OTTAVIANI, Vincenzo
-- Nacque a Mercatale di Sassocorvaro (Pesaro) il 22 agosto 1790.
Laureatosi in medicina nel 1814 all'Università di Urbino, compì diversi viaggi di studio a Firenze, Napoli e Roma, interessandosi in modo particolare di botanica e di micologia, finché nel 1826 fu chiamato a insegnare chimica e botanica nella facoltà di medicina dell'Università di Camerino. Appena vi giunse, iniziò ad adoperarsi per la fondazione dell'orto botanico, che considerava di grande importanza per la ricerca; prima del suo arrivo, infatti, le piante necessarie per l'insegnamento della 'materia medica' (disciplina oggi corrispondente alla botanica farmaceutica) venivano raccolte da un erborista, allora chiamato 'semplicista', cioè un conoscitore e raccoglitore delle erbe officinali o 'semplici'.
L'orto botanico venne istituito con chirografo pontificio del 9 aprile 1828 e il 28 aprile successivo venne approvato il documento di concessione in enfiteusi alla città di Camerino del terreno individuato da Ottaviani, posto sotto le mura e di proprietà della delegazione apostolica. La prima mappa, di grande pregio, dell'orto botanico venne eseguita già nel 1829, a cura di Giovanni Filippini, ingegnere capo a Camerino. Una seconda mappa, anteriore al 1850, riporta con grande dettaglio la disposizione delle aiuole e dei vialetti. L'orto era suddiviso in due parti, come è ora: la parte in pendio, dove Ottaviani fece impiantare specie arboree, oggi si presenta come un bosco; nella parte pianeggiante si trovano le aiuole per le specie erbacee, in prevalenza officinali, e arbustive. Per autorizzazione del rettore dell'Università, conte Tommaso Battibocca, Ottaviani poté tenere le lezioni per gli studenti anche in questo ambiente.
La maggior parte delle sue pubblicazioni, edite a Camerino, Fano (Raccoglitore medico), Roma (Annali medico-chirurgici), Perugia (Repertorio medico-chirurgico) e altrove, tratta di patologie diffuse nella prima metà dell'Ottocento, come febbre petecchiale, podagra, colera, febbre puerperale e febbre tifoidea. Si occupò anche di anatomia umana: nella biblioteca dell'Università di Urbino si conservano tavole disegnate di sua mano (in parte pubblicate in Cuppini e Scaramella, 1987).
Oltre che medico, fu micologo e botanico, forse «il primo micologo dello Stato pontificio» (Scaramella, 1930), in particolare interessato allo studio degli ascomiceti e dei basiodiomiceti. Scrisse, ma non pubblicò, un Saggio di un manuale dei funghi commestibili dello Stato pontificio per uso della polizia medica e per illustrarlo disegnò una serie di 620 tavole a colori di specie dell'Appennino (alla sua morte lasciò le tavole e il manoscritto a Giuseppe Bertoloni, che ne diede un annuncio preliminare sul giornale bolognese Raccoglitore di cognizioni utili; ne ha curato la pubblicazione Davide Ubaldi, 1990). Fu stampata a Roma nel 1839, invece, la Memoria sui funghi prataioli e sui molti casi di avvelenamento che vengono loro imputati. Carlo Vittadini nella Monographia tuberacearum (Milano 1831) dedicò a Ottaviani il genere di funghi ipogei Octaviania (ora Octavianina), da cui è stato derivato il nome della famiglia Octavianinaceae.
Ottaviani si occupò anche di altri settori della botanica, come piante medicinali, flora fanerogamica, alberi e arbusti. Raccoglieva le piante medicinali sull'Appennino per coltivarle nell'orto botanico; un suo manoscritto conservato nell'Archivio di Stato di Urbino – forse una raccolta di appunti per gli studenti – descrive caratteristiche e proprietà di varie specie della flora appenninica, come la belladonna, il colchico, lo zafferano, l'aconito, la cicuta, la digitale, la genziana, e anche di specie esotiche come la noce vomica, la fava di s. Ignazio, la senna, la sabadiglia, l'ipecacuana, la quassia e molte altre (Cardona, 1996). Altri suoi lavori hanno per oggetto i veleni ricavati dal regno vegetale, la china, l'uso delle cantaridi e l'omeopatia.
Per i suoi studi di floristica fanerogamica, raccolse numerose specie di piante in diverse località delle Marche (Colli Ascolani, Frasassi, Furlo, Monte Pietralata ecc.), dell'Umbria (Colfiorito, Spoleto ecc.) e dei Monti Sibillini (Castelluccio, Norcia, Monte Vettore, Monte Sibilla, Sasso Borghese ecc.): le citazioni delle specie e delle relative località di raccolta sono tutte riportate da Antonio Bertoloni nella sua Flora Italica (1833-1854). Fra le specie rinvenute nei Monti Sibillini ne segnalò due molto rare: il genepì dell'Appennino (Artemisia eriantha) e l'adonide (Adonis distorta), ambedue raccolti sulla cima del Monte Vettore.
Fra i suoi manoscritti sono comprese inoltre le Aggiunte al catalogo degli alberi ed arbusti che si rinvengono nella provincia di Camerino e nelle Marche (il catalogo vero e proprio non è stato ritrovato). A proposito di alberi, vanno segnalate le Osservazioni sui danni apportati ad una selva, con alcune regole di arte agraria sul modo di stimare i bonificamenti nei soprassuoli (Camerino 1839) in cui notava tra l'altro i danni apportati dai disboscamenti sconsiderati e dalla smania di 'fare i ranchi,' cioè di dissodare, da per tutto.
Intrattenne una fitta corrispondenza con vari botanici, come i citati Antonio e Giuseppe Bertoloni a Bologna, Michele Tenore a Napoli, Ernesto Mauri a Roma, Elisabetta Fiorini-Mazzanti a Roma, Antonio Orsini ad Ascoli Piceno, Filippo Narducci a Macerata ed altri. Nel 1839 non poté presenziare a Pisa alla prima Riunione degli scienziati italiani, a causa del divieto di partecipazione imposto dalla S. Sede a tutti i sudditi pontifici, compresi i professori e i direttori dei musei e degli orti botanici, che gli fu comunicato espressamente dal cardinale Luigi Lambruschini.
Nel 1841 venne richiamato all'Università di Urbino, dove morì il 22 dicembre 1853.
Fonti e Bibl.: Presso l'Orto botanico di Bologna si trovano sia il manoscritto del trattato sui funghi sia le tavole micologiche e l'erbario. Nell'Archivio di Stato di Urbino si conserva l'archivio personale, che si compone di lettere, manoscritti e altri documenti, in parte illustrati e pubblicati in L'epistolario di V. O., fondatore dell'orto botanico di Camerino, a cura di L. Cardona, Camerino 1996. Si vedano inoltre: P. Scaramella, Il primo micologo dello Stato pontificio, V. O., nato 1790 - morto 1853, in Nuovo giornale botanico italiano, XXXVII (1930), p. 670; R. Cuppini - P. Scaramella Petri, L'opera medica e botanica di V. O. 1790 - 1853, Urbino 1987; D. Ubaldi, V. O. Tavole micologiche. Con un saggio sui funghi dello Stato pontificio e altri scritti, San Sisto 1990; G. Remiddi, Documenti sulla fondazione dell'orto botanico di Camerino (29 marzo 1827-28 aprile 1828), Camerino 1991; A. Ubrizsy Savoia, Mappe ed inventari inediti del palazzo apostolico e dell'orto botanico di Camerino negli anni 1802-1829, Camerino 2001; A. Graniti, Le tavole micologiche di V. O. (1790-1853): il sogno di una vita, in La botanica sistematica a Camerino (1826-2005), a cura di C. Cortini Pedrotti, Camerino 2008, pp. 15-23; F. Pedrotti, L'orto botanico Carmela Cortini dell'Università di Camerino, Trento 2009.