Crescini, Vincenzo
Filologo romanzo (Padova 1857 - ivi 1932); insegnò nell'università della sua città natale dal 1883 al 1927; nel manipolo di saggi e note dedicati a D. segue le direttive fondamentali del metodo erudito, conferendovi tuttavia ricchezza problematica e riprospettando la ricerca documentaria sullo sfondo della civiltà medievale.
Nota intesa a fissare un dato lessicale è quella sull' ‛ accismare ' di If XXVIII 37, che è lezione difesa dal C. contro la variante ‛ ascismare ', assunto come imprestito gallico e come tale ribadito alcuni anni dopo in base ad altra documentazione. Strettamente tenuta al dato documentario è pure la pagina sul parallelismo di struttura riscontrabile fra razos provenzali e Vita Nuova, nella quale, anziché riprendere gli argomenti addotti dal Tobler e dal Rajna, si richiama l'attenzione sull'uso dantesco della " parola ragionare per indicare la sua prosa illustrativa ". Spunti più cospicui si riscontrano in altri due articoli. Il primo di essi è inteso a confermare l'opportunità del criterio classificatorio, per l'edizione della Commedia, difeso dal Monaci, una volta risultato non proficuo quello sperimentato dal Witte, e trovò un esito anche nella collaborazione data dal C. allo spoglio di codici veneziani compiuto dal suo allievo Ferro. Nel secondo, che consiste in un rapido profilo della retorica dantesca, appaiono soprattutto rilevanti il discorso sulla consapevolezza nell'uso degli strumenti scolastici da parte di D. e l'avvertimento a non disconoscere in alcuni luoghi danteschi un'adozione piuttosto passiva che non individuante delle formule, allo scopo di ben discernere il vero dal men vero. Accanto a questi scritti va menzionata la nota su I sonetti del Duol d'Amore, nella quale vengono studiati puntuali problemi del testo.
Altri e più ampi saggi obbediscono a direttive in parte diverse. La memoria su Sordello, soprattutto nella prima parte, pone il quesito del vivo interesse di D. per il trovatore, del quale si tratteggia anche la biografia, e valuta poi i motivi della sua collocazione fra gli spiriti dell'Antipurgatorio. Nella ben articolata lettura del XXVIII dell'Inferno, invece, accanto ad alcune annotazioni di ordine formale che è da rimpiangere siano solo fugaci, appare di particolare rilievo la direzione d'indagine tesa a riprospettare la galleria di personaggi danteschi nel quadro di una storia che è operante in quanto coscienza culturale del poeta. Da ultimo, il problema del bacio di Francesca, che fu esaminato in tre diversi tempi dal romanista, viene messo a fuoco non solo utilizzando vari richiami culturali, ma anche ponendo in efficace risalto la ritualità del bacio dal suo primo valore d'investitura feudale sino alla sua adozione in ambito di letteratura cortese, alla quale D. evidentemente dové rifarsi.
Bibl. - Noterella dantesca, in " Giorn. stor. " VI (1885) 201-211; A proposito dell'" accismare " dantesco, ibid. XLV (1905) 454-455; Le " razos " provenzali e le prose della " Vita Nuova ", ibid. XXXII (1898) 463-464; Per il testo critico della D. C., in " La Biblioteca d. Scuole Ital. " I (1889) 63-64; Varianti dei codici danteschi di Padova e Venezia (in collab. con G. Mazzoni, premessa di E. Monaci, spoglio di G. Ferro), in " Rend. R. Accad. Lincei " s. 4, V (1889) 256-263; Retorica dantesca, in Misc. di storia critica edita in on. di A. Graf, Bergamo 1903, 117-122; I sonetti del " Duol d'Amore ", in " Bull. " XXV (1918) 78-85; A proposito di Sordello: I: D. e Sordello; II: Appunti, Venezia 1908 (già in " Atti R. Ist. Veneto " LXV [1905-6] parte II); Il canto XXVIII dell'Inferno (letto in Orsanmichele), Firenze 1907; L'episodio di Francesca, Padova 1902; Il bacio di Ginevra e il bacio di Paolo, in " Studi d. " III (1921) 5-57; Il bacio di Ginevra, ibid. IV (1921) 128-130.