FREDIANI, Vincenzo
Figlio di Antonio, il F. è documentato a Lucca dal 1481 al 1505. Dopo esser stato a lungo conosciuto come l'anonimo "Maestro dell'Immacolata Concezione", secondo la denominazione attribuitagli da S. Symeonides (1957-59) sulla base di una pala raffigurante tale soggetto (Lucca, Museo di Villa Guinigi), il F. ha riacquistato la propria identità grazie al ritrovamento dell'atto notarile con cui veniva commissionata la suddetta pala lucchese (Tazartes, Nouvelles…, 1987).
Di origini piuttosto modeste, la famiglia del F. risulta presente a Lucca sin dal Trecento. Suo padre, di cui non si conosce la professione, morì prima del 1490, ed è noto che già nel 1479 aveva fatto realizzare il proprio sepolcro in S. Maria Corteorlandini.
Il F. appare legato all'Ordine francescano nell'ambito del quale esercitò il ruolo di "operaro" di S. Maria Corteorlandini, almeno dal 1498, e quello di priore della Compagnia dei Disciplinati del Crocifisso, dal 1500 alla morte.
A partire dall'ultimo decennio del secolo, come tutti gli artisti lucchesi contemporanei, il F. venne fortemente influenzato dalle opere dei pittori fiorentini dell'ultima generazione: Domenico Ghirlandaio, Filippino Lippi (entrambi attivi a Lucca durante i primi anni del nono decennio del XV secolo) e Sandro Botticelli (presente a Pisa nel 1475). Il loro insegnamento - soprattutto quello del Lippi, sul quale si innestano suggestioni derivanti dall'arte fiamminga - è evidente in due pale d'altare raffiguranti la Madonna con il Bambino e santi conservate nelle chiese di S. Maria ad Albiano, in Garfagnana (attualmente nel Museo di Camaiore), e di San Michele di Moriano, nei pressi di Lucca. In esse viene ripetuto lo schema, tipico di Filippino, in cui appare la Madonna in trono con il Bambino in grembo al centro e due coppie di santi ai lati.
Il F. dovette avere alle proprie dipendenze una bottega ben avviata capace di mantenere, con l'intervento di diversi allievi, una produzione rapida, di un buon livello qualitativo e aggiornata stilisticamente.
Benché allo stato attuale degli studi non sia ancora possibile stabilire una sicura successione cronologica delle opere che gli vengono attribuite, numerose sono le testimonianze riguardanti la sua attività pittorica.
Nel 1481 il mercante Paolo di Nicolò Serfederigi commissionò al F., pittore ormai affermato - a giudicare dal ricco compenso promesso di 56 ducati d'oro - una pala oggi perduta per l'altare della propria cappella nella chiesa di S. Agostino (Id., 1985). Nel 1485 era ultimata la tavola con la Madonna in trono, i ss. Nicola, Domenico, Vincenzo, Pietro Martire e due angeli che Domenico del Voglia nel suo testamento del 1482 aveva ordinato di porre sull'altare della propria cappella nella chiesa di S. Romano, sempre a Lucca. Tale tavola viene esplicitamente attribuita al F. da una stima fatta eseguire in un secondo momento dalla vedova di Domenico del Voglia (Id., in La pittura…, 1987).
Nel 1487, insieme con il pittore Michele Ciampanti, il F. stimava una Pietà lignea (Lucca, Museo di Villa Guinigi) dello scultore Matteo Civitali.
Un atto di divisione di beni tra il pittore e suo fratello Frediano attesta, invece, come nel 1490 il F. avesse bottega autonoma in città. Il documento che parla di "artem et exercitium artis suae pictorie et mercantie" e di "apoteca… in qua dicta artem exercet" è di particolare rilievo poiché costituisce la prima testimonianza certa dell'attività di una bottega di pittura nella Lucca del Quattrocento (Id., 1985).
Al 1495 è datata la tavola raffigurante la Madonna con il Bambino e santi per l'altare della chiesa di S. Eustachio di Montignoso presso Massa, già attribuita dal Ferretti (1975, 1978) al Maestro dell'Immacolata Concezione e ora ricondotta al catalogo del Frediani. L'anno successivo il pittore venne chiamato a dipingere "in Palazzo" alcune opere di cui non resta purtroppo alcuna traccia. Risale invece al 1497 la tavola con la Madonna in trono, il Bambino e i ss. Pietroe Andrea nella chiesa di S. Andrea a Tempagnano di Lunata, tuttora in situ, e giudicata da Matteo Civitali e da Michelangelo di Pietro "Mencherini" del valore di 32 ducati d'oro (Tazartes, 1985). In essa viene riproposto il consueto schema compositivo simmetrico con i due santi ai lati della Vergine, mentre appare accentuata la cura di gusto fiammingo nella definizione dei particolari come il tappeto su cui poggia il trono. Nel corso dello stesso anno il F. dovette eseguire alcuni lavori di restauro e una pala oggi perduta per la cappella del Terz'Ordine nella chiesa di S. Francesco a Lucca. Nel corso dell'anno successivo il pittore realizzò un dipinto su tavola, anch'essa perduta, per l'altare della chiesa di S. Vincenzo a Verciano, nei dintorni di Lucca.
Nel novembre 1502 i frati minori di S. Francesco commissionarono al F. la grande pala raffigurante l'Immacolata Concezione per l'altare omonimo nella chiesa di S. Francesco a Lucca (ora Lucca, Museo di Villa Guinigi), opera la cui esecuzione doveva essere portata a termine entro la metà di aprile del 1503 (Id., Nouvelles…, 1987).
Il rinvenimento del contratto di committenza dell'opera, oltre a costituire la prova definitiva sull'identità del F., è una testimonianza particolarmente significativa riguardo alle modalità esecutive delle opere d'arte contemporanee. In esso, infatti, viene definito nel minimo dettaglio il soggetto del dipinto, sono indicate le iscrizioni da apporsi alle figure, le dimensioni, i tempi di esecuzione e la qualità dei materiali da impiegare. Nella pala Cristo in cielo incorona la Madonna inginocchiata di fronte a lui, mentre nella parte inferiore compaiono i principali assertori del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria: s. Agostino e s. Anselmo sulla sinistra contrapposti a David e Salomone sulla destra; tra loro, al centro, avrebbe dovuto comparire, secondo il contratto, Duns Scoto, grande sostenitore del dogma, ma poiché a quella data non era ancora stato canonizzato, si preferì forse in un secondo momento sostituirlo con s. Antonio da Padova. In ogni altro particolare, l'opera corrisponde perfettamente al contratto stipulato tra i francescani lucchesi e l'artista: si trattava di una grande pala intesa a esaltare le tesi sostenute dall'Ordine nel lungo e aspro conflitto combattuto contro i teologi domenicani riguardo al dogma dell'Immacolata.
Nei medesimi anni il F. dipinse, sulla base di uno schema simile al precedente, con due ordini di figure, sia la pala con l'Incoronazione della Vergine e santi, proveniente dalla chiesa di S. Lorenzo ai Servi e oggi conservata al Museo di Villa Guinigi a Lucca, sia, in collaborazione con Michelangelo di Pietro "Mencherini", la pala con la Morte e assunzione della Vergine per la chiesa di S. Maria a Colle, presso Ponte a Moriano nella valle del Serchio.
Risale, infine, al 1505 la commissione della pala con la Madonna e il Bambino per la pieve di S. Gennaro interrotta per la morte del pittore e ultimata, secondo i documenti, due anni più tardi dal maestro Ranieri di Leonardo da Pisa (Id., in La pittura…, 1987).
Nel testamento del F., datato 1505, compare il nome della moglie Camilla, insieme con quello dei tre figli: Battista, Nicolao e Antonio, nessuno dei quali continuò il suo mestiere.
Non si conoscono né la data, né il luogo di morte del Frediani.
Fonti e Bibl.: S. Symeonides, An altarpiece by the Lucchese Master of the Immaculate Conception, in Marsyas, VIII (1957-59), pp. 55-65; E. Fahy, A Lucchese follower of Filippino Lippi, in Paragone, XVI (1965), 185, pp. 14, 16 n. 10; G. Ardinghi, Una tavola quattrocentesca a S. Michele di Moriano, in La Provincia di Lucca, V (1965), 2, pp. 68 s.; G. Arrighi, Una tavola perduta del Maestro dell'Immacolata Concezione, ibid., X (1970), 4, pp. 64-66; G. Ardinghi, La pala d'altare di S. Maria in Albiano, ibid., XI (1971), 4, pp. 1-3; Id., Una tavola rinascimentale nella chiesa di S. Bartolomeo a Ruota (Capannori), ibid., XIII (1973), 4, pp. 1-4; M. Ferretti, Percorso lucchese, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, s. 3, V (1975), 3, pp. 1041-1046; Id., Di nuovo del percorso lucchese, ibid., VIII (1978), 3, pp. 1045-1047; M. Natale, Note sulla pittura lucchese alla fine del Quattrocento, in John Paul Getty Museum Journal, VIII (1980), 8, pp. 49-51; M. Tazartes, Anagrafe lucchese, I, V. di Antonio F. "pictor de Luca": il Maestro dell'Immacolata Concezione?, in Ricerche di storia dell'arte, 1985, n. 26, pp. 4-17; C. Baracchini - M.T. Filieri - G. Ghilarducci - C. Serri, Pittori a Lucca tra '400 e '500, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, s. 3, XVI (1986), 3, pp. 750-757, 777-789; M. Tazartes, Nouvelles perspectives sur la peinture lucquoise du Quattrocento, in Revue de l'art, 1987, n. 75, pp. 29-36; Id., in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1987, I, pp. 309, 311 s., 314; II, p. 629; The Dictionary of art, XI, 1996, p. 747.