RANZATO, Virgilio Enrico
RANZATO, Virgilio Enrico. – Nacque a Venezia il 7 maggio 1882 da Anna Ranzato, casalinga e nubile, e da Francesco Jennist, menzionato solo nell’atto di battesimo (parrocchia di S. Luca, Registri dei battesimi, reg. 11).
Avviato alla musica dalla madre, all’età di circa otto anni iniziò gli studi di violino al liceo musicale Benedetto Marcello con Pier Adolfo Tirindelli. Trasferitosi a Milano intorno al 1895, fu allievo di Giovanni Rampazzini al conservatorio, dove dal 1897 al 1900 fu maestrino di violino. Nel 1900 conseguì il diploma di violino. L’anno successivo rimase in conservatorio come docente volontario e, con la qualifica di allievo emerito, fu tra gli esecutori ai saggi dell’istituto. Intrapresa la carriera di concertista con una tournée in Austria-Ungheria, tornò ben presto a Milano, dove continuò a dare lezioni di violino, rientrando al conservatorio per completare gli studi di contrappunto e composizione con Luigi Mapelli e Vincenzo Ferroni. Qui scrisse un Quartetto in La per archi (1903-1904), un Concerto per violino e orchestra (1904; ne seguirà un altro, nel 1918), il poema sinfonico Candian III (1905), ispirato all’Origine delle feste veneziane di Giustina Renier Michiel, il madrigale per coro a quattro voci Rosa d’autunno (1905) su testo di Angiolo Orvieto, un Trio in Do minore per violino, violoncello e pianoforte (1906) e Scene veneziane (1906), suite per orchestra in quattro parti (Laguna calma; Volo di colombi; Il ponte dei sospiri; Festa del Redentore). Il 20 febbraio 1904 a Milano sposò una delle sue prime allieve, la veneziana Lucilla Rosa, all’epoca diciottenne, eccellente violinista e cantante che spesso ebbe modo di esibirsi in concerto con il marito e il figlio Attilio (Milano, 8 dicembre 1904-Milano, 25 agosto 1980), il quale, dopo aver dimostrato un talento precocissimo, divenne un acclamato violoncellista.
Nel 1906 fondò il Trio Italiano con il pianista Umberto Moroni e il violoncellista Carlo Guaita, sostituito nel 1909 da Giovanni Berti. Accantonato il sogno di comporre un’opera (forse Il Maio su libretto di Adone Nosari), con una polka-marcia intitolata Lucilla vinse il primo premio a un concorso per ballabili bandito dalla Casa editrice Musicale Italiana, che acquistò la sua operetta Velivolo su libretto di Giuseppe Guidi, applaudita al teatro Balbo di Torino (28 gennaio 1911). Seguirono Yvonne (Giannino Antona Traversi e Carlo Vizzotto; Roma, teatro Apollo, 16 novembre 1912), La leggenda delle arancie [sic] (Carlo Caretta e Princivalle Lampugnani; Milano, Diana, 31 marzo 1916) e Quel che manca a Sua Altezza (Giovacchino Forzano dalla commedia omonima di Valentino Soldani; Roma, Quirino, 8 maggio 1919), tutte operette che, come la precedente, pur ben accolte non si mantennero a lungo sulle scene. Tra il dicembre del 1920 e l’aprile del 1921 partecipò a un lungo giro di concerti negli Stati Uniti e in Canada come primo violino di spalla dell’orchestra del teatro alla Scala diretta da Arturo Toscanini; una lite con il direttore portò alla rottura dei rapporti tra i due e lo spinse a darsi a tempo pieno alla composizione, pur senza trascurare l’attività concertistica. Nel giugno del 1921 dedicò al figlio Attilio una Fantasia drammatica per violoncello e orchestra (o pianoforte) firmata con lo pseudonimo A. (Ariano) Glorivitz. Tra il luglio e l’agosto del 1921 a Sala Comacina musicò l’operetta I gigli del Redentore su libretto di Giovanni Maria Sala. In seguito si stabilì a Moltrasio sul lago di Como.
Nel 1923 iniziò a collaborare con Carlo Lombardo, che gli fornì il libretto de Il paese dei campanelli, con adattamento ritmico di Sala. L’operetta, ambientata in un immaginario paesino olandese, dove le infedeltà coniugali sono segnalate dal suono dei campanelli dei piccoli campanili che sormontano ogni casa, fu accolta trionfalmente al Lirico di Milano (23 novembre 1923) per poi passare, con altrettanto favore, al Dal Verme. Il successo della coppia Ranzato-Lombardo, dopo l’esito meno memorabile di Luna Park (Lirico, 26 novembre 1924), venne pienamente confermato da Cin-Ci-La (Dal Verme, 18 dicembre 1925), che si svolge a Macao, dove una disinvolta attrice parigina e il suo eterno spasimante guariscono le timidezze amorose di un principe cinese e della sua giovane sposa. Dal sodalizio artistico con Lombardo, sempre pronto a offrire, oltre ai libretti (in genere con l’adattamento ritmico di Carlo Ravasio), il suo contributo per la musica, nacquero anche altre operette affidate a compagnie di primo piano, ma dalla fama meno duratura: La città rosa (Milano, Lirico, 13 aprile 1927), ambientata a Jaipur e ricordata per la sfarzosa messinscena; Cri-Cri (Milano, Dal Verme, 28 marzo 1928), surreale viaggio nel tempo; I merletti di Burano (Milano, Lirico, 22 dicembre 1928); La duchessa di Hollywood (Milano, Dal Verme, 31 ottobre 1930), omaggio al cinema sonoro; e Prigioni di lusso (coautore del libretto Ravasio; Milano, Odeon, 26 marzo 1932). Stesso destino ebbero anche Zizì (Ravasio; Milano, Lirico, 3 aprile 1926); la «fantasia revue trepidante» La danza del globo (Stilos; Genova, Politeama Genovese, 30 ottobre 1928); Fuoco fatuo su libretto di Coppi, rappresentata per la prima volta a Londra (Drury Lane, aprile 1929) e riproposta a Messina (Savoia, 13 marzo 1930); Lady Lido (Dino Marchi; Milano, Nazionale, 31 luglio 1929); I monelli fiorentini (Luigi Bonelli; Palermo, Nazionale, 13 giugno 1930); e la commedia musicale Re Salsiccia (Giulio Bucciolini da un poemetto dialogato di Giovanni Bucciolini; Firenze, Politeama Nazionale, 29 gennaio 1932), su un soggetto che aveva interessato anche Pietro Mascagni.
All’attività di compositore affiancò quella di concertista, sia come solista sia con il ricostituito Trio Italiano, con Attilio Ranzato subentrato a Berti come violoncellista dal 1924. La formazione vide avvicendarsi come pianista Moroni, Marino Beraldi (1927) e Guido Alberto Fano (1933).
Il 19 aprile 1933 al teatro Puccini di Milano riscosse applausi calorosi con il dramma lirico Campane di guerra su libretto di Ravasio, un’opera patriottica che si svolge in un villaggio sulle Alpi durante la prima guerra mondiale, interpretata alla prima dal tenore Bernardo De Muro. Seguirono l’operetta A te voglio tornar (Sala; Alessandria, Municipale, 24 febbraio 1936), storia di una compagnia di artisti emigrati in America (in origine il titolo era La compagnia del Rataplan), e la fiaba Bricioletta (Mary Tibaldi Chiesa da Andersen; Milano, Arcimboldi, 7 dicembre 1936). Nello stesso periodo lavorò all’operetta Valentina su libretto di Sala dalla commedia Ho perduto mio marito! di Giovanni Cenzato. Nel febbraio del 1937 a Milano completò la stesura per canto e piano dell’operetta La bella Magalona su libretto di Angelo Nizza e Riccardo Morbelli, che riuscì a orchestrare solo in parte. Da tempo sofferente per il diabete, nella notte tra il 15 e il 16 aprile 1937 si sentì male nella sua casa di Milano e il giorno dopo volle tornare a Moltrasio per affidarsi alle cure del suo medico, ma le sue condizioni peggiorarono rapidamente.
Morì all’Ospedale Civico di Como il 19 aprile 1937.
Virgilio Ranzato è ricordato soprattutto per Il paese dei campanelli e Cin-Ci-La, due delle più celebri e amate operette del repertorio italiano, nelle quali abbondano melodie facili e orecchiabili, ma mai banali (nella seconda non mancano riflessi diretti dell’esotismo pucciniano di Madama Butterfly). Musicista eclettico, compose anche l’opera La matrona di Efeso su libretto di Alberto Colantuoni (solo abbozzata), la pantomima Il fantasma nell’arpa (1925), il poema sinfonico Oceano (1935), numerosi brani per violino e pianoforte e per pianoforte solo, tra cui Nel parco di Salice (1919), primo fox-trot italiano, romanze da camera, canzonette e canzoni, tra cui Les mots d’amour su testo di Henri Varna e Pierre-Paul Fournier, scritta per Joséphine Baker e inserita nella rivista La joie de Paris (1932), musiche per film muti e sonori e per il «cinefonosketch» Myrka (1929) di Angelo Ramiro Borella, di cui Carisch pubblicò l’omonimo valzer zingaresco (1930). Alcune sue musiche furono utilizzate per la fantasia Sprizzi, spruzzi, sprazzi dello stesso Borella e Alfredo Menichelli (Milano, Arcimboldi, 5 dicembre 1931). Il 5 agosto 1935 l’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) trasmise l’operetta Parigi che dorme, a lui attribuita (Radiocorriere, 4-10 agosto 1935), ma si tratta probabilmente dell’operetta di Lombardo, come da elenco dei personaggi. Per anni direttore artistico della Pathé, tra il 1905 e il 1933 incise numerosi dischi con questa e altre case discografiche come esecutore, violinista accompagnatore e direttore d’orchestra.
La biblioteca del conservatorio di Como conserva un fondo Ranzato.
Fonti e Bibl.: A. De Angelis, L’Italia musicale d’oggi. Dizionario dei musicisti, Roma 1928, pp. 406 s., App., p. 150; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1929, p. 341, Suppl., Milano 1938, p. 639; Enciclopedia dello spettacolo, VIII, Roma 1961, coll. 729 s.; S. Massimini - P. Nugnes, Storia dell’operetta, Milano 1984, ad ind.; F. Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Fiesole 1984, ad ind.; E.G. Oppicelli, L’operetta da Hervé al musical, Genova 1985, ad ind.; B. Traversetti, L’operetta, Milano 1985, ad ind.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, VI, Torino 1988, p. 232; The new Grove dictionary of opera, III, London 1992, p. 1237; Pipers Enzyklopädie des Musiktheaters, V, München 1994, pp. 187-189; R. Piano, Addio giovinezza: l’operetta a Torino, Torino 2002, pp. 70-75; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 1272-1274; W. Fiorentino, L’operetta italiana. Storia, analisi critica, aneddoti, Bolzano 2006, ad ind.; Dal Lario al mondo. Virgilio e Attilio Ranzato. Appunti per due biografie, a cura di L. Monti - M. Rossi, Como [2006]; M. Niccolai, «Oh fior di the, t’amo, credi a me!». Aspetti della ricezione del mito-Butterfly nella canzone e nell’operetta fino agli anni Trenta, in Madama Butterfly: l’orientalismo di fine secolo, l’approccio pucciniano, la ricezione, a cura di A. Groos - V. Bernardoni, Firenze 2008, pp. 385-391; A. Sessa, Il melodramma italiano 1901-1925. Dizionario bio-bibliografico dei compositori, Firenze 2014, pp. 741-745.