GALLUCCI, Vincenzo Maria
Nacque a Ferrara il 1° nov. 1935 da Mario, medico assistente universitario e poi condotto a Porto Mantovano, e da Irene Longhini, dottore in chimica e farmacia. Nel luglio 1959 si laureò in medicina e chirurgia nell'Università di Modena, discutendo con P. Buffa una tesi sperimentale di patologia generale. Assistente volontario presso l'Università di Modena e poi presso l'istituto di patologia generale dell'Università di Padova diretto da M. Aloisi, collaborò a vari programmi di ricerca nel settore della biologia molecolare promossi dal CNR (Consiglio nazionale delle ricerche) e nel 1968 conseguì la libera docenza in patologia generale.
Cominciava intanto a manifestarsi l'interesse del G. per la chirurgia: assistente volontario presso la cattedra di patologia speciale chirurgica e propedeutica clinica dell'Università di Padova, diretta da P.G. Cevese, dal 1961 al 1963, nel 1965 conseguì il diploma di specializzazione in chirurgia generale presso l'Università di Modena. Fortemente attratto dalla cardiochirurgia e dotato di buona tecnica operatoria, nel 1962 era stato presso l'ospedale Broussais di Parigi, alla scuola di C. Dubost, e l'anno successivo, dopo aver sostenuto l'esame per il riconoscimento della laurea in medicina da parte delle autorità mediche statunitensi, aveva ottenuto una borsa di studio e quindi l'internato fino al 1967 presso il department of thoracic and cardiovascular surgery del Charlotte Memorial Hospital nel North Carolina. Fu anche interno presso il centro di chirurgia della Baylor University School of medicine di Houston, nel Texas, diretto da M.E. De Bakey, e collaborò con l'équipe di D.A. Cooley, S. Crawford, G.C. Morris e W.H. Howell, impegnata nelle più avanzate tecniche operatorie per il trattamento delle malformazioni cardiache congenite e delle patologie vascolari e nella chirurgia dei trapianti. Tornato in Italia nel 1969 e conseguiti i diplomi di specializzazione in chirurgia toracica a Bologna nel 1970 e in cardiochirurgia a Torino nel 1971 e sempre nel 1971 la libera docenza in clinica chirurgica generale e terapia chirurgica, ottenne l'idoneità a primario di chirurgia generale e di cardiochirurgia. Iniziava allora la sua carriera nell'Università di Padova, presso l'istituto di clinica chirurgica generale e terapia chirurgica diretto da P.G. Cevese dapprima come assistente incaricato, poi come assistente ordinario, quindi come aiuto di ruolo. Incaricato dell'insegnamento di chirurgia cardiovascolare nella sede distaccata di Verona nel 1970, si trasferì poi a Padova; tra il 1970 e il 1972 ricevette i premi per l'operosità didattico-scientifica. Durante questi anni, tuttavia, non mancò di frequentare ancora gli ambienti clinico-scientifici statunitensi: così, nel 1975 fu a Boston, presso il department of cardiovascular surgery della Harvard Medical School del Children's Hospital Medical Center.
Superato il relativo concorso, nel 1980 il G. divenne il primo cattedratico di chirurgia cardiovascolare dell'Università di Padova e dal 1984 gli fu affidata anche la direzione della scuola di specializzazione in cardioangiochirurgia. Contemporaneamente ricoprì importanti incarichi di insegnamento presso varie scuole di specializzazione: chirurgia generale, chirurgia dell'infanzia, chirurgia cardiaca, malattie dell'apparato cardiovascolare, cardioangiochirurgia, chirurgia pediatrica. Il 14 genn. 1985 il G. consolidò definitivamente la sua fama effettuando il primo trapianto cardiaco in Italia su un paziente affetto da una grave forma di cardiopatia dilatativa. Successivamente eseguì, con brillanti risultati, numerosissimi altri trapianti (v. Tre anni di trapianto cardiaco: i risultati clinici dell'esperienza padovana, in Giorn. italiano di cardiologia, XIX [1989], pp. 1129-1177, in collab. con G. Thiene).
Oltre che abilissimo operatore, il G. fu un serio e preciso ricercatore, autore di numerose pubblicazioni a carattere clinico e sperimentale. In età giovanile, avvalendosi della formazione istopatologica e chimico-analitica maturata nelle scuole di Modena e di Padova, condusse una serie di brillanti osservazioni biologiche: ancora studente si interessò dei problemi di biochimica muscolare con particolare riguardo alle proteine miofibrillari in condizioni normali e patologiche (Osservazioni sulla composizione proteica delle miofibrille cardiache, in Rendiconti dell'Accademia nazionale dei Lincei, s. 8, XXII [1957], pp. 664-666, in collab. con A. Corsi); i successivi studi sulla fatica muscolare, che formarono l'oggetto della sua tesi di laurea, gli consentirono di dimostrare che l'apporto di ossigeno operato dalla circolazione sopravanza, in condizioni di fatica acuta, la capacità del muscolo di utilizzare l'elemento (Prime osservazioni su alcune alterazioni biochimiche del sangue nella fatica muscolare dell'uomo, in Atti della Soc. italiana di patologia, XVI [1959], pp. 623-625, in collab. con A. Corsi - P. Bargellini). Seguì una serie di ricerche sulle proteine muscolari e le miofibrille cardiache, sulle proprietà di miosina e actina, sull'attività ATPasica, sulle caratteristiche del collagene, sulle modificazioni indotte nei tessuti connettivi, sull'evoluzione del tessuto di granulazione e sulla rigenerazione dei muscoli scheletrici, che dettero luogo a una trentina di pubblicazioni su riviste di biologia e di patologia sperimentale (ad es.: L'attività ATPasica delle miofibrille del muscolo scheletrico dopo denervazione, in Lo Sperimentale, CX [1960], pp. 241-249, in collab. con A. Corsi - P. Bargellini; Effetto dell'ipofisectomia sulle funzioni collagene del tessuto di granulazione del ratto, in Chirurgia e patologia sperimentale, IX [1961], pp. 636-640, in collab. con S. Ferolla - A. Tartarini; Il collagene nel muscolo irradiato, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XXXVIII [1962], pp. 484-486, in collab. con M. Bottero e altri; Biochemical correlates of discontinuous muscle regeneration in the rat, in British Journal of experimental pathology, XLVII [1966], pp. 215-227, in collab. con F. Novello e altri). Al crescente interesse per la cardiochirurgia vanno ricondotti i successivi lavori del G. nel settore della fisiopatologia cardiocircolatoria: si possono qui ricordare gli studi condotti negli Stati Uniti sulla funzione del cuore destro nel quadro emodinamico generale (Is the right heart an absolutely necessary organ?, in Bulletin de la Société internationale de chirurgie, V-VI [1964], pp. 645-671, in collab. con P.W. Sanger e altri), sulle applicazioni cliniche dell'anastomosi cava-polmonare in presenza di malformazioni congenite (The clinical applications of cava-pulmonary anastomosis, in Diseases of the chest, XLVIII [1965], pp. 145-152, in collab. con P.W. Sanger e altri), sulla possibilità di eseguire il trapianto coronarico mediante innesto omologo di parte del cuore e relative arterie coronarie (Transplantations of coronary arteries. An experimental study, in Annals of thoracic surgery, II [1966], pp. 243-249, in collab. con F. Robicsek - P.W. Sanger), sui preparati "cuore-polmone" stabilizzati e suscettibili di attività spontanea e indipendente (Homotransplantation of "live" hearts, in Cardiopulmonary diseases, XIII [1967], pp. 1-10, in collab. con P.W. Sanger e altri), sulla valutazione clinica e prognostica di numerosi casi di resezione aortica (Operative mortality of aortic resections, ibid., XIV [1968], pp. 1-12, in collab. con P.W. Sanger e altri). Dopo il rientro in Italia pubblicò ancora lavori sulla patologia dei grossi vasi (La patologia dell'arteria succlavia, in Recenti progressi in medicina, IL [1970], pp. 164-200, in collab. con P.G. Cevese), in particolare sulle lesioni dell'aorta toracica, soprattutto di natura aneurismatica, con ampi riferimenti alla diagnostica strumentale, al trattamento postoperatorio, alla prevenzione delle complicanze, tutti supportati da una ricca casistica (Aneurismi dissecanti dell'aorta. Indicazioni chirurgiche e terapia, in Gli aneurismi dissecanti dell'aorta, a cura di P.G. Cevese, Padova 1977, pp. 57-94); sulle malformazioni congenite del cuore e dei grossi vasi, delle quali illustrò gli aspetti embriologici e anatomopatologici e per il cui trattamento propose di operare interventi risolutivi indicando l'età ottimale nei primi due anni di vita, in particolare il periodo neonatale (Il canale atrioventricolare. Tecniche, limiti e risultati del trattamento chirurgico, in Cardiopatie congenite, a cura di F. Rovelli, Padova 1973, pp. 311-320; Tetralogia di Fallot: trattamento chirurgico, in Atti della Soc. italiana di cardiologia, XXXVII [1978], pp. 135-152; Anatomy and embriology of pulmonary arterial circulation in pulmonary atresia with ventricular septal defect, in Selected topics in cardiac surgery. Proceedings of the Symposium…, Padova… 1979, Bologna 1980, pp. 352-363, in collab. con G. Thiene e altri; Long-term results after repair of congenital malformations of mitral valve, in Perspectives in pediatric cardiology, II [1990], pp. 103-106); sul trattamento chirurgico delle lesioni valvolari conseguenti a endocarditi batteriche (Trattamento chirurgico delle endocarditi batteriche, in Chirurgia triveneta, XIV [1974], pp. 98-106, in collab. con D. Casarotto - C. Valfrè; Aortic valve replacement in active infective endocarditis, in Thoracic and cardiovascular surgeon, XXIX [1981], pp. 303-305, in collab. con U. Bortolotti e altri). La sostituzione valvolare con protesi a cuore aperto, che il G. operò per la prima volta a Padova nel 1970 con lusinghieri risultati, fu all'origine di un'altra serie di ricerche sull'uso di protesi biologiche le cui prime conclusioni presentò nel 1975 al XXXVI Congresso della Società italiana di cardiologia (Protesi biologiche, in Atti della Soc. ital. di cardiologia, XXXVI Congr., Cagliari… 1975. Tavole rotonde, Roma 1976, pp. 134-168, in collab. con G. Fasoli e altri) e nel 1976 al meeting dell'American Heart Association (Discussion of: Stinson E. B. et al. Long-term experience with porcine aortic valve xenografts, in Journal of thoracic and cardiovascular surgery, LXXIII [1977], pp. 62 s.) e che avrebbe in seguito approfondito nell'intento di individuare la possibilità di prevenire le complicanze più gravi (Rupture of the posterior wall of the left heart at the atrioventricular groove following mitral valve replacement, in Acta chirurgica Belgica, III [1977], pp. 297-303, in collab. con D. Casarotto e altri), la disponibilità di rimedi per quelle tardive (Patologia delle bioprotesi valvolari porcine, in Pathologica, LXXI [1979], pp. 129 s., in collab. con G. Thiene e altri), i limiti di tolleranza in situazioni particolari come la gravidanza (Pregnancy in patients with a porcine valve bioprostheses, in American Journal of cardiology, L (1982), pp. 1051-1054, in collab. con U. Bortolotti e altri); i numerosi contributi che recò sull'argomento (si veda anche Valvular prostheses: present status, in Selected topics in cardiac surgery…, 1980, cit., pp. 181-198, in collab. con P.G. Cevese), culminati in Failure of hancock pericardial xenografts: is prophylactic bioprosthetic replacement justified?, in Annals of thoracic surgery, LI (1991), pp. 430-437, in collab. con U. Bortolotti e altri, fanno del G. un grande innovatore della chirurgia cardiovascolare. Tra i vari altri suoi studi si ricordano ancora quelli sulla stimolazione cardiaca (Stimolazione cardiaca endocavitaria con pacemaker esterno permanente, in Bollettino della Soc. italiana di cardiologia, XXI [1976], pp. 941-945, in collab. con G. Donadel e altri; Le infezioni nei portatori di pacemakers, in Giorn. italiano di cardiologia, VI [1976], pp. 1043-1047, in collab. con G. Donadel; In tema di elettrostimolazione cardiaca nella terapia di alcuni stati morbosi del miocardio contrattile, in La Chirurgia toracica, XXXI [1978], pp. 534-536, in collab. con G. De Longis - A. Castellino) e quelli sull'embolia polmonare che nella sua forma massiva costituisce una indicazione al trattamento chirurgico urgente con by-pass extracorporeo parziale, embolectomia e interruzione della vena cava inferiore (Embolia polmonare acuta, in Acta chirurgica Italica, XXXII [1976], pp. 303-313, in collab. con G. Rizzoli e altri; Le embolie polmonari. Trattamento chirurgico, in collab. con P.G. Cevese - D. Casarotto, in Atti del XVI Congresso della Soc. italiana di chirurgia toracica, Taormina… 1978. Relazione III. Le embolie polmonari, Roma 1978, pp. 81-90). Una particolare menzione merita ancora l'interesse del G. per il trapianto ortotopico di cuore: dopo il suo primo intervento egli si battè a lungo presso le autorità sanitarie italiane per modificare la normativa restrittiva vigente in proposito in Italia e pubblicò Il trapianto cardiaco ortotopico. Parte I: selezione dei candidati al trapianto; Parte II: tecnica di prelievo d'organo, in Le basi razionali della terapia, XVI (1986), pp. 507-509, 511 s.; Parte III: tecnica di trapianto d'organo, ibid., XVII (1987), pp. 865-868.
Vanno infine ricordate del G. le monografie Le protesi biologiche, Roma 1977; Cardiac bioprostheses, London 1982, in collab. con L.H. Cohn; Heart and heart-lung transplantation update, Firenze 1987, in collab. con U. Bortolotti e altri; Lung and heart-lung transplantation, Padova 1991, in collab. con U. Livi e altri; e la sua partecipazione al Manuale di patologia chirurgica, fondato da G. Ceccarelli, II, Padova 1983, nei capitoli Malattie congenite del cuore, Malattie acquisite del cuore e del pericardio, Malattie delle valvole cardiache, pp. 1745-1824, in collab. con P.G. Cevese e altri.
Membro di numerose società scientifiche italiane e straniere, dal 1979 membro effettivo della prestigiosa American Society of thoracic surgeons e del Council or cardiovascular surgery dell'American Heart Association, nel 1984 il G. fu chiamato a far parte della commissione di studio sui trapianti. Fece inoltre parte del comitato direttivo dell'European Journal of cardiothoracic surgery, alla cui fondazione aveva attivamente contribuito, e collaborò con numerose riviste scientifiche italiane e straniere. Negli ultimi anni si impegnò nella progettazione e nella realizzazione di una nuova struttura dotata delle più progredite attrezzature, il centro di cardiochirurgia che fu inaugurato e intitolato al suo nome qualche mese dopo la sua scomparsa.
Morì nei pressi di Verona in un incidente automobilistico la sera del 10 genn. 1991. Era sposato con Luciana Bellomi, dalla quale aveva avuto quattro figli.
Fonti e Bibl.: Necr. in International Journal of cardiology, XXXII (1991), pp. 419-421; European Journal of cardiothoracic surgery…, V (1991), pp. 225 s.; Il Mattino di Padova, 15 genn. 1991; Annuario dell'Università degli studi di Padova, a.a. 1964-65, 1980-91, ad ind.; V. Gallucci, Curriculum vitae, Padova 1979; L. Premuda, Cuore: da sede dell'anima a pezzo di ricambio, in Rotary, LXII (1988), 1-2, pp. 16-21; G. Cosmacini, Storia della medicina e della sanità nell'Italia contemporanea, Roma-Bari 1994, p. 297; N.E. Shumway, The history of transplantation, lettura magistrale in memoria del prof. V. G., Università degli studi di Padova, 22 marzo 1994.