ROSPIGLIOSI, Vincenzo
– Nacque a Pistoia il 22 febbraio 1635 da Camillo e da Lucrezia Cellesi.
Giovanissimo, nel 1648 vestì l’abito di cavaliere dell’Ordine di Malta. Si spostò a Roma intorno al 1654, dopo il rientro dello zio Giulio Rospigliosi dalla nunziatura spagnola. Mostrò presto «grande inclinatione et habilità» nella pratica cavalleresca (Roberto - Fagiolo, 2004, p. 342). Una fonte successiva, la relazione della corte di Roma dell’ambasciatore veneto Antonio Grimani, aggiunge che egli «applicò tutto il fiore della sua gioventù alla lettura delle commedie, et all’essercitio della musica» (in Li tesori della corte romana, Bruxelles 1672, p. 413).
L’elezione dello zio a pontefice (il 20 giugno 1667, con il nome di Clemente IX) determinò tuttavia l’immediato suo passaggio alla vita attiva. Ricevuto dal papa il titolo di balì di Sant’Eufemia, non senza una forte opposizione da parte dei cavalieri della lingua d’Italia a Malta, Vincenzo fu nominato il 30 agosto generale delle galere pontificie, soprintendente delle fortezze e torri costiere e governatore di Civitavecchia, con 2254 scudi annui di stipendio.
La flotta si trovava in quel momento impegnata nella guerra di Candia tra veneziani e turchi. La città costituiva l’ultimo punto di resistenza nell’isola di Creta, conquistata dagli ottomani fra il 1645 e il 1648. Nel 1667, Alessandro VII e, durante la sede vacante, il Collegio cardinalizio avevano inviato in quelle acque le galere pontificie: Clemente IX mantenne gli impegni presi fino al successivo autunno; poi però, vedendo che il nemico rifuggiva lo scontro e che il controllo del mare non giovava effettivamente a Candia, assediata da terra, aveva richiamato indietro le sue navi.
Solo nell’estate del 1668 il papa ordinò una nuova missione della flotta, formata da cinque galere, sotto il comando di Rospigliosi che si imbarcò a Palo, il 19 maggio 1668. Dopo una sosta a Napoli, dove fu ricevuto con tutti gli onori dal viceré Pietro Antonio d’Aragona, raggiunse le acque siciliane e si congiunse con le galere dell’Ordine di Malta il 5 giugno. Alla metà del mese, quindi, arrivò a Corfù, dove per l’arcivescovo (Carlo Labia) e per i più importanti ufficiali veneziani fece allestire un rinfresco nel suo padiglione piantato a terra. Si era del resto provvisto di un sontuoso corredo prima di partire. Dopo nuove soste a Zante e a Cerigo, Rospigliosi si unì, il 7 luglio, alla flotta veneziana (composta da cinque galeazze e quindici galere), agli ordini del capitano generale Francesco Morosini. Ricevuto il comando da quest’ultimo, che rientrava a Candia, Rospigliosi incrociò per due mesi sul tratto di mare di fronte alla città cretese con la flotta alleata, riuscendo a rendere difficili le manovre e gli approvvigionamenti degli assedianti; dovette però combattere per garantirsi scorte di acqua dolce. Il 3 agosto 1668 si impadronì dell’isola di San Teodoro, di fronte a La Canea, città 140 km a ovest di Candia. Il 10 agosto volle prendere in esame le difese della città assediata, accompagnato dagli altri ufficiali pontifici. Nella seconda metà dello stesso mese contrasti interni fra maltesi e veneziani per questioni di precedenza provocarono la partenza delle galere dell’Ordine gerosolimitano, che Rospigliosi non riuscì a impedire. Anch’egli decise di levare le ancore, dopo aver lasciato rinforzi per la fortezza di Suda (133 km a ovest di Candia), che ancora resisteva. Partito alla fine di agosto, il 7 settembre incontrò a Corfù le galere di Napoli e Sicilia, dirette a Candia. Rospigliosi sondò le intenzioni del loro comandante, Pedro Álvarez de Toledo, duca di Ferrandina, ma dovette prendere atto che nuove iniziative non erano possibili. Rientrò dunque con la squadra pontificia a Civitavecchia in ottobre.
Di ritorno dalla missione, nel gennaio del 1669 Rospigliosi fu impegnato nella direzione dei lavori pubblici progettati per Civitavecchia. In particolare, portò a termine un’accurata ispezione del tessuto urbano già esistente per verificare la possibilità di una sua espansione. Una crescita della città portuale verso nord, fino a raggiungere la cerchia di fortificazioni più esterna (realizzata sotto Urbano VIII) gli parve possibile. Così, con motuproprio del 17 gennaio 1669, ricevette facoltà di concedere gratis superfici «per fabricarci case, magazzeni, e farci ogni altro edificio che da voi si stimerà opportuno» (Roberto - Fagiolo, 2004, p. 195).
L’ultimo tentativo di soccorrere Candia costituì poco dopo un ulteriore impegno sul campo. Il quadro sembrava favorevole: grazie alla diplomazia pontificia, era stata organizzata un’alleanza comprendente forze maltesi e francesi, sottoposta al comando di Rospigliosi con breve del 20 marzo 1669. Le sette galere romane, partite da Civitavecchia il 19 maggio, arrivarono il 6 giugno a Messina. Qui, tre giorni dopo, Rospigliosi inalberò lo stendardo ufficiale della spedizione (raffigurante il crocefisso). Prese il mare diretto a Candia il 15 giugno, insieme alla flotta dell’Ordine dei cavalieri di Malta. Alla fine dello stesso mese, presso Zante, si unì alla flotta guidata dal duca di Vivonne, Louis-Victor de Rochechouart, e il 3 luglio mise l’ancora a Standia (isola 7 miglia a nord di Candia).
La sera del 6 luglio, insieme a Vivonne e a Clemente Accarigi (comandante delle galere maltesi), sbarcò nella città assediata e compì un primo sopralluogo. Quindi, si riunì in consiglio di guerra con il comandante veneziano Francesco Morosini. Fu scartata l’ipotesi di una sortita (ne era stata tentata una il 26 giugno dai francesi con esiti disastrosi), e venne decisa un’azione di cannoneggiamento dal mare, che si effettuò il 24 luglio senza risultati di rilievo.
Il consiglio di guerra si riunì ancora il 13 agosto, ma Rospigliosi – indisposto – non poté parteciparvi. Il duca di Vivonne e il duca di Navailles (Philippe de Montault-Bénac) deliberarono in quell’occasione di ritirarsi. Rospigliosi tentò, il 22 agosto, di persuadere i francesi a restare, ma non ebbe alcun risultato: dopo gli ultimi attacchi turchi, Candia si sarebbe arresa il 6 settembre 1669.
Già il 31 agosto 1669 Rospigliosi aveva intrapreso il viaggio di ritorno. All’inizio di ottobre era a Messina e alla fine dello stesso mese accompagnò a Roma Vivonne, ricevuto dal papa. Dietro sua richiesta, gli diede comunque un attestato di ben servito. Fece lo stesso in favore del duca di Navailles, qualche settimana più tardi.
Dopo la morte di Clemente IX (9 dicembre 1669), Rospigliosi perse le sue cariche. Rimase per qualche tempo a Roma, nei suoi appartamenti del palazzo di famiglia presso S. Lorenzo in Lucina.
Qui, fra gli arredi, spiccavano alcuni quadri: «un quadro che serve di palco con un Alessandro Magno che studia in letto, e vi è attorno una cornice di fronde dorate con un’altra di legno intagliato, similmente dorato», e «un quadro con cornice dorata con un ritratto d’una donna che s’accomoda i capelli d’ottima mano» (Inventario..., in Archivio segreto Vaticano, Archivio Rospigliosi, 1137, cc. 39r, 40r).
Morì a Lamporecchio il 20 marzo 1673.
È seppellito a Pistoia, nella chiesa di S. Domenico. In uno dei suoi passaggi a Malta, aveva donato un candelabro a sospensione in argento, tuttora visibile nella cattedrale di S. Giovanni. Un suo ritratto su tela a opera di Jacob Ferdinand Voet è conservato a Roma, nella Galleria Pallavicini.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Archivio Rospigliosi, 1137, 1384; Segreteria di Stato, Soldati, bb. 30-31.
A. Guglielmotti, La squadra ausiliaria della marina romana a Candia ed alla Morea, Roma 1883, pp. 311-361; Ch. Terlinden, Le pape Clement IX et la guerre de Candie. 1667-1669, Louvain-Paris 1904, ad ind.; S. Roberto - M. Fagiolo, Gianloren-zo Bernini e Clemente IX Rospigliosi: arte e architettura a Roma e in Toscana nel Seicento, Roma 2004, pp. 34, 67, 69, 74, 97, 100, 114 s., 131 s., 155; Ö. Bardakçi - F. Pugnière, La dernière croisade. Les Français et la guerre de Candie, 1669, Rennes 2008, pp. 60, 66, 71, 89, 92, 100, 119, 186 s., 192 s., 195 s., 228, 303.