VINCENZO da Sant'Eraclio
VINCENZO da Sant’Eraclio (Arcangelo Giuseppe Fani). – Nacque il 3 gennaio 1706, da Giovanni Battista Fani e da Cintia, a Sant’Eraclio, frazione del comune di Foligno.
Di famiglia povera, fece l’orologiaio finché l’11 ottobre 1721 vestì l’abito dei cappuccini, essendo maestro dei novizi padre Giovanni Battista da Gubbio; fece la professione il 13 novembre 1722 (Francesco da Vicenza, 1922, pp. 151-153). Studiò a Todi e a Foligno; dal 1762 al 1765 spiegò le Scritture nel duomo di Spoleto (Cargnoni, 2008, p. 102).
Fu rinomato predicatore, e alcuni dei suoi spostamenti si desumono dalle date incluse nella scelta di Orazioni sacre pubblicate in volume (Venezia 1754). Si tratta di prediche pronunciate in occasione del dies natalis di santi locali: Foligno (per s. Eraclio martire, 4 maggio 1732 nel castello omonimo; per la venerabile madre Paola, fondatrice della Compagnia di Sant’Orsola a Foligno, 20 luglio 1733); Montefalco (per la beata Chiara, 17 agosto 1735); Leonessa (per la traslazione del cuore di s. Giuseppe da Leonessa, 7 ottobre 1741); oppure in contesti locali, ma per devozione a santi di canonizzazione recente: a Foligno per Giovanni Nepomuceno (proclamato santo il 16 maggio 1729 da Benedetto XIII), 17 maggio 1746, e a Spoleto per Andrea Avellino (1521-1608, proclamato santo nel 1712 da Clemente XI), 10 novembre 1749. Altre orazioni lo mostrano chiamato come predicatore ordinario in realtà locali (Amelia, festa dell’Assunzione del 1732; Gubbio, preparazione al Natale del 1733) o in altre province: nel 1739 predicò a Venezia nella chiesa dei Ss. Apostoli la festa della Natività della Vergine, nel 1743 pronunciò un’orazione sulla Sindone nella cattedrale di Torino, alla presenza di Carlo Emanuele III.
A partire dagli anni Quaranta, una buona parte della sua produzione letteraria riguardò la complessa traduzione in versi di libri biblici, per i quali adottò metri e generi diversificati. Per alcune di queste opere si avvalse dello pseudonimo da pastore arcade di Clarione Nestorideo, assunto in seguito all’ingresso nella colonia romana, probabilmente sotto la custodia di Francesco Lorenzini (cfr. Gli Arcadi..., 1977; Morei, 1761; Lancetti, 1836).
La messa in versi riguarda il Cantico dei cantici, il libro di Ester e quello di Giuditta, i Proverbi e i profeti minori. Nel 1743 uscì a Milano il «dramma sacro parafrasato in versi italiani» La mistica Sulamitide, o sia il celeste epitalamio dell’anima con Cristo nel libro della Cantica, con permesso di avvalersi delle insegne arcadi firmato da Lorenzini (Filacida Luciniano), dedicato a Marcantonio Grimani, fratello del doge regnante Pietro: otto capitoli in terza rima e stanze di canzone. Nel 1746 a Venezia L’Ester italiana, o sia Il libro di Ester tradotto in verso italiano coll’annotazioni in prosa, dedicata al cardinale Prospero Colonna di Sciarra, protettore dei minori conventuali, con lettera firmata da Cosmopoli [Lugano?] il 28 agosto; l’opera è lodata per la «vasta erudizione sacra» e la «felicità del suo verseggiare» nelle Novelle della Repubblica letteraria del 1753. Nel 1749 è la volta dei Dodici Profeti minori parafrasati in verso italiano, colle annotazioni che spiegano e moralizzano i loro versetti: dei volumi previsti riuscì a pubblicare il primo, con Osea e Gioele (e lunga prefazione sull’utilità dello studio e traduzione delle Scritture), poi altri tre, dedicati ad Amos, Naum e Malachia, tutti stampati a Foligno tra il 1751 e il 1754. Pubblicò inoltre con il suo vero nome una nuova parafrasi del Cantico, in cui meglio espose la figuralità mariana (Maria, parafrasi del Cantico di Salomone in versi italiani, Foligno 1750), attirandosi le critiche di Francesco Antonio Zaccaria. Infine, La sacra storia di Giuditta parafrasata in verso italiano, Gubbio 1759, e I Proverbi di Salomone recati in verso italiano e arricchiti d’annotazioni, Bologna 1760 (su queste opere cfr. Cargnoni, 2008, pp. 120-124).
I rapporti con la realtà veneziana, già testimoniati dalla dedica della Sulamitide e dalla stampa dell’Ester (Bernardo da Bologna, 1747, attesta anche la stampa veneziana di una Novena di santo Eraclio martire nel 1739, stessa data della predicazione sopra citata), sono rinsaldati dalla stampa delle citate Orazioni sacre, realizzata da Tommaso Bettinelli nel 1754. Nel 1760 fra Vincenzo fu costretto però a ripiegare su Bologna per la pubblicazione di un’opera (Degli studi ne’ quali principalmente impiegar si debbono i Regolari di rigido istituto) nata sulla scia del trattato in difesa degli studi monastici di Jean Mabillon (che leggeva nella traduzione latina di Giuseppe Porta: Tractatus de studiis monasticis, Venetiis 1745).
Si tratta di un plaidoyer per esortare i confratelli, claustrati e predicatori, allo «studio sacro» in modo ampio e frequente, alla rilettura di ciò che si è già studiato, alla traduzione e postillatura dei testi (Scritture, Padri, opere di morale e vite dei santi), che Vincenzo dedica al generale dei cappuccini Serafino da Ziegenhals, con cui intratteneva buoni rapporti, e che tra il 1757 e il 1758 aveva emanato direttive per rinnovare il metodo degli studi nell’Ordine (cfr. Cargnoni, 2008, pp. 111-119). In una missiva indirizzata a un confratello, ma evidentemente destinata a pubblica circolazione (fu stampata, senza indicazioni tipografiche, come Copia di una lettera scritta dal P. Vincenzo da Sant’Eraclio [...] ad un M. R. P., ove gli dà relazione di quanto gli è accaduto in questo anno 1760, nel convento di Venezia), Vincenzo narra le vicissitudini della stampa del trattato, che dopo l’approvazione romana aveva voluto avviare a Venezia; la stampa tuttavia era stata bloccata per contrasti interni all’Ordine e per l’additamento di sessantatré proposizioni dichiarate erronee intorno al problema degli studi, perché in apparente contrasto con le Costituzioni cappuccine.
Gli anni Cinquanta e Sessanta furono dedicati all’apologetica: tra il 1755 e il 1757 pubblicò a Foligno i tre tomi delle Considerazioni critiche di Damasifro Aptesto sopra le Lettere critiche, giocose, morali del conte Agostino Santi Pupieni, ovvero Giuseppe Antonio Costantini, di cui contesta l’impostazione morale prendendo l’abbrivio da una difesa del suo Ordine. Almeno cinque lettere delle Considerazioni sono dedicate alla refutazione della teoria che la Luna sia abitata (cfr. Lettere critiche giocose, morali, scientifiche ed erudite del Conte Agostino Santi Pupieni, I, Venezia 1751, pp. 46-57); il tema lo spinse a pubblicare nel 1760 a Lucca, sotto lo pseudonimo di Giuseppe Arcangelo Nifa, l’Esame teologico-fisico del sistema di chi sostiene abitati da ragionevoli creature i pianeti (cfr. Melzi, 1848-1859, II), intervenendo sulla Confutazione teologico-fisica del sistema [...] che vuole tutti i pianeti da creature ragionevoli [...] abitati pubblicata nello stesso anno dal veneziano Giovanni Cadonici contro le teorie di William Derham. A Jesi nel 1761-62 uscirono i due volumi del Dialogo critico di Teofilo ed Atiasto sopra la verità della religione cattolica dimostrata con ragioni naturali, storiche e teologiche dedicati a Domenico Orsini, creato cardinale da Benedetto XIV; nel 1765 infine uscì la sua traduzione annotata del De discretione spirituum di Giovanni Bona.
Morì il 28 novembre 1765 a Bagnacavallo di Romagna, mentre stava per iniziare la predicazione dell’avvento (Francesco da Vicenza, 1922, p. 156; Cargnoni, 2008, p. 102).
Fonti e Bibl.: Novelle della Repubblica letteraria per l’anno 1746, Venezia 1746, pp. 409-411 (Venezia); Bernardo da Bologna, Bibliotheca scriptorum Ordinis minorum S. Francisci Capuccinorum..., Venetiis 1747, p. 247; Novelle della Repubblica letteraria per l’anno 1753, Venezia 1753, pp. 155 s. (Foligno); G.M. Morei, Memorie istoriche dell’adunanza degli Arcadi, Roma 1761, p. 260; V. Lancetti, Pseudonimia..., Milano 1836, p. 64; G. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime, I-III, Milano 1848-1859, I, p. 212, II, p. 232; Catalogus scriptorum OFM Capuccinorum ab anno 1742 usque ad annum 1852, sive Appendix..., Romae 1852, pp. 40 s.; Francesco da Vicenza, Gli scrittori cappuccini della provincia serafica. Note biografiche e bibliografiche, Foligno 1922, ad ind. (ed. anast. in Id., Miscellanea delle sue ricerche storiche, Assisi 1997, pp. 59-321); Lexicon Capuccinum, Romae 1951, coll. 1825 s.; Gli Arcadi dal 1690 al 1800. Onomasticon, a cura di A.M. Giorgetti Vichi, Roma 1977, p. 56; C. Cargnoni, Spiritualità cappuccina e vita religiosa in Umbria fra Sei e Settecento, in I cappuccini nell’Umbria tra Sei e Settecento, a cura di G. Ingegneri, Roma 2005, pp. 7-33 (in partic. p. 30; l’Indice dei nomi del volume non distingue un omonimo missionario, pp. 159-161); Id., Autori e trattatisti del ’700 cappuccino umbro, in I cappuccini nell’Umbria del Settecento, a cura di G. Ingegneri, Roma 2008, pp. 93-126 (in partic. pp. 102-125); P. Delpiano, Liberi di scrivere. La battaglia per la stampa nell’età dei Lumi, Roma-Bari 2015, cap. IV.5 Atiasto e Teofilo.