FABRIZI, Vincenzo
Scarse le notizie sulla prima formazione di questo musicista, nato a Napoli nel 1763. Presto avviato allo studio della composizione sotto la guida di G. Tritto, esordì come compositore nel 1783 con l'intermezzo I tre gobbi rivali, nato come revisione di un intermezzo di V. Ciampi (originariamente La favola dei tre gobbi, libretto di C. Goldoni, Venezia 1749) e rappresentato al teatro dei Fiorentini nella stagione di carnevale. Nei due anni successivi componeva per il teatro Marsigli-Rossi di Bologna due nuove opere, La necessità non ha legge, su libretto di anonimo - messa in scena nel luglio del 1784, ripresa poi a Dresda nell'86 - e I due castellani burlati, su libretto di F. Livigni rappresentata nell'autunno del 1785. Quest'ultima, a giudicare dal gran numero di repliche e di nuovi allestimenti, si può considerare il primo successo della carriera del compositore; l'opera venne infatti ripresa, nel giugno del 1786, a Barcellona e approdò, negli anni seguenti, sulle scene di Torino, Dresda, Madrid, Londra e Lisbona. Le musiche del F., insieme con brani dell'opera omonima già musicata sullo stesso libretto da G. Valentini, venivano inoltre utilizzate in un "pasticcio" allestito al teatro Ducale di Parma nel carnevale dell'86.
Nel gennaio o nel febbraio del 1786 il F. venne eletto, nonostante la giovane età, tra i maestri di cappella dell'università di Roma, titolo che contribuì ad accrescere ulteriormente il prestigio e la fama internazionale del suo nome. Il 20 febbraio mise in scena, al teatro Capranica, La sposa invisibile, "farsetta a 5", su libretto di autore ignoto che riportò un discreto successo. Nella primavera dello stesso anno al teatro Pallacorda di Firenze andava in scena Chi la fa l'aspetti ossia I puntigli di gelosia, su libretto di F. Livigni. L'opera rinnovò il successo della precedente e fece rapidamente il giro dei maggiori teatri dell'Italia settentrionale; a Crema, nel 1796, venne rappresentata con il titolo di La moglie capricciosa. Per Il S. Moisè di Venezia il F. scrisse poi La contessa di Novaluna, utilizzando un vecchio libretto di F. Bertati già musicato da G. Gazzaniga; dell'opera, rappresentata in autunno, non si hanno notizie di ulteriori allestimenti. Il 26 dicembre, infine, fece rappresentare, al teatro Ducale di Parma, L'amore per interesse, tratto da un libretto di G. Bertati che aveva già ispirato due precedenti opere di P. Guglielmi e L. Caruso.
Il 30 genn. 1787, in qualità di maestro stabile del teatro Capranica, fece rappresentare La nobilità villana, su libretto di anonimo. L'esito della serata fu incerto ma, nelle rappresentazioni successive, l'opera raccolse lusinghieri e unanimi consensi, come riportato dalla Gazzetta universale. Nel carnevale dello stesso anno fu rappresentato, al teatro Valle di Roma, Ilconvitato di pietra, ennesima versione in musica della storia di don Giovanni. tratta da un libretto di G.B. Lorenzi; l'opera, senza dubbio la più fortunata nella produzione del compositore, conobbe, nell'arco di pochi anni, numerosi allestimenti in Italia e all'estero. In primavera il F. si recò a Napoli dove, al teatro Nuovo, fece rappresentare Gli amanti trappolieri, su un libretto di G. Palomba; in autunno tornò al Valle di Roma con Il viaggiatore sfortunato in amore, "dramma giocoso" su libretto di F. Ballani.
Il 1788, ultimo anno della attività del compositore, fu, al pari dei precedenti, denso di impegni artistici. Sempre a Roma, al teatro Capranica, nei mesi di gennaio e febbraio, il F. presentava infatti due nuove opere: La tempesta ossia Da un disordine ne nasce un ordine e Ilcolombo ossia La scoperta delle Indie, entrambe su libretto di M. Mallio. In primavera era di nuovo a Napoli, dove componeva, su libretto di G. M. Diodati, L'incontro per accidente; l'opera venne rappresentata, probabilmente nella stagione estiva, al teatro del Fondo; qualche mese più tardi al teatro S. Cruz; di Barcellona andava in scena Ilcaffè di Barcellona, su libretto di ignoto, ultima fatica del compositore. A partire dal 1789 il nome del F. scomparve definitivamente dalle scene della vita musicale.
Si ignorano il luogo e la data di morte, comunque posteriore al 1812.
La figura del F., pur nei limiti di una personalità minore, si colloca tra gli ultimi rappresentanti della tradizione operistica napoletana del sec. XVIII, già partecipe, sullo scorcio del secolo, di quei cambiamenti che portarono l'opera buffa a un profondo rinnovamento di linguaggio, forma e struttura; quello spirito di novità che gli stessi contemporanei riconobbero spesso al compositore va quindi ridimensionato e riconsiderato nel quadro di un più generale processo di evoluzione del gusto musicale nel teatro d'opera del '700.
Lo stile del F., nella disinvoltura del taglio scenico e nei pregi della scrittura musicale, si avvicina ai modelli di Paisiello e Cirnarosa; l'abilità del compositore si fa soprattutto apprezzare per l'eleganza dell'ispirazione melodica e per l'estrema duttilità nel trattamento dei mezzi vocali, cui fa riscontro, secondo la migliore tradizione napoletana, una perfetta padronanza della scrittura orchestrale.
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