QUARANTA, Vincenzo
QUARANTA, Vincenzo. – Nacque a Monteleone di Calabria (oggi Vibo Valentia) l’11 luglio 1856, primo di undici figli dell’avvocato Giuseppe e di Maria Antonia Candela. Studiò a Napoli e si laureò in giurisprudenza il 5 novembre 1879. Nello stesso anno pubblicò due opere di carattere giuridico, Il matrimonio dei preti nel diritto e nella storia, con appendice sulla giurisprudenza seguita (Monteleone 1879) e Governi e parlamenti. L’Oriente. Libro primo (Napoli 1879). Dopo aver tentato invano l’ammissione al Consiglio di Stato, vinse il concorso nell’amministrazione dell’Interno, nei cui ruoli fu immesso il 12 maggio 1880, come alunno, presso la Prefettura di Potenza.
Il 1° agosto 1882 sposò a Potenza Luisa Torella, dalla quale ebbe sei figli: Giuseppe, Cesare, Domenico, Giannina, Maria e Bice.
Mostrando già interesse per gli aspetti giuridici e amministrativi relativi alle opere pubbliche, pubblicò il volume Dei provvedimenti dell’autorità amministrativa in rapporto alle opere pubbliche stradali. Brevi linee (Potenza 1884).
Già segretario di Prefettura, nel 1887 fu richiamato a Roma, presso il ministero. Nel marzo del 1889 fu destinato alla Prefettura di Catanzaro, dove fu promosso consigliere nel febbraio del 1890.
Vicino a Pietro Lacava (che da ministro delle Poste e telegrafi mostrò di interessarsi alla carriera del giovane funzionario), fu trasferito a Terranova di Sicilia (l’odierna Gela) nel novembre dello stesso anno, reggendo, a partire dal giugno del 1891, la locale Sottoprefettura e impegnandosi nel sostegno personale all’Istituto dell’infanzia abbandonata e al Ricovero di mendicità.
Nel giugno del 1892 fu trasferito a Termini Imerese, dove sciolse l’amministrazione comunale guidata dal crispino Mariano Lo Faso, che però fu confermato alla successiva tornata elettorale. Per ragioni di incompatibilità, pertanto, venne trasferito nel luglio del 1893 ad Acireale, dove si impegnò nel contrasto alla malavita locale e potenziò il controllo sui conti pubblici di numerosi comuni del circondario, da troppo tempo adusi al ricorso all’indebitamento.
Fu trasferito prima a Cesena, dove fu sottoprefetto del circondario dal 1896 al 1899, poi alla Sottoprefettura di Pistoia, sede in cui rimase fino all’agosto del 1900. Grazie al suo interessamento, furono assicurati alla giustizia i responsabili dei delitti dei socialisti Filippo Neri (1889) e Pio Battistini (1891), compiuti a Cesena e maturati all’interno della faida in corso con i repubblicani.
A un mese dall’uccisione di Umberto I, avvenuta il 29 luglio 1900 per mano dell’anarchico Bresci, Quaranta fu trasferito alla Sottoprefettura di Monza (agosto 1900), perché fosse garantita nel circondario la presenza di un funzionario governativo di provato rigore; vi rimase fino al settembre del 1901, quando fu trasferito a Messina, dove fu oggetto di attacchi durissimi, in quanto accusato di parteggiare per il gruppo di opposizione alla giunta municipale guidata dal repubblicano Antonino Martino. Nonostante la difesa del prefetto di Messina, Francesco Emilio Serrao, Giovanni Giolitti lo destinò a Venezia, dove fu consigliere delegato di Prefettura fino all’ottobre del 1905, quando fu disposto il suo ulteriore trasferimento a Potenza.
Giuntovi con l’incarico di prefetto reggente, vi rimase fino al 1914: la prefettura Quaranta, in quella sede, oltre a essere stata la più duratura della sua carriera, fu anche la più lunga della storia della Provincia. Nominato prefetto effettivo nell’aprile del 1906, operò prevalentemente negli anni in cui la Basilicata fu interessata dagli interventi speciali disposti con la legge 140 del 1904, meglio nota come legge Zanardelli. Per l’attuazione dei provvedimenti previsti dalla legge speciale fu costituito il Commissariato civile per la Basilicata, istituzione con a capo un funzionario dello Stato di nomina governativa con competenza piena sulle opere pubbliche, materia fino a quel momento gestita del prefetto; fu da subito palese il conflitto causato dalla contemporanea presenza di due rappresentanti del governo sul territorio, oltre che la confusione ingenerata dalla divisione delle competenze tra i due uffici. Quaranta fu per questo sostenitore convinto della legge di revisione e integrazione, promulgata quattro anni più tardi (445/1908), con la quale fu disposta l’unificazione delle cariche di prefetto e di commissario civile. A partire dal 16 agosto 1908, pertanto, fu inaugurata la stagione dei prefetti commissari civili in Basilicata, che ebbe termine nel maggio del 1923 con la soppressione dell’ente speciale.
Quaranta diede il maggiore impulso alla realizzazione delle opere pubbliche in Basilicata, dopo lo stallo registrato nei primi anni di vigenza della legge e la comprensibile battuta d’arresto seguita allo scoppio del primo conflitto mondiale, al difficile dopoguerra e all’avvento del regime fascista. Fondò il Bollettino del Commissariato Civile per la Basilicata e rendicontò il suo operato nel dossier Relazione del Prefetto Commissario Civile Vincenzo Quaranta sull’applicazione delle leggi speciali dal 1° Ottobre 1905 al 30 Giugno 1914 (Potenza 1914).
Allo scoppio della prima guerra mondiale fu trasferito a Bologna, provincia nella quale, in quei mesi, imperversavano gli scontri tra il blocco agrario-industriale e i lavoratori iscritti alle leghe socialiste: l’arrivo di Quaranta, subentrato il 16 agosto 1914 al prefetto Ernesto Dallari, marcò anche simbolicamente il cambio di passo tra la linea conciliatorista di matrice giolittiana e quella più interventista di Antonio Salandra.
L’intransigenza di Quaranta, ispirata appunto dalle direttive di Salandra e volta al contrasto dell’azione delle leghe coloniche e bracciantili, fu tra le cause che condussero all’eccidio di Guarda, una frazione di Molinella (in provincia di Bologna), avvenuto nell’ottobre del 1914 e che portò alla morte di cinque lavoratori e al ferimento di molti altri. Alla radice degli scontri vi era la radicalizzazione della vertenza tra l’Agraria bolognese, rappresentante dei proprietari, e i lavoratori iscritti alle leghe socialiste.
L’inflessibilità e il rigore di Quaranta furono, probabilmente, alla base della scelta, maturata alla fine della guerra, di nominarlo reggente della Direzione generale della Pubblica Sicurezza (1° luglio 1919): a volerlo a capo del massimo organo di controllo dell’ordine pubblico del Regno fu Francesco Saverio Nitti, presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, mentre a rimuoverlo provvide Giolitti, tornato al governo nel giugno dell’anno seguente.
Negli undici mesi in cui resse l’amministrazione della Pubblica Sicurezza, Quaranta organizzò una struttura operativa più adatta alla grave situazione dell’ordine pubblico in pieno ‘biennio rosso’, istituendo la Regia guardia per la Pubblica Sicurezza e il Corpo degli agenti investigativi.
Collocato a riposo il 27 novembre 1922, morì a Roma il 15 ottobre 1939.
Fu insignito delle onorificenze di Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia e dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
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