REINA, Vincenzo
Geodeta, nato a Como il 22 novembre 1862, morto ivi il 9 novembre 1919. Laureatosi in matematica nel 1885 all'università di Pavia dove ebbe maestri E. Beltrami, F. Casorati ed E. Bertini; si dedicò dapprima a ricerche di indole teorica, e prevalentemente di geometria differenziale, che, per quanto condotte con rigorosa eleganza, non facevano prevedere le spiccate qualità di acuto e appassionato osservatore e sperimentatore che il R. rivelò in seguito nell'esecuzione di vasti lavori geodetici. A Roma (1887), assistente alla cattedra di geodesia tenuta da Pucci, che insieme con G. Pisati attendeva allora alla fondamentale ricerca del valore assoluto della gravità a Roma, egli, pur non abbandonando gli studî teorici, coadiuvò efficacemente i due maestri; e, dopo la loro morte, ordinò e pubblicò i risultati delle accennate ricerche, così ben collaudate da successive esperienze. Assunto alla cattedra di geodesia e successivamente a quella di geodesia pratica nella Scuola per gl'ingegneri di Roma, portò nell'insegnamento l'inestimabile contributo dell'esperienza acquistata mano a mano in importanti lavori teorici e pratici.
Dalla fondazione della Società italiana per il progresso delle scienze, ne fu, fino alla morte, segretario.
Le sue ricerche sulla determinazione di una superficie con misure locali eseguite su di essa, in relazione al problema fondamentale geoidico, e quelle sulla compensazione delle osservazioni in alcuni problemi di geodesia operativa, e sulla rifrazione geodetica, nonché i trattati sugli strumenti diottrici e di geometria pratica dànno chiara visione dell'ampia conoscenza scientifica posseduta e dei reali progressi da lui conseguiti. Membro della R. Commissione geodetica italiana, venne anche per essa a contatto coi problemi geodetici di più alta attualità, e rimangono modello di rigore e di perfezione le diciassette faticose stazioni astronomiche, in altrettanti vertici trigonometrici di 1° ordine, in prossimità del meridiano di Roma da Monte S. Giuliano (Sicilia) a Oderzo, ehe gli permisero la costruzione del profilo geoidico lungo un tratto del meridiano stesso e che gli valsero il premio reale della R. Accademia dei Lincei, di cui fu poi socio nazionale.
Dopo questo poderoso lavoro il R. portò la sua attività sperimentale nel campo della gravimetria, che per ragioni teoriche e pratiche si andava imponendo all'attenzione dei geodeti. Modificò l'originale apparato pendolare di Sterneek per le misure di gravità relativa e, aggiungendovi un pendolo ausiliario per la determinazione della flessione del supporto, costruì di tale apparecchio un modello assai apprezzato, col quale compì un notevole numero di stazioni gravimetriche.