MICELI, Vincenzo
– Nacque a Monreale di Sicilia il 7 febbr. 1733 (Zerbo, p. V) o il 18 nov. 1734 (secondo l’atto di battesimo citato in Azzaro Pulvirenti, p. 53 n.) da Pietro e da Luisa Intravaja.
Avviato agli studi teologici nel seminario di Monreale, fu ordinato sacerdote. Si dedicò poi allo studio del diritto naturale, civile e canonico giovandosi degli insegnamenti di Vincenzo Fleres, canonico presso il duomo di Palermo e suo confessore per parecchi anni. Grazie a quest’ultimo il M. conobbe monsignor Francesco Testa, arcivescovo di Monreale e profondo conoscitore del diritto pubblico siciliano, a cui si deve la raccolta dei Capitula Regni Siciliae pubblicata a Palermo nel 1741. Tale incontro si rivelò di fondamentale importanza per il M.: fu proprio Testa che, ospitandolo per circa quattordici anni in quella che sarebbe stata definita non una privata dimora ma un’«accademia» (Ortolani, p. 125) per il fermento culturale che vi si respirava, gli consentì di entrare in contatto con personaggi quali Nicolò Cento, Tommaso Natale, Leonardo Gambino, esponenti di quell’élite intellettuale che a partire dalla metà del Settecento diffuse in tutta la Sicilia le dottrine filosofiche di G.W. Leibniz e Ch. Wolff.
Lo studio approfondito dei due filosofi allora in voga in Sicilia, e dell’Ontologia di Wolff in particolare (Azzaro Pulvirenti, p. 15 n.), gli fornì gli spunti necessari per la formulazione di un nuovo sistema filosofico riguardante tutte le scienze. Entro il 1763 lo presentò in alcune opere circolate manoscritte e per questo di discussa cronologia, prima delle quali sembra tuttavia essere stata lo Specimen scientificum.
L’opera fu pubblicata a Palermo solo nel 1864, unitamente a tre immaginari dialoghi, aventi come protagonista il M., composti dal sacerdote e filosofo monrealese Vincenzo Di Giovanni (Il M., ovvero Dell’Ente uno e reale. Dialoghi tre; seguiti dallo Specimen scientificum V. Micelii). Lo Specimen consta di duecento proposizioni «geometricamente dimostrate», secondo il rigido rigorismo matematico leibniziano, nelle quali il M. costruisce un sistema ordinante tutte le scienze, da quelle naturali alla metafisica. Il M. marca anche le differenze rispetto al panteismo spinoziano (a cui spesso comunque egli fu associato dai contemporanei): mentre Spinoza ammette l’esistenza di un unico Ente infinito da cui la natura promana, che è Dio, e gli esseri finiti vengono visti come modificazioni dell’Uno infinito e delle sue attribuzioni, il M., costruendo il proprio sistema attraverso i principî di contraddizione (così come postulato da Wolff) e della cosiddetta «ragione sufficiente», intrinseca e universale, ammette pure l’esistenza dell’unico Ente, ma non nega altresì l’indipendenza delle sostanze finite che non sono, per lui, modificazioni ma partecipazioni dell’unico Ente infinito che è Dio.
A completamento dell’elaborato sistema il M. scrisse il Saggio istorico di un sistema metafisico, inteso come ideale prefazione allo Specimen scientificum. L’opera, acclusa anch’essa nella raccolta di Di Giovanni, è scritta in un elegante volgare e approfondisce le tematiche che nel saggio scientifico sono affrontate attraverso laconiche proposizioni. Lo scopo del saggio storico, a detta dello stesso M., è quello di porre in evidenza le insormontate difficoltà affrontate dai filosofi di tutti i tempi per la creazione di un sistema valido per tutte le scienze, «un sistema vale a dire non solo di ontologia, cosmologia, psicologia, teologia naturale, diritto naturale, etica, politica, economica; ma eziandio di tutta la teologia rivelata e di tutti gli oggetti materiali della fede e della legge divina, che appellano cristiana» (cit. in Azzaro Pulvirenti, p. 56). Tali difficoltà rendono immediatamente palese al lettore la necessità del nuovo sistema elaborato appunto nel saggio scientifico. La critica dei sistemi passati, secondo Giuseppe Zerbo, uno degli allievi del M. insieme con F.S. Guardì, P. Bruno e G. Rivarola (pp. V-XXV) accomunerebbe il suo maestro a Immanuel Kant, con la differenza che il M., oltre a distruggere i precedenti modelli (nel saggio storico), riesce anche a creare un nuovo e solido sistema filosofico in grado di ordinare tutte le scienze (nel saggio scientifico).
Di poco posteriore è l’Idea d’un nuovo sistema, un’opera edita solo nel 1990 da Azzaro Pulvirenti, in cui il M. lima ulteriormente la sua ricerca sulla sistematica.
Dal 1764 il M. sostituì Fleres nell’insegnamento del diritto civile, canonico e naturale presso il seminario di Monreale. In quel periodo, forse spinto dai tanti spunti offerti dall’insegnamento, compose le Institutiones iuris naturalis. L’opera, l’unica pubblicata in vita (Napoli 1776; e poi Catania 1804, con l’aggiunta di note a cura di Mario Corsale), è divisa in tre parti: i doveri verso Dio, i doveri verso noi stessi e i doveri verso gli altri. La trattazione ripropone sostanzialmente i principî espressi nel saggio scientifico irrobustiti da un ricchissimo impianto di note che secondo alcuni sarebbero da attribuire a Zerbo. La speculazione filosofica è tutta incentrata sulla perenne tensione dell’uomo verso la felicità che si sostanzia e identifica in Dio, principio e fonte del vero e reale piacere. La religione intesa come tramite tra Dio e l’uomo è l’unica fonte del diritto naturale. La parte finale dell’opera è caratterizzata dall’esaltazione del sacramento del matrimonio visto come base della società naturale voluta da Dio.
Dopo essere stato nominato da F. Testa parroco della diocesi di Monreale, il M. si applicò alla redazione di un’opera dedicata al diritto della Chiesa, di cui tuttavia riuscì a ultimare soltanto i prolegomeni (editi postumi come Ad canonicas institutiones Isagoge scientifico dogmatica). Nei prolegomeni il M. indaga la reale essenza della Chiesa avvalendosi della dottrina dei Padri e dei canoni conciliari. Punto nodale della trattazione è la redenzione che si fonda sull’incarnazione di Cristo in virtù della quale il Divino e l’umano stanno insieme senza mai confondere le rispettive essenze, che restano difformi. In siffatta costruzione si inseriscono i sacramenti, che rinnovano e attualizzano nel tempo e nello spazio l’incarnazione di Cristo.
Morto Testa nel 1773, il M. lo sostituì come prefetto degli studi del seminario di Monreale.
Il M. morì a Monreale il 12 apr. 1781 e fu sepolto nella chiesa del Collegio di Maria.
Fonti e Bibl.: G. Zerbo, Vitae scriptorumque Vincentii Micelii epitome, in V. Miceli, Ad canonicas institutiones Isagoge scientifico dogmatica, Neapoli 1782, pp. V-XXV; G.E. Ortolani, Biografia degli uomini illustri della Sicilia, Palermo 1817-21, II, pp. 125-127; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo, Palermo 1824, p. 162; A. Narbone, Bibliografia sicola sistematica o Apparato metodico alla storia letteraria della Sicilia, Palermo 1850-55, II, p. 383; V. Di Giovanni, Della vita e delle opere di V. M., Palermo 1858, pp. 3-24; Id., Il M. ovvero Dell’Ente uno e reale. Dialoghi tre, seguiti dallo Specimen scientificum V. Micelii, Palermo 1864, pp. 1-69, 187-213; Id., Il M. ovvero L’apologia del sistema. Nuovi dialoghi seguiti da scritture inedite di V. Miceli, Palermo 1865, pp. 1-15; Id., Domenico Deschamps e V. M. precursori del moderno panteismo alemanno, Palermo 1866, pp. 3-30; G.M. Mira, Bibliografia siciliana, Palermo 1875, II, p. 77; G. Rivarola, Relazione delle opere di V. M., in B. Caruso, Notizie riguardanti la storia letteraria del seminario di Monreale, Palermo 1878, pp. 101 s.; V. Inglese d’Amico, V. M., in Problemi mediterranei, XVII (1940), pp. 26-30; A. Castro, La dottrina del diritto naturale in Sicilia negli anni dell’Unità nazionale, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, LIX (1962), pp. 771 s.; E. Garin, Storia della filosofia italiana, Milano 1966, p. 1008; A. Castagnetta, Storia di un metafisico del Settecento: V. M., in Saggi e ricerche su Alessandro di Afrodisia, Avicenna, Miceli …, a cura di C. Giacon, Padova 1970, pp. 43-75; R. Azzaro Pulvirenti, M. e Rosmini; con l’opera inedita di Miceli «Idea di un nuovo sistema», Stresa 1990.
F. Di Chiara