VINCENZO da Rimini
VINCENZO da Rimini (Magister dominus Abbas Vincentius de Arimino, L’abate Vincençio da Imola, frate Vincenço). – Visse nel secolo XIV. Provenienza e status si ricavano unicamente dalle formule attributive che corredano le sue opere. La fonte principale, il manoscritto Med. Pal. 87 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (il cosiddetto codice Squarcialupi), è contrassegnata dal toponimo «de Arimino» e da una miniatura a c. 35v che lo rappresenta in abito benedettino con un rotulo tra le mani nell’atto di cantare, evidente allusione ai suoi immaginabili trascorsi come praecentor. La variante «de Imola», vergata nel manoscritto Fonds italien 568 di Parigi, Bibliothèque nationale, potrebbe invece riferirsi alla sede effettiva della sua professione monastica, giacché intorno alla metà del secolo la locale abbazia di S. Maria in Regola fu sotto la guida «fr. Vincentii abatis». Questo dato, ricavato da un transunto quattrocentesco di scritture appartenute all’archivio medievale del complesso imolese (Gaddoni, 1915-1916), è stato inizialmente riferito a un arco di tempo abbastanza ampio, dal 1352 – primo anno del pontificato di un papa, Innocenzo VI, che a Vincenzo concesse vari privilegi – al 1365, quando il titolo abbaziale sarebbe passato a Uberto da Novara, fors’anche per la morte del predecessore nell’epidemia di peste occorsa proprio in quell’anno (Long, 1981, pp. 112-114). Una più recente e accurata lettura ha portato a precisare che il mandato di Vincenzo ebbe in realtà corso dal giugno del 1360 al febbraio del 1368 (Padovani, 2010, p. 190). In quel periodo fra l’altro i benedettini patrocinarono la fondazione in città di una Società delle Laudi (p. 129), la cui natura di sodalizio votato al canto devozionale corrobora notevolmente la possibilità d’identificare l’abate con il compositore, sinora messa in dubbio per la mancanza di notizie d’interesse musicale associabili alla sua figura (Scattolin - Vannoni, 1985, p. 14).
Sebbene la produzione superstite di Vincenzo ammonti solo a quattro madrigali e due cacce, il fatto che sia trasmessa esclusivamente da fonti fiorentine – completano infatti il quadro l’Add. Ms. 29987 della British Library di Londra, redatto da copisti attivi in città (cfr. J. Nádas, Arte psallentes, Lucca 2017, pp. 10, 125), e il palinsesto manoscritto 2211 dell’Archivio del Capitolo di S. Lorenzo – postula l’esistenza nella vicenda biografica del compositore di una fase ulteriore da collocare proprio a Firenze, evidentemente subito dopo l’esperienza imolese.
Il carattere stesso di molte delle rime da lui musicate riflette temi e contesti tipici del milieu fiorentino in seno a quella corrente che gli storici della musica hanno poi designato come ‘ars nova italiana’ (in evidente parallelismo con la coeva ars nova francese). Emblematico è il caso dell’adespoto madrigale Ita se n’era a star in paradiso, intonato anche da Lorenzo da Firenze: il fatto che nel codice Squarcialupi le due opere inaugurino le sezioni – oltretutto contigue – dei rispettivi autori ne accomuna l’origine, legata a una tenzone musicale verosimilmente avvenuta nella villa degli Alberti detta ‘il Paradiso’, a Gavinana (Fiori, 2005, pp. 137-141) entro il 1372, poiché Lorenzo morì tra la fine di quell’anno e l’inizio del successivo; cimento reso più avvincente dalla presenza nel testo di reminiscenze dantesche, tratte in particolare dall’episodio di Paolo e Francesca (Inf., V, 73-142), ideale terreno di confronto tra un compositore riminese e uno fiorentino (Fiori, 2005, pp. 140 s.). Analoghi riferimenti, quasi a costituire una ‘firma’ del compositore, ricorrono nel madrigale Ay, schonsolato ed amoroso Troyolo (p. 150), più scopertamente incentrato sui protagonisti del Filostrato boccacciano ma concepito sullo stesso materiale melodico del precedente, quasi a costituire con esso un dittico o parte di un ciclo (Long, 1992, pp. 262 s.).
Di grande interesse anche i temi delle due cacce, ove la tradizionale ambientazione venatoria cede il passo a concitate scene di mercato, precorrendo motivi affermatisi a fine secolo nell’opera di Zaccara da Teramo. Una di esse, In forma quasi tra ’l vegliar e ’l sonno, peraltro condivide l’incipit con un perduto lavoro attribuito a Enselmino da Montebelluna: è quanto si evince da un elenco di composizioni redatto a Verona intorno al settimo decennio del Trecento (Zimei, 2018) e dominato dalla figura di Jacopo da Bologna, con il quale d’altronde lo stesso Vincenzo denota chiari legami di stile, a presupporre una formazione di gusto settentrionale favorita forse dagli interessi musicali coltivati a Rimini in seno alla corte malatestiana (Pirrotta, 1963, pp. II s.).
Ignoti la data e il luogo del decesso.
Opere. Der Squarcialupi-Codex Pal. 87 der Biblioteca Medicea Laurenziana zu Florenz, a cura di J. Wolf - H. Albrecht, Lippstadt 1955, pp. 65-74; N. Pirrotta, The music of fourteenth-century Italy, IV, Rome 1963, passim; W.T. Marrocco, Italian secular music by V. da R., Rosso de Chollegrana, Donato da Firenze, Gherardello da Firenze, Lorenzo da Firenze, Monaco 1971, passim; V. da R., L’opera, a cura di C. Bernasconi - J. Gussoni - A. Meregaglia, in V. da R., Amintore Galli, a cura di E. Sala, Rimini 2008, pp. 1-119.
Fonti e Bibl.: S. Gaddoni, Inventari dell’abbazia imolese di S. Maria in Regola: 1398-1494, in Atti e memorie della Regia Deputazione di storia patria per le province di Romagna, s. 4, VI (1915-1916), pp. 336-341; P.M. Long, Musical tastes in fourteenth-century Italy: notational styles, scholarly traditions, and historical circumstances, PhD. diss., Princeton University, 1981; P.P. Scattolin - A. Vannoni, V. da R. e la musica del ’300 nel riminese, Rimini 1985; P.M. Long, Ita se n’era a star nel Paradiso: the metamorphoses of an Ovidian madrigal in Trecento Italy, in L’Ars Nova italiana del Trecento, VI. Atti del Congresso internazionale “L’Europa e la musica del Trecento”... 1984, a cura di G. Cattin, Certaldo 1992, pp. 257-267; K. von Fischer, Le biografie, in Il codice Squarcialupi: ms. Mediceo Palatino 87, Biblioteca Laurenziana di Firenze, a cura di F.A. Gallo, Firenze 1992, pp. 133 s.; A. Fiori, «...cogliendo fior». Intertestualità nell’opera di V. da R., in Melologhi e ritorni alla vita, a cura di E. Sala, Rimini 2005, pp. 135-162; A. Padovani, Santa Maria in Regola nel medioevo, in L’abbazia benedettina di Santa Maria in Regola, I, a cura di A. Ferri et al., Imola 2010, pp. 35-193; F. Zimei, Un elenco veneto di composizioni del Trecento con inedite attribuzioni a Marchetto da Padova e altre novità, in Recercare, XXX (2018), pp. 9 s.