CAVALLUCCI, Vincenzo
Nacque a Perugia il 18 genn. 1700 da Sante in una famiglia assai modesta. Dopo aver ricevuto in casa la prima educazione ed aver dimostrato un precoce interesse per la lettura, il C. a dieci anni venne inviato alle scuole dei gesuiti, ove apprese le consuete nozioni fondamentali di grammatica, eloquenza, poetica e logica; quindi presso i domenicani frequentò il corso di filosofia, tornando dai padri della Compagnia di Gesù per gli studi di teologia, che seguì anche presso l'università. Si interessò pure allo studio della giurisprudenza e delle matematiche, non trascurando tuttavia quella che era subito apparsa la sua vocazione più congeniale: l'amore per la poesia e lo studio delle letterature antiche e moderne. Intanto aveva accettato l'incarico di insegnare retorica ai novizi del monastero olivetano di Monte Morcino, ove rimase per cinque anni, accrescendo la propria cultura grazie alla frequentazione di quei dotti monaci e all'uso della ricca biblioteca ivi esistente.
Avviato per volere dei genitori alla vita ecclesiastica, venne ordinato sacerdote il 13 giugno 1728 dal vescovo di Assisi Simone Marco Palmerini, e dal vescovo di Perugia cardinale Marco Antonio Ansidei fu nominato rettore della parrocchia di S. Giovanni Battista di Pila (castello del contado perugino del rione di Porta Eburnea). Qui rimase per otto anni, ma ben presto la lontananza dalla città e l'isolamento culturale in cui venne a trovarsi dovettero rendergli quel soggiorno assai penoso. Se a ciò si aggiunge la coscienza sempre più chiara di una vocazione pastorale scarsamente sentita, causa non ultima forse di quell'"error" cui più o meno velatamente alludono le fonti, si comprende perché, di fronte al sempre più diffuso mormorio della popolazione locale, egli alla fine spontaneamente decidesse di lasciare la parrocchia, rinunciando al beneficio nelle mani del vescovo Francesco Riccardo Ferniani, succeduto al cardinale defunto. Fu quest'episodio a determinare una svolta nella sua vita. Dopo una sosta di circa due anni a Perugia, nel 1739 il C. si trasferì a Venezia, ove trovò impiego come revisore letterario e correttore di bozze presso la tipografia di Francesco Pitteri. Ebbe modo così di introdursi nel prestigioso ambiente culturale della capitale veneta e dell'università di Padova, stringendo amicizia ed intrattenendo corrispondenza con alcuni dei più illustri personaggi dell'epoca, come G. B. Morgagni, G. Pontedera, G. A. Volpi, A. Zeno, G. Baruffaldi, P. Rolli, A. e C Zampieri, G. M. Mazzuchelli, G. Garampi, A. F. Gori, A. Abati Olivieri, D. Passionei e L. A. Muratori, dai quali ricevette significativi apprezzamenti. Nel 1747 fu assunto in qualità di precettore in casa del patrizio veneto Marco Flangini, il quale gli affidò l'educazione del proprio figlio tredicenne Lodovico, che dopo aver rivestito importanti cariche pubbliche sarebbe divenuto cardinale e' patriarca di Venezia. Tra maestro e discepolo si instaurò un rapporto di affettuosa stima, che il Flangini non mancherà, di riconfermare ogni volta che sarà di passaggio a Perugia: dal canto suo il C. non tralascerà occasione di gloriarsi della brillante riuscita del suo più illustre allievo.
A Venezia il C. curò un elegante edizione della celebre tragedia Merope di S. Maffei (1747), facendo seguire al testo un'antologia della critica comprendente anche le proprie Annotazioni; e presso il Pitteri pubblicò le Rime del poeta perugino Francesco Beccuti detto il Coppetta (1751), corredandole di un ampio apparato storico-critico.
Preceduto dunque com'era da notevole fama e accompagnato da questa sorta di consacrazione letteraria a livello nazionale, quando nel 1753 rientrò a Perugia, prendendo alloggio a Monte Morcino, il C. trovò una favorevole accoglienza nella società perugina, grazie anche all'interessamento di Annibale Mariotti, verso il quale manifesterà sempre sentimenti di deferente amicizia. Gli fu così gratuitamente concessa la laurea in filosofia e teologia, fu ammesso nel Collegio dei teologi, e gli venne assegnata una cattedra di matematica presso l'università (la data 1743, indicata dall'Ermini, deve correggersi in 1753). Nel 1754 fu nominato parroco di S. Luca, chiesa dell'Ordine dei cavalieri di Malta.
Nel 1755, lasciati i padri olivetani, andò ad abitare nella casa paterna di S. Giovanni del Fosso, insieme con il fratello maggiore Giuseppe. Dopo il ritorno da Venezia il C. era entrato a far parte di diverse accademie, tra cui quella degli Arcadi (Colonia Augusta) in seno alla quale aveva assunto il nome di Timante Enifeonio, l'Accademia Etrusca di Cortona e l'Augusta di Perugia, di cui divenne anche segretario perpetuo. Un'accademia fondò egli stesso, l'Accademia dei Fisiocritici, con lo scopo precipuo di "porre a sindacato le produzioni d'ingegno, e farne rilevar le bellezze e scoprirne i difetti": ciò che, se da un lato poteva educare al buon gusto e sviluppare lo spirito critico, dall'altro si prestava ad ingenerare violente discordie tra letterati. Di tali polemiche, nate talvolta da opinabili questioni filologiche e degenerate spesso in aspre contese e feroci invettive personali, sussistono nelle fonti numerose testimonianze, che rivelano quale fosse il limite della personalità del C.: un carattere irascibile, fiero, intollerante.
Nel 1768 passò a reggere la parrocchia di S. Stefano in Porta S. Susanna, ma da tale ufficio si dimise nel 1779 a causa dell'età avanzata. In quella casa parrocchiale morì il 30 giugno 1787. A cura dei beneficiati della cattedrale, ai quali fin dal 2 giugno 1766 aveva donato la propria biblioteca (milletrecentodieci volumi) perché l'unissero alla Dominicini, solenni esequie gli furono celebrate in duomo, con esposizione dell'epigrafe che si legge nell'Agostini. Essendo impedito, il Mariotti, l'orazione funebre fu pronunciata da Giuseppe Massini.
L'elenco delle opere del C., la maggior parte delle quali rimaste inedite, è fornito dal Siepi, dal Vermiglioli e, per quanto concerne i manoscritti conservati nella Biblioteca Dominicini, da G. Lelmi. Tra le opere a stampa, accanto alle due sopra citate, va anzitutto segnalato il filone delle edizioni critiche di poeti perugini (Rime di Cesare Caporali, Perugia 1770, e Rime di messer Lodovico Sensi, Perugia 1772: ad entrambe il C. premise la vita dell'autore) e di pubblicazioni concernenti la storia locale (Istoria critica del sagro anello col quale fu da san Gioseffo sposata Maria vergine, e che religiosamente si conserva nel duomo di Perugia..., Perugia 1783). Al vivace polemista si possono ricondurre le tre operette: Risposta di V. C. alla lettera scritta a nome del Petrarca all'autor della prefazione alla Rettorica d'Aristotile tradotta da Annibal Caro, Perugia 1761 (in difesa di un sonetto del Muratori); Riprove di tutto ciò, che si dice contra V. C. nel "Filalete" Dialogo del Sig. D. Alessandro Marzi sacerdote perugino, Zurigo (ma Pisa) 1763 (occupa le pp. 185-222 della Risposta di Vincenzo Marcarelli allo stesso dialogo ed è una specie di autodifesa contro le accuse che gli venivano mosse); Parere di N. N. in forma di lettera a richiesta d'un amico sopra la breve Dissertazione, in cui succintamente si dimostra essere assai più profittevole, che i professori delle belle arti, e scienze alla gioventù spieghino libri impressi, che trattati mss., Perugia 1767 (in polemica con Francesco Meniconi, il C. ritiene più utile "il dettarsi dai professori nelle pubbliche scuole i propri scritti, che lo spiegarsi le opere per mezzo delle stampe pubblicate"). Degli ultimi anni sono opere di erudizione storico-antiquaria come il discorso Del modo di tinger la porpora degli antichi, Perugia 1786, e addirittura postumo il curioso Lexicon vocum quae a brutis animantibus emittuntur, Perugia 1790. Campioni del suo ricco epistolario e un'antologia dei suoi eleganti carmi latini sono stati pubblicati non molti anni fa da C. Pizzi.
Tra le opere inedite un posto di primo piano occupa la Storia dell'università di Perugia:per attendervi era tornato in patria e vi aveva dedicato ben nove anni di lavoro. Sconosciuta al Bini, minimizzata dal Vermiglioli, la consistenza e l'integrità di quest'opera è stata dimostrata dallo Scalvanti e dal Gasperoni. Ma evidentemente l'autore non siritenne soddisfatto della sua fatica e la congerie di materiali raccolti, su questo come su altri argomenti di storia locale, lasciò alla utilizzazione degli studiosi delle generazioni successive. Anche per tale motivo il C. merita di essere considerato, dopo il Mariotti, il più grande erudito perugino del Settecento.
Nella Biblioteca Augusta di Perugia, si conservano le seguenti opere manoscritte: ms. 134 (C 17): Censura di un sonetto del Sig.re Angelisti da Macerata abitante in Venezia (cc. 2r-9r); Difesa del Boccaccio da certe accuse dategli dal Castelvetro (cc. 9v-24v); ms. 1491/1: Storia dello Studio di Perugia (cc. 1r-32v: frammento); ms. 1677: Storia dell'Ospedale della Misericordia di Perugia (cc. 34r-54r: mutilo in principio); ms. 1735: Poesie religiose e varie (cc. 32r-33r: Canzone in occasione del discorso recitato da N. N. nell'Accademia Augusta in difesa di s. Girolamo dalle calunnie di Erasmo; a c. 52v feroce sonetto contro il C.); ms. 1736: Prediche e panegirici; ms. 1737: Panegirici e discorsi vari (cc. 27r-40v: Orazione in lode di Cicerone; cc. 42r-50v: discorso sulla natura degli angeli; cc. 51r-52r: canzone bernesca; cc. 74r-85v: lettera al cav. Giov. Paolo Borgia, in cui il C. si lamenta dei soprusi subiti in seminario ove insegna da quattro anni); ms. 1759: Lezioni accademiche (cc. 2r-16v: Lezione sopra il sonetto del Coppetta "Grand'Alfa, ed Ω che l'universal forma..."; cc. 80r-91v: Lezione accademica in difesa del divino poeta Dante contro le accuse al medesimo date di aver veduto nell'Inferno l'anima di san Pier Celestino ...; cc. 94r-110r: Breve trattato del compor le lettere; cc. 112r-122r: Esame del giudizio di Dionisio Alicarnasseo sovra la Storia di Tucidide del conte Ludovico Flangini nobile veneto...; cc. 123r-124v: Appunti su Dante e Petrarca); ms. 1787: Spogli vari di storia perugina e di letteratura (cc. 369r-402r: Serie dei vescovi perugini; cc. 525r-634r: Condotte dello Studio degli anni 1600e ss.); ms. 1788: Altri spogli che comprendono principalmente notizie biografiche; ms. 1789: Appunti e note biografiche; ms. 1791: Trattato dell'arte oratoria; ms. 1813: Carteggio Mariotti (contiene tre lettere del C.: la prima, a c. 8rv, da Venezia 16 maggio 1749 a Giacinto Grazi; la seconda. a c. 24r, e la terza, a c. 35r, dirette al Mariotti in data 17 ottobre 1755 e 14 febbraio 1756); ms. 1819: Carteggio Mariotti (a c. 43rv lettera datata 27 marzo 1785); ms. 1889: Notizie della famiglia Michelotti perugina (cc. 126r-193r); ms. 1938: Storia dello Studio di Perugia (cc. 2r-177v: frammento); ms. 3174: Composizioni inedite poetiche, oratorie, critiche; SCR 21/6: Memorie concernenti la chiesa, e capitolo di S. Lorenzo di Perugia.
Fonti e Bibl.: Perugia, Arch. arcivescovile, Ordinationes, VII(1698-1731), c. 206r; Collationes beneficiorum, XXX (1728-1731), cc. 1r-2v; Ibid., Archivio di S. Pietro, C.M. 221: A. Agostini, Dizionario perugino storico, III, pp. 102 s.; Ibid., Bibl. Augusta, ms. 1618: S. Siepi, Memorie biogr. dei Pastori arcadi della Colonia Augusta II, cc. 82r-92v; ms. 1551: Famiglie perugine, IVC. 51r; ms. 3001 (copia dell'atto di donaz. con cui il C.donò la propria biblioteca ai beneficiati della cattedr. di S. Lorenzo di Perugia, dat. 2 giugno 1766; rogito del notaio Vincenzo Antonini. Interessante perché contiene l'inventario della biblioteca); A. Mariotti, De' perugini auditori della Sacra Rota Romana..., Perugia 1787, p. 20 n. 26; Id., Saggio di mem. istor. civili ed ecclesiastiche della città di Perugia e suo contado..., I, 1, Perugia 1806, p. XV; V. Bini, Memorie istor. della perugina università degli studi e dei suoi professori..., I, Perugia 1816, p. XI; G. B. Vermiglioli, Bibliogr. storico-perugina..., Perugia 1823, pp. 52 s.; Id., Biografia degli scrittori perugini..., Perugia 1828-1829, I, 2, pp. 314-318; O. Scalvanti, Inventario-regesto dell'Arch. universitario di Perugia, Perugia 1898, pp. 162 s., 169; G . Lelmi, V. C., in X Giugno 1801-X Giugno 1901. I Professori e gli studenti del Liceo-Ginnasio A. Mariotti di Perugia in mem. di A. Mariotti. Studi stor. e letterari, Perugia 1901, pp. 135-151; S. Pelli, Le Accademie in Perugia, ibid., pp. 201, 206 s.; G. Cecchini, Saggio sulla cultura artistica e letter. in Perugia nel secolo XIX, Foligno 1921, pp. 60-65; C. Pizzi, Lettere inedite tra V. C. e G. B. Morgagni con cenni introduttivi e note, Perugia 1936; Id., I carmi latini di V. C., in Boll. della R. Deputazione di storia patria per l'Umbria, XXXVI(1939), pp. 40-62; Id., Il carteggio ital. tra V. C. e G. B. Morgagni, ibid., pp. 169-176; G. Gasperoni, Movimento culturale umbro nel sec. XVIII, ibid., XXXVII(1940), pp. 109 ss.; Id., Settecento italiano (Contrib. alla storia della cultura), I, L'ab. Giovanni Cristofano Amaduzzi, Padova 1941, pp. 6, 24 n. 51, 112; L. Bonazzi, Storia di Perugia..., II, Città di Castello 1960, pp. 346 s.; G. Natali, Il Settecento, Milano 1964, 1, p. 502; II, p. 465; G. Ermini, Storia della università di Perugia, I, Firenze 1971, pp. 452, 552 n. 225, 589, 590 n. 454; A. Gabrijelcic, Alle origini del seminario di Perugia (1559-1600),in Boll. della Deput. di storia patria per l'Umbria, LXVIII (1971), 1, p. 178.