni svolti in quegli anni si ricordano, dal 1950 al 1952, quello di direttore generale del Commissariato per il turismo e, dal 1957 al 1959, di commissario straordinario del Pio Istituto di S. Spirito e Ospedali riuniti di Roma per il quale costruì la prima parte del nuovo ospedale S. Giovanni, realizzata in undici mesi, e ne avviò il completamento. Venne collocato a riposo a settant’anni, nel 1959, poco dopo la nomina a presidente e destinato alla sezione VI.
Dal 1959 al 1969 partecipò ai convegni di studi di scienza dell’amministrazione di Varenna che si svolgevano sotto l’egida del Consiglio di Stato. Tra i suoi interventi si ricorda quello del 1961 sulla Funzione del piano regolatore particolareggiato nella disciplina dell’attività edilizia, nel quale descrisse lo stato disastroso delle periferie di molte città e rimarcò la necessità di privilegiare l’interesse pubblico comunale su quello dei privati. Ribatté alle dure critiche rivoltegli dai giuristi, a partire da Roberto Lucifredi, affermando (1962): «mi sono accorto di essere considerato un uomo pericoloso, un vero attentatore al diritto di proprietà; e allora mi sono ricordato di un congresso internazionale sulla politica fondiaria, promosso a Parigi, dall’Associazione internazionale dei comuni [...]. Molti Comuni italiani e specialmente Roma hanno sperimentato che cosa significhi per il bilancio la formazione di un quartiere collocato in zona urbanisticamente inadatta: e tutti sono concordi nel rilevare quanto poco sia desiderabile, dal punto di vista degli interessi della collettività, interpretare le norme della legge urbanistica con criteri troppo favorevoli ai proprietari di aree» (pp. 236 s.).
Nel 1951, come consigliere di Stato, sostituì Leonardo Severi, divenuto presidente, nella carica di commissario straordinario dell’EUR, destinato alla soppressione. L’Ente autonomo esposizione universale e internazionale di Roma, istituito nel 1936, aveva iniziato a costruire i principali edifici per l’esposizione, tutti però molto danneggiati a seguito della seconda guerra mondiale. Secondo Giulio Andreotti fu Testa a convincere il governo a riprendere i lavori, vincendo le obiezioni di chi avrebbe voluto restituire i terreni ai proprietari per l’impossibilità di perseguire il fine per il quale erano stati fatti gli espropri: costruire edifici per l’esposizione. Testa sostenne invece che gli espropri sarebbero rimasti validi – come confermato in sede giurisdizionale – nel caso quei terreni venissero destinati ad altro fine di pubblica utilità: dotare Roma di un quartiere modello.
Con Virgilio Testa l’EUR, da lui gestito in modo impeccabile fino al 1973, divenne un grande e moderno quartiere per uffici e abitazioni, in particolare grazie alle risorse ricavate dalla vendita di lotti di terreno a privati – che dovettero costruire nel pieno rispetto del regolamento edilizio redatto dallo stesso Testa – e alla spinta dei lavori per le Olimpiadi svoltesi a Roma nel 1960. È anche pensando a Testa che Guido Zucconi (1989) ha individuato il segretario comunale tra le figure che nei Comuni – insieme all’ufficiale sanitario e all’ingegnere-capo – hanno contribuito alla formazione dell’urbanistica in Italia, ma: «Gli urbanisti del dopoguerra non riconosceranno alcun merito alla straordinaria operazione di pilotaggio compiuta dal massimo esperto di legislazione urbanistica, capace di sottrarre il progetto dell’E42 dalle secche in cui la guerra e la caduta del fascismo lo ha arenato. Di fronte al suo imbarazzante certificato di nascita, alla sua origine di epicentro dell’autocelebrazione fascista, l’EUR sarà oggetto di una lettura riduttiva» (pp. 183 s.).
Scrive Vidotto (2006): «Affidato alla competenza e alla capacità di iniziativa di Virgilio Testa [...] nel giro di un decennio, con l’appoggio della Dc e del mondo degli imprenditori e sottraendolo ai tentativi di controllo del Comune, l’Eur fu trasformato da distesa di edifici incompiuti e abbandonati nel più moderno e organizzato quartiere di Roma» (pp. 291 s.).
Nel frattempo Testa continuò a insegnare presso la facoltà di architettura dell’Università di Roma fino a settanta anni, quando, cessata la docenza per limiti di età, ebbe a titolo gratuito un corso di legislazione urbanistica per un altro quinquennio, fino al 1964. Il più importante dei suoi testi fu Disciplina urbanistica, che ebbe otto edizioni, l’ultima nel 1977. Alla sua scuola si formarono generazioni di architetti e urbanisti, come Leonardo Benevolo che però gli riconobbe (2012) solo «l’esproprio di tutta l’area dell’E42 [...] che aveva permesso [...] l’agevole trasformazione di quell’area in un quartiere cittadino» (p. 8). Tra il 1954 e il 1974 Testa insegnò presso la Libera Università internazionale degli studi sociali Pro Deo, oggi Luiss Guido Carli, nei corsi abilitanti a segretario comunale.
Morì a Roma il 26 giugno 1978.
Opere. La politica fondiaria dei comuni e la sua influenza sul problema delle abitazioni (Risposte al questionario dell’Unione internazionale delle città), Roma 1925; Il diritto di espropriazione delle aree fabbricabili in relazione al problema delle abitazioni e allo sviluppo edilizio dei centri urbani, Roma 1928; Lezioni di legislazione urbanistica, Roma, 1934; per l’Ente autonomo esposizione universale, Relazione sull’attività svolta negli anni dal 1951 al 1955, Roma 1955; Disciplina urbanistica, Milano 1961, 1977; Discussione. Prof. Virgilio Testa, in La pianificazione urbanistica. Atti del VII Convegno di studi di Scienza dell’amministrazione, Varenna... 1961, Milano 1962; Aree fabbricabili: espropriazione, tassazione, Milano 1963, 1964; Aspetti tecnici amministrativi della disciplina urbanistica, Milano 1964; Il codice dell’urbanistica, Roma 1964 (curatore); Disciplina urbanistica delle zone industriali e delle località turistiche, Firenze 1966.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio del Consiglio di Stato, Fascicoli personali, 853, ad nomen; Archivio centrale dello Stato, Fondo Virgilio Testa; Ministero dell’Interno, Direzione affari generali e del personale (Versamento 1952), Riservati, f. 9310, ad nomen; Archivio storico capitolino, Archivio del personale, f. 604, ad nomen; Università degli Studi di Roma Sapienza, Archivio docenti, Fascicoli personali, ad nomen; Archivio storico dell’Istituto Luigi Sturzo, Archivio Giulio Andreotti, pratica 338: Testa avv. Virgilio Consigliere di Stato; colloquio con il senatore a vita Giulio Andreotti, Roma, 6 luglio 2006.
R. Mondolfo, La vita di un urbanista e un capolavoro: l’Eur, Spoleto 1976; L. Di Majo - I. Insolera, L’EUR e Roma dagli anni Trenta al Duemila, Roma-Bari 1986; G. Zucconi, La città contesa. Dagli ingegneri sanitari agli urbanisti (1885-1942), Milano 1989; I. Insolera, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica, Torino 2001; O. Gaspari, T. V., in Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia. Le biografie dei magistrati (1861-1948), a cura di G. Melis, Milano 2006, pp. 2156-2187; P. Salvatori, Il Governatorato di Roma. L’amministrazione della capitale durante il fascismo, Milano 2006; V. Vidotto, Roma contemporanea, Roma-Bari 2006, ad ind.; R. Riboldazzi, Un’altra modernità. L’IFHTP e la cultura urbanistica tra le due guerre 1923-1939, Roma 2009; O. Gaspari, V. T. e l’Eur. Il ruolo di T. nella costruzione del «più moderno e organizzato quartiere di Roma», in Città e Storia, 2010, n. 2, pp. 409-425; L. Benevolo, Il tracollo dell’urbanistica italiana, Roma-Bari 2012; M. Villani, I palazzi delle Esedre, Roma 2012.