CAMPORESE (Camporesi), Violante
Nacque a Roma il 23 dic. 1785 da Giulio, noto architetto, e da Maddalena Belli. Avviata dal padre agli studi musicali, rivelò un singolare talento artistico che tuttavia non ebbe la possibilità di far conoscere che a un pubblico limitato e prevalentemente aristocratico, essendo la sua attività musicale esclusivamente dilettantistica. Andata in sposa ad un membro della famiglia Giustiniani, venne improvvisamente a trovarsi in difficoltà economiche e pensò quindi di dedicarsi al canto professionalmente. Si esibì per la prima volta in pubblico nel 1809 a Roma in un concerto di arie tratte da opere, cui fecero seguito numerosi concerti che in breve tempo la resero famosa anche fuori d'Italia. Venne infatti scritturata per i concerti privati di Napoleone e, recatasi a Parigi, poté avvalersi dei consigli di G. Crescentini, che fu per qualche tempo suo maestro e perfezionò le sue non comuni qualità vocali. Dotata di una voce splendida, eccezionalmente estesa (oltre due ottave) e dalla fluente agilità, che uno stile purissimo, sorretto da un vigoroso accento drammatico, contribuiva a mettere in rilievo, univa alla bellezza del timbro vocale una sorprendente padronanza tecnica e una naturalissima eleganza d'espressione. Si aggiungevano a questi doni musicali un aspetto particolarmente avvenente e un portamento elegante, che facilitarono la sua apparizione sulle scene teatrali. Conclusa infatti la sua attività parigina, rientrò in Italia e recatasi a Milano cantò alla Scala, probabilmente ancora quale interprete di brani d'opera; il successo di pubblico riscosso nella sua prima esperienza scaligera le valse una scrittura per il King's Theatre di Londra, ove l'11 genn. 1817 debuttò nella Penelope di D. Cimarosa. Tuttavia la sua inesperienza scenica non le consentì di affrontare il pubblico inglese con la necessaria disinvoltura e riportò un successo alquanto tiepido; subito dopo però riuscì ad affermarsi nel ruolo di Susanna nelle Nozze di Figaro di Mozart: e riscosse poi unanimi consensi quale Donna Anna nel Don Giovanni, tanto da procurarsi fama di ottima interprete mozartiana. Nel maggio dello stesso anno fu ammirata nel ruolo della protagonista nell'Agnese di F. Paer, soprattutto per il purissimo e raffinato stile di canto, giudizio poi confermato nel successivo luglio nella Clemenza di Tito di Mozart, ove sostenne il ruolo di Sesto. Divenuta da questo momento una delle cantanti preferite dal pubblico inglese, cantò in varie stagioni di concerti al Concert of Ancient Music in Hanover Square Rooms, riscuotendo sempre il favore sia del pubblico sia della critica londinesi.
Nel 1818 fece ritorno in Italia e fino al 1820 venne scritturata dalla Scala di Milano per cinque stagioni consecutive con un compenso di oltre 50.000 franchi. In breve tempo consolidò la sua fama anche presso il pubblico milanese, che poté ammirarla nella pienezza dei mezzi vocali. Durante la parentesi scaligera, dopo l'esordio nei Due Valdomiri di P. de Winter (26 dic. 1818), in cui accanto all'unanime consenso per lo splendido timbro vocale vennero peraltro sottolineate le sue discutibili capacità sceniche e la sua non sempre chiara dizione, andò gradualmente acquistando maggiore padronanza della scena e, dopo essere apparsa nel Finto Stanislao, di A. Gyrowetz (5 agosto) e nel Gianni di Parigi di F. Morlacchi, interpretò con ottimo esito il Barone di Dolsheim di G. Pacini (23 sett. 1818), opera scritta espressamente per lei (come gran parte di quelle interpretate alla Scala e nel corso della sua brillante carriera), in cui cantò insieme con il basso R. Remorini e con il celebre tenore G. B. Rubini. Apparve poi nelle Trame deluse di Cimarosa, confermandosi ottima interprete del repertorio settecentesco.
L'anno seguente, ancora alla Scala, si esibì in due opere di F. Basily, a lei dedicate, Gli Illinesi (26gennaio) e Il Califfo e la schiava (21 agosto), cui fece seguito Le Danaidi di F. Morlacchi (2 marzo), opera in cui secondo la consuetudine del tempo inserì arie di Paer e Rossini che entusiasmarono il pubblico milanese. Accanto al Remorini, G. Crivelli e L. Pacini apparve poi nella Sposa infedele di G. Pacini (1º agosto) quindi nella Rappresaglia di J. H. Stuntz (2 ottobre), opere tutte rappresentate in prima esecuzione, e poi nella Clemenza di Tito, in cui rinnovò il successo riscosso presso il pubblico londinese. Il 26 dicembre, accanto a Carolina Bassi, fu la prima interprete di Bianca e Faliero ossia il consiglio dei Tre di Rossini, che dopo l'insuccesso della prima rappresentazione venne poi replicata con enorme successo per trentotto sere consecutive. Frattanto nell'agosto del 1819 si era recata a Rovigo per interpretarvi in prima esecuzione Adelaide di Borgogna di P. Generali, seguita da una ripresa di Adelasia e Aleramo di S. Mayr.
Nel 1821 tornò a Londra su invito di M. Ayrton che la ingaggiò per la stagione d'opera con un onorario di 1.550 sterline, offrendole un contrat o quanto mai favorevole, che le consentiva tra l'altro di esibirsi in manifestazioni concertistiche e prevedeva un compenso anticipato anche per i costumi di scena.
Il 4 luglio apparve in un concerto di arie mozartiane in cui poté dare prova di grande e raffinata maturità artistica. Nello stesso periodo si confermò astro di prima grandezza quale Ninetta nella Gazza ladra, che insieme con il ruolo di Desdemona nell'Otello rossiniano replicò per tre anni di seguito riscuotendo sempre grandi consensi. Fu inoltre Zerlina nel Don Giovanni, suscitando qualche perplessità nell'interpretazione di un ruolo che forse le era poco congeniale, mentre grande successo riscosse nelle Nozze di Figaro e in una serie di concerti ad Argyll Rooms. Nel 1822 allorché i soggetti biblici vennero banditi dalle scene inglesi cantò al King's Theatre nel Mosè di Rossini, presentato con il titolo di Pietro l'eremita, nel ruolo di Agia.
Frattanto la sua voce andava perdendo lo smalto giovanile, e la C. comprese di non poter più a lungo sostenere il ruolo di prima donna sulle scene dei teatri europei, soprattutto dopo l'apparizione degli astri della Malibran e della Sontag, giovani e pericolose rivali con le quali non poteva più gareggiare. Pertanto nel 1823, dopo essere apparsa nella rossiniana Donna del lago, si congedò dal pubblico londinese con Ricciardo e Zoraide, sempre di Rossini (5 agosto) e si limitò ad apparire sporadicamente in esecuzioni cameristiche e quale interprete di oratori, rivelandosi ancora una volta artista versatile e di grande sensibilità, soprattutto nel repertorio settecentesco italiano. La sua ultima esibizione pubblica sul suolo inglese ebbe luogo nel settembre 1823 in occasione di un concerto di arie di Mozart e Jonimelli organizzato da J. Moschèles. Subito dopo lasciò l'Inghilterra e, fatto ritorno a Roma, parve voler abbandonare l'attività artistica, ma nel 1824 era nuovamente a Londra; tuttavia, delusa per la tredda accoglienza ricevuta, preferì tornare definitivamente in patria, stabilendosi a Roma.
Dopo sporadiche apparizioni in teatri di secondaria importanza, nel settembre 1827 si recò ad Ancona, ove interpretò l'Aureliano in Palmira di Rossini, che fu la sua ultima esibizione pubblica sulle scene italiane.
Ritiratasi a vita privata a Roma nel 1829, partecipò ancora ad un concerto privato nel 1833 eseguendo musiche di Boïeldieu e forse nello stesso anno si recò a Napoli con Ferdinand Ries per un trattenimento musicale.
Morì a Roma nel 1839.
Cantante di stile prettamente italiano, come viene dimostrato dalla predilezione che per lei nutrirono i più celebri compositori dell'epoca, primo tra tutti Rossini, che la prescelsero come protagonista di molte delle loro opere, si era impadronita di tutti i segreti della tecnica vocale, che era andata perfezionando con gli anni attraverso un serio e laborioso studio sia del repertorio romantico sia di quello settecentesco, mozartiano in particolare; la sua voce eccezionalmente estesa, dal timbro caldo ed estremamente duttile, le aveva consentito di affrontare un repertorio quanto mai vasto, in cui aveva potuto mettere in rilievo non soltanto le sue singolari qualità vocali di tradizione tipicamente belcantistica, ma le avevano offerto anche la possibilità di farsi apprezzare per le sue doti di attrice drammatica cui era pervenuta gradualmente mediante uno scrupoloso e meditato approfondimento psicologico dei personaggi interpretati, tanto che nonostante la relativa brevità della sua carriera, svolta soprattutto in Inghilterra, fu considerata come una delle personalità più significative del teatro musicale del suo tempo.
Fonti e Bibl.: Notizie in Allgemeine Musikalische Zeitung, XI (1809), p. 371; XX (1818), pp. 94, 286; XXI (1819), pp. 40, 95 s., 536, 750, 755; XXII (1820), p. 81; XXIII (1821), pp. 550, 577; XXIV (1822), pp. 618, 655; XXV (1823), pp. 250, 567, 597, 602, 617; XXIX (1827), p. 637; XXXV (1833), p. 592; C. Gatti, Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Milano 1963, pp. 27 s.; L. Rognoni, G. Rossini, Torino 1968, p. 364; H. Weinstock, Rossini. A Biography, London 1968, pp. 428, 500, 502 s.; F. Regli, Diz. biograf. dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici... che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Torino 1860, p. 107; F. J. Fétis, Biographie univ. des musiciens, II, Paris 1873, p. 170; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 151; Grove's Dict. of Music and Musicians, II, London 1954, pp. 35 s.; Enc. dello Spett., II, col. 1606.