TROISI (Troise), Vincenzo
TROISI (Troise), Vincenzo (Domenico, Vincenzo, Tommaso, Angelo). – Nacque a Roccagorga, nello Stato pontificio, il 23 dicembre 1749 da Canio e da Tommasa Ciceroni.
Il padre, originario del Regno di Napoli, era un agente della famiglia Orsini, la quale deteneva la signoria su quella terra. Infatti, nei registri della casa napoletana dei preti della missione, Troisi è segnalato come oriundo di Altamura, dove probabilmente trascorse parte della sua giovinezza. Il 30 marzo 1768, entrò nella Congregazione vincenziana svolgendo il noviziato a Roma, presso la casa dei Ss. Giovanni e Paolo. Il 18 aprile 1769 giunse a Napoli, dove il 23 maggio dell’anno successivo emise i voti. Non vi sono informazioni sul suo percorso di studi, durato poco più di due anni. Nel 1773, ricevette il diaconato e celebrò la prima messa, venne quindi assegnato alle missioni in Terra di Lavoro.
Nell’aprile del 1778, Troisi fu inviato a Firenze, dove tenne la cattedra di teologia dogmatica presso la locale casa dei missionari di S. Iacopo Soprarno. In questo periodo, egli entrò in contatto con gli ambienti toscani del riformismo ecclesiastico e del giansenismo, stringendo un legame particolare con Scipione de’ Ricci. In breve tempo, Troisi iniziò a insegnare e predicare contro il potere temporale della Curia romana. Tale condotta comportò numerosi scontri con i confratelli, inclusa la pretesa di questi ultimi della sua formale accettazione della bolla Unigenitus, culminati nell’espulsione di Troisi dall’Ordine, il 28 agosto 1779, e l’allontanamento da Firenze. Grazie alla protezione dell’arcivescovo Francesco Gaetano Incontri, Troisi lasciò la capitale nel maggio del 1780 per recarsi a Siena in qualità di sacerdote secolare. Tuttavia, egli incontrò l’ostilità del vicario generale della diocesi, Fabio De Vecchis, il quale lo sospese a divinis il 25 luglio 1780. Nonostante le difficoltà, Troisi rimase in Toscana per altri sette anni; si tratta del periodo meno documentato della sua vita, durante il quale certamente mantenne i contatti con de’ Ricci, della cui opera fu sempre un convinto sostenitore.
Nel 1787, Troisi venne condannato all’esilio dal granduca Pietro Leopoldo, fu quindi costretto a tornare a Napoli, dove prese residenza presso i padri somaschi, insegnando diritto e catechismo nel seminario dei nobili. Nelle lettere a de’ Ricci, con il quale rimase in stretto contatto fino al 1797, lamentava la sua cattiva situazione economica, ridotto a vivere con i soli proventi del patrimonio sacro, nonché i continui problemi di salute che già si erano manifestati durante il soggiorno in Toscana. Risale a questo periodo la sua adesione alla massoneria, probabilmente presso la Gran loggia provinciale del Regno di Napoli e Sicilia. Ciò gli consentì di entrare in contatto con gli ambienti riformatori della capitale e con altri protagonisti del giansenismo napoletano come Giovanni Andrea Serrao, Gennaro Cestari e Gian Francesco Conforti.
Negli anni successivi, Troisi promosse la ristampa a Napoli degli scritti di de’ Ricci, alcuni dei quali corredati da sue annotazioni. Egli pubblicò, inoltre, degli opuscoli anonimi di orientamento regalista e anticuriale, tra i quali: Libera, ed indipendente sovranità de’ re delle Due Sicilie (Filadelfia [ma Napoli] 1788); Nel conflitto fra la potestà secolare e l’autorità ecclesiastica. Regole di obbedienza (Napoli 1788); Lettera di un amico di Napoli ad un amico di Roma su la pretesa chinea, e la consegrazione de’ vescovi (s.n.t. [ma Napoli 1788]). L’anno successivo scrisse le Preghiere cristiane pubblicate per uso della sua Chiesa da mons. O.C. vescovo di Motola (Napoli 1789) per conto di Ildefonso Ortiz Cortés, vescovo di Mottola, anch’egli membro del circolo giansenista napoletano, con il quale Troisi collaborava. Sempre nel 1789, venne pubblicato il Parere dei teologi di corte di S.M. Siciliana in risposta a una memoria della Curia Romana concernente i diritti del sovrano sul matrimonio de’ sudditi cattolici, scritto da Conforti e Chiliano Caracciolo ma con prefazione e note di Troisi.
L’attiva partecipazione alla battaglia regalista consentì a Troisi di godere del favore della monarchia, e il 9 aprile 1791 il sovrano lo nominò lettore onorario di storia della religione presso l’Università dei regi studi. Nello stesso periodo, divenne uno dei principali intermediari tra i giansenisti napoletani e la Chiesa scismatica di Utrecht, della quale era un sincero ammiratore. Il giansenismo di Troisi, come quello di Conforti, mirava a separare la religione dalla sfera politica attribuendo al principe la sola competenza su quest’ultima. Nelle lettere all’abate Jean-Baptiste Mouton (responsabile a Utrecht delle Nouvelles ecclésiastiques) Troisi si dichiarava contrario al giacobinismo e alle sue conseguenze in Francia. Ciò, tuttavia, non gli impedì di approvare la Costituzione civile del clero, che ai suoi occhi costituiva il perfezionamento dei principi gallicani stabilendo una vera Chiesa nazionale francese.
Dopo la congiura del 1794, Troisi confermò la sua lealtà alla monarchia, ma in seguito alla creazione della Repubblica napoletana, il 21 gennaio 1799, ne divenne uno dei protagonisti. Il 14 febbraio fu nominato membro della commissione ecclesiastica destinata a occuparsi degli affari religiosi, e nello stesso mese partecipò all’inaugurazione dell’Istituto nazionale della Repubblica, assumendo il ruolo di proinvigilatore. L’Istituto era stato concepito per essere il luogo di produzione della nuova cultura repubblicana, affidando alle sale d’istruzione pubblica il compito di educare il popolo ai valori democratici. Troisi scelse proprio la sala d’istruzione come sede privilegiata delle sue lezioni, durante le quali contestò aspramente l’autorità del sovrano e della Chiesa; sostenne la libertà per i sacerdoti di sposarsi nonché la possibilità per tutti i laici di contrarre matrimonio senza la presenza del parroco, trattandosi soltanto di un contratto.
Nei mesi successivi, si dedicò alacremente alla diffusione delle idee democratiche tra la popolazione. Compose una Missa pro salute reipublicae, una Collecta pro republica, e fu anche il vero autore della più nota delle lettere pastorali repubblicane, quella sulla libertà e sull’uguaglianza del 18 marzo 1799, firmata dall’arcivescovo di Napoli Giuseppe Maria Capece Zurlo su imposizione di Conforti. In maggio, fu nominato correttore dell’ospedale degli Incurabili, carica che includeva la cura d’anime dei ricoverati, infine membro della commissione volta a reclutare e formare i cappellani militari.
All’arrivo dell’armata sanfedista, Troisi si unì ai patrioti asserragliati in Castelnuovo. Dopo la capitolazione e la violazione degli accordi di resa, il 21 giugno fu arrestato e tradotto nel carcere provvisorio organizzato presso il palazzo dei Granili. Fu condannato a morte il 22 ottobre, sconsacrato e infine afforcato due giorni dopo, il 24 ottobre 1799, nella piazza del Mercato di Napoli.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Segreteria e ministero degli affari ecclesiastici, reg. 504, c. 237v; Napoli, Archivio provinciale dei Missionari vincenziani, Libro dei Novizi, 1759-1965, p. 1; Liber Votorum 1770-1874, p. 3.
P. Sposato, Orientamenti giansenistici nella vita e nel pensiero dell’abate V. T., in Archivio storico per le province napoletane, XXXIV (1955), pp. 231-233; A.M. Rao, L’Istituto nazionale della Repubblica napoletana, in Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée, 1996, vol. 108, n. 2, pp. 765-798 (in partic. p. 794); A. Lucarelli, La Puglia nella Rivoluzione Napoletana del 1799, a cura di M. Proto, Manduria-Bari-Roma 1998, pp. 533-550; C. De Nicola, Diario napoletano (1798-1825), a cura di R. De Lorenzo, I, Napoli 1999, pp. 81, 163, 195, 253, 327, 427, 432 e nota, 433, 442 nota, 476, 704; R. Di Castiglione, La massoneria nelle Due Sicilie e i “fratelli” meridionali del ’700. Saggio di prosopografia latomica, II, Roma 2008, pp. 242-244; F. Lomonaco, A partire da Giambattista Vico. Filosofia, diritto e letteratura nella Napoli del secondo Settecento, Roma 2010, pp. 161, 162 e nota, 164, 170, 171 e nota, 175 e nota, 176 e nota, 182, 183 e nota, 186 nota, 187 nota, 193 e nota.