FEDERICI, Vincenzo
Nacque a Pesaro nel 1764. Si ignora il nome dei genitori. Avviato dalla famiglia agli studi letterari e giuridici, imparò per diletto a suonare il cembalo sotto la guida del maestro genovese Angelo Gadani, ed apprese contemporaneamente i primi elementi di armonia.
Rimasto orfano, nel 1780 appena sedicenne partì per Livorno, e si trasferì poi a Londra, ove si sostentava impartendo lezioni di musica; proseguì da autodidatta gli studi musicali pratici e teorici, impadronendosi del linguaggio armonico attraverso l'analisi delle composizioni di G. Pierluigi da Palestrina, N. Jommelli, F. Durante e G. F. Haendel.
Divenuto maestro al cembalo al Haymarket theatre, il F. poté assistere all'esecuzione delle opere di compositori italiani allora in voga tra cui A. Sarti, D. Cimarosa e G. Paisiello e contemporaneamente poté ascoltare la produzione sinfonica di F.J. Haydn, dalla quale - come riferito da C. Gervasoni - fu particolarmente impressionato. Intorno al 1788 tornò in Italia e, recatosi a Padova, si procurò il metodo di composizione di Antonio Vallotti consigliatogli dal compositore cremonese Francesco Bianchi, ma l'occasione del viaggio fu forse la rappresentazione dell'Olimpiade, la sua prima opera, andata in scena al Regio di Torino nel 1789.
Tornato a Londra nel 1790, vi rimase saltuariamente dieci anni come maestro al cembalo al Little Haymarket theatre (al King's theatre secondo Grove e G. Grigolato in Die Musik in Gesch. und Gegenwart). Il27 febbr. 1790 partecipò come maestro al cembalo alla rappresentazione della Villanella rapita di F. Bianchi, data nello stesso teatro ove fu rappresentato per quindici volte il suo Usurpator innocente, che ebbe tra gli interpreti il celebre castrato milanese Luigi Marchesi. Oltre che come maestro al cembalo, il F. agì al Haymarket theatre in qualità di compositore (assieme con Haydn nel 1791), autore di pasticci e rifacitore di opere altrui.
Lorenzo Da Ponte lo ricorda spesso a proposito di intrighi, cambiali e operazioni illecite riguardanti i profitti dei libretti, definendolo "motore delle volontà di Guglielmo Taylor", direttore del teatro. Il Da Ponte gli rimprovera inoltre di aver proposto al Haymarket il Don Giovanni di G. Gazzaniga al posto di quellodi Mozart .
Nel 1802 tornò a Milano su invito di Francesco Melzi d'Eril vicepresidente della Repubblica Italiana. L'anno successivo debuttò alla Scala con Castore e Polluce che, ottenuto un buon successo, fu riproposta nel 1805 per l'incoronazione di Napoleone; particolarmente fortunata fu l'aria "Dille che l'aure io spiro", unico brano sopravvissuto all'opera che fu presto dimenticata. Nel 1805 fu a Torino e nel 1808 di nuovo a Milano dove, con il decreto del 26 aprile dello stesso anno otteneva dal viceré Eugenio Beauharnais la carica di professore di armonia e contrappunto nel nuovo conservatorio di Milano, succedendo a Bonifacio Asioli che ne assumeva la direzione.
Il Fétis ci riferisce di un viaggio a Parigi nel 1812, durante il quale il compositore avrebbe assistito al brillante successo della sua Locandiera. Nel 1824 succedeva ad Ambrogio Minoj a in qualità di "censore" (direttore provvisorio) dello stesso conservatorio milanese, carica che avrebbe conservato fino alla morte, avvenuta a Milano il 26 sett. 1826.
La produzione operistica seria del F è contemporanea alla prima produzione di G. Rossini, ma al contrario di questa non presenta caratteristiche stilistiche personali di rilievo, e rimane pertanto nella scia di compositori come V. Fioravanti e G. Farinelli, nonché del neociassicismo lombardo. La sua impostazione del dramma è convenzionale, mentre è notevole il trattamento vocale che lascia spazio ai cantanti per agevoli colorature realizzate su frasi melodiche semplici ma di ampio respiro; inoltre sul tessuto strumentale dalla scrittura fluida e scorrevole spiccano spesso notevoli dettagli ritmici e melodici (Grigolato).
Tra le sue opere si ricordano: Olimpiade, dramma in tre atti, libretto di P. Metastasio, Torino, teatro Regio, 26 dic. 1789. Nuovamente rappresentata a Londra nel 1790 (secondo Gervasoni, Fétis, Schmidl, Bertini e Grigolato l'opera sarebbe stata scritta nel 1790 ma cfr. Basso, p. 23); L'usurpator innocente, opera seria in due atti, libretto dal Demofoonte di P. Metastasio, Londra, Haymarket theatre, 6 apr. 1790 (Sartori, Enc. dello spett.), King's theatre (Grigolato). Probabilmente rappresentata altrove come Demofoonte nel 1791; Pirro, libr. di ignoto, in collaborazione con F.J. Haydn, Londra, 21 febbr. 1791; Teodolinda, dramma in tre atti, libr. di G. Boggio (in collaborazione con A. Sarti, G. Andreazzi, D. Cimarosa), Londra, King's theatre, il 19 maggio 1793; Odenato and Zenobia, opera in due atti, libr. di Teresa Bandettini, (in coll. con Sarti, G. Giordani, A. Tarchi), Londra, 11 giugno 1793; come Zenobia, con musica rimaneggiata, Crema, teatro Civico (teatro Nobile secondo Caselli), 1795; Don Giovanni, pasticcio in un atto su libr. di L. Da Ponte e G. Bertati, con musiche anche di G. Gazzaniga, A. Sarti, P. A. Guglielmi e danze di I. G. Noverre su musiche di M. Milliard e Miller, Londra, Haymarket theatre, 1º marzo 1794; (secondo G. Grigolato l'opera fu rappresentata al King's theatre); Castore e Polluce, melodramma serio in due atti, libr. di L. Romanelli, Milano, teatro alla Scala, gennaio 1803; Oreste in Tauride, dramma serio in due atti, libr. di ignoto, interpretato da G. Crescentini, ibid., 27 genn. 1804 (partitura autografa Milano, Archivio Ricordi); Sofonisba, dramma serio in tre atti, libretto di A. e G. Zanetti, Torino, teatro Imperiale, carnevale 1805; Idomeneo, dramma serio in due atti, libr. di L. Romanelli, Milano, teatro alla Scala, 31 genn. 1806, (part. autogr. Milano, Archivio Ricordi); La conquista delle Indie Orientali, dramma in tre atti, libr. di G.D. Boggio, Torino, teatro Regio, carnevale 1808; Ifigenia in Aulide, dramma serio in due atti, libr. di L. Ronianelli, Milano, teatro alla Scala, 28 genn. 1809; interpretato da I. Colbran e G. Velluti; la partitura è conservata a Milano, Biblioteca del Conservatorio "Giuseppe Verdi", (part. tr. ms. 120); secondo Fétis, Sclunidl e Grove, sarebbe da attribuirsi al F. anche La locandiera scaltra, opera buffa, rappresentata a Parigi nel 1812 (secondo il New Grove a Venezia il 1º genn. dello stesso anno), con esito molto brillante. La partitura manoscritta dell'azione lirica Pigmalione, libr. di ignoto, si trova alla Bibl. del Conservatorio "L. Cherubini" di Firenze.
Né il New Grove né G. Grigolato prendono in considerazione le opere londinesi Nitteti (1793) e Didone abbandonata (1794), attribuite al F. dal Fétis e dal Gervasoni.
Tra i balletti si ricordano: Annette et Lubin, coreografia di I. G. Noverre, Londra, Haymarket theatre, 28 apr. 1789; Alonzo the Brave and the fair Imogene, coreografie di L. Didelot (in coll. con C. Bossi), ibid., 26 marzo 1801; Alessandro nelle Indie, ballo eroico, in coll. con P. Lichtenthal e altri, Milano, teatro alla Scala, 24 febbr. 1820.
Tra le cantate: Il giudizio di Numa, testo di L. Cerretti, Milano, teatro alla Scala, 26 giugno 1803; Teseo (V. Monti), ibid., 3 giugno 1804; Sule attonite scene, 1º giugno 1805, in presenza di Napoleone; Il trionfo della pace di Presburgo, Milano, teatro alla Scala, 27 febbr. 1806; Il mistico omaggio, testo di V. Monti, ibid. 15 maggio 1815.
Musica sacra: Messa da requiem arrangiata per piccola orchestra da Gaetano Brunetti, part. (1893) Cagliari, Bibl. universitaria; Domine salvum fac in si bem. per quattro solisti, coro, orchestra e obbligato (part. ms. Milano, Bibl. del Cons. "G. Verdi", M.S., ms. 94.3).
Inoltre: Sei sonate per clavicembalo e pianoforte o violino, Londra 1786; due Sinfonie manoscritte: in sibem. Milano, Bibl. del Cons. "G. Verdi" (Noseda R.5-8), e in re magg., ibid. (Noseda R. 5-7).
Due opere un tempo ritenute del F. sarebbero invece da attribuirsi al contemporaneo compositore genovese Francesco Federici, con il quale spesso è stata generata confusione nella catalogazione delle opere del F.: sono la Virginia, libr. di Pietro Calvi, Roma, teatro Alibert, autunno 1798, replicata a Ferrara nel 1801, Senigallia 1804, Livorno 1805, Ravenna 1814 il libretto per Senigallia porta la dicitura "musica del celebre maestro Francesco Federici maestro di cappella genovese"), e la Zaira o sia Il trionfo della religione (libr. anonimo da Voltaire), Milano, inaugurazione del teatro CarcanO, 3 sett. 1803. La Zaira veniva rappresentata come del F. al Kärntnerthortheater di Vienna il 25 luglio 1805 e al Haymarket theatre di Londra il 22 dic. 1810 (C. Sartori), ma l'appartenenza a Francesco rimane confermata dalle intestazioni delle due partiture manoscritte relative alle opere in questione, conservate nella Bibl. del Conservatorio "S. Cecilia" in Roma.
Fonti e Bibl.: L. Da Ponte, Memorie, a cura di G. Gamberini-F. Nicolini, I, Bari 1918, p. 244; C. Gervasoni, Nuova teoria di musica, Parma 1812, pp. 132 ss.; G. Bertini, Diz. storico critico degli scrittori di musica, Palermo 1814, pp. 184 s.; C. Sartori, in Encicl. dello spett., Roma 1954, coll. 11 ss.; C. Gatti, Il teatro alla Scala (1778-1963), II, Milano 1964, pp. 46 ss.; A. Caselli, Catal. delle opere liriche pubbl. in Italia, Firenze 1969, pp. 156 ss.; Storia d. teatro Regio di Torino, II, A. Basso, Il teatro d. città, Torino 1976, ad Ind.; G. Grigolato, in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XVI, Kassel 1979, coll. 188 ss.; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, III, pp. 197 s.; C. Schmidi, Diz. universale dei musicisti, I, p. 528; R. Eitner, Quellen-Lexikon..., III, pp. 404 s.; U. Manferrari, Diz. universale delle opere melodrammatiche, I, pp. 370s.; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, p. 449; Diz. encicl. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 721.