SALVIATI, Vincenzo
SALVIATI, Vincenzo (Vincenzio). – Nacque l’11 maggio 1583 a Firenze, figlio di Antonio e di Cassandra Guadagni, sposata in seconde nozze nel 1593 (la prima moglie era stata Lucrezia da Gagliano nel 1575). La famiglia, una delle più ricche e influenti del Principato mediceo, aveva fondato la fortuna su attività di produzione tessile, di commercio e di banca a Pisa e Firenze. In seguito si divise nei rami di Firenze e di Roma. Vincenzo veniva dal ramo di Firenze. Cassandra e Antonio ebbero molti figli, di cui si ricordano, oltre a Vincenzo, Maria, Lucrezia, Filippo, Alamanno e Francesco.
L’attività di Salviati al servizio dei Medici cominciò con alcune missioni diplomatiche. Nel marzo del 1609 fu inviato a Roma; nel giugno dello stesso anno fu incaricato di una missione che prese avvio con alcune tappe nel Nord Italia (Savoia e Milano); proseguì nell’Europa continentale, recandosi nei Cantoni svizzeri, a Nancy presso il duca di Lorena e presso diversi principi e duchi tedeschi (a Liegi presso il duca Ernesto di Baviera; a Bonn presso Ferdinando di Baviera; a Düsseldorf presso la vedova del duca di Clèves, da poco scomparso). In seguito raggiunse i Paesi Bassi spagnoli e infine passò in Inghilterra.
In questa missione era stato nominato al posto di Bardo Rossi, originariamente incaricato della missione, ma impossibilitato a svolgerla per motivi di salute. In tutte le tappe egli doveva presentare i ringraziamenti di Cosimo II per le condoglianze per la morte del padre Ferdinando I e le felicitazioni per la successione dello stesso Cosimo. Era inoltre incaricato di annunciare il prossimo matrimonio di Claudia, sorella del granduca, con Federico Ubaldo della Rovere, figlio del duca di Urbino. L’incarico si collocava nel quadro di una campagna a tutto tondo che aveva nello stesso tempo inviato emissari nelle altre corti europee per portare tali notizie.
Nell’aprile del 1621, dopo la morte di Cosimo II (28 febbraio di quell’anno), Salviati fu inviato a Roma insieme a Pierantonio Guadagni per comunicare la morte del granduca; nel settembre era di nuovo nella città del papa come ambasciatore d’obbedienza a Gregorio XV. Dopo la morte di Cosimo II, a causa della minore età del granduca Ferdinando II, il governo toscano fu affidato a un Consiglio di reggenza guidato da Cristina di Lorena e Maria Maddalena d’Austria. In quel periodo Salviati acquisì una posizione di rilievo crescente all’interno degli uffici di governo, percorrendo le tappe più importanti del cursus honorum. Si era avvicinato già da alcuni anni al principe Ferdinando: dal 1618 era uno dei gentiluomini ammessi a entrare nell’anticamera del principe e in questo modo strinse ottimi rapporti con l’erede al granducato.
Un riconoscimento importante venne dall’investitura del feudo di Montieri con titolo marchionale (22 settembre 1621). Aveva fatto la richiesta del feudo grazie alla mediazione del cardinale Carlo de’ Medici.
Salviati fu il primo cittadino fiorentino a ricevere un titolo nobiliare dal granduca, nell’ambito di un processo di nuove nobilitazioni che prendeva avvio in quegli anni nel Principato mediceo e che era già in corso in altri Stati. L’investitura fu concessa a Salviati con un rituale che voleva solennizzare l’evento fin dai suoi inizi. Nel «camerone delle udienze» alla presenza dei principali membri della corte «et il granduca a sedere in mezo a Loro Altezze» (le due reggenti) venne il «signor Vincenzio del signore Antonio Salviati nobil fiorentino» che fu «posto in ginocione in guanciale con tuti dua e ginochi et dal signore Lorenzo Usimbardi domandato a Sua Altezza Serenissima la petizione del investitura del marchesato di Montieri nello stato di Siena per il detto signore Vincenzio Salviati» (Firenze, Biblioteca nazionale, Capponi Gino, Tinghi, Diario di Corte). Nell’atto di infeudazione era viva la consapevolezza del rilievo anche pubblico della concessione del primo titolo nobiliare: «dal sig.re Balì Medici dato li stochi sfoderato in mano a Sua Altezza Serenissima et messolo in sul la spalla destra et sinistra al detto signore Vincenzio et poi venuto [...] il Maestro di cirimonie di Sua Altezza Serenissima con il libro delli Santi Evangeli et fattolo toccare con le mani et poi dal detto signore Vincenzio letto a Sua Altezza Serenissima et giurato fedeltà et ritochò il libro delli Evangeli così fu investito di detto marchesato» (ibid.).
Fu investito di importanti uffici e dignità: divenne membro del Consiglio dei duecento il 17 agosto 1621 e il 30 gennaio 1622 entrò a far parte del Senato dei quarantotto. Nel 1623 il cardinale Carlo de’ Medici lo nominò suo maggiordomo, in vista probabilmente del conclave che si sarebbe aperto a breve per l’elezione del successore di Gregorio XV. Con questo incarico Salviati accompagnò a Roma il prelato e in seguito restò al servizio suo e della sua famiglia, come maggiordomo, probabilmente fino all’estate del 1624.
Durante il periodo della reggenza (1621-28) prima che Ferdinando II raggiungesse la maggiore età, le reggenti furono coadiuvate da un Consiglio di reggenza controllato dal conte Orso Niccolò Pannocchieschi d’Elci. Alla metà degli anni Venti il conte rese compartecipi del governo altri autorevoli personaggi, fra cui il marchese Salviati, che aveva esperienza internazionale ed era legato al giovane Ferdinando.
Il 30 novembre 1628 Salviati fu chiamato a svolgere l’ufficio di maggiordomo maggiore e tutore della principessa Margherita de’ Medici (sorella del granduca e promessa del duca Odoardo Farnese) in occasione del suo viaggio per Parma. In riconoscenza dei suoi buoni servizi, fu poi creato maggiordomo e precettore perpetuo di detta principessa, titolo onorario ma che aggiunse comunque prestigio alla sua figura.
Con la maggiore età di Ferdinando II si accentuò la gestione oligarchica del Principato mediceo e la direzione politica fu affidata a un Consiglio di Stato composto dai fratelli del sovrano (il cardinale Giovan Carlo, Mattias e Leopoldo), dal marchese Luca degli Albizzi, dal conte Ferdinando Bardi e da Salviati. Vincenzo diventò dunque uno dei membri più influenti della corte di Ferdinando II che spesso si rimise, nei maggiori affari dello Stato, ai suoi consigli. Quando nel 1641, alla morte di Andrea Cioli, la carica di primo segretario fu affidata a Giovan Battista Gondi, «uomo dalla personalità alquanto scialba» (Pansini, 1982, p. XLIII), il potere effettivo passò nelle mani di Salviati . Egli ottenne anche pubblici onori e cariche di governo: fra il 1644 e il 1645 Ferdinando II lo nominò consigliere di Stato, membro della Magistratura suprema e infine lo elesse suo maggiordomo.
Gli incarichi di questo tipo richiesero un impegno economico a Salviati, che alienò nel corso degli anni alcuni immobili urbani di famiglia pervenuti alla casa dall’unione del padre con Lucrezia da Gagliano (la prima moglie) e non particolarmente rappresentativi. Nello stesso tempo continuarono nondimeno gli acquisti di beni immobiliari di pregio.
Salviati aveva sposato Francesca Rucellai e dall’unione nel 1617 era nato Antonino. Questi nel 1637 ottenne dal granduca l’erezione in marchesato del feudo di Boccheggiano, situato nei pressi del marchesato di Montieri, ma in seguito alla sua scomparsa, due anni dopo, l’investitura fu trasmessa al padre, che riunì così i titoli di marchese di Montieri e Boccheggiano. Nell’anno della morte di Antonino era nato, dal matrimonio di quest’ultimo con Caterina Strozzi (celebrato nel 1638), l’unico figlio, Giovan Vincenzo. Secondo un accordo privato redatto nel dicembre del 1646 fu il marchese Salviati a provvedere alle spese di vedovanza e di mantenimento della nuora e del nipote.
Nel 1648, come primo maggiordomo, Salviati ebbe l’incarico di fare l’inventario dei beni del principe Lorenzo de’ Medici, zio del granduca. Fu accademico della Crusca dal 23 maggio 1612 e provveditore allo ‘stravizzo’ nel 1654.
Morì a Firenze il 25 novembre 1654 e fu sepolto nella chiesa di S. Marco.
Alla morte, la tutela del marchese Giovan Vincenzo passò alla nonna e alla madre del giovane. Raggiunta la maggiore età, nel 1656, Giovan Vincenzo divenne erede della fortuna del nonno, secondo il testamento redatto il 24 settembre 1648.
Fonti e Bibl.: L’Archivio Salviati è conservato fra le Collezioni speciali della Biblioteca della Scuola normale superiore di Pisa per volontà della famiglia (http://biblio.sns.it/-3aob-/en/speciali/salviati). Istruzioni per la missione a Roma nel 1609, in Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 2638, 2639; una Relazione di Vinceslao [Vincenzo] Salviati sopra il suo viaggio in Inghilterra del 1609, ibid., Miscellanea medicea, 445, cc. 1-6; Firenze, Biblioteca nazionale, Capponi Gino, 261: C. Tinghi, Diario di Corte, II, c. 429r, 22 settembre 1621; la patente di nomina a maggiordomo del cardinale Carlo de’ Medici è nell’Archivio Salviati, filza I, 19, f. 8, del 12 luglio 1623; un Libro di ricordi come maggiordomo dal 20 luglio 1623 al 20 luglio 1624, è conservato nel medesimo archivio, filza I, 20, f. 8; la patente di maggiordomo e precettore perpetuo della principessa Margherita de’ Medici ibid., filza I, 19, f. 8, 19 dicembre 1628.
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