vino
Con riferimento agli effetti e al vizio del bere, in Pg XV 123 velando li occhi e con le gambe avvolte / a guisa di cui vino o sonno piega; e in Cv III VIII 17 Altri sono vizii consuetudinarii, a li quali non ha colpa la complessione ma la consuetudine, sì come la intemperanza e massimamente del vino. Nel Fiore il termine ricorre tre volte accompagnato da aggettivi che genericamente indicano bevande di qualità: preziosi vini (LXXXIX 12 e CXXVI 2); buon vino (CV 2); nel significato di " bevanda ", come elemento fondamentale di sostentamento: non dimandaro / né pan né vino, / anzi il guadagnaro / co le lor man (CXII 3).
Significa più propriamente " succo che diventerà vino " in Pg XXV 77 guarda il color del sol che si fa vino, / giunto a l'omor che de la vite cola, che è similitudine per chiarire il concetto che l'anima razionale s'infonde in quella vegetativa e sensitiva e forma il composto vivente; probabilmente è un riecheggiamento dal De Senectute (XV 53) di Cicerone: " uva... quae et suco terrae et calore solis augescens primo est peracerba gustatu, deinde matura dulcescit " (cfr. anche VITE). È metafora di " scienza ", " cognizioni ", in Pd X 88 qual ti negasse il vin de la sua fiala / per la tua sete, in libertà non fora, secondo l'esempio biblico (Prov. 9, 1-2 " Sapientia aedificavit sibi domum / ... miscuit vinum / et proposuit mensam suam ").