GUERRIERI, Vincenzo
Figlio di Giovanni Francesco da Fermo, nacque nel 1495, probabilmente a Fermo.
Nell'autunno del 1503 il G. seguì a Mantova i fratelli maggiori, Ludovico e Giovanni Battista, che il padre aveva voluto destinare al servizio di Francesco II Gonzaga marchese di Mantova quando questi - di ritorno dalla breve campagna contro gli Spagnoli condotta nel Regno di Napoli al fianco dei Francesi - effettuò una sosta nella città marchigiana, ospite di Giovanni Francesco.
Con l'affidamento dei suoi figli al marchese di Mantova il padre del G. volle disimpegnarsi per il sostegno del Gonzaga in favore del fratello Nicolò. A Mantova i fratelli Guerrieri entrarono molto presto nel novero dei familiari più amati dal Gonzaga, grazie al loro indiscusso valore militare e per la provata fedeltà alla dinastia: già tre anni dopo Ludovico riceveva l'eccezionale privilegio di aggiungere il nome Gonzaga al suo, beneficio che tuttavia si esaurì con la sua morte senza figli maschi.
Anche il G. trasse ben presto beneficio dal consolidamento della posizione sociale della propria famiglia: il 15 nov. 1516, per decreto di Francesco Gonzaga - ove era citato con la dignità di camerarius del marchese - gli furono donate alcune terre, con i relativi benefici fiscali, in territorio di Poviglio. Dopo la morte di Francesco Gonzaga, in occasione dell'insediamento del successore, Federico II Gonzaga, il 3 apr. 1519 fu creato cavaliere insieme con numerosi altri personaggi della corte. Nei giorni successivi, nel corso di una giostra in onore del Gonzaga, ebbe modo di vincere alcuni trofei, testimonianza del valore raggiunto nell'esercizio delle armi. Il 21 apr. 1521 fu nominato capitano del Lago di Mantova e il 1° apr. 1525 divenne, insieme con il fratello, cittadino mantovano. L'anno successivo, con decreto del 10 gennaio, il Gonzaga fece dono a Ludovico del prestigioso palazzo con la "torre della Gabbia", un edificio già di proprietà dei Bonacolsi e situato in contrada dell'Aquila, a pochi metri dal palazzo ducale; alla morte di Ludovico, nel 1530, il palazzo divenne di proprietà del Guerrieri.
Il 9 luglio 1529 gli erano stati confermati tutti i privilegi e le concessioni, e il 12 agosto, a testimonianza di come a Mantova la fedeltà fosse ricompensata non solo con titoli onorifici ma anche patrimoniali, gli erano state donate 161 biolche di terra nella pretura di Canneto.
Nel settembre 1532, in qualità di maestro delle stalle (carica mantenuta per il resto della sua vita, dopo averla assunta nel 1530 in seguito alla morte di Ludovico) fu mandato nelle Fiandre presso l'imperatore Carlo V per fargli dono di alcuni cavalli provenienti dai famosi allevamenti gonzagheschi. Dopo il matrimonio di Federico II Gonzaga con Margherita Paleologo, nel 1531, e con la conseguente acquisizione del Marchesato di Monferrato con decreto imperiale del 1536, si aprirono per i funzionari gonzagheschi nuove opportunità, un'occasione che il G. colse con grande profitto dal 1544, allorché fu inviato in Monferrato come castellano di Casale e comandante delle truppe che controllavano quel territorio.
In tale veste dovette più di una volta contrastare le numerose azioni di disturbo dei Francesi e del duca di Savoia contro lo Stato monferrino, del quale il Savoia rivendicava il possesso. L'episodio più clamoroso avvenne il 2 marzo 1555, durante il carnevale, quando dietro ordine del maresciallo Charles de Cossé conte di Brissac i Francesi entrarono nottetempo in Casale sorprendendo il presidio spagnolo. Le residue forze spagnole e tedesche si rifugiarono nel castello di Casale dove, sotto il comando del G., si prepararono a opporre resistenza alle ingenti forze francesi che avevano nel frattempo occupato completamente la città. Avviate le trattative per dare modo agli assediati di abbandonare il castello, il G., nell'attesa delle truppe spagnole di rinforzo comandate da Ferdinando Francesco d'Avalos marchese di Pescara, oppose il suo rifiuto alla resa, a dispetto di un tentativo di ammutinamento messo in atto dai soldati tedeschi. Riconosciuta in seguito l'impossibilità di opporre resistenza, non essendo giunto il marchese di Pescara, il G. dovette scegliere per la capitolazione, arrendendosi tuttavia dopo aver ricevuto gli onori militari.
Con la pace di Cateau-Cambrésis (3 apr. 1559) si poneva fine alla lunga lotta tra la Francia e la Spagna, nella quale erano coinvolti i territori monferrini; qualche giorno dopo il G. fu inviato in Francia con i capitoli della pace sottoscritti dal duca Guglielmo Gonzaga. Dopo una breve sosta a Milano, dove ebbe dal governatore locale l'assicurazione che gli Spagnoli avrebbero lasciato intatte le fortificazioni costruite nei territori monferrini, il G. giunse a Parigi il 10 maggio e ne partì il 10 luglio dopo avere definito le modalità di cessione dei territori occupati dai Francesi in Monferrato, restituiti il 2 ag. 1559. Gli accordi raggiunti non ponevano fine alle rivendicazioni di Emanuele Filiberto di Savoia sul Monferrato, permanendo le pretese che egli poteva accampare in via di diritto. A contrastare tali rivendicazioni, ancora nel 1562, il Gonzaga intervenne presso Filippo II di Spagna per ottenere un intervento verso il Savoia affinché questi assicurasse di non tentare colpi di mano sul Monferrato. Il compito fu affidato dal re al governatore di Milano, il marchese di Pescara cognato del Gonzaga, presso il quale il G. si recò nell'autunno del 1562 con una dettagliata istruzione volta ad appurare se il governatore avesse portato a termine l'incarico.
Fu quella l'ultima missione del G., che morì a Mantova il 30 giugno 1563.
Secondo la genealogia di C. d'Arco, il G. sposò Francesca Soardi, della quale rimase vedovo in data imprecisata. Dal matrimonio erano nati Lodovico, Tullio, Olimpia, Lucrezia e Violante che sopravvissero al padre, essendo infatti tutti nominati nel testamento paterno dettato il 27 giugno 1563. In quelle ultime volontà il G. lasciava vari benefici ai figli e disponeva la sua tumulazione nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Domenico in Mantova.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Registrazioni notarili, anno 1563, n. 494; Arch. Gonzaga, bb. 85, 440, 446, 572-573, 590, 651, 865, 1252-1253, 1602, 1664, 2931, 2934, 3002; Registri dei mandati, 20, 29-30; Libri dei decreti, 34, n. 146; 35, n. 172; 37, nn. 250, 263; 38, nn. 238-239; Registri necrologici, 8 (30 giugno 1563); Archivio d'Arco, C. d'Arco, Delle famiglie mantovane, IV, pp. 394 s.; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, II, Mantova 1955, pp. 373, 460, 670 s.; Giulio Romano. Repertorio di fonti documentarie, a cura di D. Ferrari, Roma 1992, ad ind.; S. Agnelli Maffei, Gli annali di Mantova…, Tortona 1675, p. 888; L.C. Volta, Compendio cronologico critico della storia di Mantova, III, Mantova 1831, p. 56; R. Quazza, Emanuele Filiberto di Savoia e Guglielmo Gonzaga (1559-1580), in Atti e memorie della R. Acc. Virgiliana, n.s., XXI (1929), ad ind.; Mantova. La storia, II, Mantova 1961; III, ibid. 1963, ad indices; G.A. Di Ricaldone, Annali del Monferrato (951-1708), Torino 1972, pp. 597 s.; D. Ferrari, La famiglia Guerrieri Gonzaga e alcuni interventi di restauro al palazzo della torre della Gabbia testimoniati da due lapidi settecentesche, in La torre della Gabbia, a cura di L. Pescasio - D. Ferrari, Mantova 1990, pp. 27, 29, 43; G. Malacarne, Il mito dei cavalli gonzagheschi…, Verona 1995, ad indicem.