FIORAVANTI, Vincenzo
Nato a Roma il 5 apr. 1799 dal compositore Valentino e da Angiola Aromatari, fu avviato per volere del padre agli studi di medicina., che abbandonò per dedicarsi alla musica. Iniziato lo studio della composizione con G. Iannacconi, raggiunse il padre a Napoli; questi, di fronte al fatto compiuto, finì col dargli lezioni di composizione e incoraggiò il suo esordio sulle scene. Questo ebbe luogo, con l'opera Pulcinella molinaro spaventato dalla fata Serafinetta, su libretto di S. Cammarano, rappresentata nella stagione di carnevale del 1819 al teatro S. Carlino di Napoli. Nel 1820 il F. fece ritorno a Roma, ove conobbe G. Donizetti; nello stesso anno ottenne un lusinghiero successo con la seconda opera, La contadina fortunata, su libretto di L.A. Tottola, rappresentata al teatro Valle di Roma il 23 nov. 1820 (replicata nello stesso teatro con il titolo La pastorella rapita nel carnevale 1822). Durante il soggiorno romano sposò Maddalena Tedeschi, alla condizione, impostagli dal suocero, di abbandonare per sempre il teatro.
Rimasto vedovo dopo solo dieci mesi, trascorse alcuni anni a Napoli lontano dalle scene, finché nel 1828 tornò a comporre, riscuotendo un buon successo con l'opera Robinson Crusoè nell'isola deserta, un melodramma buffo su libretto del Tottola, rappresentato al teatro Nuovo il 31 genn. 1828. Da questo momento, ripresa in pieno l'attività creativa, compose soprattutto opere buffe destinate ai teatri napoletani. Ormai affermato, riportò un entusiastico successo con l'opera Il ritorno di Pulcinella dagli studi di Padova, un libretto di A. Passáro, rappresentata alla Fenice di Venezia il 28 dic. 1837 e poi riproposta con successo per molti anni in vari teatri italiani e stranieri. Poco dopo la morte del padre, avvenuta nel 1837, si trasferì a Lanciano, ove dal 1839 fu maestro di cappella nella cattedrale, dedicandosi anche alla composizione di oratori e lavori di carattere sacro.
Tornato a Napoli nel 1843, riprese a scrivere per il teatro con rinnovata lena e sino al 1855 la sua carriera fu coronata dal costante consenso del pubblico partenopeo. Tra l'altro godette del favore di Ferdinando II, che lo sostenne anche in taluni momenti meno felici della sua carriera, ascrivibili tuttavia più alla mediocrità dei libretti che alla sua vena, sempre caratterizzata da una straordinaria freschezza d'ispirazione: tale fu il caso dell'opera La lotteria di Vienna, la quale, benché composta in soli sette giorni su un libretto men che mediocre di P. Altavilla, stigmatizzato severamente dalla critica, fu rappresentata al teatro Nuovo il 25 marzo 1843 e apprezzata dal pubblico per la felicità delle situazioni musicali.
A partire dal 1856 la sua stella cominciò a declinare: caduto in ristrettezze economiche, sperò di ottenere la cattedra di contrappunto nel conservatorio di Napoli, ma il posto fu messo a concorso, e il F. ritenne opportuno, data l'età, farsi da parte. Nel 1866 fu nominato direttore onorario dei collegi di musica dipendenti dalla Pia Opera del Regio Albergo dei poveri e come tale aggregato "senza compenso, ma col godimento dell'abitazione e del vitto" (Florimo). Successivamente, nel 1867, fu nominato direttore effettivo della scuola di musica con lo stipendio mensile di 85 lire.
Ammalatosi gravemente, nel 1872 il F. fu costretto ad abbandonare l'incarico, ma, quale riconoscimento dei suoi meriti, conservò lo stipendio e l'alloggio. Dalla sua scuola uscirono valorosi allievi, tra cui Nicola D'Arienzo. Visse gli ultimi anni in condizioni di grave indigenza, tanto da essere costretto ad accettare soccorsi caritatevoli, tra cui un Album Fioravanti, compilato dagli amici.
Morì a Napoli il 28 marzo 1877.
Tra le sue opere, rappresentate a Napoli salvo diversa indicazione, si ricordano oltre a quelle già citate: Il supposto sposo, commmedia libr. di A. Passaro, teatro Nuovo, inverno 1828 (Schmidl); La conquista del Messico, opera semiseria, libr. di anonimo, Venezia, La Fenice, 14 febbr. 1829; Il fanatico, farsa, ibid., 1830; La portentosa scimmia del Brasile con Pulcinella bersagliato dall'amante e dalla scimmia, ossia La scimmia brasiliana, opera buffa, libr. di L.A. Tottola, teatro Nuovo, 27 febbr. 1831; I due caporali, opera buffa, libr. di P. Saladino, teatro Nuovo, 22 marzo 1835; Un matrimonio in Prigione, opera buffa, libr. di anonimo, ibid., 1838; La larva, ossia Gli spaventi di Pulcinella, opera buffa, libr. di A. De Leone e E. Ambra, ibid., 19 genn. 1838; La dama e lo zoccolaio, ossia La trasmigrazione di Pulcinella, opera buffa, libr. di A. Passaro, ibid., 1° febbr. 1840; Una burla comica, ossia Non tutti i pazzi sono all'ospedale, opera buffa, libr. di P. Giaramicca, Venezia, La Fenice, 10 genn. 1843; Il notaio di Ubeda, ossia Le gelosie di Pulcinella, opera buffa, libr. di C. Zenobi-Caffarecci, ibid., 26 luglio 1843; Gli zingari, ossia Gli amori di Pulcinella, opera buffa, libr. di M. D'Arienzo, teatro Nuovo, 30 genn. 1844; X. Y. Z ossia Il riconoscimento, opera buffa, libr. di C. Zenobi Caffarecci, Torino, teatro Carignano, 20 ott. 1846; Amore e disinganno, opera buffa, libr. di G. di Guidignano, teatro Nuovo, 26 dic. 1847; Il ventaglio, opera buffa, libr. di D. Gilardoni, Bologna, teatro Comunale, febbraio 1848; È lui o non è lui, ossia Quattro la chiedono, il quinto la sposa, opera buffa, Roma, teatro Valle, 14 febbr. 1849; Pulcinella e la sua famiglia, opera buffa, libr. di G. di Guidignano, teatro Nuovo, estate 1850; Annella di porta Capuana, opera buffa, libr. di E. Bardare ibid., 23 giugno 1854 (per l'elenco completo delle opere teatrali si rimanda a M. Tartak, nel New Grove Dict. of opera. Sue musiche furono inoltre inserite nelle opere: Il ciabattino medico e la morte di G. Curci (libr. di G. Ceccherini, teatro Nuovo, 1826); Un curioso stratagemma di G. Moretti (libr. di A. Passaro, ibid., 1838); Il padre della debuttante di N. Gabrielli (libr. dello stesso, ibid., 1839).
Compose inoltre gli oratori Seila (Roma, 1840) e Il sacrificio di Ieffle (ibid., 1841), una cantata e vari pezzi di musica sacra, tra cui una Messa da Requiem che per suo volere fu eseguita ai suoi funerali.
Compositore apprezzato dai contemporanei, fu poi dimenticato e soltanto di recente la sua figura è stata rivalutata sulla base di studi più approfonditi sulla sua produzione teatrale, in cui sono stati ravvisati caratteri di genuina e schietta comicità. Il F. fu anche apprezzato poeta epigrammatico.
Fonti e Bibl.: F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori …, 1881-1883, Reprint Forni, Bologna 1969, III, pp. 130-138 e ad Indicem; IV, ad Indicem; I. Napoli, Il tramonto dell'opera buffa: cento anni del teatro S. Carlo, Napoli 1949, ad Indicem; G. Pannain, L'Ottocento musicale ital., Milano 1952, ad Indicem; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, pp. 386-389; F. Schlitzer, V. F., in Enc. dello spettacolo, V, Firenze-Roma 1958, coll. 363 s.; Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1966, pp. 60, 82; V. Terenzio, La musica ital. nell'Ottocento, I, Milano 1976, pp. 304 s.; Storia dell'opera, Torino 1977, I, 2, p. 397; III, 2, p. 152; M. Rinaldi, Due secoli dì musica al teatro Argentina, II, Firenze 1978, pp. 786, 788, 819 s., 964; G.P. Minardi, V. F., in Diz. encicl. della musica e dei musicisti, II; Torino 1985, pp. 766 s.; M. Tartak, V. F., in The New Grove Dict. of opera, II, London 1992, p. 216; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 545 s.; Die Musik in Gesch. u. Gegenwart, IV, coll. 255; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, pp. 598 s.