SCUSSA, Vincenzo.
– Nacque a Trieste il 6 giugno 1620, figlio primogenito di Antonio e di Caterina Francol.
Ebbe cinque fratelli. Due maschi: Giovanni, nato nel 1628, sposato a Caterina Trauner nel 1662 e in seconde nozze a Beatrice Girardi nel 1669, e Matteo Pietro, nato nel 1637; tre femmine: Diana Maddaluzza, nata nel 1632; Maddalena Francesca, gemella di Matteo Pietro, e Maddaluzza Vincenza, nata nel 1639 e andata sposa nel 1652 a Giovanni de Leo.
Gli Scussa non appartenevano al patriziato cittadino. La condizione sociale del padre era relativamente modesta, come si desume sia dal suo mestiere di mastro delle saline, sia dalla scelta di un barbiere come padrino del battesimo; fu quindi lo zio materno, Lazzaro Francol, canonico della cattedrale, che sovrintese all’educazione umanistica di Vincenzo, affidandolo prima al pubblico precettore Felice Fattorelli e, poi, alla locale scuola dei gesuiti, che era collocata all’esterno del loro collegio: una scuola frequentata in misura quasi paritaria sia dai nobiles, sia da cives come Scussa. Nel 1640 seguì il corso di retorica (Durissini, 1998, pp. 12 s.; Cunja Rossi, 2005, p. 167) e poiché nel collegio gesuitico mancavano i corsi di logica, filosofia e teologia, egli si recò poi all’Università di Padova (dove il Comune di Trieste manteneva a proprie spese alcuni studenti), e vi conseguì il baccalaureato in filosofia.
A questo punto, i due principali biografi ottocenteschi di Scussa divergono nettamente: mentre Francesco Cameroni afferma – senza peraltro indicare date o documenti – che egli sposò una Caterina Passara, rimanendo presto vedovo, questa ricostruzione è smentita dalla più ordinata biografia di Pietro Tomasin, secondo cui al ritorno da Padova, nel 1645, Scussa fu ordinato sacerdote dal vescovo Pompeo Coronini, e venne subito nominato cappellano del duomo. In seguito Scussa, desideroso di lasciare Trieste per il dolore provocatogli dalla scomparsa di entrambi i genitori (avvenuta intorno al 1652), ottenne dal vescovo Antonio Marenzi la nomina a cooperatore a Crusiza (attualmente non facilmente identificabile) nel 1654 e a parroco di Bresoviza (odierna Brezovica) nel 1660 (come è confermato dai brevi cenni autobiografici della sua Storia cronografica di Trieste, 1863, pp. 106 s.).
Nel novembre del 1666 il nuovo vescovo di Trieste, Francesco Massimiliano Vaccano, nominò Scussa cappellano e confessore delle benedettine di S. Cipriano a Trieste, destinandolo anche all’insegnamento di filosofia ai chierici; e nel 1668 lo promosse alla cancelleria vescovile. Nell’agosto del 1672, a pochi mesi di distanza dalla morte di Vaccano, Scussa fu eletto dal capitolo della cattedrale a una prebenda canonicale; apprezzato anche dal nuovo vescovo, Giacomo Ferdinando Gorizutti, fu riconfermato nel 1674 nella cancelleria vescovile, che tenne fino al 1700, pur avendo designato negli ultimi anni un vicecancelliere, don Pietro Rossetti. Deposta la cancelleria, nel 1700 fu eletto canonico scolastico e nei due anni seguenti esercitò le funzioni di vicario generale della diocesi.
Morì a Trieste il 13 settembre 1702 e fu sepolto nella cattedrale.
L’attività svolta nella cancelleria episcopale fu probabilmente alle origini delle ricerche storiche di Scussa, poi proseguite anche fra le carte comunali (tramandandoci così notizie presenti in documenti perduti nell’incendio della sede comunale del 1690). Tuttavia la sua opera storica, Trieste cronografico compendiato..., che pure era stata d’aiuto a fra Ireneo della Croce nella composizione della sua maggiore opera storica, rimase manoscritta (Trieste, Biblioteca civica Attilio Hortis, Archivio diplomatico, α.CC.2) fino al 1863, quando fu edita con il titolo di Storia cronografica di Trieste da Cameroni e Pietro Kandler, che ne apprezzarono l’onestà nel riferire il contenuto delle fonti documentarie.
La storiografia del Novecento, da Attilio Tamaro in poi, ha collocato Scussa, assieme con il contemporaneo fra Ireneo, alle origini della storiografia municipalistica, che precede e prepara l’opera storica di Domenico Rossetti. Però il lavoro del canonico triestino presenta alcune peculiarità. Nella sua narrazione cronachistica prevalgono, anche sul piano quantitativo, le annotazioni relative alla religione e alle istituzioni ecclesiastiche. Si parte quindi dall’antichità (dove l’autore si sofferma sui culti pagani praticati in quest’area), passando poi alla leggenda marciana e al racconto dei martiri aquileiesi e triestini, per proseguire, lungo il Medioevo e fino ai tempi dell’autore, con la storia del patriarcato di Aquileia e della sede episcopale triestina. La grave crisi del 1628 nei rapporti tra il patriarcato di Aquileia e gli Asburgo, invece, è appena menzionata, forse perché, quando scrisse Scussa, le tensioni si erano allentate grazie all’opera di mediazione del patriarca Giovanni Dolfin.
Sul piano politico e istituzionale, alla storia della diocesi si affianca quella del Comune di Trieste e della sua autonomia (fatta risalire fino al IX secolo): l’autore incorpora nella sua Storia, dandole credito, la leggendaria Cronaca di Montemuliano, testo fondamentale del municipalismo triestino. Scussa manifesta però qualche incertezza nell’interpretazione della famosa ‘dedizione’ di Trieste agli Asburgo del 1382, con la quale Trieste si diede «all’obbedienza, dominio e difesa» dell’arciduca (Storia cronografica di Trieste, 1863, p. 76): in una prima stesura, Scussa aveva fatto riferimento non al «dominio», bensì alla «protettione» degli Asburgo, con maggiore aderenza alle posizioni autonomistiche triestine (Udine, Archivio diocesano, Archivio capitolare di Udine, Fondo Fontanini, XVIII, Incursioni, assalti et guerre sustenute da Trieste, c. 251v.); il termine protettione fu poi sistematicamente depennato dall’autografo della stesura definitiva (Trieste, Biblioteca civica Attilio Hortis, Archivio diplomatico, α.CC.2, pp. 92-94). A partire dal Cinquecento, sono poi frequenti nelle pagine di Scussa le attestazioni di fedeltà asburgica dei triestini, solidali con i loro sovrani nella comune ostilità verso la Repubblica di Venezia (avversione che risulta attenuata solo nell’ultima parte dell’opera, per il comune impegno militare antiottomano dopo l’assedio di Vienna del 1683). Ma anche per il Seicento prevalgono, nella narrazione, gli eventi di natura religiosa ed ecclesiastica, primo fra tutti l’affermazione a Trieste dei padri della Compagnia di Gesù, la fondazione e la crescita del loro collegio.
Opere. Storia cronografica di Trieste dalla sua origine sino all’anno 1695 [...] cogli annali dal 1695 al 1848 del procuratore civico Cav. Pietro Dott. Kandler, a cura di F. Cameroni, Trieste 1863; Synopsis Tergestinorum praesulum, quorum nomina reperiuntur, in P. Tomasin, Biografia dello storiografo triestino don Vincenzo Scussa canonico scolastico del Capitolo Cattedrale di S. Giusto ed una sua opera inedita, in Archeografo triestino, s. 2, XV (1889), pp. 501-529.
Fonti e Bibl.: Trieste, Biblioteca civica Attilio Hortis, Archivio diplomatico, ms. 2.D.8: Catalogus Studiosorum Collegii Tergestini Societatis Jesu, 1669, c. 11r; Ireneo della Croce, Historia antica e moderna, sacra e profana della città di Trieste, Venezia 1698, pp. 28, 30, 212, 218, 239, 351, 389, 614, 650; P. Stancovich, Biografia degli uomini distinti dell’Istria, Trieste 1829, II, pp. 282 s., III, p. 263; C. d’O. Fontana, Illustrazione di una serie di monete dei vescovi di Trieste, in Archeografo triestino, III (1831), pp. 313, 316; L. de Jenner, Di Giovanni Maria Manarutta cronografo ed antiquario di Trieste, in L’Istria, I (17 gennaio 1846), pp. 15 s.; C. Morelli, Istoria della contea di Gorizia, III, Gorizia 1855, pp. 262, 289, 304, 371; F. Cameroni, Notizie intorno alla vita e alle opere del canonico d. V. S., in V. Scussa, Storia cronografica di Trieste, cit., pp. 5-8; P. Kandler, Discorso sulle storie di Trieste, ibid., p. 192; C.A. Combi, Saggio di bibliografia istriana, Capodistria 1864, pp. 12, 200, 217; P. Tomasin, Vita di Giovanni Maria Manarutta, nell’ordine dei Carmelitani Scalzi Fra Ireneo della Croce, primo scrittore della Storia di Trieste, in Archeografo triestino, s. 2, IV (1877), pp. 340, 345, 368; Id., Biografia dello storiografo triestino don V. S. canonico scolastico del Capitolo Cattedrale di S. Giusto ed una sua opera inedita, ibid., XV (1889), pp. 501-529; A. Tamaro, Storia di Trieste, Roma 1924, I, pp. XI, 40, 44, 59, 70, 150, 207, 255, 264, 291, 322, 339, 383, 429, II, pp. 114, 123, 132, 142; F. Cusin, Appunti alla storia di Trieste (1930), Udine 1983, pp. 139, 168, 172, 226; V. Scrinari, Tergeste (Trieste), Regio X. Venetia et Histria, Roma 1951, pp. 10-11, 46 s., 77; G. Cervani, Note sulla storia del Collegio dei gesuiti a Trieste, in Italia del Risorgimento e mondo danubiano-balcanico, Udine 1958, pp. 203, 211, 222, 225; Id., Introduzione a V. Scussa, Storia cronografica di Trieste, Trieste 1968, pp. IX-XV; G. Negrelli, Comune e Impero negli storici della Trieste asburgica, Milano 1968, pp. 11, 17, 20 s., 29-31, 51, 62, 128; B. Lonza, La dedizione di Trieste all’Austria, Trieste 1973, pp. 57, 69; F. Cossutta, Ideologia e scelte culturali di Domenico Rossetti: il suo petrarchismo, Udine 1989, pp. 60-65, 72, 78, 261; G. Cervani, Momenti di storia e problemi di storiografia giuliana, Udine 1993, pp. 15, 131, 223; P. Zovatto, Controriforma a Trieste, in Katholische Reform und Gegenreformation in Innerosterreich 1564-1628, a cura di M. Dolinar et al., Klagenfurt 1994, pp. 187 s.; Id., Il collegio dei Gesuiti di Trieste fra umanesimo e pastorale, in I gesuiti e gli Asburgo: presenza della Compagnia di Gesù nell’area meridionale dell’impero asburgico nei secoli XVII-XVIII, a cura di S. Galimberti - M. Malý, Trieste 1995, pp. 75 s.; B. Marušič, Padre Martino Bauzer (Martin Bavčer) e la storiografia della controriforma, in Controriforma e monarchia assoluta nelle province austriache. Gli Asburgo, l’Europa centrale e Gorizia all’epoca della Guerra dei Trent’Anni, Gorizia 1997, pp. 174, 179; D. Durissini, Diario di un viaggiatore del 1600 in Istria e Carniola, Monfalcone 1998, pp. 8 s., 12 s.; V. Cunja Rossi, I Gesuiti, Trieste e gli Asburgo nel Seicento, Trieste 2005, pp. 22, 121, 167, 183; S. Di Brazzano, L’assassinio di un vescovo. Trieste 1501-1502: da Achaz Sebriacher a Pietro Bonomo, Trieste 2006, pp. 11, 16, 19, 22, 25, 41, 55, 181; M. Bertoša, “Habbino da venire alla total distruttione dell’Istria”. Le vicende istriane durante la guerra di Gradisca (1615-1618), in “Venezia non è da guerra”. L’Isontino, la società friulana e la Serenessima nella guerra di Gradisca (1615-1617), a cura di M. Gaddi - A Zannini, Udine 2008, pp. 225, 228, 238.