CHIMINELLO, Vincenzo
Nato a Marostica (Vicenza) il 30 giugno 1741 da Bartolomeo e da Elena Toaldo, frequentò fino a diciannove anni il collegio del paese natale, dove studiò grammatica, umanità e retorica. Terminato il corso di studi giovanili, seguendo l'esempio dello zio materno abate G. Toaldo e con soddisfazione dei genitori, si rivolse allo stato ecclesiale, entrando nel seminario di Padova, eretto dal cardinale Barbarigo, ritenuto a quell'epoca centro di grande prestigio per la severità degli insegnamenti. Dopo un anno di studio di retorica, il C. si dedicò alla matematica elementare, alla logica, all'approfondimento dell'analisi leibniziana e cartesiana e allo studio della fisica, della metafisica e delle opere di Bacone. Pensò quindi di dedicarsi allo studio del diritto, seguendo il corso delle leggi civili e canoniche nell'università di Padova, ove si distinse tra gli allievi tanto da indurre il magistrato dei Riformatori ad ordinare nel 1765 al collegio legale dell'università che gli fosse conferita gratuitamente la laurea in entrambe le leggi.
Il C. ritornò quindi in seminario in qualità di custode dell'archivio, rimanendovi per quattro anni, durante i quali, oltre a interessarsi della storia ecclesiastica e delle opere di Platone, riprese lo studio dell'analisi matematica attraverso il Compendio di N. L. La Caille e le Istituzioni di Saladini e di Riccati. Rivolse la sua attenzione anche alle opere di Eulero ed alla fisica con l'approfondimento della filosofia naturale di Newton, delle opere di P. Frisi, dell'Astronomia di J. J. Lalande, e alla lettura attenta di opere di meteorologia. Seguendo le lezioni dell'astronomo e geografo Ricci-Zannoni, poté formarsi una solida preparazione in astronomia e nelle relative tecniche strumentali. In quegli anni l'Osservatorio astronomico di Padova era stato dotato del quadrante murale di J. Ramsden e di molti altri strumenti, sicché il direttore prof. Toaldo, avendo bisogno di un aiuto per soddisfare le nuove esigenze, propose il C. al magistrato della Riforma ottenendone nel 1779 la nomina ad astronomo aggiunto. Nello stesso anno questi venne accolto nell'Accademia delle scienze di Padova, e successivamente nelle accademie di Siena, di Mannheim, di Bologna, di Torino e nella Società italiana delle scienze di Modena. Assistette lo zio per diciotto anni e alla sua morte, nel 1797, venne nominato astronomo principale, ma, per gli eventi politici tumultuosi del periodo, ottenne solo nel 1806 la nomina di professore di astronomia e di direttore dell'Osservatorio astronomico di Padova. Le condizioni della sua malferma salute si aggravarono nel 1809 e morì di paralisi progressiva il 16 febbr. 1815 a Marostica.
L'opera scientifica del C. fu esplicata nel campo dell'astronomia con numerosi studi, quali la traduzione del Compendio di astronomia del Lalande con molte note sulle nuove scoperte e teorie e con esempi di calcoli pratici (2 ed., accresciuta, Padova 1796), la Descrizione di tre aurore boreali singolari dell'ottobre 1786, Milano 1786; la Scoperta della cometa dell'agosto 1797, in foglio volante; la Differenza dell'obliquità dell'ecclittica tra l'inverno e l'estate in cui risulta maggiore,ripetuta dalla grande umidità del verno, Milano 1786; le Osservazioni del passaggio di Mercurio intorno al Sole del sei maggio 1799, in Memorie di matematica e fisica della Società italiana delle scienze (Modena) 1799, pp. 755-58; l'Opposizione di Marte osservata e calcolata,ibid., 1803, pp. 150 ss.; le Osservazioni del passaggio di Mercurio intorno al Sole dell'8 nov. 1802,ibid., 1804, pp. 183-92; le Opposizioni di Giove osservate e calcolate,ibid., 1805, pp. 72 s.; le Osservazioni dell'ecclisse lunare dell'11 luglio 1805,ibid., pp. 318 ss.; le Opposizioni di Saturno osservate e calcolate,ibid., 1809, pp. 197 s. Dimostrò anche grande interesse per la meteorologia (dei suoi studi rimangono le Relazioni meteorologiche pubblicate nel Giornale astro-meteorologico di Padova dall'anno 1802 fino al 1809) e rivelò la sua perizia di sperimentatore anche in ricerche di igrometria e di magnetismo (uso pratico dell'ago magnetico, ipotesi sulla variazione dell'ago magnetico dal Nord).
In particolare, per quanto riguarda gli studi di meteorologia, è doveroso ricordare che il C. fu il primo a osservare l'esistenza di due massimi e minimi barometrici diurni, che notificò con la memoria letta il 20 genn. 1780 nell'Accademia di Padova: Risultati delle osservazioni barometriche per le quali si determina un doppio flusso e riflusso cotidiano dell'atmosfera, in Saggi scientifici e letterari dell'Accademia di Padova, I (1786), pp. 195-207. Il C. iniziò le osservazioni barometriche il 1º genn. 1778 a Padova, continuandole, salvo una breve interruzione a maggio, fino al 18 giugno. Riprese le osservazioni a Marostica dall'8 luglio fino al 26 novembre, proseguendole quindi a Padova fino al 21 dicembre. Le osservazioni continuarono nel 1779 dal 7 maggio al 22 agosto e dal 3 dicembre al 6 genn. 1780, durando complessivamente sedici mesi, durante i quali furono eseguite 10.080 misure. Egli si servì di un barometro a mercurio, di un termometro reaumuriano e per le correzioni per le variazioni di temperatura usò un altro termometro con la scala divisa in novantasei parti e attaccato a fianco del barometro, secondo le regole stabilite da J. A. De Luc. I valori osservati e corretti miserò in evidenza un doppio flusso e riflusso atmosferico nelle ventiquattro ore, cioè due massimi e due minimi del valore della pressione, così distribuiti: la massima altezza diurna fra le ore dieci e le undici del mattino, la minima fra le quattro e le cinque di sera; la massima notturna intorno alle ore undici e mezzanotte e la minima fra le quattro e le cinque del mattino. Osservò inoltre che il valore massimo diurno era maggiore del massimo notturno, che il minimo notturno era minore del minimo diurno e che le differenze tra il massimo ed il minimo diurno crescevano dall'inverno all'estate mentre quelle tra il massimo e il minimo notturno diminuivano. Le interpretazioni di tali fenomeni vennero date dal C. in una successiva memoria letta nell'Accademia di Padova il 28 maggio 1784 dal titolo: Ricerche sopra la causa più efficace del doppio flusso e riflusso dell'atmosfera ed altre cause concomitanti di questo fenomeno, in Saggi scientifici e letterari dell'Accademia di Padova, I(1786), pp. 208-41. Secondo il C. l'attrazione lunisolare non può produrre tali effetti che possono ben essere attribuiti al calore del Sole. Infatti il Sole, riscaldando la superficie della Terra, riscalda gli strati inferiori dell'atmosfera, che si dilatano muovendosi verso l'alto, fatto che conduce ad una diminuzione della pressione. Per un'interpretazione del fenomeno tuttavia egli ritiene necessario tener presenti le leggi dell'equilibrio dei fluidi e la gravitazione. Anche la forza perturbatrice di gravitazione del Sole, con il suo effetto costante, contribuisce al fenomeno sebbene tale effetto non corrisponda né alle ore in cui si hanno variazioni di pressione, né alla loro intensità. Le osservazioni misero inoltre in evidenza due anomalie: i flussi notturni in generale sono minori dei flussi diurni, esiste una piccola differenza rispetto alle ore degli stessi flussi notturni, che tendono a presentarsi dopo l'ora diurna corrispondente alla stagione opposta, ad esempio il flusso diurno invernale arriva intorno alle tre del pomeriggio, il notturno estivo arriva più verso le quattro che verso le tre del mattino, che sarebbe l'ora corrispondente per conservare esattamente in durata l'andamento inverso. Queste due anomalie vengono interpretate dal C. con il freddo della notte: il freddo restringe le molecole d'aria e ne accresce il peso specifico e quindi la variazione notturna è minore. Lo stesso freddo produce nell'aria una maggiore coesione e quindi un ritardo al moto; per cui accadrà che le colonne atmosferiche occidentali ritarderanno un poco a dar movimento alla parte inferiore dell'ellissoide e per conseguenza il flusso notturno ritarderà.
Per quanto riguarda l'igrometria, oltre alle numerose osservazioni igrometriche condotte sistematicamente dal 1791 al 1795, ricordiamo la memoria sull'aumento secolare delle piogge premiata dall'Imperiale Accademia delle scienze di Siena (Sela pioggia che cade ai dì nostri in Europa,deducendolo dalle ragioni fisiche,possa dirsi maggiore,o minore di quella che cadesse ne secoli da noi più remoti), in Atti d'Accad. di scienze di Siena, VI (1781), pp. 1-29, e quella sull'igrometro comparabile. Nel 1783 l'Accademia delle scienze Teodoro-Palatina di Mannheim bandiva un concorso col seguente tema: "Invenire Hygrometrum comparabile, cuius puncta fixa et certa sint, et dum instrumentum conficitur sine magria difficultate determinari possint, cuius sensibilitas processu temporis notabilitater non mutetur; in quo effectus caloris et certa et facili regula subtrahi possit; cuius denique pretium non sit immodicum". Si trattava di costruire un igrometro i cui punti fissi, corrispondenti alla minima e massima umidità, si potessero determinare con certezza e senza difficoltà, la cui sensibilità fosse costante e durevole e che desse indicazioni alle quali, con una semplice regola, si potesse apportare la correzione per gli effetti dovuti al calore. Il premio fu attribuito alla memoria presentata dal C. Ricerche sulla comparabilità dell'igrometro, Vicenza 1785, che consta di quattro capitoli: il primo tratta la riforma dell'igrometro del De Luc; il secondo metodi di conoscere nell'igrometro la dilatazione del mercurio dal ghiaccio fondente all'acqua bollente; il terzo la ricerca dei punti fondamentali invariabili dall'igrometro; il quarto la regola per separare dall'igrometro gli effetti del calore. Dopo un'ampia introduzione nella quale vengono esaminati i vari tipi di igrometri, in particolare quelli che si basano sulla proprietà che ha il legno, quale l'abete, di essere suscettibile al secco e all'umidità, e quelli nei quali si usa come indicatore igrometrico il cotone od anche una spugna, il C. prende in considerazione l'igrometro a mercurio del De Luc, costituito da una boccia di vetro contenente il mercurio e da un cilindro di avorio, e quello di Retz, che aveva sostituito al cilindro di avorio una penna d'oca, soffermando la sua attenzione su quest'ultimo. Dopo aver dato le dimensioni ottimali della penna d'oca, tre pollici di lunghezza e tre linee di diametro, e dopo una ampia critica sulla determinazione che il Retz fa dei punti fissi corrispondenti alla massima e minima umidità dell'aria, il C. propone, per tale scopo, di esporre l'igrometro al sole o accanto ad un fuoco lento per quattro ore e successivamente immergerlo in acqua di cisterna per ventiquattro ore. Per quanto riguarda l'effetto del calore nella correzione da apportare ai gradi letti e rendere possibile la comparabilità dello strumento, il C. introduce, a fianco dei gradi "apparenti" ossia dei gradi osservati, i gradi "assoluti" che sono gli accorciamenti per il secco e gli allungamenti dovuti all'umidità, subiti da un diametro della penna d'oca assunto come base. Dividendo la distanza tra i due punti fissi in trecento parti, si ottiene da un lato dello igrometro la scala dei gradi apparenti, mentre la divisione in trentadue parti dello stesso intervallo corrisponde, sull'altro lato, alla scala dei gradi assoluti.
Bibl.: F. Bertirossi-Busata, Della vita e degli studi dell'ab. C., in Mem. d. Soc. ital. d. sc., XVIII (1820), pp. 57-70 (a p. 65 l'elenco completo dei lavori del C.); F. Caldoni, Biogr. di V. C., in Nuovi saggi della Cesareo-Regia Acc. d. sc., Padova), I (1817), pp. XL-XLII; G. B. Baseggio, C. V., in Biogr. d. Italiani illustri, VIII, Venezia 1841, pp. 379-382 (con elenco completo d. scritti); J. C. Poggendorff, Biogr.-liter. Handwört. …, I, coll. 437 s.