GHINELLI, Vincenzo
Figlio di Vincenzo, nacque il 28 marzo 1792 a Montescudo nel Forlivese (odierna provincia di Rimini).
La sua formazione di architetto avvenne presso lo zio Pietro Ghinelli, con il quale collaborò negli anni Dieci al cantiere del teatro Comunale di Pesaro. Il primo incarico pubblico risale al 1819, quando si occupò della stesura definitiva del progetto per la chiesa del cimitero di Scalzadonne a Senigallia, ideato dall'ingegnere A. Pistocchi. Nello stesso anno il Municipio senigalliese gli affidò la ricostruzione del ponte dello Stradone. La collaborazione con lo zio ebbe seguito nel 1821, quando il G. si trasferì in Ancona, dove era in corso la costruzione del teatro delle Muse; tale impegno, protrattosi sino al 1827, si rivelò fondamentale per la ricca produzione del G. nel campo dell'architettura teatrale.
Nel 1828 si trasferì nell'isola di Corfù, allora sotto il protettorato inglese, dove fu impegnato per dieci anni in opere di ingegneria idraulica e militare. Durante questo lungo periodo ebbe "tutto l'agio di approfondirsi nella professione lasciando memorie perenni della di lui perfetta perizia" (Riflessioni sulla più opportuna località da scegliersi per il nuovo teatro in Rimino, Rimini 1839, p. 19).
Al suo rientro nelle Marche venne interpellato per la ricostruzione del teatro La Fenice di Senigallia, opera dello zio, incendiatosi nell'estate del 1838 e che il Consiglio comunale decise di riedificare "coi miglioramenti, le riforme ed aggiunte portate dalla perizia dell'Architetto Ghinelli" (Senigallia, Archivio comunale, Antico archivio, vol. 322, c. 77).
Dopo l'approvazione dei disegni da parte dell'Accademia di S. Luca, sul finire del 1838 si diede inizio ai lavori, conclusi nel giugno dell'anno seguente. Le modifiche riguardarono la correzione della curva della platea, allargata per consentire una migliore visuale dai palchi laterali; venne inoltre inserito un quinto ordine a uso di loggione e ampliato il palcoscenico con l'aggiunta di uno sfondino. Le decorazioni del plafone e del sipario furono di T. Orsi (Mariano, 1997, p. 220). Il progetto per l'esterno, incentrato come il precedente edificio sull'elemento del loggiato con ballatoio superiore, non venne mai realizzato. Demolito nel 1984, il teatro è stato ricostruito in forme moderne nel 1996.
Contemporaneamente alla vicenda del teatro senigalliese il G. redasse due progetti per il nuovo teatro di Rimini, l'uno relativo alla località detta del Corso (1838), il secondo per la sede dei Forni (1839). Sul finire del 1840, quando gli fu richiesto di partecipare a un concorso dopo che i suoi progetti erano stati resi pubblici, il G. ruppe i rapporti con il Comune di Rimini che l'anno seguente affidò l'incarico a L. Poletti (Farneti - van Riel, pp. 160-163). Sempre nel 1840 il G. venne interpellato dal Comune di Camerino per la redazione del progetto di ricostruzione del teatro La Fenice (poi Filippo Marchetti), che presentò nel luglio del 1841. Si attese sino al 1845 per poter mettere in opera il piano del G., con lavori che procedettero a rilento sino al 1850, per concludersi nel 1855.
L'edificio, inserito nell'isolato del palazzo comunale, dal cui cortile vi si ha accesso, presenta un'accurata distribuzione dei locali interni, ricavati in spazi angusti. Ancora sensibile a modelli neoclassici il G. rivolse particolare attenzione al disegno dell'atrio che "presenta uno spazio tripartito da due coppie di colonne in stile tuscanico prive di plinto, replicate alle pareti sotto forma di paraste binate" (Bittarelli, p. 87). La platea, dalla forma a ferro di cavallo, prevedeva nella configurazione originale quattro ordini di palchi senza loggione, con scale d'accesso agli ordini superiori in posizione angolare, soluzione mutuata dall'esperienza anconitana e adottata in seguito nel teatro Camurio. Le decorazioni originali, oggi scomparse, furono eseguite da F. Migliari e G. Domenichini.
Nell'agosto del 1841 il G. fu invitato dalla Deputazione teatrale di Cesena a predisporre il progetto del nuovo teatro Comunale (poi Alessandro Bonci), da erigersi sul sedime di palazzo Spada. L'architetto consegnò gli elaborati definitivi nell'aprile del 1842; un anno dopo, demolito il palazzo, si aprì il cantiere che procedette sino all'agosto del 1846, quando il teatro fu inaugurato.
Il disegno della facciata principale sulla piazza Guidazzi ricalca lo schema del teatro delle Muse di Ancona, con portico a nove arcate bugnate e piano nobile scandito da otto semicolonne ioniche, sormontato da timpano con bassorilievi. L'avancorpo porticato è raccordato tramite locali accessori al vasto atrio, sul quale si innestano le due scale e l'ingresso alla platea. La sala, dalla sperimentata forma a ferro di cavallo, venne dotata di quattro ordini di palchi, con un quinto adibito a loggione. Le decorazioni di soffitto e atrio si devono a F. Migliari, mentre il secondino è opera di R. Liverani (Gori).
Dal 1847 il G. si dedicò alla realizzazione del teatro Camurio in Fabriano, per il quale aveva presentato il progetto nel luglio del 1845. Ultimato nel 1852, l'edificio fu distrutto da un incendio nel 1863; ricostruito dal 1869 al 1884 su progetto di C.L. Petrini, nipote e allievo del G., fu intitolato a Gentile da Fabriano. Come nella fabbrica camerinense anche in questo frangente l'edificio dovette essere inserito all'interno dell'isolato comprendente il palazzo comunale. La sala era collegata alle preesistenze tramite un atrio di forma allungata, ornato da F. Maghera (Mariano, 1997).
L'attività del G. non si limitò al campo dell'edilizia teatrale ma riguardò anche interventi a scala urbana che, nei casi di Urbino e Senigallia, furono particolarmente incisivi sull'assetto delle città. Nel dicembre del 1840 venne incaricato del progetto per il nuovo teatro di Urbino, da elevarsi sul torrione della Data di Francesco di Giorgio Martini, dopo che era stato accantonato il disegno di G.B. Meduna. Il G., non limitandosi al disegno dell'edificio, elaborò una vera e propria trasformazione dell'area posta a connessione tra il mercatale e il palazzo ducale.
A Urbino il G. introdusse un'esedra prospiciente il teatro e sistemò la scarpata del Pincio, con una "nuova e bella passeggiata in forma di pubblico giardino, fiancheggiata da doppie file di alberi ombriferi" (Urbino, Archivio comunale, b. 197, f. 13: Piano di esecuzione per il nuovo teatro nella città di Urbino). Progettò inoltre una strada porticata a collegamento tra il teatro e l'attuale piazza della Repubblica, creando così una nuova arteria (oggi corso Garibaldi) nella città feltresca. Il teatro Sanzio (1846-53), con facciata ruotata rispetto all'asse della sala per l'allineamento con la nuova strada, presenta, in continuità con il manufatto sottostante, un rivestimento in mattoni arrotati, utilizzati anche per le sei semicolonne nella zona basamentale, mentre nella parte superiore si aprono "finestre a semicerchio incorniciate e un arco di raccordo pieno di slancio, in armonia con le Logge del Palazzo Ducale" (W. Fontana, in L'architettura in Urbino e Roma al tempo di Pio IX, Urbino 1979, p. 10). Evidenti richiami a tale prospetto appaiono nella palazzina dell'orto botanico, che il G. disegnò nel 1846 e nel completamento del fronte sul corso Garibaldi di palazzo Albani Nuovo (1847-50), edificato dallo zio.
Altro importante incarico fu quello della progettazione del nuovo palazzo comunale di Matelica, commissionata nel 1844. Il disegno, approvato nel giugno del 1846, fu messo in opera nel 1849; i lavori terminarono nel 1854. Il fronte principale sulla piazza Mattei presenta un'immagine complessiva che riprende modelli piermariniani. Al G. è attribuibile anche una consulenza nel restauro del teatro Piermarini in Matelica (1849-51), con lavori che interessarono la disposizione della platea (Mariano, 1997, p. 253).
Le numerose e importanti realizzazioni del G. in Senigallia, dopo la ricostruzione del teatro, ebbero inizio nel 1844 e proseguirono sino agli anni Sessanta, dopo che nel 1851 fu nominato ingegnere comunale (Senigallia, Archivio comunale, Antico archivio, vol. 328).
La sopraelevazione del foro annonario (1844-48), edificato solo un decennio prima su disegno dello zio, fu dettata dalla necessità di destinare parte del complesso a uso di caserma. L'intervento, pur riproponendo partiti architettonici adottati dal suo maestro, "ha reso uniforme e compatto il sistema bracci ad emiciclo-corpo centrale, quando in origine i due porticati erano stati previsti su un solo livello" (Bacchiocchi, p. 175). Nel processo di graduale saturazione dell'area del Fortino il G. ebbe ruolo esclusivo e fondamentale, con le realizzazioni dei nuovi macelli (1845-49), che chiusero lo spazio libero tra il foro e le mura roveresche, e della nuova dogana con i retrostanti magazzini (1853-58), prospettante sul lungo Misa e allineata con il foro. A Senigallia il G. curò anche la ristrutturazione dello stabilimento Pio (1857-60) e, sul finire della carriera, l'ampliamento dello stabilimento Bagni (1863-68), situato nei pressi della stazione ferroviaria.
L'attività ghinelliana nel campo dell'edilizia teatrale subì un certo rallentamento a partire dal sesto decennio del secolo, con progetti parzialmente realizzati o rimasti sulla carta. Nel 1853 e 1854 si occupò del restauro del teatro Rossini di Pesaro, tornando a distanza di quaranta anni nel luogo che lo aveva visto iniziare la sua carriera a fianco dello zio. L'intervento più rilevante interessò l'atrio, "abbellito di forma, coll'aggiunta di due nicchioni" (Muzzi, p. 15), realizzati da A. Canturio. Il G. disegnò anche un porticato da addossare alla facciata di T. Bicciaglia (1788), riecheggiante il modello piermariniano della Scala di Milano, ma il progetto fu accantonato. Negli stessi anni fu impegnato a Rieti, dove diede i disegni per il nuovo teatro, l'attuale Flavio Vespasiano, realizzato nel 1893 su nuovo progetto di A. Sfondrini.
Interpellato dalle autorità reatine nel 1853, il G. consegnò il piano d'esecuzione nel luglio dell'anno seguente. I lavori iniziarono nel 1856, su direzione di C.L. Petrini, ma procedettero con difficoltà sino al 1863, quando furono definitivamente interrotti (Messina). La struttura dell'edificio ghinelliano, prospettante sulla piazza del Leone, può essere desunta dalla perizia redatta dall'ingegnere T. Armellini nel 1860, dove si cita la facciata principale con portico "ornato con bassi rilievi in pietra rappresentanti due maschere sceniche e quattro corone di alloro" (Archivio di Stato di Rieti, b. 2).
L'ultima commissione in materia di architettura teatrale risale al 1858, quando la Deputazione di Ostra incaricò il G. di redigere un piano per il restauro della platea del teatro La Vittoria. Il progetto, incentrato su una soluzione a tre ordini di palchi con il terzo a uso di loggione, rimase sulla carta (Mariano, 1997, p. 223).
Il G. morì a Senigallia il 23 febbr. 1871.
Fonti e Bibl.: Per ricostruire le vicende dei singoli lavori del G.: Fabriano, Archivio comunale, Atti del Consiglio, bb. 148, 149; Pesaro, Archivio comunale, Atti del Consiglio, anni 1851-57, passim; Urbino, Archivio comunale, bb. 198-201, Atti notarili, prot. XIII (con disegni del teatro); Matelica, Archivio comunale, Palazzo comunale, bb. 467, 480, 481; Senigallia, Archivio comunale, Antico archivio, voll. 322-323 (teatro), 326-333 (varie), e Nuovo archivio, bb. 51 (foro), 149 (dogana), 291, 294, 297 (restauri di fonti e ponti), 346-348 (teatro), 409, 458 (cimitero); Ibid., Biblioteca Antonelliana, coll. V, cart. C (stabilimento Bagni); S. Muzzi, Del teatro di Pesaro e dell'ultimo restauro operatovi, Bologna 1854, p. 15; A. Conti, Camerino e i suoi dintorni, Camerino 1872, p. 243; A. Raggi - L. Raggi, Il teatro Comunale di Cesena, Cesena 1906, pp. 66-81 passim; F. Battistelli, Dal Torelli al Poletti. Uomini e vicende dell'architettura teatrale nelle Marche, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Marche, s. 8, II (1961), 2, pp. 50 s.; F. Farneti - S. van Riel, L'architettura teatrale in Romagna 1757-1857, Firenze 1975, pp. 119-133; M.L. Canti Polichetti, Neoclassicismo e rinnovo urbano nelle Marche, in Studi maceratesi, XIV (1980), pp. 70, 74-76; A. Montironi - L. Mozzoni, L'oro, il verde, il rosso. Matelica, Macerata 1981, pp. 123 s., 128-133; Teatri storici in Emilia-Romagna, a cura di S. Bondoni, Bologna 1982, pp. 96, 104, 239-241; F. Mazzini, I mattoni e le pietre di Urbino, Urbino 1982, ad indicem; G. Ceciliani, Stabilimento Bagni di Senigallia. Splendore e declino, Senigallia 1985, pp. 13-81; F. Battistelli, Architettura ed edilizia fra neoclassicismo ed eclettismo, in Arte e cultura nella provincia di Pesaro e Urbino dalle origini a oggi, Venezia 1986, pp. 483, 490; Id., Musica e teatri: l'apoteosi del melodramma, ibid., pp. 498-500; L. Benevolo - P. Boninsegna, Urbino, Bari 1986, ad indicem; G. Volpe - R. Rossini, La città del neoclassico: architettura e urbanistica, in Le Marche, a cura di S. Anselmi, Torino 1987, passim; M. Abbo Romani - G. Minardi, I Ghinelli, padri della Senigallia dell'Ottocento, in La Gazzetta di Ancona, 24 maggio 1989; M. Agostinelli, Il neoclassicismo e l'architettura dei servizi, in Emergenze, vuoti, limiti della città storica di Senigallia, Ancona 1989, pp. 121-129; P. Taus, Pescheria e foro annonario, ibid., pp. 105-120; R. Messina, Il teatro "Flavio Vespasiano" di Rieti, Rieti 1989, pp. 92 s.; M.A. Barone - S. Gennari - C. Giovannini, Rilievi e indagine storica sulla Data, in La Data (Orto dell'Abbondanza) di Francesco di Giorgio Martini, a cura di M. Bruscia, Urbino 1990, pp. 36-43, 50 s., 60-62; Camerino. Teatro allo specchio, a cura di A.A. Bittarelli, Macerata 1990, pp. 25-46; A. Bacchiocchi, Il foro annonario di Senigallia…, in Proposte e ricerche, 1991, n. 26, pp. 190 s.; R. Rossini, Architetture neoclassiche nelle Marche centrali, ibid., pp. 74, 83 s.; G. Castagnari - N. Lipparoni, Il teatro "Gentile" di Fabriano. Storia di una fabbrica (1863-1884), in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Marche, 1991, n. 96, pp. 497-499; M. Gori, Decorazioni a Cesena dal barocco all'eclettismo, Milano 1991, pp. 161-166; F. Mariano, Architettura nelle Marche dall'età classica al liberty, Fiesole 1995, pp. 398 s., 434, 466; V. Spina, La vita e le opere di V. G. architetto marchigiano (1792-1871), tesi di laurea, Università degli studi di Roma, a.a. 1995-96; A. Albani - M. Bonvini Mazzanti - G. Moroni, Il teatro a Senigallia, Milano 1996, ad indicem; F. Battistelli, in Teatri delle terre di Pesaro e Urbino (catal., Pesaro), Milano 1997, pp. 160 s., 164 s. e passim; Il teatro nelle Marche. Architettura, scenografia e spettacolo, a cura di F. Mariano, Fiesole 1997, ad indicem; Id., Marche. Itinerari neoclassici. L'architettura, Venezia 1998, pp. 12, 14, 27, 36, 40.