DE VIT (Devit), Vincenzo
Nacque a Mestrino, in provincia di Padova, il 10 luglio 1811 da Giovanni, negoziante, e da Elisabetta Carturana; a Padova, nel ginnasio erariale di S. Stefano (oggi liceo "Tito Livio"), compì i primi studi fra il 1824 e il 1830. Entrava quindi nel seminario di quella città, dove si continuava una prestigiosa tradizione di studi classici: qui, dopo l'ordinazione sacerdotale (1836) e il conseguimento della laurea in teologia nell'università di Padova (1838), rimase fino al 1844 come docente nelle scuole elementari e nel ginnasio, e da Giuseppe Furlanetto - curatore della terza edizione dei Lexicon totius Latinitatis di E. Forcellini (Patavii 1827-31, con Appendix del 1841) e illustratore delle iscrizioni di Padova e del museo di Este - fu avviato agli studi di lessicografia e di epigrafia, che resteranno l'interesse preminente della sua vita.
Intanto egli pubblicava, dal codice 101 della Biblioteca del Seminario patavino, una edizione delle cosiddette Sententiae Varronis (Patavii 1843) che, pur non impeccabile paleograficamente, suscitò in Germania un vasto interesse e aprì un vivace dibattito sull'autenticità della silloge; a essa farà seguire qualche anno dopo, dal medesimo codice, quella della Moralis philosophia de honesto et utili di Ildeberto Cenomanense, accolta nel tomoCLXXI della Patrologia Latina (Parisiis 1854).
Nel 1844 si trasferì a Rovigo, come bibliotecario dell'Accademia dei Concordi (che aveva da poco aperto le sue sale al pubblico), canonico della cattedrale e, per due anni (1847-49), professore di sacra eloquenza nel locale seminario: qui studiò e illustrò manoscritti di volgarizzamenti trecenteschi (Volgarizzamento di una epistola di Seneca tratta da un codice manoscritto della Concordiana di Rovigo, testo di lingua inedito, Rovigo 1847; Memorie sopra un codice sconosciuto del secolo XIV contenente il volgarizzamento delle Istorie di Giustino, da alcuni bibliografi falsamente attribuito a Girolamo Squarciafico, Vicenza 1849; entrambi i testi in Opere varie, VII, pp-215-76) e preparò una silloge di iscrizioni romane del Polesine (Le antiche lapidi romane della provincia del Polesine, Venezia 1853) che Th. Mommsen citerà con lode assumendone i materiali nel Corpus inscript. Latin. (V [1872], p. 220) e che il D. rielaborerà più tardi in un'opera di maggiore respiro e impegno scientifico, aggiungendovi la storia di Adria antica (Adria e le sue antiche epigrafi, in Opere varie, VIII-IX, Firenze 1888).
Una occasionale visita alla chiesa del Calvario sopra Domodossola, ma più la fraterna amicizia con il veronese Francesco Angeleri, allora insegnante nel ginnasio di Rovigo, lo accostavano frattanto alle dottrine ascetiche e filosofiche di Antonio Rosmini: nel novembre del 1849 veniva accolto a Stresa dallo stesso Rosmini tra i novizi del giovane Istituto della Carità, e accanto al Rosmini, come suo aiutante agli studi e bibliotecario della casa generalizia, egli rimase fino alla morte del filosofo (1º luglio 1855), da lui commemorato con commosse parole il 1º agosto di quell'anno (Elogio funebre di Antonio Rosmini, Milano 1857, in Opere varie, VII, pp. 159-75).
Per suggerimento del Rosmini, che desiderava celebrati i santi del territorio del Verbano, egli compose in questo periodo le Notizie storiche di Stresa colle vite dei santi e beati principali del Lago Maggiore, Casale 1854, poi ampliate e rifuse in Il Lago Maggiore, Stresa e le Isole Borromee (Opere varie, I-IV, Prato 1875-78); a questo tipo di storiografia locale, condotta con appassionamento erudito e buona cognizione delle fonti e della geografia, antiche e medievali, il D. tornerà ancora con le Memorie storiche di Borgomanero e del suo mandamento, corredate queste anche di un cospicuo materiale epigrafico (Milano 1859; in seconda edizione, Opere varie, V, Prato 1880).
Ormai incalzava l'interesse per l'opera a cui egli si andava preparando, con spogli e ricerche, fino dagli anni seminariali: il rifacimento del Lexicon del Forcellini. Per attendere a questa opera, che avrebbe occupato il resto della sua vita, egli otteneva l'esonero da ogni altro ufficio della comunità, e si trasferiva prima a Firenze (1861-62), poi a Roma (1862), dove prendeva alloggio in via Alessandrina, nella residenza del procuratore della Congregazione rosminiana.
Il contratto con l'Alberghetti, editore delle Aldine di Prato, fu firmato il 30 nov. del medesimo anno, il 1857, in cui F. Corradini avviava a sua volta una nuova revisione del Lexicon per i tipi del seminario di Padova (onde N. Tommaseo, estimatore di entrambi, poteva dolersi di questa "divisione delle forze"). Ma il D. procedette assai più speditamente del collega padovano: già nel 1860 (Prato 1858-1860) usciva il primo volume dell'opera, comprendente le lettere A e B; gli altri cinque volumi seguivano con le date 1861, 1865, 1868, 1871, 1875 (in realtà, 1879), mentre il Lexicon del Corradini sarebbe stato completato soltanto nel 1898 (ma con la data 1887) da G. Perin, autore anche del successivo Onomasticon (Patavii 1911-20).
Nell'ampia prefazione, composta a opera compiuta tra la fine del 1878 e l'agosto del 1879, il D., dopo avere tracciato una vera e propria storia della lessicografia latina dall'antichità all'edizione forcelliniana del Furlanetto (pp. VIII-XCII), esponeva i criteri informatori del suo lavoro (pp. XCIII-CXVIII), già sommariamente enunciati nel Manifesto d'associazione (Prato, 22 sett. 1857) e sui quali sarebbe successivamente ritornato, fra il 1881 e il 1882, con una serie di contributi teorici, poi raccolti in Opere varie, VII, pp. 277-419. Rispetto al Lexicon originario, essi comportavano una serie di innovazioni destinate a non restare senza seguito nella lessicografia latina posteriore: tali l'esclusione dei nomi propri, assegnati a un Onomasticon autonomo, di cui il D. avviava contemporaneamente la compilazione; la separazione fra l'aspetto "materiale" della parola (ortografia, etimologia, prosodia) e quello "formale" (semantica, con la distinzione sempre osservata fra significato proprio, generale o speciale, e significato traslato), l'estensione fino al VI secolo (più precisamente fino al 568, anno dell'abolizione del Senato romano) del patrimonio lessicale preso in esame, con la conseguente acquisizione di numerosi autori della tarda latinità, specie cristiana, trascurati dal Forcellini e dal Furlanetto; l'aggiunta (alla fine del VI volume) di un Glossarium comprendente voci attestate soltanto da glosse medievali ma passibili di origine antica. Il D. poteva così giustamente accreditare all'opera non solo una più razionale disposizione del materiale linguistico, ma anche un incremento di esso pari all'incirca a un terzo rispetto alla precedente edizione curata dal Furlanetto (p. XCV, n. 2) e anche molto superiore per alcuni settori speciali, come quello delle particelle (p. CXIV). Ulteriore accrescimento sarebbe venuto, nelle intenzioni dell'autore, da una Appendix rimasta inedita.
La pubblicazione del Totius Latinitatis onomasticon, comprensivo di tutti i nomi storici, geografici, mitologici presenti in scrittori e monumenti latini, pure essi distinti nel loro aspetto materiale e formale, proprio e traslato, procedette inizialmente di pari passo con quella del Lexicon; ma la grandiosità stessa del progetto, e la minuzia della sua realizzazione, impedirono il compimento dell'opera, arrestatasi alla lettera o del IV volume, uscito l'anno stesso della morte del D., ma con la data 1887 (i tre precedenti sono datati 1867, 1868, 1883). Due diverse proposte di continuazione, sugli ingenti materiali predisposti dal D., avanzate da Federico Halbherr e da Ermenegildo Pistelli, non ebbero seguito.
Durante il trentennio del suo soggiorno romano, interrotto soltanto dalle vacanze estive trascorse a Stresa e Domodossola, l'infaticabile attività del D., chiamato intanto a far parte di numerose accademie scientifiche e letterarie, non restava limitata ai due grandi monumenti lessicografici. Rielaborava e ripubblicava opere anteriori; componeva opuscoli devozionali e teologici (per uno dei quali, Come si possa difendere la Chiesacattolica nelle sue preghiere pei defunti incriminate daglieterodossi, Prato 1863, incorse nella condanna del S. Offizio); intervenne, in termini di ortodossia cattolica e alla luce delle dottrine rosminiane, nell'allora animato dibattito relativo alla genesi del linguaggio (Sulla origine e moltiplicazione del linguaggio, discorsi accademici, Siena 1888); affrontava, con imponente apparato erudito ma non pari rigore metodologico, spinose questioni di storia antica, entrando in cortese ma sfortunata polemica con il Mommsen e altri a proposito della Distinzione tra i Britannio Brittoni dell'isola, e i Britanni o Brittoni del continente (Modena 1867: la 3 edizione costituisce, con due successive dissertazioni sul tema, e le repliche dell'autore ai suoi critici, il vol. X delle Opere varie, Firenze 1889), e con E. Pais sul problema Della viatenuta dai Cimbri per calare in Italia e del luogo della lorosconfitta (Torino 1892: i precedenti scritti sull'argomento, a partire dal 1874, in Opere varie, VI, pp. 199-387).
Nell'ultima sua fatica tentava di dimostrare, su esigue basi epigrafiche, l'esistenza, negata dal Mommsen, di una provincia romana delle Alpi Atrezziane, situata tra le Pennine e le Retiche (La Provincia romanadell'Ossola, ossia delle Alpi Atrezziane, in Opere varie, XI, Firenze 1892).
Il D. morì a Domodossola (Novara) il 18 ag. 1892.
qNon tutti gli scritti del D. furono raccolti negli undici volumi delle Opere varie edite ed inedite (I-V, Prato 1875-80; VI-VII Milano 1881-83, VIII-XI, Firenze 1888-92): edizione a parte ebbero, oltre al Lexicon eall'Onomasticon, i discorsi accademici Sulla origine e moltiplicazione del linguaggio, Siena 1888, e, sparsi in riviste e atti accademici, rimasero numerosi altri contributi minori, registrati nell'Elenco delle opere di V. D. divise per materie tracciato da G. Cugnoni, in Atti d. R. Acc. della Crusca, (1901-1902), pp. 39-55, ora da integrare con M. Raoss, Scritti anonimi e pseudepigrafi da riportare sostanzialmente a V. D., in Rivista rosminiana, LXV (1971), pp. 30-61.
Nell'Archivio Rosminiano di Stresa restano importanti inediti (fra cui i materiali predisposti per la continuazione dell'Onomasticon e l'Appendix al Lexicon), insieme con numerose lettere: altre lettere si conservano nell'Archivio Rosminiano di Rovereto, nella Biblioteca del Seminario di Padova, nella Biblioteca naz. Marciana di Venezia e nell'Archivio dell'Istituto don Mazza di Verona.
Fonti e Bibl.: A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contempor., Firenze 1879, p. 378; D. prof. V., in Galleria biografica d'Italia, Roma 1889; P. Prada, V. D., in La Rassegna nazionale, 10dic. 1892, pp. 471-492; J. Bernardi, V. D., in L'Ateneo veneto, XVI (1892), 2, pp. 232-35; F. Lasinio, V. D., in Atti d. R. Acc. della Crusca, (1891-92), pp. 18-24; S. Rossi, Sacerdote Dr. V. D., in Atti dell'Acc. degli Agiati in Rovereto, X (1892), pp. 101-104; V. D., in Il Nuovo Risorgimento, III (1893), pp. 145-50; C. Cipolla, V. D., ibid., pp. 65 ss.; E. Ferrero, V. D., in Atti dell'Acc. delle scienze di Torino, XXVIII (1892-93), pp. 308-21, e in Biographisches Jahrbuch für Altertumskunde, XXII (1899), pp. 26-30; G. Cugnoni, Elogio di V. D., in Atti d. R. Acc. della Crusca, (1901-1902), pp. 17-37; G. Semprini, L'Accademia dei Concordi di Rovigo, in Archivio di storia della scienza, V (1924), p. 51; C. Jonghi Lavarini, V. D., prete rosminiano, in Bollett. dell'Ass. A. Rosmini, n. 29, marzo 1931, pp. 19-27; C. Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX, Firenze 1933, p. 203; G. Bellini, Sacerdoti educati nel Seminario di Padova distinti per virtù scienza posizione sociale, Padova 1951, pp. 49-52. Il Totius Latinitatis lexicon, la cui stampa era seguita con attenzione da N. Tommaseo (La Gioventù, III[1863], pp. 303 ss.) e da A. Manzoni (Lettere, a cura di C. Arieti, III, Milano 1970, p. 173), fu accolto con molte riserve da un anonimo recensore (poi identificato con P. Polcari) della Civiltà cattolica, XVI (1865), 1, pp. 709-30; rispose G. Valentinelli, Sul lessico forcelliniano di tutta la latinità riordinato e aumentato dal dott. V. D. e sul suo Onomasticon, Firenze 1866; ma lo scritto è per gran parte opera dello stesso De Vit. Fra i recensori tedeschi, benevolo K. E. Georges, in Philol. Anzeiger, III (1871), p. 451, che raccomandava l'opera ai suoi compatrioti, solo deplorando che nelle citazioni non fossero state sempre usate le edizioni più recenti; severo invece E. Woelfflin, in Archiv für lat. Lexikographie und Grammatik, I (1884), pp. 5 s., al quale essa appariva solo un "rattoppo" del vecchio Forcellini. Più eque valutazioni, insieme con notizie sulla genesi e la realizzazione dell'opera, in [G. B.], Le cinque edizioni padovane del Lexicon totius Latinitatis di E. Forcellini, Padova 1932, pp. 30 s.; F. Bonali, V. D. lessicografo, in Riv. Rosminiana, XXXIV (1940), pp. 146-51, e soprattutto M. Raoss, A. Mai e la lessicografia, in Bergomum, XXVIII (1954), 4, pp. 110-13; V. D. lessicografo, in Riv. Rosminiana, XLV (1951), pp. 34-43, 125-36; Due tentativifalliti di continuare l'Onomasticon latino di V. D., ibid., LXIV (1970), pp. 125-35. Sull'edizione delle Sententiae attribuite a Varrone cfr. P. Germann, Die sogenannten Sententiae Varronis, Paderborn 1910, pp. 3 s., 11 ss.; sugli opuscoli religiosi M. Raoss, Scritti di pietà e di teologia di V. D., in Rosmini e il rosminianesimo nel Veneto, Verona 1970, pp. 289-367; sugli scritti linguistici L. M. Billia, L'origine dellinguaggio, in La Rassegna nazionale, 10ott. 1890, pp. 521-33; F. Murru, V. D.: un latinista nella storia della linguistica, in Vichiana, n. s., IX (1980), pp. 339-58. Le accennate riserve di Th. Mommsen e di E. Pais alle tesi del D. sui Britanni e sui Cimbri (i quali ultimi, secondo il D., sarebbero scesi in Italia attraverso il Sempione) si leggono rispettivamente in Ephemeris epigraphica, V (1884), p. 177, n. 1, e Studi storici, I (1892), pp. 172-88; sui Cimbri aveva già espresso il suo dissenso G. Grion, La disfatta dei Cimbri, in Rivista di filol. e d'istruz. classica, III (1875), pp. 355-65 (replica del D. in Opere varie, VI, pp. 365-87).