PUCITTA, Vincenzo
PUCITTA (Puccitta, Pucita, Puccita), Vincenzo. – Compositore, nacque a Civitavecchia nel 1778, primogenito di Filippo Antonio e di Amalia Albert Visconte, di nobile famiglia viterbese stabilitasi a Civitavecchia fin dal tardo Seicento.
Ebbe un fratello, Andrea Salvatore. Il prozio Tommaso Clemente fu personaggio politico di spicco durante e dopo il periodo napoleonico.
François-Joseph Fétis (1867) sostiene che Pucitta avrebbe studiato a Napoli nel conservatorio della Pietà dei Turchini con Fedele Fenaroli e Nicola Sala; ma secondo un articolo ben informato della Gazette nationale ou Le moniteur universel del 4 novembre 1815 (cit. in Mongrédien, 2008, III, pp. 612 s.) la sua educazione sarebbe avvenuta a Roma.
Debuttò al teatro Ducale di Parma con la farsa Le nozze senza sposa, 5 febbraio 1800, librettista ignoto. Seguirono nella primavera successiva l’«azione tragica» Bianca de’ Rossi (Firenze, Pallacorda, poesia d’ignoto, diversa dall’omonimo dramma di Mattia Botturini musicato da Vittorio Trento nel 1797) e L’amor platonico (Lucca, teatro Pubblico); una ripresa veneziana del 1803 attribuisce quest’ultimo dramma a quel Giulio Domenico Camagna che a Pucitta fornì poi svariate farse in un atto: Teresa e Wilk (Venezia, teatro di S. Benedetto, febbraio 1802), Zelinda e Lindoro e La perfidia scoperta (Venezia, S. Giovanni Grisostomo, primavera 1803), Lauretta (Padova, teatro Nuovo, 9 luglio 1803), Lo sposo di Lucca (Venezia, S. Moisè, 25 maggio 1805), oltre al più noto Verter (Venezia, 26 aprile 1802; cfr. Fabbri, 2006, che ha documentatamente rigettato l’erronea attribuzione di questa farsa di soggetto goethiano a Giovanni Simone Mayr).
Nel frattempo Pucitta aveva debuttato alla Scala di Milano con Il fuoruscito, dramma per musica in due atti, librettista Angelo Anelli (16 giugno 1801); l’esito mediocre (Cambiasi, 1872, p. 15) non gli impedì di tornare alla Scala nell’estate del 1802 con Il puntiglio di Luigi Romanelli. Al 1804 risale una delle opere più fortunate di Pucitta: La burla fortunata ossia I due prigionieri, o anche Adolfo e Chiara [Clara], farsa giocosa ancora di Camagna (Venezia, teatro di S. Moisè, 9 aprile 1804, tratta da Adolphe et Clara di Benoît-Joseph Marsollier e Nicolas-Marie Dalayrac, 1799).
Va probabilmente tolta a Pucitta la paternità del Duello per complimento (Milano, teatro Carcano, Carnevale 1805), il cui libretto coincide con quello dei Nemici generosi di Cimarosa, ascrittagli forse poiché rappresentata insieme a Zelinda e Lindoro.
Il compositore si trasferì successivamente ad Amsterdam, come attestano libretti del 1806 e del 1807 nei quali viene indicato come «direttore dell’orchestra» e anche come «compositor di musica» (nel libretto delle Cantatrici villane di Fioravanti). Nel cast di alcuni di questi allestimenti al teatro di Amstelstraat e nel Marchese d’un giorno (Livorno, teatro degli Avvalorati, Carnevale 1808) compare sua moglie Agnese (non si sa a quando risalisse il matrimonio).
È improbabile che sia di Pucitta l’Andromaca che gli viene attribuita nel 1806 a Lisbona (Fétis), nella quale sarebbe venuto a contatto con la primadonna Angelica Catalani. Questa associazione tra i due nomi dev’essere stata fatta a posteriori: il sodalizio tra il famoso soprano e il compositore non si concretò se non a Londra e a Parigi; la Catalani aveva bensì cantato un’Andromaca a Lisbona, ma di Giovanni Paisiello, nel 1804; il 1806 fu l’anno in cui partì dal Portogallo; Pucitta a sua volta scrisse poi davvero un’Andromaca, ma molto tempo dopo.
Il 31 gennaio 1809 Pucitta debuttò al King’s Theatre di Londra (e con lui la moglie) con I villeggiatori bizzarri, rifacimento del Marchese d’un giorno livornese dell’anno prima, che aveva per soggetto l’episodio di Sly nella shakespeariana Bisbetica domata. Seguì La caccia di Enrico IV, opera eroicomica di Serafino Buonaiuti (7 marzo 1809; fu poi ripresa, in una nuova versione, il 1° febbraio 1812). La Catalani, in quel momento, non era più scritturata al King’s Theatre (vi tornò nel 1810); nel contempo, dopo il ritiro di Giacomo Gotifredo Ferrari, la troupe italiana non disponeva di un proprio compositore italiano. Né si può affermare che Pucitta fosse il compositore di casa del teatro: la sua carica di composer è tardivamente sancita in un libretto degli Orazi e Curiazi di Domenico Cimarosa del 1814, e come «compositore al Regio teatro di Londra» in un manoscritto dei Due prigionieri.
A Londra, Pucitta scrisse opere e musica d’occasione intimamente legate alla guerra tra Francia e Inghilterra: Quattro nazioni (Buonaiuti; 11 luglio 1809), Boadicea (Buonaiuti; 23 marzo 1813), Aristodemo (Buonavoglia, dalla tragedia di Vincenzo Monti; 9 giugno 1814). A quest’opera, conclusa da un inno dello stesso Pucitta, assistettero capi di Stato e dignitari della Coalizione convenuti a Londra per discutere dell’assetto dell’Europa all’indomani della prima abdicazione di Napoleone. La Catalani, che aveva rifiutato di cantare a Parigi alla corte dell’imperatore, si era diretta in Francia appena Luigi XVIII era tornato sul trono. Pucitta, che nella Caccia di Enrico IV aveva omaggiato il capostipite della dinastia borbonica, non tardò a raggiungerla.
La Catalani amò prodursi cantando musica di Pucitta – L’Aristarque français del 1o novembre 1815 lo apostrofò come «le faiseur par excellence de Mme Catalani» – tanto in concerto (in specie l’aria Della tromba il suon guerriero) quanto in scena. A Londra aveva scritto per lei La vestale (con il libretto di Étienne de Jouy italianizzato nella lingua e nel taglio; 3 maggio 1810), Ginevra di Scozia (Gaetano Rossi; 16 aprile 1812) e Il trionfo di Rosselane ovvero Le tre sultane (Giuseppe Caravita, 22 gennaio 1811). Anche prima che la Catalani assumesse la gestione del Théâtre-Italien insieme a Paul Valabrègue, suo marito, Pucitta (i cui Due prigionieri per la verità erano già stati rappresentati a Parigi il 10 giugno 1811) era al suo fianco; il 6 febbraio 1815 il Journal des débats dava notizia di un concerto della diva contenente un’aria del compositore, che in varie occasioni la accompagnò al pianoforte.
La stampa parigina fu quasi sempre sprezzante nei confronti di Pucitta, benché qualche voce isolata si levasse in sua difesa (Le fidèle ami du roi, 24 gennaio 1816, in Mongrédien, 2008, III, p. 637). L’incarico di direttore musicale del teatro potrebbe non essere mai stato ufficializzato (così come a Londra), ma era dato per certo dalla pubblicistica coeva (cfr. Castellani, 2008, p. 99), così come il suo avvicendamento de facto con Ferdinando Paer in un momento che possiamo situare nel maggio del 1816, quando Pucitta viene dato a Londra (p. 100, n. 14). Una rottura dev’essere avvenuta tra Pucitta e la coppia Valabrègue-Catalani, al punto che il soprano, pur continuando a far recitare opere di Pucitta, ne tolse il nome dal cartellone.
A Parigi in una ripresa della Caccia di Enrico IV (22 gennaio 1818) aveva debuttato una giovane inglese, Elizabeth Ferron, che fu forse allieva e compagna di ventura di Pucitta in tournée in Austria e Germania (Lanza, 1992). Giunta in Italia, fu lei a cantare alla Scala La principessa in campagna, rifacimento dei Villeggiatori bizzarri, il 3 aprile 1820 (Stendhal commentò in una lettera: «Puccita est à terre»; 1934, p. 330). Si conoscono due soli titoli nuovi di Pucitta da allora: Andromaca, melodramma serio di Romanelli (Milano, Scala, inaugurazione del Carnevale 1822); e La festa del villaggio, dramma giocoso (Roma, teatro Apollo, Carnevale 1822), che segnò il suo congedo dalle scene. Si sa che il suo domicilio fu a Milano (in corso di Porta Orientale 686 nel 1826, 724 nel 1840). Nel 1840 fu aggregato all’Accademia di S. Cecilia in qualità di «maestro compositore onorario».
Nel fervore operistico del cosiddetto interregno tra Cimarosa e Rossini, Pucitta tentò ancor giovane di trovare un lavoro meno esposto ai rovesci di fortuna, cercando una posizione stabile in teatri esteri (Amsterdam, Londra, Parigi) più che una carriera itinerante di maestro di cartello in Italia. Dotato di una fortunata inclinazione imprenditoriale, ebbe inoltre una particolare propensione a diffuse imprese di editoria. A Londra pubblicò dapprima insieme a Chappell e poi per conto proprio una collana intitolata Periodical e poi New Periodical Work dove, insieme ai pezzi staccati delle proprie opere, raccoglieva altri brani adatti a un pubblico di esecutori dilettanti. Tornato in Italia intraprese (1825) il disegno di un’ampia edizione musicale dal titolo Opera pia per promovere il canto spirituale nelle pie famiglie e case di educazione in Italia contenente pezzi sacri a uso domestico (e a tal fine intendeva adibire alcune melodie dalle sue opere più fortunate).
Pucitta chiese il privilegio di poter dedicare la raccolta all’imperatore d’Austria: non gli venne accordato, e anzi la corte viennese si raccomandò di sorvegliare l’ortodossia religiosa dell’iniziativa (Archivio di Stato di Milano, Atti di governo, Studi, parte moderna, b. 296-musica; da questo carteggio si ricava l’indirizzo del compositore a Milano; per il successivo, cfr. Bonsante, in Vincenzo Pucitta. Il tumulto del gran mondo, 2014, p. 309).
Nel 1840 scriveva all’Accademia di S. Cecilia: «per mio diletto, nella mia amata solitudine, composi cantici sacri» in numero di 150: «alcuni furono stampati» (pp. 308 s.). Finalmente furono date a stampa presso Ricordi Le mille melodie consagrate a Maria immacolata (figurano nei libroni della società a partire dal maggio 1843 fino al volume X, marzo 1847; cfr.: http:// www.ricordicompany.com/it/ catalog) e i «cantici popolari» raccolti nel Mese di Maria (1850).
Morì a Milano il 20 dicembre 1861.
Altre opere non citate nel testo: Il vero recipe o La finta pazza (Zara, 1805) ripreso forse con il titolo La vedova di spirito (Londra, teatro dei Filarmonici, 1809), La muta per amore, o sia Il medico per forza, Palermo, 1815. Dubbie: Il feudatario (Trieste, teatro Nuovo, ottobre 1813), Il maestro di cappella (Trieste, teatro Nuovo, marzo 1818). Musica in La fausse Agnès (Castil-Blaze; Parigi, Gymnase, 6 luglio 1824).
Fonti e Bibl.: C. Gervasoni, Nuova teoria di musica ricavata dall’odierna pratica, Parma 1812, p. 241; Giornaletto ragionato teatrale, in Giornale teatrale ossia Scelto teatro inedito italiano tedesco e francese, Venezia 1822, p. 378; F.-J. Fétis, Biographie universelledes des musiciens, VII, Paris 1867, p. 137; [Ch. Bury], Diary illustrative of the times of George the fourth, I, Philadelphia 1838, p. 24; Stendhal, Correspondance (1816-1820), V, a cura di H. Martineau, Paris 1934, p. 330.
P. Cambiasi, Rappresentazioni date nei reali teatri di Milano: 1778-1872, Milano 1872, pp. 14-29; P.E. Ferrari, Spettacoli drammatico-musicali e coreografici in Parma dall’anno 1628 all’anno 1883, Parma 1884, pp. 135 s.; G. Masutto, I maestri di musica italiani del secolo XIX, Venezia 1884, p. 148; O. Tiby, Il Real teatro Carolino e l’Ottocento musicale palermitano, Firenze 1957, p. 383; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell’arte (1778-1963), II, Milano 1964, ad ind.; A. Loewenberg, Annals of opera 1597-1940, Genève 1978, col. 544; M.G. Miggiani, Il teatro di San Moisè, in Bollettino del Centro rossiniano di studi, XXX (1990), ad ind.; A. Lanza, P., V., in The new Grove dictionary of Opera, III, London 1992, pp. 1173 s.; Th. Fenner, Opera in London. Views of the press 1785-1830, Carbondale (Ill.) 1994; E. Sala, ‘I due prigionieri’ ossia una burla fortunata del genere “à sauvetage”, in Arti e musica a Venezia dalla fine della Repubblica al Congresso di Vienna, a cura di F. Passadore - F. Rossi, Venezia 2000, pp. 201-213; L. Bianchini - A. Trombetta, Goethe, Mozart e Mayr, fratelli illuminati, Milano 2001, pp. 211 s. (ma cfr. Fabbri, 2006); A. Lanza, P., V., in The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London-New York 2001, p. 581; F. Piperno, Rossini (vero e falso), il ‘Quinto Fabio’ di Nicolini (Roma 1817) e l’‘Atalia’ di Mayr (Napoli 1822), in Pensieri per un maestro. Studi in onore di Pierluigi Petrobelli, a cura di S. La Via - R. Parker, Torino 2002, pp. 171-192; A. Romagnoli, Pescatrici, eroine, svizzeri e dame di spirito. Giacomo Gotifredo Ferrari uomo di teatro, Trento 2004, p. 81; J.W. Klein, P., V., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 1032 s.; P. Fabbri, Una partitura in cerca d’autore: il fantomatico ‘Verter’ attribuito a Mayr, in «Figaro là, Figaro quà». Gedenkschrift Leopold M. Kantner (1932-2004), a cura di M. Jahn - A. Pachovsky, Wien 2006, pp. 245-252; G. Castellani, Ferdinando Paer. Biografia, opere e documenti degli anni parigini, Bern 2008, pp. 99 s.; J. Mongrédien, Le Théâtre Italien de Paris 1801-1831. Chronologie et documents, Lyon 2008, ad ind.; G. D’A. Wood, Romanticism and music culture in Britain, 1770-1840. Virtue and virtuosity, Cambridge 2010, pp. 118-150; V. P. Il tumulto del gran mondo, a cura di A. Bonsante, Barletta 2014 (in partic. C. De Paolis, I Pucitta di Civitavecchia, pp. 29-38; D. Carnini, Pucitta e il Regno unito, pp. 77-108; P. Mioli, Un ‘Verter’ amletico: Mayr o Pucitta? ovvero un romantico eroe italiano e il suo grottesco nemico, pp. 151-173; Cronologia teatrale (1800-1833), a cura di G. Appolonia, pp. 295-300; Materiali inediti sul Pucitta ‘milanese’ (1840-1848), a cura di A. Bonsante, pp. 305-316).